Home Blog Pagina 441

IRRESPONSABILE

192

Secondo i dati forniti dall’UNAIDS, dall’inizio dell’epidemia nel 1990, con 22 milioni di persone nel 2007, l’Africa sub-sahariana ospita il 67% di tutte le persone che nel mondo vivono affette da virus dell’HIV e il 90% dei bambini che vivono con l’infezione. L’AIDS ha cancellato intere generazioni di genitori ed una delle piaghe della malattia sono le migliaia di orfani, molti dei quali sieropositivi.

Le cure sono costose e non sempre disponibili, i progetti rari ed incompleti, la prevenzione rimane uno dei pochi se non l’unico mezzo per contrastare le cifre tragiche di questa pandemia.

Proprio per questo motivo il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli ritiene l’atteggiamento di Benedetto XVI sconsiderato e preoccupante. Le parole del papa suonano, dall’alto del volo che lo sta portando in Africa, come l’ulteriore ed incomprensibile arroccamento del Vaticano e della Chiesa Cattolica su posizioni colpevoli che ostacolano la diffusione della prevenzione in un continente martoriato dall’epidemia di AIDS come l’Africa.

Il problema dell’Aids in Africa è tragico come anche complicata è la difficoltà culturale, in questa regione del mondo, alla prevenzione. Affermare che il preservativo rappresenta un problema piuttosto che un efficace strumento di lotta al propagarsi dell’AIDS rende Benedetto XVI un detrattore dell’unico reale strumento di prevenzione a nostra disposizione, come viene peraltro caldamente raccomandato da tutte le organizzazioni che si occupano di AIDS.

Visionari – Professor Bad Trip, Gianluca Sbrana

21

badtrip              199320120x8520madonna20birbi

di Marco Rovelli

 

Gianluca Lerici, in arte Professor Bad Trip, è stato un grandissimo artista dell’underground nel campo dell’illustrazione. Pittura acrilica su tela (la maggior parte della sua produzione), disegno a china o fumetto, cartoncino o metallo – nulla restava immune dal suo genio creativo, dalla sua “arte mutante”. Ha traversato psichedelia, punk e cybercultura, si è ispirato a Burroughs (una delle sue opere più conosciute è il Pasto Nudo) e Ballard, così come a Robert Crumb, dando vita a una sua cifra personalissima, mettendo in scena creature dickiane, mostri spaziali, vulcani in eruzione, fabbriche inquinanti e disastri (i libri della sua arte e dei suoi fumetti sono pubblicati da Shake edizioni).

Enne

68

di Giuseppe Rizza

Te l’avevo già detto
non puoi certo averlo
dimenticato, era metà
agosto, io e te nudi su
un letto a due piazze
improvvisato per l’occasione
un’ora dopo il mio arrivo
all’aeroporto Bellini ex Fontanarossa
Catania fuori le mura e il suo
scirocco provenienza Maghreb
in arabo shulùq vento del mezzogiorno
e con il contorno tremolante
delle tue iridi nocciola
Non posso prometterlo
hai aggiunto e io ho avuto paura
di aver sbagliato tutto
timore che mi trascino ancora
e ti ho pianto in faccia
sillabandoti parole che
avresti dovuto rimuovere:
mio padre batteva i pugni
schiacciava insetti invisibili
partoriti dalla mia malattia
per scacciare le vertigini
della mia mente attratta
dal balcone di casa
la mia inquietudine era
un magnete in espansione
avanzava un millimetro al giorno
dentro il cervello
cancerogeno m’ingoiava.

>>

19

endless_commodity13

di Mattia Paganelli

La Chiesa e la bioetica

13

di Vito Mancuso

Le gerarchie cattoliche sottolineano spesso che i loro interventi sui temi bioetica sono condotti sulla base della ragione e riguardano temi di pertinenza della ragione, legati alla vita di ognuno, non dei soli cristiani. Per questo, aggiungono, tali interventi non costituiscono un`ingerenza negli affari dello stato laico. Scrive per esempio il recente documento Dignitas persone che la sua affermazione a proposito dello statuto dell`embrione è «riconoscibile come vera e conforme alla legge morale naturale dalla stessa ragione» e che quindi, in quanto tale, «dovrebbe essere alla base di ogni ordinamento giuridico». Allo stesso modo molti politici cattolici rimarcano nei loro interventi sulle questioni bioetiche che parlano non in quanto cattolici ma in quanto cittadini.

Kobarid a Bologna e Trento

0

Letture da Kobarid (Raffaelli, 2008) di Matteo Fantuzzi

Bologna, Martedì 17 Marzo, ore 20.45
Sala Multimediale Biblioteca Ruffilli – quartiere San Vitale
Vicolo Bolognetti 2 (trav. S.Vitale) – Bologna

*

Trento, Sabato 21 Marzo, ore 17.00
reading della redazione di clanDestino
Biblioteca Comunale di Trento.

Qui per leggere alcune poesie

Come è grande la città

0

pischedda [E’ stato finalmente ristampato, dalle edizioni Shake, il romanzo-memoire-diario-saggio, Come è grande la città di Bruno Pischedda. Ne parleremo a Milano il 19 marzo, alle ore 21, presso la Libreria ShaKe – Interno 4, viale Bligny 42. L’autore ci dona la postfazione alla nuova edizione, che qui vi allego. G.B.]

di Bruno Pischedda

Questo libro vide la luce una prima volta nell’estate del 1996, per i tipi di Marco Tropea Editore. Dodici anni fa dunque, il tempo di una discreta stagionatura. L’accoglienza riservatagli dalla stampa fu indiscutibilmente fragorosa: quattro paginate in successione a cura di Paolo di Stefano, sul “Corriere della sera”, e tre articoli di vario orientamento su “l’Unità” fomentarono un dibattito pubblico che si protrasse a lungo, su quasi tutte le testate nazionali. In lizza scesero non già i cavalieri del moderno e gli armigeri di un evo trascorso, cioè gli integrati da un lato e gli apocalittici dall’altro; ma intellettuali tradizionalmente polemici, che senza neppure avere aperto il volume pontificavano sui massimi sistemi, e letterati militanti sul serio, disposti a entrare nel merito del suo progetto espressivo e a valutarne le risultanze. Magari anche gratificandomi di qualche insulto, come Felice Piemontese, capace di darmi del pirla, testuale, siccome avrei confuso Goffredo Fofi con Sartre o Foucault, e una rivistina di poco peso come “Linea d’ombra” con “Les Temps modernes”.

Autismi 7 – Il mio testamento biologico

4

lomax1 di Giacomo Sartori

 

In questo posto e in questo momento, sotto questo cielo ancora invernale di vetro soffiato, vi chiedo di uccidermi. Non subito, quando ce ne sarà bisogno. Quando me lo meriterò. Quando sarò trafitto da tubicini e non risponderò alle vostre domande. Quando paragoneranno la mia esistenza a quella di un vegetale. Quando qualcuno vorrà a tutti i costi farmi del bene o del male, o anche solo prendermi come ostaggio della sua petulante (vanagloriosa?) coscienza. Quando la legislazione in vigore farà decidere i medici o i cammelli. Ve lo chiedo nel pieno possesso delle mie facoltà cerebrali. Insomma, così mi sembra. Certo potrei essere schizofrenico, o vittima di una primaticcia demenza senile, o anche solo ubriaco, ma non mi pare. Mi osservo nel riflesso della porta a vetri del bagno, e mi vedo come mi sono sempre visto, solo un po’ invecchiato. Arriva il momento in cui bisogna fidarsi di se stessi, nonostante le tante delusioni che ci si è dati. Attribuite insomma a queste mie parole l’affidabilità di tutti i chiacchiericci umani, che mentono sempre, ma alitano pur sempre atomi di vero. Uccidetemi, dunque.

IL CINEMA DI GUY DEBORD: L’INTEGRALE DEI FILM E UN CONVEGNO

4

guy_debord1

Da martedì 17 marzo al Cinema Lumière una retrospettiva e un convegno dedicati all’autore di La società dello spettacolo

“Il mondo è già stato filmato, si tratta ora di trasformarlo”. È una sua celebre citazione a dare il titolo alla personale – suddivisa in proiezioni al Cinema Lumière della Cineteca di Bologna e in un convegno all’Auditorium del  Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna – dedicata all’opera cinematografica di Guy Debord: al Cinema Lumière vedremo i sette film dell’intellettuale parigino (scrittore, filosofo, regista), fondatore nel 1957 dell’Internazionale Situazionista, autore nel 1967 del fondamentale La società dello spettacolo, interprete lucido e cupo (per parole e immagini) delle forme della società occidentale del secondo dopoguerra.

Gradazioni di Viola

39

viola2

(labirinto)
di
Viola Amarelli

La forma delle dita, dei tuoi piedi
si accartoccia e che verrà dopo
è un bel imbroglio o, più esatto, il garbuglio
lo stesso per cui ridiamo insieme ora
bevendo l’aria, attenti alla suonata venisse
alcuno – non viene mai nessuno
per fortuna,
la forma temporanea che è il mondo
questo qui ora, lacrime e sangue
non tante storie, asciuga entrambi
con la sabbia e poi versaci l’acqua
dissalando il tuono delle
armi, fragore ogni secondo
in fuga ora tu baci
un bacio senza forma, s’è rotto il filo
inutile Arianna.

Dichiarazione di indipendenza

9

di Giuseppe Zucco

Ciò che avrebbe potuto essere e ciò che è stato
mirano a un solo fine
che è sempre presente.
(Thomas S. Eliot)

Quando vado avanti tu vai indietro
e ci incontreremo da qualche parte.
(Radiohead)

Tu sei come me, ed hai un mouse sotto il palmo della mano destra. Clicchi due volte, ed il mondo si dispiega per intero sotto i tuoi occhi. Hai appena acceso il computer, ed una freccia bianca, la punta rivolta verso l’alto, indica che tu sei lì, tra i pixel dello schermo, ed esisti. Le generazioni che ti hanno preceduto non avrebbero potuto immaginarlo, né teorizzarlo. Non ce l’avrebbero fatta a prevedere te, incollato davanti allo schermo, un piede sotto il culo e le cuffie tra le orecchie, stilizzato in una freccia bianca ed in movimento che rappresenta contemporaneamente altri milioni di utenti che adesso, proprio in questo istante, schizzano indisturbati sull’oceano smisurato della comunicazione globale.

Do you remember Ad Reinhardt?

18

Ho chiesto a Riccardo Venturi, collaboratore di Sud e autore di una monografia su Ad Reinhardt di immaginarsi qualcosa per NI.
effeffe

Dialogo sui Black Paintings di Ad Reinhardt

A: Dobbiamo proprio parlare dei Black paintings di Reinhardt? Cosa ci sarà mai da dire su dei quadri dipinti completamente di nero?
B: In teoria, niente. Sono i primi dipinti che non possono essere fraintesi.

A: C’è talmente poco da vedere, in effetti.
B: Tutto quello che c’è da vedere è lì, sulla superficie.

A: Peccato che sono vuoti.
B: Al contrario, la superficie è così piena che non c’è più spazio neanche per la firma.

Sulla linea più avanzata del fronte

1

di Michele Sisto

La mia generazione ha un trucco buono
Critica tutti per non criticar nessuno
E fa rivoluzioni che non fanno male
Così che poi non cambi mai
Essere innocui insomma ché se no è volgare
(Afterhours, Baby, fiducia)

«…Negli anni che stiamo attraversando, quando una greve cappa di inerzia e di rassegnazione, un clima soffocante di ottusità e di atonia, sembra quasi paralizzare noi stessi e la maggior parte dei nostri conoscenti: al punto da farci desiderare che qualcuno possa tornare […] a destarci dal nostro sonno pesante, a farci sentire la scossa elettrica di una corrente vitale, a risvegliare in noi le energie sopite e la coscienza di ciò che sappiamo e ci sforziamo invano di dimenticare».

non Sanremo mai più gli stessi

11

di Chiara Valerio

Adesso è avviato, non si ferma più. La storia d’Italia attraverso le canzoni, il Festival è l’ultimo romanzo popolare, la gara è il racconto collettivo di una società affaticata ma non arresa. La grande metafora, la sfida dei linguaggi, tradizione e contaminazione. Infinita notte di Alessandro Zaccuri è un romanzo composito, montato, colto. Quindi contemporaneo e popolare. Che attira aggettivi come fossero ciliegie e così, per me che sono golosa, non è proprio una lettura. È una vertigine.

Achille e la tartaruga

26

di Antonio Sparzani

La cheli e 'l Tachipo
La cheli e 'l Tachipo

Non conosco alcuna miglior formulazione del cosiddetto paradosso di Achille e la tartaruga di quella fornita da Carlo Emilio Gadda (cui già accennavo qui): ascoltate la sua inimitabile prosa:

La cheli, estromesso il capo, annaspava un’idea: commise con il Piè Veloce che lo avrebbe superato nella corsa, quando bastavale alcuna precedenza alle mosse. Disse il Tachipo: “di buona misura, affè di Giove!: prenditi una parasanga in avanti”. “Che sì, che sì”, fece la scudata nonna: e biasciando non si sa che liquerizia codeste befane le le suggano, l’andava rivolgendo guancia scarna di là, poi di qua, non sopravvenissero e’ micidî, come son ghespe o lambruzze: finchè la si risolvette al cammino, da dover consumare quella anticipata parasanga. E poi di molto arrancare delle quattro spatole, con chel crostone del clipeo così rappreso in sulla sua testudinata pertinacia, alfine la vi pervenne.
Dal buon centauro, allora, sendogli in nell’antra mano la clepsidra, si abbassò la bandierola scarlatta: “Addio Chirone!”: “addio ragazzo!” Ed eccolo a perdifiato lasciare dietro di sè le pianure come liberata saetta: che davano scàlpito gli quattro zoccoli, al savio, con gran fersate di sua coda: e ne venía scintille dalle selci quasi da solicitata focaia.
Tre diti in nella superna fiala non avea scemato la polvere, e ‘l Tachipo aveva fatto il vantaggio. Ma la tortuca, in fra tanto, avacciò di chel vantaggio un millesimo.
Achille fece il millesimo. Ma la Tortuca, in fra tanto, avacciò un millesimo di chel millesimo.
Mai dunque potè chiapparla: e ancor oggi e’ fuggano.

(Carlo Emilio Gadda, Il primo libro delle favole, Garzanti, Milano1952, disegni di Mirko Vucetich, tra i quali quello in figura, pp. 49-50).

le costanti universali

12

A gamba tesa : mira!

4

mira

Il fuoco sotto la cenere
di
Andrea Bottalico

..Essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio
essi che cantavano
ai massacri dei re..

P.P. Pasolini

Corridoi sopraelevati d’asfalto scuro patinato, sovrapposti ad altri corridoi a due corsie arrampicate sopra i pilastri, camion e furgoncini bianchi guidati da carpentieri che schizzavano rapidi per poi imboccare uscite verso paesi che non esistono, betoniere maledette con la calce incrostata sul paraurti e le ruote consumate dai chilometri macinati, macchine che azzardavano sorpassi, irritate dal nostro passo da lumaca. Pompe di benzina arrugginite, stralci di campi arati, cani morti da chissà quanto ai bordi della carreggiata e campagne bagnate, senza braccianti. Segnaletiche confuse e corrose e direzioni che assomigliano piuttosto a contraddizioni.
La strada che da Caserta arriva in braccio alla Domitiana è un viaggio verso il futuro. Un breve viaggio, tutto sommato. La distanza, tanto per cominciare, è di trentacinque chilometri. In questo spazio si nasconde il preludio di tutto ciò che rappresenta l’avvenire.

La legge delle altalene

15

di Paolo Nori
[I brani sono presi dal blog dell’autore]

Esprit de l’escalier
martedì 3 marzo 2009
Stanotte, prima di addormentarmi (ammesso che poi mi addormenti ma credo di sì), adesso, tre minuti fa, ho pensato a una cosa che avrei potuto dire per radio oggi pomeriggio, in diretta dal ridotto del Teatro Regio di Parma quando mi hanno chiesto cosa pensavo della letteratura russa del novecento, se era vero che era un po’ schiacciata, nella nostra percezione, dall’ottocento. Avrei potuto dire, come ho detto, che era vero, ma prima avrei potuto dire anche Intanto grazie per avermi invitato, che io vivo a Bologna ma sono di Parma, e il mio commercialista ce l’ho a Parma, e ho approfittato di questo viaggio per portare al commercialista tutte le spese del duemilaeotto, che era una cosa che eran due mesi che pensavo che la dovevo fare adesso l’ho fatta son molto contento.

Il corpo oggetto – Intervista a Giuseppe Catozzella

47

espianti_solo_fronte_fascia_folderdi Jadel Andreetto

Espianti (Transeuropa, pp. 300, € 14,90) è un calcio al basso ventre. Un meccanismo a orologeria potentissimo che fa girare i suoi ingranaggi tra cronaca, reportage, noir, thriller e metafisica aprendo un baratro profondo, un abisso in cui guardare. E come scriveva Nietszche, l’abisso ha cominciato immancabilmente a guardarci a sua volta. Espianti fa questo effetto. Un vuoto pneumatico di consapevolezza che si apre come una piccola crepa nella coscienza pulita di un intero paese di “brava gente”.
Una setta segreta di suicidi, tutti appartenenti all’alta società; un funzionario del ministero degli Esteri e l’omicidio di sua figlia, un fascicolo dei servizi segreti, un amore adolescenziale, il commercio di vite umane, il mistico fiume invisibile indiano e la storia del giovane Livio a fare da collante…
Ispirato a una vicenda reale – un’indagine della magistratura sul traffico di organi dal terzo mondo al nostro paese – il libro di Giuseppe Catozzella a poche settimane dalla pubblicazione è già in ristampa e Roberto Saviano lo ha commentato così: «questa è scrittura che fa aprire gli occhi sulla realtà più oscena. Quella più nascosta. Che nessuno vorrebbe mai vedere.»