sembra un prato
[ Carl Larsson (1853-1919) Nell’erba ]
inediti dai Libri di lettura
di Nadia Agustoni
c’è la neve
c’è la neve lì fuori e vorrei mentire una volta,
meno trasparente del vetro dar colpa a qualcuno
d’esser nata troppe volte a far nulla più che nascere
vedere la fatica dell’angelo che mi tiene
con la nuca in alto, piegata al celeste, a rigettare la distanza
quasi una ruota il vento.
sembra un prato
c’è una parola che è cruna d’ago ma il cammello passa
raggiunge il regno a un palmo dal naso e cade un frutto sul più
[ bello
dall’albero dei frutti: “dovrei capire qualcosa delle piante e della natura umana”
ma già domandano se era una mela con la buccia e il torsolo
e io son corta di fiato, non so le cose, non credo di capire cos’è
[ l’eden
sembra un prato con fiori, farfalle e piccoli refusi.
When the Aliens Arrived
(shadows bewitched ours hearts and the aliens chose better on our behalf.)
***
Gherardo Bortolotti ha iniziato un nuovo blog: When the Aliens Arrived. Si tratta di una ricognizione ulteriore nell’infraordinario, dei livelli non percepiti delle nostre vicende, degli spazi in cui viviamo. Il taglio, in questo caso, è però virato verso il fantastico, anzi, il fantascientifico: fotografie di angoli anonimi, di situazioni anodine, trasformati dall’utilizzo del negativo, resi alieni a dimostrare come aree inesplorate si trovino accanto a noi, nascoste in alcuni scorci che il nostro sguardo non ci fa percepire.
Diario dell’occhio
di Guido Scarabottolo
[piccolo circolo virtuoso: un grafico che recensisce un recensore di grafici. Perché chi ama i libri sa che un libro è anche la sua copertina. G.B.]
Ho tra le mani questo volume. Il peso è superiore a quello che ci si attenderebbe. Un tempo (non mi ricordo dove l’ho letto) il peso superiore a quello prevedibile era considerato, per una persona, prova certa di dedizione alla stregoneria. In questo caso è semplicemente dovuto all’impiego di carta patinata, invece della solita uso mano, per le pagine interne. La patinatura consente una resa migliore delle immagini a colori, ma il peso induce ad attendersi una certa densità di contenuto (e in effetti così sarà).
L’ordine, i nomi. Il delirio.
di Marco Rovelli
Dimenticare, l’ardore più bello (André Breton-Philippe Soupault)
Il mercato degli organi: il buco nero della globalizzazione
di Giuseppe Catozzella
Alla divisione del mondo in venditori e compratori siamo abituati da decenni, consumisti fin dentro al midollo. Ma è a quella tra venditori e compratori di pezzi di corpi umani che Nancy Scheper-Hughes – antropologa e fondatrice di ‘Organs Watch’, la più grande organizzazione mondiale fondata in California nel 1999 al puro scopo di tenere monitorata questa particolare fetta di mercato – costantemente ci spinge a riflettere. Divisione naturale tra le aree di benessere e quelle di povertà estrema, tra le zone di pace e democrazia e quelle di guerra e dittatura del pianeta. “Parte del lavoro è eliminare l’idea che si tratti di leggende” continua dal sito della sua organizzazione la Scheper-Hughes – unica antropologa a far parte della ‘Bellagio Task Force’, gruppo di ricerca formato da chirurghi dei trapianti, specialisti dell’acquisizione di organi e attivisti per i diritti umani, che si occupa di esaminare gli effetti prodotti dal traffico di organi umani nel mondo – “così, dopo aver parlato con molti chirurghi statunitensi, ho deciso di cominciare a seguire il percorso reale dei corpi destinati ai traffici”.
L’arte della dimenticanza
di Andrea Inglese
Io ho sempre voluto dimenticare. Il mio problema specifico è dimenticare. Ho sempre avuto molte cose da dimenticare, e questo mi ha tenuto parecchio occupato durante quarantun anni di vita. Purtroppo come tutti ho dei ricordi. Uno non sceglie di avere ricordi, perché i ricordi sono già sempre lì, nelle pieghe del presente, strani e imprevedibili flussi che ci allontanano dagli oggetti e dalle persone che ci stanno più vicine. Ci sono molti più ricordi che oggetti reali: il mondo ne è infestato. Sottrarsi al ricordo è un lavoro, ma diventa alla fine un’abitudine, uno splendido e inquietante automatismo. Uno comincia come me, con dei ricordi precisi di cui vuole dimenticarsi. Un bel po’ di ricordi, innanzitutto dei ricordi d’infanzia. Uno può aver passato un’infanzia infernale. Anche solo parzialmente infernale. L’infanzia non va mai liscia, non è per nulla un periodo facile, ma delle volte può essere il peggiore periodo che ad un essere umano capiti di vivere.
Siamo i Fangio della cultura che non paga
di Franz Krauspenhaar
Questa è la colonna videosonora del mio sciopero dell’autore, ispirato allo sciopero dell’autore di cui si è ampiamente parlato sulle colonne doriche di Nazione Indiana, e poi ripreso dal blog multiautore Ibridamenti.
Nel frattempo, io con il mio blog personale www.markelo.net e altri scrittori, abbiamo tambureggiato. Tra i propugnatori dello sciopero dell’autore, come Vincenzo Ostuni, si è deciso di creare un sito internet www.scioperodellautore.org nel quale vengono immessi i vari contributi alla discussione. La discussione è uscita dai blog entrando dalla porta trionfale del social network Facebook, dove sono stati pubblicati altri interessanti contributi.
Ma torniamo al filmato che sta in cima a questo pezzo: Juan-Manuel Fangio, storico grande campione argentino della Formula Uno, per me rappresenta l’autore oggi, in Italia.
Manifest der Kommunistischen Partei
di Karl Marx e Friedrich Engels

«Ein Gespenst geht um in Europa – das Ge- spenst des Kommuni- smus. Alle Mächte des alten Europa haben sich zu einer heiligen Hetzjagd gegen dies Gespenst verbündet, der Papst und der Zar, Metternich und Guizot, französische Radikale und deutsche Polizi- sten.»
Vogliamo che il Manifesto non diventi un Gespenst, cioè un fantasma.
Comperiamo il Manife- sto domani venerdì 19 dicembre, al giusto prezzo di € 50,00.
FACCIAMOLO USCIRE
in pensiero

nasce il semestrale multimediale dedicato
alle arti e alla riflessione contemporanee
giovedì 18 dicembre (a partire dalle 18)
Roma – presso gli spazi attigui di Tralevolte
Piazza di Porta San Giovanni 10 – tel. 06 70491663
in pensiero n° 1_presentazione
a seguire festa fino a notte fonda con l’esposizione delle opere, la proiezione dei video, le performance poetiche, la presenza degli autori
Omosessuali ed esorcisti: un documentario
[flv:http://movies13.arcoiris.tv/movies/users/Inchiesta_1_Lot_1764.flv 420 340]
In “Guarire si deve: Chiesa ed omosessualità” – Saverio Tommasi e Ornella De Zordo documentano l’esperienza in un campo residenziale maschile, accompagnati da un prete esorcista che aiuterebbe a “guarire dall’omosessualità”. Qui il filmato su Arcoiris.tv in diversi formati anche ad alta risoluzione.
♫ dei poeti le voci [3]: MARIA VALENTE
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Maria Valente
DISCONNECT THE MACHINE O LA BUONA MORTE
DISCONNECT THE MACHINE O LA BUONA MORTE
La vita? la morte?… succede come i fiori e il loro vezzo
di decorare il tritacarne, renderlo confortevole- così
farcito di metastasi – rosa determinante o piuttosto
grigio accogliente che si spalanca e inghiotte tutto:
braccia e busto, gambe e busto, bastone e carota,
bastone e carota, bastone e carota
nessuna indicazione sul senso di marcia
se abbiamo conservato i nomi è stato per
abitudine, unicamente per abitudine, perché è b…
ma più spesso, preferisco confinarmi nella più
piccola delle mie idee: una formula magica, le
prime parole. il resto: l’ho già scordato come
il mio indirizzo – ammesso pure che qualcuno
mi abiti, perché dovrei farne parte?
Catalogo degli affetti
di Massimo Raffaeli
Il poeta del livore e del risentimento, uno scrittore che ho letto molto tardi e ho imparato ad apprezzare ancora più tardi, Thomas Bernhard, dice da qualche parte che solo chi è davvero indipendente può scrivere veramente bene. Penso che per gli editori, come per i lettori, valga la stessa regola e da lettore di lungo periodo posso dire di averne la certezza, oramai. Se penso al testo che per primo ho riconosciuto come letteratura, vale a dire qualcosa che riuscisse a coinvolgermi e a svelarmi nello stesso tempo un’immagine del mondo, frontale e persino inderogabile, mi viene in mente che lo lessi scoprendolo in una antologia delle medie per poi ritrovarlo, ma molto tempo dopo, in un libretto stampato alla macchia. Era un blues di Langston Hughes, il cui riff suona pressappoco: «Andai ad Atlanta/ mai stato prima:/ i bianchi mangiano la mela/ i negri il torso». Conteneva la memoria di un dolore atavico e l’idea più elementare dell’essere al mondo, dove c’è chi domina e chi invece viene dominato, chi sta sopra e sotto, dentro e fuori, down and out.
Anarcobaleno
[E’ uscito Album rosso, nuovo cd degli Yo Yo Mundi. Un album che trovo bellissimo, quasi ripercorresse la storia del gruppo e la superasse, nell’unico superamento possibile, quello di una voce nuova e altra e piena. Voce che s’inoltra – con un passo lieve come mai prima, e pure insieme deciso e immediatamente riconoscibile – nelle pieghe più intime della coscienza – dove il desiderio e Cefalonia non hanno soluzione di continuità. Sono davvero felice di aver partecipato all’album, con Anarcobaleno, canzone che ho scritto e cantato insieme a Paolo Archetti Maestri. La potete ascoltare qui:
[podcast]https://www.nazioneindiana.com/wp-content/2008/12/2anarcobaleno.mp3[/podcast]
Il testo, qui di seguito]
Testo: Paolo Archetti Maestri e Marco Rovelli. Musica: Andrea Cavalieri.
Autismi 1 – Il mio lavoro
[Comincio oggi la pubblicazione, che salvo imprevisti avrà scadenza bisettimanale, di una serie di racconti inediti di Giacomo Sartori. a. r.]
Il mio lavoro consiste nel fare dei buchi nella terra. Delle buche grandi e profonde, in cui ci entra comodamente una persona. Poi appunto ci entro dentro. Mi ci seppellisco, si potrebbe dire. Però a differenza di un vero seppellimento nessuno poi aggiunge della terra tra me e il buco. Contrariamente a un vero funerale posso muovere le braccia, posso respirare come voglio, posso venire fuori quando ho finito. Posso guardare un rettangolo di cielo, posso parlare, posso urlare la mia gioia, ammesso e non concesso che abbia della gioia in sopravanzo. Il mio è un seppellimento temporaneo, reversibile. Quando ho finito esco, e torno a casa mia. E poi comunque a differenza dei morti veri e propri non mi sdraio, sto in piedi. È raro che i morti stiano in piedi. Che io sappia succede solo in certe civiltà del passato.
Camorristi avanti, c’e’ posto – Dialogo semiserio fra un PM e un camorrista
Colloquio di immaginario tra un camorrista e Raffaele Marino Procuratore Aggiunto a Torre Annunziata
di Raffaele Marino e Arcangeli Ferri
Salve signor procuratore, scusi il disturbo. Sono un camorrista e vorrei chiederle un consiglio. Come faccio a entrare nel business dell’immondizia?
Caro signor camorrista, siamo in emergenza e quindi lei si trova in una situazione molto favorevole. Approfitti e non si lasci sfuggire il momento.
Una lettera (a Nicola, non a nessuno)
di Helena Janeczek
Questa mia- come si dice- si aggiunge a uno scambio di lettere fra Nicola Lagioia e Antonio Moresco che potete trovare qui, qui e-commentabile- pure qui. Se ci saranno nuovi interventi, vedrò di aggiornarvi. hj
Caro Nicola,
ti scrivo sebbene alla tua lettera abbia già risposto Moresco stesso, perché quel che vorrei tentare a proposito di Lettere a Nessuno è una riflessione rivolta a qualcuno. Dico qualcuno e intendo una persona di cui conosca la voce e la faccia, uno scrittore che abbia letto ed apprezzato, qualcuno, in breve, a cui rivolgermi non sia un espediente retorico astratto per allestire un gioco di posizioni opposte, ma un discorso che ti farei davvero se ti avessi davanti.
Il talento di mr Scott
di Gianluca Veltri
Il 19 giugno del 1982 compivo diciotto anni. L’Italia stava facendo pietà ai Mondiali di Spagna. In quel giorno di teorico giubilo il mio cuore era gonfio di dispiacere: era giunta ai giornali italiani la notizia della morte di James Honeyman Scott, il chitarrista dei Pretenders. Il decesso era avvenuto il 16 giugno a Londra, per un arresto cardiaco, a causa di una overdose accidentale di eroina e pasticche. Non si seppe molto di più. Non ero a conoscenza del fatto che Scott fosse un tossico – anzi, associavo la sua chitarra a immagini piene di sole – ma la cosa non meravigliò nessuno. Qualche giorno dopo l’Italia pareggiò con il Camerun (botta e risposta di Graziani e M’Bida), e sembrò che nulla potesse più risollevarci.
Allam e l’attentato al Prof. Branca
di Sherif El Sebaie, Salamelik
Ferdinando Imposimato, Giudice Istruttore nel Processo Moro e nell’attentato a Giovanni Paolo II, aveva definito Magdi Allam come un personaggio “che alimenta l’odio e il conflitto tra Cristiani e Musulmani”. All’epoca Allam era musulmano, Esperto Di Cose Islamiche e Vicedirettore Onorario Del Corriere Della Sera. Qualche mese dopo, il nostro si converte al cristianesimo con una specie di show allestito in Vaticano durante la vigilia pasquale, lascia il Corriere e da esperto di cose islamiche diventa esperto di cose turche: fonda un sedicente partito dei “Protagonisti per l’Europa Cristiana”, annunciando urbi et orbi la sua personale crociata contro l’Islam, definito “religione ispirata non da Dio ma dal demonio”, manco fossimo ai tempi di Pietro l’Eremita. In tempi non sospetti (il 16 aprile 2007 per l’esattezza e cioè prima della conversione e dell’esilarante partito), riportai le parole del Giudice Imposimato sul mio blog e scrissi che il suo era “un parere più che autorevole reso ancora più preoccupante da alcune strane coincidenze: l’ultima predica di fuoco di Allam, pubblicata sul Corriere, puntava il dito contro l’Islamic Relief, un’associazione caritatevole islamica riconosciuta da molte istituzioni internazionali come le Nazioni Unite e l’UE. Pochi giorni dopo una sigla terrorista finora sconosciuta – il cosiddetto “Fronte cristiano combattente” – ha appiccato il fuoco con delle molotov alla sede dell’associazione e ha condannato a morte – a nome di un sedicente “tribunale cristiano” – Paolo Gonzaga, direttore di Relief Italia”.
A gamba tesa: Michele Sovente
1
Pensose facce dilagano…
Pensose facce dilagano
per tumultuose carreggiate,
non guardano avanti.
Hanno una voragine in cui
si sfilacciano i giorni.
Entrare. Uscire. Disperdersi.
C’è sempre un set pronto
a prendere al laccio le smaniose
particelle infraumane
che per inerzia si dibattono
tra il troppo pieno e il tutto vuoto
e spasmodiche combattono
con diagrammi e numeri
al limite di una
sfida con risicati margini.










