
di Silvio Mignano
13 ottobre 2007
Sono tornato a Copacabana.
La prima cosa che ho fatto è stato girare come niente fosse tra le bancarelle dei fiori e delle statue della Vergine, guardando di sottecchi oltre la cortina di oggetti e colori. No, la lettrice di Proust non c’era. Ho sperato che fosse a scuola, ma no, era sabato. Ho sperato che stesse a casa a riposarsi dopo aver passato con successo l’esame, o forse lo stava ancora preparando. Certo, le scuole finiscono tra un paio di mesi, deve essere immersa nei libri, ripetendo affannata le lezioni, immaginando le domande che le faranno come abbiamo fatto tutti prima di lei, decennio dopo decennio, a ogni latitudine. Chissà i suoi insegnanti come avranno accolto la sua scelta di Proust come esempio di innovatore dell’umanità. Perché non Isacco Newton, Galileo Galilei o Alessandro Volta, avranno pensato.




