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Ci sono volti dorati con mani bucate e tasche sfondate

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di Chiara Valerio

Ecatombe – i girini della storia di Serafino Amato e Lorenzo Pavolini beccheggia tra il manuale di conversazione e il libretto d’opera. Tra i corsivo delle piste ciclabili di Amato e i tondo delle letture esitate e voraci di Pavolini. Tra i sospetti del primo per un coinquilino troppo amato dal padrone di casa (gli stira le camicie) per essere quieto e le defezioni della ricostruzione fotografica di Piazzale Loreto. Quel piazzale Loreto, quel Pavolini, torso nudo e testa sotto. È iniziato mille volte ancora questo libro della reticenza. Trascrizione, carteggio, reportage fotografico sono i tre nodi di questa costruzione narrativa la cui forza sta nei frammenti, nei singhiozzi e nelle piccole risa e sorprese che la lingua parlata e la quotidianità riservano. Musica e colore li trovate qui

Italian Tram Way – Stormy Six

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Dov’è andata a giocare Rossella?
Breve storia degli Stormy Six
di
Gian Paolo Ragnoli

Con l’esercizio non è niente: solo ci vuole la passione.
Stormy Six, Panorama.

Stormy Six?
Anche se il nome del gruppo forse non dirà molto ai più giovani crediamo siano sufficienti i versi Sulla sua strada gelata la croce uncinata lo sa: d’ora in poi troverà Stalingrado in ogni città a far capire a tutti, anche a chi credeva di non conoscerli, di chi stiamo parlando.
Gli Stormy Six, come diceva qualcuno, vengono da lontano.

Harold Pinter

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di Antonio Sparzani

Un mese fa moriva Harold Pinter, (Londra 10 ottobre 1930  Londra 24 dicembre 2008) premio Nobel per la letteratura 2005.
Mi sembra utile ricordare in questo momento il rigore della sua posizione di intellettuale contro l’imperialismo USA e le guerre in generale. Nel 2005 annunciò di smettere di scrivere commedie per dedicarsi alla politica.
Otto mesi prima della morte, che ha coinciso con l’ultima, la più efferata delle stragi, aveva scritto a proposito del 60° anniversario di Israele:

Non possiamo celebrare la nascita di uno stato fondato sul terrorismo, sui massacri, sull’espropriazione delle terre appartenenti ad un altro popolo. Non possiamo celebrare la nascita di uno stato tutt’ora impegnato in una pulizia etnica che viola la legge internazionale, che infligge una mostruosa punizione collettiva in Medio Oriente

Costante negli anni e costantemente sottaciuta dai mass media la sua denunzia dei crimini degli Stati Uniti d’America, poi elaborata con scarna eloquenza nel discorso di accettazione del premio nobel del 2005. Sulle omertose omissioni e distorsioni della verità da parte degli operatori dell’informazione, nuovamente evidenziate in questi giorni dai resoconti sul massacro israeliano dei palestinesi a Gaza con le più sofisticate armi dell’arsenale USA, si era così espresso nel 1996:

I crimini USA nel mondo intero sono documentati esaurientemente, sistematicamente, costantemente, senza mezzi termini, ma nessuno ne parla. Nessuno lo ha mai fatto. Probabilmente perché il costo sarebbe quello della sopravvivenza di un giornale o di un canale televisivo.. Va anche detto che l’assoluta necessità del controllo economico è la determinante fondamentale di tutto ciò e che l’innocente testimone che alzi la voce va preso a calci in bocca. Il che è molto logico. Il mercato deve trionfare e trionferà.

C’è tutto un mondo intorno

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Michele Monina, C’è tutto un mondo intorno, No Reply, 2008, 300 pag., 14 euro.
Da Lucio Battisti a Fabrizio De André a Renato Zero, fino a Vasco e Mondo Marcio, senza escludere i cantanti e le canzoni impresentabili per un tradizionale critico musicale, come Mietta o Max Pezzali. Michele Monina in C’è tutto un mondo intorno stila la sua classifica, senza risparmiare giudizi – professionali, ma anche personali – sui grandi protagonisti della musica italiana.

Ne parliamo, io e Michele, alla Feltrinelli Libri e Musica di Piazza Piemonte, 2 – Milano, Mercoledì 28 Gennaio 2009 dalle ore 18:30.
In nostra compagnia ci saranno Malika Ayane e L’Aura, che per l’occasione si esibiranno in uno showcase inedito.
[Quella che segue è una cosa scippata dalla pagina di facebook di Michele Monina, scritta d’impulso in prossimità dello scorso Natale. In un certo senso è il capitolo che manca, l’ultimo, di C’è tutto un mondo intorno. G.B.]

I pericoli degli insiemi

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di Antonio Sparzani

Dalla Compiuta Donzella e da De Sanctis in poi, sembra facile dire insieme.
L’insieme degli italiani, per dire. Pensate sia facile delimitare esattamente questo insieme, con tutta la precisione, quasi fastidiosa, che richiede la matematica? Chi sono gli italiani? Coloro che sono nati in Italia? Ve la sentireste di dire che Calvino non era italiano? Era nato infatti a Santiago de las Vegas nel 1923, e Cuba in nessun tempo è stata territorio italiano. E poi ‘nato in Italia’ è un concetto variabile nel Novecento: Rijeka, ora in Croazia, dall’inizio del 1924 appartenne al’Italia, col nome di Fiume, mentre ora no; vanno dunque contati come italiani esattamente quelli nati a Rijeka nel periodo nel quale fu chiamata ufficialmente Fiume. D’altra parte Italo Svevo, nato col nome di Aron Hector Schmitz nel 1861 a Triest, dato che allora era questo il nome dell’odierna Trieste, principale porto dell’Impero Austro-Ungarico, non era forse italiano? Certo, direte voi, fu un grande scrittore italiano, scrisse in italiano (ancorché un po’ scabro), così come Calvino; però allora il criterio di italianità diventa quello della lingua madre, che, come ben si capisce, è assai diverso dal criterio del territorio di nascita. Insomma, quando si vuol metter giù una definizione fatta bene cominciano le difficoltà.

Se poi entriamo nel campo della fisica, apriti cielo:

libertAria al Leoncavallo

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Sabato 24, alle 23,30, al Leoncavallo di Milano. Sarà davvero il concerto d’esordio di libertAria, in cui presenteremo molte canzoni che saranno parte del cd a venire – cd che stiamo inziando a registrare e che sarà fuori per giugno.
Un concerto che è anche il percorso cantato tra “Corpi”: una moltitudine di corpi esposti. (Di seguito la scaletta commentata).

Su Jacques Rancière “Politique de la littérature”

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di Andrea Inglese


Politique de la littérature
di Jacques Rancière è un libro di teoria e critica letteraria fondamentale. Lo è certo per la ricchezza e la novità dell’articolazione concettuale, ma anche per gli effetti benefici che la sua riflessione potrebbe avere sui nostri studi letterari e il nostro dibattito critico. Come il titolo esplicita, il libro non verte sui rapporti tra letteratura e politica, ma su quelli tra una politica propria ad una certa arte dello scrivere (la “letteratura”) e la politica generalmente intesa, come pratica oratoria volta a ridefinire nell’arena pubblica lo statuto dei soggetti e la natura del loro mondo.

Milano: Sgomberano Conchetta e la Calusca

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Riprendiamo da Alessandro Gilioli:

Mi scrive Maysa Moroni, figlia di Primo Moroni:

Oggetto: Sgomberano Conchetta e la Calusca

Ciao Sandro, in questo momento stanno sgomberando Cox 18 con la Calusca e l’archivio immenso di mio padre di cui stanno tentando il sequestro. L’archivio è proprietà privata mia e di mia madre.

Chiunque tu conosca a Milano che sappia chi era mio padre digli di andare lì, avvocati giornalisti semplici persone.

Qualunque tipo di visibilità tu pensi di poter dare a questa storia sarà da me apprezzata infinitamente.

Ciao Sandro un abbraccio oggi tristissimo, Maysa

L’associazione culturale Cox 18 è in via Conchetta 18, a Milano, zona Navigli.

Ne parla anche Giuseppe Genna su Carmilla: E’ in atto lo sgombero del Centro Sociale Conchetta a Milano.

Aggiornamento dal giornale radio di Popolare Network delle 12.29, dal minuto 9,25 al 10,20 (mp3 7 MB)

Srebrenica 2009 appunti su un genocidio 24-25/1 Olginate LC

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Un evento dedicato, in occasione della Giornata della Memoria 2009, al ricordo del genocidio di Srebrenica (luglio 1995) e delle guerre balcaniche degli anni ’90.

Sabato 24 gennaio 2009 ore 21.00 e domenica 25 gennaio 2009 dalle ore 11.00 a Olginate (Lecco)

La dissipazione di Israele – Lettera aperta per gli ebrei italiani

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[Si riprende la lettera pubblicata dal manifesto il 18.01]

di Franco Lattes Fortini

Quello che segue è un testo scritto quasi 20 anni fa da Franco Fortini. «Il manifesto» lo pubblicò il 24 maggio del 1989. Rileggerlo fa una certa impressione. Perché i problemi e gli interrogativi che pone rimangono ancora oggi aperti e sostanzialmente immutati. Semmai «solo» aggravati.

Ogni giorno siamo informati della repressione israeliana contro la popolazione palestinese. E ogni giorno più distratti dal suo significato, come vuole chi la guida. Cresce ogni giorno un assedio che insieme alle vite, alla cultura, le abitazioni, le piantagioni e la memoria di quel popolo e – nel medesimo tempo – distrugge o deforma l’onore di Israele. In uno spazio che è quello di una nostra regione, alle centinaia di uccisi, migliaia di feriti, decine di migliaia di imprigionati – e al quotidiano sfruttamento della forza-lavoro palestinese, settanta o centomila uomini – corrispondono decine di migliaia di giovani militari e coloni israeliani che per tutta la loro vita, notte dopo giorno, con mogli, i figli e amici, dovranno rimuovere quanto hanno fatto o lasciato fare.

Luciano Cilio, l’Assente

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di Gianluca Veltri

“La felicità umana non sempre è inclusa nel disegno della Creazione. Siamo solo noi, con la nostra capacità di amare, che diamo significato all’universo indifferente”
Woody Allen, “Crimini e misfatti”

Sono passati ormai ventisei anni dalla morte di Luciano Cilio, musicista d’avanguardia che si tolse la vita nel 1983. Ormai è chiaro che non soltanto la cultura italiana, ma neanche la sua città – Napoli – intendono omaggiare il suo lascito. Luciano Cilio è stato ignorato in vita e non gli è toccato neanche quel riconoscimento tardivo, che a volte bacia gli artisti colpiti dalla maledizione d’essere troppo avanti sul proprio tempo. Niente.

Canti dell’offesa

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di Fabio Franzin

(Non è più l’umano che pensa il mondo.
Oggi è l’inumano che ci pensa (…) per infiltrazione diretta
di un pensiero virale, contaminatore e virtuale, inumano).
JEAN BAUDRILLARD

Povere statue. Mai state scolpite
mai state toccate da arte o scalpello
scaricate dalla stiva sull’asfalto

bollente dell’estate stese e per le
storte pose degli arti derise. Statue
del gelo nell’algore che ci avvolge.

Impresse nel display di qualche
telefonino quale esotica immagine
di viaggio da mostrare ai mostri amici

le angurie fresche a fette nei tavoli
il ghiaccio nei cocktail a cubetti
quel ghiaccio triturato dai sorrisi.

*(Il 14 luglio 2007, nell’area di servizio Bazzera, a Mestre, da un camion tedesco che trasportava angurie, furono estratti i corpi congelati di tre clandestini iracheni. I giornali raccontarono le risa divertite dei turisti di passaggio, le foto ricordo fatte coi telefonini).

Gradazioni di Viola

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(alfabeto)
di
Viola Amarelli

S’affanna, è importante
telefona, scrive
solleciti fili di ragnatela
il saggio, il racconto, la presentazione
polemiche a freddo contando i contatti,
corteggia editori, spia critici e amici
schernisce new entry e le top dei successi,
tra scambi e contratti giurie e recensioni
blandisce, recide, esibisce pulsioni,
la sera è stanchezza
però soddisfatta,
in fondo qualcuno lo chiama scrittore.

Pezzi di dolore

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Raccolte disperse ritrovate
Pale d’altare ricomposte dopo secoli,
Sarà così pensavo un giorno
Delle voci dei bambini
Separati dai padri
All’ingresso dei campi?
Perché si può dire ciò che è bello
E ciò che è brutto
Si può dire anche ciò che è molto bello.
È il troppo brutto
Che non si riesce a dire
Perché esistono tutte le parole
Ma sono lunghe e finisce
Che assorbono
Dei pezzi di dolore.

FRANCO BUFFONI

Better

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di Chiara Valerio

Scrivete qualcosa. Non vuol essere un suggerimento intimidatorio. Non fa differenza se scrivete cinque paragrafi per un blog, un articolo per una rivista di settore o una poesia per un gruppo di lettura. Ma scrivete. Non c’è bisogno che scriviate qualcosa di perfetto. Serve solo per aggiungere qualche piccola osservazione sul vostro mondo. Il mondo di Atul Gawande è fatto di uomini. Ma non come quello di tutti. Di più. Il mondo di Atul Gawande è Ci sono più cose in terra che stelle nel cielo. Perché è un medico.

Ipotesi per la tonnara di Gaza

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di Lorenzo Galbiati

Il 17 settembre 1948, mentre era in corso la guerra arabo-israeliana, l’emissario dell’ONU Folke Bernadotte fu ucciso a Gerusalemme da alcuni terroristi israeliani.

Durante la II Guerra mondiale Bernadotte era stato molto attivo nella Croce Rossa svedese per salvare gli ebrei dai campi di concentramento nazisti e per questo motivo Israele lo aveva accettato come mediatore ONU: evidentemente, il governo sionista non si aspettava che si sarebbe prodigato per salvare i palestinesi dalla pulizia etnica israeliana. Bernadotte arrivò in Palestina il 20 maggio 1948 e in breve tempo riuscì a ottenere una tregua nella guerra arabo-israeliana e a porre le fondamenta per l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’assistenza ai rifugiati palestinesi, l’UNRWA. Nell’indifferenza generale degli osservatori ONU, Folke Bernadotte non rimase a guardare con le mani in mano la popolazione civile palestinese minacciata e terrorizzata dai bombardamenti, espulsa dalle proprie case, dai propri villaggi, molti dei quali poi rasi al suolo, e propose alle Nazioni Unite di ridividere la Palestina in due, e di dare il diritto di ritorno ai profughi palestinesi. Fu dopo il suo assassinio che l’ONU, nel dicembre 1948, deliberò la risoluzione 194 sul ritorno incondizionato di tutti i profughi espulsi da Israele – risoluzione che è stata sistematicamente disattesa dallo stato ebraico dal 1948 a tutt’oggi.

Autismi 3 – Il mio attuale editore

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 di Giacomo Sartori

Il mio attuale editore quando gli telefono per qualche istante sta zitto. Poi parlando molto forte dice che non sente. PRONTO!, PRONTO! NON SENTO!, grida, come appunto uno che sente malissimo. Poi mette giù. Quando richiamo il telefono è occupato, o c’è la segreteria.

Le prime volte ci cascavo. O meglio, preferivo cascarci, come quando si preferisce pensare che nell’aereo che s’è spiaccicato al suolo c’è qualche sopravvissuto. I pezzi sparsi per la landa periurbana sono minuscoli e bruciacchiati, le riprese televisive su questo sono implacabilmente esplicite, ma in fondo qualche sopravvissuto ci potrebbe anche essere, ci si dice. Una donna con una gran gonna a fiori che ha frenato la caduta, o anche un magrolino che è atterrato sulla corolla di una palma. Un tipetto che poi è adottato da una lupa e poi ancora scrive un bestseller dove racconta la sua incredibile avventura, che gli permette di vivere come un nababbo per il resto dei suoi giorni. Per poi ahimè morire di diabete appunto perché mangiava troppo.

Michele Santoro e Gaza, la televisione tra narrazione e conversazione

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[Questo articolo è apparso su Giornalismo partecipativo]

di Gennaro Carotenuto

Giovedì sera è andata in scena ad “Anno Zero”, in una trasmissione dedicata ai giovani e Gaza, una rappresentazione chiara del bivio di fronte al quale si trova il più di massa dei media, la televisione. Non è in questa sede importante riprendere le polemiche e giudicare il plotone di esecuzione schierato in queste orecontro Michele Santoro e gli arcangeli e i serafini in fila a santificare Lucia Annunziata. Ma è importante fare un altro tipo di riflessione che concerne il medium.

Chi va in televisione può fare tre tipi diversi di cose. Può performare, ovvero dimostrare cosa sa fare o cosa conosce, ballare, cantare, far ridere, rispondere a quiz come a “Lascia o Raddoppia”. Può narrare, raccontando fatti reali o inventati, in un reportage o in una telenovela. O infine può conversare, dei massimi sistemi, in maniera aulica o del più e del meno, giù giù fino a “Porta a porta”.

Di-mostrare l’orrore

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di Gianni Biondillo

Ci sto pensando da alcuni giorni – dopo aver seguito la discussione a questo post – non ho il modo di articolare come vorrei, ma ora che trovo il tempo scrivo quanto meno questi appunti di getto.
C’è come una evidenza basica: le fotografie di guerra, la guerra, la mostrano. Il ‘900 esiste nella nostra coscienza come un macigno perché esiste un numero sterminato di fonti visive -filmati, fotografie- che travalicano le fonti orali o scritte. Dirlo, raccontarlo, descriverlo, non è come vederlo. Certo, esiste una retorica dell’immagine. Certo esiste un uso propagandistico delle fotografie. Ma le foto sono lì. Si vedono. Io le ho viste tutte e le vorrò vedere ancora.

Perché la Turchia non può negare i morti del genocidio armeno. Si vedono.

Giuseppe Genna, il De Profundis dell’antieroe

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[questo articolo è un seguito delle riflessioni di Mauro Baldrati fatte qui su NI in Paolo Giordano, la solitudine della letteratura maggiore]

di Mauro Baldrati

E’ un antieroe quello che ci guida in questa narrazione [il termine è dell’autore: narrazione è un procedimento aperto, in divenire, mentre il racconto (il romanzo) è conchiuso e definito]. Un antieroe disperso, disarticolato e disanimato che parte e riparte dall’estate “di ignavia e tremore del 2007”, l’estate “sfinita e irregolare del 2007”, l’estate “cristica e anoressica del 2007”, l’estate “scomposta e cadaverica del 2007”.

Il sorriso e il pescatore

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Non più tardi di qualche giorno fa si ricordava in Italia, nelle piazze e nei porti, l’anarchico Fabrizio de Andrè. Nelle sue canzoni Fabrizio de Andrè si è sempre schierato dalla parte di chi fugge. La Stampa Nazionale, non più tardi di qualche giorno fa, si è schierata con Fabrizio de Andrè. Quando il pescatore, presidente del Brasile, Lula ha rimandato al mittente la richiesta di estradizione per Cesare Battisti, la Stampa Nazionale si è schierata contro il pescatore. I pescatori , non più tardi di qualche giorno fa, si erano schierati con Fabrizio de Andrè. La Stampa Nazionale ha lanciato la caccia ai pescatori. Signora (Stampa Nazionale) lei è una donna piuttosto distratta.

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