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Leggere, le voci – Dizionario affettivo degli scrittori

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L’indiano Giorgio Vasta – perché come dice Biondillo se si è stati indiani una volta lo si è per tutta la vita- ha accettato di rispondere alle mie domande su un libro che è appena uscito e che sarà presentato a Pordenone legge il prossimo week end.
effeffe
ps
Per chi volesse leggersi la storia del progetto ideato da Matteo B. Bianchi consiglio un giro su questo sito.

Effeffe:Com’è nata l’idea di questo libro?

Giorgio Vasta: L’idea di un Dizionario Affettivo della Lingua Italiana è di Matteo B. Bianchi che lo scorso autunno aveva pubblicato su ‘tina, la sua rivista on line, quello che è stato il germe iniziale di tutto il lavoro successivo. Matteo aveva contattato tramite posta elettronica una serie di scrittori domandando a ognuno di individuare un termine per loro importante dal punto di vista affettivo e di scriverne una definizione, una breve dichiarazione d’amore (ma anche di odio, nel caso). Seguendo ‘tina ho letto anch’io scelte e definizioni, ho trovato l’idea molto bella e ho contattato Matteo per proporgli di sviluppare questo primo spunto in qualcosa di più strutturato. Unendo le forze, e con la collaborazione della Scuola Holden nonché, fondamentale, di Stefania Notte, che ha svolto il ruolo al contempo di segreteria organizzativa, coordinatrice, collettore e “memoria” del progetto, ci siamo messi a lavorare.

Terra! Angelo Petrella

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Note per il romanzo di Angelo Petrella, Una città perfetta
di
Francesco Forlani

Uno.Scrivi come se dovessi essere letto dai tuoi nemici.

“L’esperienza mi ha insegnato che è impossibile non scrivere per i propri nemici, e innanzitutto per loro, perché sono sempre loro a gettarsi per primi su quello che scrivete. Sembra che non abbiano altro da fare. Chiamo nemico il vigilante, il sorvegliante, lo sbirro ideologico, tutto il pretume burocratico che si fa carico della morale del tempo, il tutto negando che lo sia, visto che ci tengono a far passare come naturale ciò che è un ordine, un potere, il terrore. Farei fatica a considerare come semplici avversari e non nemici, gente il cui unico sforzo consiste nel rendersi invisibile in tanto che ordine virtuoso e a sancire così il loro dominio.”
Philippe Muray

Sorpreso. Quando ho trovato tra gli entusiasti recensori de “ la città perfetta” , un redattore de “ la destra”, sì proprio dell’organo d’informazione di Storace e compagnia sono rimasto sorpreso. Un brivido mi è corso lungo la schiena. E mi sono detto: “Vuoi vedere che quelli mi stanno diventando intelligenti? “

Ma allora per chi scrive Angelo Petrella, a quale nemico ha pensato quando ha dato alle stampe la sua città perfetta?

Prima di tentare una risposta vorrei proporre la cartografia che mi sono composto come lettore appassionato, coinvolto, incazzato, sedotto di un libro che è tutto tranne che facile,nonostante si legga tutto d’un fiato, di una narrazione che sicuramente ha il merito di essere visionaria e “ sperimentale, ” insomma il tipo di libro che piace a me.

Plettro di compieta (seconda parte)

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di Marina Pizzi

(la prima parte si può leggere qui)

26.
questo mancino manico del porto
le pergamene del giro della terra
le malinconiche funi del maiale,
l’ira del tavolo zoppo
fa rovesciare i bicchieri,
le pallide energie del tema in classe.

I bambini la guardano : la TV

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A short film by “Koyaanisqatsi” director Godfrey Reggio produced at Fabrica in Italy with Angela Melitopoulos and Miroslav Janek and produced by Massimo Cortesi

Dove giocano i bambini?

Ho conosciuto Angela Melitopoulos un bel po’ di anni fa. A lei e a Maurizio Lazzarato devo molto. La visione di questo “corto” fa parte di quel molto. Quegli sguardi mostruosamente intensi mi hanno accompagnato per almeno una decina d’anni (ma forse sono di più, non ricordo) insieme a una domanda. Insistente. Where do the children play?
effeffe

Non ho molti dischi di Bill Frisell

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di Andrea Cirolla

Non ho molti dischi di Bill Frisell, giusto una manciata. Il primo me lo regalarono a Natale, quando avevo poco meno di diciott’anni. Stavo alla Virgin di via XX Settembre, in centro, fuori mia sorella e mia madre ad aspettarmi. Alla Virgin di via XX Settembre si potevano ascoltare i dischi prima di comprarli, la fila di cuffie fuori da ogni reparto – allora era una novità per i clienti. Nella saletta jazz&classica ben poche cose, un’infinità per le mie esigenze di quel tempo.

Maschio e femmina dio li creò!? Il binarismo sessuale visto dai suoi zoccoli (2)

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Pubblico la seconda parte (qui la prima parte) della lezione su transgenderismo e intersessualità che Lorenzo Bernini ha tenuto presso il corso di dottorato di ricerca in Studi Culturali dell’Università degli Studi di Palermo, corredato da fotografie scattate da Giovanni Hänninen agli ultimi gaylesbiantransgender pride. JR

di Lorenzo Bernini

6. Violenze giuridiche su corpi trans. Per affrontare la questione del transgenderismo, occorre affrontare preventivamente la questione della transessualità. I primi interventi di riassegnazione chirurgica del sesso sono stati praticati negli anni cinquanta, e infatti, come già ho ricordato, solo dagli anni cinquanta nella letteratura medica è stata operata la distinizone tra transessuale e omosessuale attraverso quelle categorie di sesso, genere e orientamento sessuale che sono oggi utilizzate anche per definire l’eterosessualità. Si tratta naturalmente di una distinzione che ha le sue ragioni pratiche oltre che teoriche, e che non ho alcuna intenzione di mettere in discussione.

Transnistria a orologeria

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di Riccardo Valsecchi

[Puoi continuare a leggere di questi temi qui]

La guerra in Georgia è apparsa come una meteora: una fulminea massa di fuoco che celermente si è consumata al contatto con l’atmosfera, depositando, sparsi sulla crosta terrestre, detriti e frammenti. Uno scontro militare durato poco più di una settimana: un esordio di grande rilevanza mediatica, che è andato piano piano affievolendosi, lasciando strascichi nella sola cronaca diplomatica. In fondo la Georgia e le regioni ribelli dell’Ossezia del Sud e dell’Abcazia sono lontane, ai limiti estremi di quello che tradizionalmente si considera come continente europeo. In fondo la Russia è un partner economico importante, dal quale non si può prescindere. In fondo, qualsiasi sia la verità nascosta, in che modo ci potrebbe toccare?

L’amore a due

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di Linnio Accorroni

 

Christoph Willibald Gluck, “Philémon & Baucis”
Ditte Andersen,  Aria Il Mio Pastor Tu Sei

 

Tra le tante storie raccontate nelle Metamorfosi ovidiane ce n’è una in particolare che stranisce e turba: sta nell’ottavo libro delle Metamorfosi dove si narra la vegetale trasformazione dei due anziani sposi Filemone e Bauci: “A un tratto Bauci vide Filemone mettere fronde, mentre il vecchio Filemone, dal canto suo, vedeva le membra di Bauci irrigidirsi e metter fronde anch’esse. Intanto che la cima degli alberi cresceva, i due sposi si scambiavano parole di saluto, fino a quando fu loro possibile.”Addio, sposo mio” si dissero a un tempo. In quello stesso momento le loro labbra scomparvero sotto la corteccia”. Così vedevano realizzarsi, in finale di vita, il loro desiderio: essere trasformati in una quercia ed in un tiglio, uniti per il tronco perché insieme avevano trascorso tutta la vita: “che io non debba vedere il sepolcro della mia sposa, né essere da lei sepolto”.

Testamento biologico

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Giulio Mozzi su vibrisse e Antonio Moresco insieme alla redazione de Il primo amore propongono un’iniziativa che riguarda il testamento biologico.

Rispetto all’astrattezza della discussione che si è scatenata a partire da alcuni casi come quello di Eluana Englaro, Mozzi sottolinea:

“Sono convinto che un modo per discutere seriamente di certe faccende sia quello di non domandarsi che cosa sarebbe giusto in generale, ma domandarsi piuttosto che cosa si vorrebbe per sé, che cosa si riterrebbe giusto per sé.”

E Moresco ribadisce:

“Ci sembra infatti che su questo tema – enfatizzato ma anche deformato e falsato dalla presenza di tecnologie che sono in grado di prolungare enormemente condizioni di vita sottratte a ogni partecipazione umana dell’individuo – si stiano fronteggiando, anche in modo minaccioso e ideologico, posizioni generali e preconcetti di diverso tipo. È venuto il momento, in mezzo a queste contrapposizioni spossessanti di ragioni e di incubi, di far sentire le voci più importanti: quelle delle singole vite. Di spostare il baricentro dalle generalizzazioni delle idee alle ragioni e alle proiezioni irriducibili e inermi delle singole vite.“

Non abbiamo altro da aggiungere alle loro parole chiarissime, di cui condividiamo l’impostazione.

Chiunque di voi sentisse l’urgenza di partecipare, può scrivere il proprio testamento biologico e mandarlo o qui o qui, dove potete inoltre seguire tutta l’iniziativa.

Alcuni testamenti biologici sono stati già pubblicati presso vibrisse e presso Il primo amore

Nel fuoco della scrittura

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Roma – Sabato 20 settembre ore 18.00
Inaugurazione della mostra di pittura e presentazione del libro
Nel fuoco della scrittura
di Biagio Cepollaro

La mostra si può visitare fino al 17 ottobre
dalle ore 17.00 alle ore 23.00, esclusi i lunedì. Di mattina su appuntamento.

Centro Culturale
»LA CAMERA VERDE«
Via Giovanni Miani, 20, 20/a, 20/b – 00154 Roma
Cell. 340 5263877
e-mail: lacameraverde@tiscalinet.it
www.lacameraverde.com

*

Da: Nel fuoco della scrittura

C’è la scrittura, ci sono le ‘cose scritte’ e c’è l’atto dello scrivere, il movimento del braccio e della mano nella percezione del contatto con il supporto. E c’è un atto dello scrivere che è un vero e proprio atto sacrificale in cui la parola appena scritta è sin dall’inizio solo una traccia e uno strato della nuova (che magari è la stessa) parola scritta e così, tendenzialmente, all’infinito.
L’atto dello scrivere a questo punto è un fare strato su strato che non è cancellazione ma sedimentazione della traccia. Tale sedimentazione è già immagine e visione: quando ciò che conta non è la sua funzione informativa né quella espressiva ma il fisico esserci, il segno di un’invocazione ripetuta, di un’apertura del cuore, di una speranza.

Urbanità 2

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di Gianni Biondillo

Non bisognerebbe mai fare una vacanza all’estero con i propri figli. È quello che sto pensando ora, di ritorno dalla Germania. Mai. È frustrante. Come faccio ora a spiegare alle mie due bambine perché ho deciso di farle crescere in una città come Milano?

Plettro di compieta (prima parte)

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di Marina Pizzi

…. il cane gioca
a eludere per volere
il cappio che ha

MARCO GIOVENALE

1.
stagioni al pane
critica e memoria
dove la casa in estro di giostrina
secca le stanze che si stanno atee.
in meno di un marsupio
il nodo della corsa
per rivedere il sasso
che mi portò sott’acqua
dalla canoa più sciatta
alla novellina tanica di fuoco.
2.
un mansueto sconfitto intorno al coro
del subìto abito da sposa
bifronte anemone di amore
corto nel corto fuso del mondo tutto.
tu m’incedi in gola un incensiere
io ne dico il lascito di briciole
il crollo del cipresso nel palese
elemosinante stormo di conserve
più dolci del vestale che non voglio.

Variazioni su un omicidio

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di Helena Janeczek

1) Adul Salam Guibre e i suoi amici John e Samir entrano all’alba al bar “Shining” di Via Zuretti, zona Stazione Centrale di Milano, e rubano una scatola di biscotti. I gestori, padre e figlio, se ne accorgono e li rincorrono urlando cose tipo “ladri, negri di merda”. Pensano a inseguirli col loro furgone bar, ma poi uno dice all’altro, ”lasciamo perdere, chiudiamo la baracca che è meglio, andiamo a dormire”.
2) Adul Salam Guibre e i suoi amici John e Samir entrano all’alba al bar “Shining” di Via Zuretti, che sta per chiudere, e rubano una scatola di biscotti. I gestori del bar li rincorrono al grido di “ladri, ladri”, prendono il furgone bar, li raggiungono e tirano fuori una spranga e un bastone. Anche i ragazzi di colore hanno un bastone, scoppia una rissa. Samir e John, quando capiscono che quelli del bar menano di brutto, si danno alla fuga, mentre “Abba” non ce la fa e rimane a terra, colpito più volte alla testa. Muore all’ospedale “Fatebenefratelli” qualche ora dopo.

L’insulto

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di Franco Buffoni

(in reazione a questo post)

Perché è vero, tutto comincia con un insulto, sentito da bambino e non indirizzato a te, poi lo senti indirizzato a te e sogni di potertene liberare, ma dentro di te già sai che non sarà possibile. L’insulto è il primo e più dirompente mezzo di conoscenza che il mondo presenta all’omosessuale. Ancora peggio dell’insulto, è la barzelletta ascoltata da bambini in famiglia, la battuta del fratello maggiore, del cugino o persino del padre. Sono queste parole che per prime creano la nostra identità. Pettegolezzi, allusioni, insinuazioni che anche persone care, parenti stretti, lasciano cadere.  Contro altri, magari, ma che tu – omosessuale – percepisci immediatamente come rivolte contro se stesso.
Mentre impari a parlare, mentre cresci, ti entra in circolo anche la consapevolezza che esistono persone che devono essere insultate per certe loro caratteristiche fisiche, psicologiche o comportamentali. Se riconosci queste caratteristiche in te, devi negarle anche a te stesso, oppure occultarle. Crescere mentendo è una grande palestra di vita.

David Foster Wallace [Ithaca, 21 febbraio 1962 – Claremont, 12 settembre 2008]

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Reading di David Foster Wallace
celebrazione del 150° Anniversario di HARPER’S MAGAZINE
New School Writing Program, May 25th, 2000
The New School Auditorium, New York City

Ticket To The Fair

 
I’m once again at the capacious McDonald’s tent, at the edge, the titanic inflatable clown presiding. There’s a fair-sized crowd in the basketball bleachers at one side and rows of folding chairs on another. It’s the Illinois State Jr. Baton-Twirling Finals. A metal loudspeaker begins to emit disco, and little girls pour into the tent from all directions, gamboling and twirling in vivid costumes. In the stands, video cameras come out by the score, and I can tell it’s pretty much just me and a thousand parents.

Gulp!

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Una conversazione con Lucia Saetta curatrice insieme a Cristina Vannini Parenti di :

Pensieri puliti

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di Alda Allegri

Le madri sono fatte di merda
raccolgono merda
puliscono merda

raccattano instancabili resti
da cui ricavano segni
in stanze ostili
conosciute e fetenti

si avvinghiano
nei meandri più nascosti
per carpire
segreti di figli

si accorgono di un intoppo
lo cullano
sentendosi fiere e necessarie

trovano solo
peli pubici attorcigliati
un tutt’uno con la grata mobile
del tappo del lavandino.

cronache da Pechino #1

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di Gabriella Stanchina

Oggi ho visitato il Dongyuemiao, uno dei più grandi templi taoisti della Cina.

Il tempio è costituito da una vasta successione di padiglioni e cortili, circondati da bassi edifici rossi a due piani, una sorta di chiostri. Salendo al secondo piano, tra grate di legno laccato e lanterne la vista spazia su un oceano pietrificato di tetti a pagoda, onde schiumanti dell’alterno corso del destino. Ai quattro lati dei cortili coperti di finissima ghiaia crescono alberi antichissimi. Alcuni di questi sono oggetto di culto, come anziani sapienti: centinaia di tavolette di preghiera esondano intorno a loro, dei pali verdi e azzurri verticali e orizzontali, si incrociano per sostenerne il tronco obliquo e innervato di rughe, si incurvano dolcemente sotto il legno che lentamente li divora, inglobandoli come radici aeree: splendida immagine dell’armonia compassionevole tra l’uomo e l’ambiente naturale.

I cortili sono ricolmi di tavole taoiste: enormi steli di pietra su cui famosi calligrafi e imperatori dell’antichità hanno inciso le loro preghiere. Dietro le steli la roccia mi sembrava stranamente scabra, mi sono avvicinata e ho visto che era cesellata da un arazzo fittissimo di migliaia di ideogrammi. Tartarughe dal volto di leone le sostengono, sopra di esse si attorcigliano draghi dai barbigli fiammeggianti e volute di nubi: tutto qui è in perenne mutamento, fluente e vaporoso, anche la pietra perde la sua rigidità e si fa aereo gioco di superficie. Le bandiere colorate con il simbolo dello yin-yang ricordano che la trasformazione e l’alternarsi degli opposti è la legge della vita e dell’universo. Un ponticello conduce al tempio del dio della montagna a cui il tempio è dedicato. Ai due lati una stratificazione di migliaia di tavolette di preghiera copre le balaustre come un’edera esuberante. Si tratta di piccoli rettangoli di legno laccato di rosso, con inciso in oro il disegno di una fenice e una breve preghiera: uno spazio è lasciato libero per scrivere il nome del fedele che chiede aiuto. Dalle tavolette pendono frange di fili scarlatti annodate secondo l’antica arte cinese: sfiorando le tavolette si leva un delicato tintinnio di xilofono e fili oro e scarlatti fluttuano nella brezza leggera.

Storie di ordinari bullismi

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disegno di Magnus da L'uomo che uccise Ernesto Che Guevara

testo di Mauro Baldrati, illustrazione di Magnus

Di fronte al cancello della scuola media Da Vinci, al di là del viale, vi è una fermata dell’autobus; di fianco alla pensilina una strada secondaria costituisce un esempio perfetto di “sofferenza urbanistica”: i ragazzi all’uscita da scuola sciamano verso la fermata, si fermano, fanno la lotta, ostacolano il traffico.
Alle 13.10 arriva un Suv Cayenne nero che deve svoltare, si ferma perché un drappello di ragazzi si spintona in mezzo alla strada. Un colpetto di clacson, i ragazzi non si spostano. Si abbassa il finestrino, un uomo sporge la testa, una testa grossa, da uomo grande, con una massa di capelli neri. L’uomo dice “allora, vi spostate? VI SPOSTATE?”

12 settembre. Triptyque.

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I

II

Ma allora accadde qualcosa che rese ogni lingua muta e ogni occhio attonito. Il funambolo aveva cominciato la sua opera: era uscito da una piccola porta e stava avanzando sul filo, che era teso fra due torri; sospeso lassù in alto, stava sopra il mercato e la folla. Quando giunse a metà del suo cammino, la piccola porta si aprì ancora, e un suo compagno verzicolore, simile ad un buffone, ne saltò fuori e a passi rapidi lo seguì: “Avanti, piedi dolci,” gridò la sua voce terribile “avanti, poltrone, contrabbandiere, viso pallido! Vorrei farti assaggiare il mio calcagno! Che cosa stai facendo qui fra le torri? Dentro la torre devi stare, ti dovrebbero mettere in gattabuia, tu che impedisci il passaggio a chi è migliore di te!”