di Tiziana de Novellis
Come medico, ho sentito la necessità di dare un piccolo contributo al dibattito sui temi di bioetica, nel tentativo di chiarirne alcuni degli aspetti tecnici, oltre che sociali e umani. Questo scritto, a causa della complessità delle tematiche affrontate, non pretende né di esaurirne gli aspetti scientifici né di dare risposte univoche o risolutrici. TdN
“Solo il fanatismo, che come sempre nasce da un’intenzione apparentemente buona, può far credere che i medici di Napoli non siano persone perbene ma stregoni sadici, allegri assassini di nascituri. Il signor giudice, mandando la polizia in sala operatoria, ha trasformato un luogo di lenimento della sofferenza in un quadro di Bosch. E alla fine invece di mostrare il presunto orrore della professione medica, ha mostrato tutta l’asfissia di un’altra professione, della sua professione.” Francesco Merlo, “La crudeltà dell’ideologia”, la Repubblica, 13 febbraio 2008.
Riconsiderando alcune delle recenti vicende politiche del nostro paese, a cominciare dall’abbandono del dibattito parlamentare sulla normativa che avrebbe dovuto regolare le unioni di fatto, il rifiuto delle cure, la procreazione assistita fino alla recente messa in discussione della legge che regola l’aborto volontario e terapeutico, è evidente che l’ingerenza pressoché quotidiana delle gerarchie ecclesiastiche nella vita politica dello Stato risulta essere più efficace del dibattito politico stesso. Ciò che è in gioco, oggi, è la sopravvivenza del confronto democratico intorno a quei temi cosiddetti “eticamente sensibili”, a cui si contrappongono alcune “idee” sempre più radicate come “articoli di fede”.











