Home Blog Pagina 485

L’ACROBATA di Sylvia Plath

25

sylvia_plath.gif

Acrobates da Parade di Erik Satie (1917)


Ogni notte quest’agile giovane donna
Riposa fra lenzuoli
A brandelli sottili come fiocchi di neve
Finché un sogno non ne solleva il corpo
Dal letto ad ardue sfide
D’acrobazie sul filo.

 

Tutta la notte in equilibrio
Con destrezza da gatta sulla perigliosa fune
In una sala gigantesca
Balla delicate danze
Allo schiocco di frusta ed al ruggito
Degli ordini del suo maestro.

 

Dorata, avanza precisa
Attraverso quell’aria greve.
Un passo e si ferma, sospesa
Al fulcro del suo gesto
Mentre grossi pesi le cadono attorno
Ed incominciano a volteggiare.

 

Addestrata a tal punto, la ragazza
Para l’affondo e la minaccia
Di qualunque oscillazione;
Con un improvviso slancio e una piroetta
Chiama l’applauso, la corda luccicante
Le affonda affilata in ogni coraggioso arto.

 

Poi, finito il difficile esercizio, fa un inchino
E serenamente si lancia giù
attraverso il pavimento di vetro
in salvo verso casa; ma, roteando occhi allenati
un domatore di tigri ed un pagliaccio sogghignante
si accovacciano, lanciandole palle nere.

 

Alti carri rotolano dentro
Con tuono di leoni; tutto s’adopera
Ed avanza sgraziato
Per intrappolare questa oltraggiosa leggera regina
E sbriciolare in atomi
Le sue nove vite cosi inafferrabili.

 

Ma lei s’accorge dello stratagemma
Di pesi neri, palle nere e carri neri
E con un’ultima abile finta salta
Attraverso il cerchio del suo rischioso sogno
Per balzar sù seduta del tutto desta
All’arrestarsi dello squillo della sveglia.

 

Ora come punizione per il suo talento
Di giorno è costretta a camminare temendo
I guanti d’acciaio del traffico, terrorizzata
Dalla paura che, per dispetto, tutta
L’elaborata impalcatura del cielo sopra la sua testa
Cada alla fine fragorosamente sulla sua fortuna.

 

AERIALIST

 

Each night this adroit young lady
Lies among sheets
Shredded fine as snowflakes
Until dream takes her body
From bed to strict tryouts
In tightrope acrobatics.

 

Nightly she balances
Cat-clever on perilous wire
In a gigantic hall,
Footing her delicate dances
To whipcrack and roar
Which speak her maestro’s will.

 

Gilded, coming correct
Across that sultry air.
She steps, halts, hung
In dead center of her act
As great weights drop all about her
And commence to swing.

 

Lessoned thus, the girl
Parries the lunge and menace
Of every pendulum;
By deft duck and twirl
She draws applause; bright harness
Bites keen into each brave limb.

 

Then, this tough stint done, she curtsies
And serenely plummets down
To traverse glass floor
And get safe home; but, turning with trained eyes,
Tiger-tamer and grinning clown
Squat, bowling black balls at her.

 

Tall trucks roll in
With a thunder like lions; all aims
And lumbering moves
To trap this outrageous nimble queen
And shatter to atoms
Her nine so slippery lives.

 

Sighting the stratagem
Of black weight, black ball, black truck,
With a last artful dodge she leaps
Through hoop of that hazardous dream
To sit up stark awake
As the loud alarmclock stops.

 

Now as penalty for her skill,
By day she must walk in dread
Steel gaunticts of traffic, terror-struck
Lest, out of spite, the whole
Elaborate scaffold of sky overhead
Fall racketing finale on her luck.

 

 

(traduzione di Orsola Puecher)

 

[AERIALIST – delicata e crudele – fa parte di un piccolo gruppo di poesie che Sylvia Plath (Boston, 27 ottobre 1932 – Londra, 11 febbraio 1963) scrive negli anni del college, fra il 1950 e il 1955, talvolta come compiti assegnati dal suo professore di Letteratura Inglese, Alfred Young Fisher]

 

,\\’

 

Musica da qui

Perché la mafia ha vinto

8

fal_bor1.jpg

di Giancarlo Caselli

Più di un secolo fa, nel suo saggio “Che cosa è la mafia” Gaetano Mosca scriveva: “È strano notare come coloro che discorrono e scrivono di mafia […] raramente abbiano un concetto preciso ed esatto della cosa, o delle cose, che colla mafia vogliono indicare». Un vecchio vizio, tutto italiano, che per fortuna contempla vistose ed importanti eccezioni. Tra queste – indubbiamente – le ricerche e gli studi di Nicola Tranfaglia, ormai patrimonio consolidato per tutti coloro che di mafia vogliano sapere qualcosa di più serio rispetto alle…fiction televisive di moda. L’ultima fatica di Nicola Tranfaglia (preziosa come le precedenti) si intitola “Perchè la mafia ha vinto”. In realtà si tratta di una storia della mafia che ci aiuta a capire meglio che cos’è la mafia oggi, nel terzo millennio, a quindici anni dalle tremende stragi palermitane del ’92.

I cantieri del romanzo – 1

6

di Giacomo Sartori

1. Il romanziere e le sue materie prime
Come moltissimi altri autori contemporanei di narrativa, anch’io per ogni testo che scrivo, e naturalmente a maggior ragione per i testi lunghi, per i romanzi, utilizzo molti materiali che mi servono per attingere delle idee e delle informazioni di vario tipo. Che mi servono quindi come ‘documentazione di base’, come ‘materia prima’. Dando a questo termine un senso lato: si va da testi teorici che poi si riflettono nelle tesi di fondo/assi centrali del testo, a scritti tecnici molto specialistici legati appunto a qualche dettaglio di minore importanza (testi sul linguaggio corporale per descrivere un determinato e non ricorrente gesto di un personaggio, testi sulle armi da fuoco per descrivere un fucile che appare nelle mani di un personaggio…).
L’insieme di questi materiali comprende a seconda dei casi testi di storia, di filosofia, di psicologia e di psicanalisi, di etologia, scientifici, tecnico-specialistici, iconografici, biografici e autobiografici… (Naturalmente tra i materiali di documentazione ci sono anche quelli che provengono da internet, che io stesso come molti altri scrittori utilizzo in modo sempre più massiccio. E qui, proprio per il carattere aleatorio della navigazione, la ricostruzione dei percorsi, dell’ordine temporale e della gerarchizzazione dei vari strati di informazione, delle quali parlerò nei paragrafi seguenti, si farebbe ancora più difficile).

Bici

10

di
Azra Nuhefendic
Editing:Patrizia Bevilacqua

mcmpsgade0105zansella.jpg immagine trovata qui

Il primo ad accorgersi dell’abbandono di una bici è il ragno. Tesse in fretta la tela sotto i due steli del manubrio. Poi capita che un ubriaco le si addossa di peso, deformandola, o che qualcuno, arrabbiato con se stesso e con il resto del mondo, si sfoga assestandole un colpo.
Ora la bicicletta è visibilmente storta. Passano alcuni giorni senza che nessuno ne se occupi. Ormai è evidente che è stata abbandonata. E con la pioggia fa la sua comparsa la ruggine, il sigillo dell’abbandono.

Black Hole

23

blackholeunico.jpg di Michele R. Serra

Charles Burns, BLACK HOLE, Coconino Press, pagg. 368, € 19,00

Sesso e sangue. La sinossi più breve che si possa fare del primo vero romanzo grafico di Charles Burns, autore statunitense di nascita ed europeo d’adozione, con un importante passato di militanza – parola piuttosto appropriata – all’interno del gruppo Valvoline.
Sesso e sangue sono argomenti che non passano mai di moda, dalla letteratura alle prime serate televisive, tant’è vero che molti li usano come scorciatoie per un facile successo. Per evitare fraintendimenti, diciamo subito che Burns è al riparo da qualsiasi insinuazione riguardo a eventuali calcoli commerciali: la sua opera è quanto di meno mainstream possa esserci, costruita per spiazzare, non certo per titillare gli istinti bassi del lettore. Per quello, meglio rivolgersi a BrunoVespa.

in c – Terry Riley

32

inc.bmp 

di Franz Krauspenhaar

non ho voglia di canzoni di rolling di beatles
di manie morte di note di cantanti di scorci ugole
e balzi di piedi pari, di cose strane ma secche
di piscio e di cervello strizzato, di note adunche
e false voci fesse, e belle voci a birignai buone la prima,
non ho voglia di beethoven, di sinatra, di battiato
di purcell di henze di cuxniverden, di ghelamy, di khu,
di berio e di aaron copland, di tampakx di keith richards
di elvis costello, di elizabeth fucking, di nessun dorma
e di veglie funebri e trauermarsch e code di paglia patetiche
e di foxtrot, e tanghi lupestri e lugubri shimmy for dummies,
e steppenwolf al ballo cronenberg, e danze macabre –
e non ho voglia di mazurke e di sham 69 e sex pistols

La stele

7

stele-di-rosetta.jpg

di Tommaso Ottonieri

Prima che la pioggia riprendesse a battere. Prima che, e nel silenzio dei pianeti, fossimo dispersi. Prima che fossimo dispersi: e nel tempestare di costellazioni, sullo specchio che lascia pattinarci, lo stridere di lama sul vetroghiaccio mugolante, prima che il manto si sollevasse a onda, a raggio, per rivoltarsi qui su noi, a interrare. Prima del ruggito delle madri, o che i fiori di cavolo spuntassero tutti insieme, digrignando i dentoni in un immenso plop, e ciondolasse la corolla, come eiettata dalla scatola a molla, proiettata su noi: qui su noi: noi, a cerchio sullo specchio, lo specchio della piana, noi pattinando, lama dietro lama, prima che la pioggia riprendesse sul duro del piano il tintinnìo crudo, a punta, dei minuscoli cristalli.

L’altra faccia di Israele (una lista di autori)

47

(Questa vuole essere una proposta di un dossier dedicato alla dissidenza intellettuale in Israele. Di esso fanno già parte alcuni pezzi postati su NI – qui e qui.)

Di Francesco Forlani, Lorenzo Galbiati, Daria Giacobini, Diego Ianiro, Andrea Inglese, Fabio Orecchini.

È passato più di un mese dalla proposta – pubblicata qui su Nazione Indiana – che intendeva essere un’alternativa sia al pieno sostegno della Fiera del libro di quest’anno sia al suo boicottaggio. Da allora non molto è cambiato se si eccettua l’escalation della violenza fuori e dentro gli incerti confini del Paese ospite della Fiera. Violenza che fa rumore e scuote solo quando raggiunge certi picchi ciclici di mostruosità, ma che lascia generalmente indifferenti nel suo costante – e del tutto asimmetrico – stillicidio quotidiano.

Violenza che giorno dopo giorno ha reso quella proposta anacronistica e, per certi versi, quasi offensiva, se non si finge di considerare il carico di morte e di lutto che un mese e più ha lasciato a un pugno di famiglie israeliane e a decine e decine di famiglie palestinesi, già provate dalla sistematica distruzione fisica e morale della loro esistenza.

Cinc ghei

15

5lire.jpg
dal voster Giuanin, teruncel de Milan

Sunt püssé vecc’ de cinc ann,
e g’ho ancammo’ cinc ghei in tasca,
incoeu Nasiun Indiana
(la mé gabia de matt preferida)
l’è püssé veccia anca lè de cinc ann.
L’è minga pocc, fioeu!
Foeura l’è primavera,
i mée amis indiani –
i giùin, i vecc’ –
inn tucc’ derent’al coeur
(gh’è nient de fàa,
mi sunt un sentimental).

Ex-Voto

20

chiodiemartello1.gif
falce.gif

…e ci si chiede allora: “perché i poveri votano a destra?”
anche qui
Nota di Jean Claude Michéa,all’ultimo libro di Thomas Franck

Censura legale

23

di Paolo Barnard 
Cari amici e amiche impegnati a dare una pennellata di decenza al nostro Paese, eccovi una forma di censura nell’informazione di cui non si parla mai. E’ la peggiore, poiché non proviene frontalmente dal Sistema, ma prende il giornalista alle spalle. Il risultato è che, avvolti dal silenzio e privi dell’appoggio dell’indignazione pubblica, non ci si può difendere. Questa censura sta di fatto paralizzando l’opera di denuncia dei misfatti sia italiani che internazionali da parte di tanti giornalisti ‘fuori dal coro’.

L’asciutto e la marea

12

waschimps.jpg

 

di Davide Morganti

Nella chiesa le vecchie avevano da poco terminato i vespri. Procolo era ancora seduto a sgranare il rosario, sentiva il mare ritrarsi dalla riva negli angoli bui della chiesa, dietro le statue, in un cupo rimbombo che pareva uscire dalla fiamma delle candele.

Variazioni Meridiano – 6: Lidia Riviello

2

”Fu uno shock
in età celeste avanzata, e non sapendo come fermarci
trovammo riparo anni dopo in un restauro
di legno con nessuna vista sul cielo.
Solo dal vetro e dalla resina ricavammo una consolazione,
poi ci consumammo con il dettaglio di stare dietro alle
montagne, avvento di una nuova strana confidenza,
un sesto termine della conoscenza,
vicina al declino del senso.
Si manifestò al neon una verità strillo d’anatra…”
Da “Neon 80”

Mia madre discorre sempre di nature morte

7

lalla
di Chiara Valerio

Nasce una specie di bellezza, fatta di negazione,
di ingenuità, di spavalderia.

Ero dunque sorda, arida, dura. Come potevo non essere appagata una volta per tutte, capire tutto di lui una volta per tutte? Dev’essere che non c’è mai una volta per tutte. Le parole tra noi leggere è un libro di simboli e pertanto è un’opera al nero. Si apre con una premessa di carne Comunque, io sono soltanto un antefatto e si chiude con una ripetizione, che è formula alchemica Cosa le interesserebbe fare?
Posso dire con esattezza di aver provato estraniamento. Come entrare in un museo delle cere e assistere a persone che mimano statue di cera. Ridondante estraniante e con un convincente senso di artificio. Non che io mi sia mai preoccupata di segnare confini netti tra reale e immaginario ma è vero che nella vita di ogni lettore irrompono libri che lampeggiano di avvertimenti.
Per esempio in Vicino al cuore selvaggio Clarice Lispector scrive Nessuno sa a quale abisso di amore possa giungere la tenerezza. E in A ritroso Des Eissentes confessa Dopo i fiori finti che imitavano i fiori veri volevo i fiori veri che imitassero quelli finti.

Zoria

1

pblake-untitled-97.jpg 

 di Esther Grotti

Zoria

Sua Signoria

permette?

Nascita

1

di Ingy Mubiayi

[Amori bicolori (a cura di Flavia Capitani e Emanuele Coen, Laterza 2008) è un libro di quattro racconti di scrittrici e scrittori immigrati, nati o cresciuti in Italia. Quattro storie che sono quattro intramature di mondi, intersezioni che sono come un varco su un tempo a venire, fatto di rapidi – e anche inevitabilmente traumatici – cambiamenti.

Dossier: Israele paese ospite della Fiera del libro di Torino

15

530523domenicacorrmole.jpg

Il post, cui seguiranno altri nei giorni a venire, nasce dalla felice collaborazione partita da qui tra redattori di NI ed alcuni commentatori intervenuti a proposito dell’appello al boicottaggio della Fiera del Libro di Torino.

Polemica sulla presenza d’Israele al Salon du Livre di Parigi : intervista in esclusiva con Benny Ziffer.[01/03/08]

a cura di Frédéric Martel, traduzione di Francesco Forlani

Scrittore, giornalista, blogger, Benny Ziffer è redattore capo del supplemento letterario del più importante quotidiano israelita, Haaretz. E’ promotore dell’appello al boicottaggio degli scrittori israeliani al Salon du Livre di Parigi che apre le porte venerdì prossimo (scorso, ndt.)
In esclusiva per Nonfiction.fr, ci spiega
:

nonfiction.fr: Come si definirebbe ? Scrittore, redattore capo del più autorevole supplemento letterario israeliano quello di Haaretz, blogger, commentatore della vita dei libri? Allora qual è il suo mestiere?

Su “Capitoli della commedia”, di Martino Baldi

5

capitoli.bmp 

di Franz Krauspenhaar

Non poeta nero, non poeta della sperimentazione linguistica, il pistoiese Martino Baldi, nato nel 1970, fine saggista, ha da tempo scelto di usare la parola e il “mezzo” poetico per raccontare la contemporaneità, per svellere tonnellate di terra coprente dai cimiteri dei vivi della nostra società semiaddormentata.

Made in China

27

132315118_8f828885ee1.jpg22.jpg132315118_8f828885ee.jpg16.jpg

Stamattina mi sono svegliata e ho capito che se dovessi eliminare le merci cinesi da casa mia, rimarrei quasi senza mutande……

Tortura di Stato

84

(Dal sito di “Repubblica”)

Le violenze impunite del lager Bolzaneto

di GIUSEPPE D’AVANZO
C’ERA anche un carabiniere “buono”, quel giorno. Molti “prigionieri” lo ricordano. “Giovanissimo”. Più o meno ventenne, forse “di leva”. Altri l’hanno in mente con qualche anno in più. In tre giorni di “sospensione dei diritti umani”, ci sono stati dunque al più due uomini compassionevoli a Bolzaneto, tra decine e decine di poliziotti, carabinieri, guardie di custodia, poliziotti carcerari, generali, ufficiali, vicequestori, medici e infermieri dell’amministrazione penitenziaria. Appena poteva, il carabiniere “buono” diceva ai “prigionieri” di abbassare le braccia, di levare la faccia dal muro, di sedersi. Distribuiva la bottiglia dell’acqua, se ne aveva una a disposizione. Il ristoro durava qualche minuto. Il primo ufficiale di passaggio sgridava con durezza il carabiniere tontolone e di buon cuore, e la tortura dei prigionieri riprendeva.

I morti

36

fine-del-picnic-krauser.bmp

di Nadia Agustoni

Ricordo case come querce e i campetti di calcio, un paese nudo con il tempo disteso e la luce a sera presa di foschie. C’era un freddo più intero a ottobre, più compatto nel mutarsi dei colori e il cielo era di alta nuvolaglia e di dura tramontana. I muretti gelavano al primo trimestre scolastico e selvatica la pioggia, neanche cadeva, veniva avanti a giornate, sembrava sciolta sulla terra e brucava l’aria. In disparte, appena certa di noi, c’era la muraglia degli stabilimenti, un crollo sui nostri crolli.