Ritorno a Belgrado
di
Azra Nuhefendic
Pareva un punto nero nel gran bianco di neve che copre l’altipiano ad ovest di Sarajevo, sulla strada verso Belgrado. Avvicinandosi diventava grande. Oh Dio, è un cane! Morto! Mi scappa ad alta voce.
Una cagna. È stata investita tre giorni fa, spiega l’autista con voce impassibile. Un altro cane, un pastore tedesco, seduto vicino al corpo immobile, fa la guardia. A distanza di pochi metri un cucciolo camminava su e giù, confuso.
Altri passeggeri dell’autobus, zitti dall’inizio del viaggio, mi lanciano uno sguardo breve, senza curiosità. Un cane morto non fa impressione alla gente che è sopravvissuta alla guerra in Bosnia.




