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La Shoah della cultura italiana: un bue sulla lingua

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a cura di Tina Nastasi e Antonio Sparzani
Risiera di San Sabba: simbolica Pietà costituita da tre profilati metallici a segno della spirale di fumo che usciva dal camino

[“Avrei molte altre cose da dirle, ma ci vorrebbero forse dei volumi e d’altra parte non saprei come esprimerle sentendo di avere un peso sulla testa o, come nella tragedia antica, un bue sulla lingua …” da una lettera di Hélène Metzger a George Sarton del 12 agosto 1942]

Oggi è la giornata della memoria di uno dei fatti più gravi cui gli europei hanno assistito nel Novecento, alcuni da atroci protagonisti attivi, altri da vittime, altri da spettatori più o meno impotenti: la persecuzione e lo sterminio di massa degli appartenenti al popolo ebraico (senza dimenticare che sorte simile ebbero altre non meno sfortunate categorie, comunisti, omosessuali, disabili, zingari, e via elencando). Data la mia (as) pluridecennale appartenenza al mondo universitario scientifico e la mia (tn) esperienza nel mondo della scuola, il modo, molto parziale ma non privo d’interesse, che vi proponiamo per mantenere la consapevolezza di quello che accadde e per ri-capirne le conseguenze nell’oggi, è ripercorrere brevemente le vicende italiane che riguardarono scuola e università e in particolare il mondo della matematica italiana – analogo discorso varrebbe del resto per la fisica (basti pensare a Enrico Fermi), la chimica, ecc. Vicende le cui conseguenze furono e anzi sono di lungo periodo, sia sotto il profilo della pesante perdita di formazione di alto livello (vedi gli interessanti e deprimenti documenti scaricabili qui) sia sotto quello della perdita di autonomia intellettuale da parte di chi è sottoposto all’Autorità.
Visto che non dobbiamo inventare nulla di nuovo, vi proponiamo qui alcune pagine [pp. 230-43] di un puntuale e documentato libro sull’argomento: Angelo Guerraggio e Pietro Nastasi,
Matematica in camicia nera – Il regime e gli scienziati, Bruno Mondatori 2005. Ci siamo limitati a qualche minimo intervento, e abbiamo lasciato la numerazione delle note come nell’originale. Segnaliamo poi specialmente il volume menzionato nella nota [13]. Ringraziamo molto gli autori che hanno dato il loro consenso a questa messa in rete. tn e as
Le leggi antisemite del 1938

Gli ebrei italiani del Regno di Piemonte e Sardegna avevano conquistato i diritti civili e politici nel 1848.

Genesi di uno scrittore

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di Emanuele Giordano

La genesi di un atto di espressione è un processo di estrazione, uno spremere fuori. Niente viene estratto se non da una materia originariamente grezza. L’uomo di norma dà figure nuove a cose che ha sottomano. Allora fare un’opera è il far breccia di uomo verso se stesso. E’ esatto ciò che ci dice il Sohar: il libro è infisso, in fondo a una caverna, in una fessura nella roccia. E ci si è infissi anche noi. Si entra ora nel purgatoriale mare di fuoco, fretum febris avanti l’alba, nel tempo onirico prima del carnevale. Non c’è possibilità senza almeno all’inizio uno sprofondamento. Nondimeno nella misura in cui si ha il coraggio pavido di proseguire, i movimenti di sprofondamento e sotterramento fanno posto a movimenti laterali di slittamento, perché uno scrittore lavora con le parole e fa di queste degli eventi che sono come cristalli, diventano e crescono soltanto per i bordi, sui bordi. La lingua, quella vera, divenuta vera e fatta vera, contrariamente alla musica, sta – e oscilla e trema contemporaneamente. Sta in bilico.

Nicola Ponzio alla galleria milanese di Ermanno Tedeschi

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NICOLA PONZIO

A Milano dal 5 febbraio al 3 marzo 2008
Via Santa Marta 15 (entrata da Via San Maurilio)
Inaugurazione: martedì 5 febbraio 2008 dalle ore 18.30

Le opere di Nicola Ponzio presentate nella Galleria milanese di Ermanno Tedeschi sono oggetti geometricamente definiti, rigorosi, ottenuti operando per sottrazione.

Juke-box: Zum zum zum

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E tutto era partito da qui effeffe

Zum zum zum
(A.Amurri – B.Canfora)

Sarà capitato anche a voi
di avere una musica in testa
sentire una specie di orchestra
suonare suonare suonare suonare
zum zum zum zum zum zum
zum zum zum.

La canzone che mi passa per la testa
non so bene cosa sia
dove e quando l’ho sentita
di sicuro so soltanto che fa
zum zum zum zum zum zum
zum zum zum zum zum zum
zum zum zum zum zum zum
zum zum zum.

Apocrifi

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di Pablo Clemente Neruda

(Fonti: qui e qui)

Lentamente muore

chi diventa schiavo dell’abitudine,

ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,

Lampo di genio: Pasquale Panella

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Ho mentito che t’amavo
Capiscimi
avrei voluto versarmi
sul tuo viso, sul tuo petto
come crema umana
invece la mia voce parlava
Avrei voluto tu fossi
fango, una melma
nella quale affondare
soffocando
Invece, restando in superficie,
ci dicevamo a parole l’amore
come due vacanzieri nuotando
(nell’acqua le bracciate
sono come all’asciutto
gli abbracci: ci fanno
galleggiare…Anche le gambe
tu a delfino io a rana,
e nella stessa acqua)

La vita degli altri

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di Franz Krauspenhaar

Jose Ovejero è nato a Madrid e vive a Bruxelles. Uno scrittore ormai esperto (è nato nel 1958) che ha molto viaggiato, che ha preferito nutrirsi di culture diverse. Di professione giornalista e interprete, Ovejero ha vissuto a lungo in Germania, un paese che fa della tradizione il basamento indispensabile proprio di quei cambiamenti che sono diventati suo marchio di fabbrica onnicomprensivo. Mente aperta alle differenze, lo scrittore spagnolo ha viaggiato in tutto il mondo; quello del viaggio è carburante importantissimo per chi ha deciso di muovere i suoi passi nel mondo della letteratura narrando storie.

Paesaggio italiano

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di Anna Setari

Come stracci, non come “coriandoli”,
stiamo già (basta leggere il giornale)
svolazzando, eminente cardinale,
noi di questo paese che soltanto
se umiliato e a pezzi, sfilacciato,
vi conforta al sorriso.

Chinatown, Londra: tra mito e realtà

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di Nicola Montagna

(Questo articolo e il successivo che verrà pubblicato settimana prossima rientrano in un sottoinsieme del più ampio Dossier “Razzismi quotidiani”. Il sottoinsieme che chiamerò “Migrazioni possibili” raccoglie esperienze e ricerche in corso sul tema delle migrazioni. Vi troverete descritti i processi in atto sia dal lato dei partenti sia dal lato degli accoglienti inserendo il processo migratorio in un’analisi dei fenomeni sociali di contesto.
In particolare sarà dato spazio alle politiche di risposta alle migrazioni e alle analisi di supporto alle politiche di accoglienza. Vogliamo dar voce alle risposte strutturate alle migrazioni che vadano oltre le misure d’emergenza,  focalizzare i grandi errori o la gestione dei conflitti degli interessi economico sociali che si creano tra migranti e comunità locali.
Quindi “Migrazioni possibili” presenta casi, notizie su come si muovono le istituzioni di fronte alla questione sociale, che ingloba la migrazione, ma non si esaurisce in questa. MLV)

Più che come una metropoli Londra si presenta come una cosmopolis. Luogo di transito o di permanenza per immigrati, rifugiati e richiedenti asilo, minoranze etniche, migranti temporanei tra cui studenti, turisti, giovani avventurieri, professionisti e lavoratori altamente qualificati, nuovi e vecchi ricchi che la eleggono a loro domicilio fiscale, Londra è una città visceralmente cosmopolita. Nemmeno la segregazione spaziale, l’esistenza di comunità perimetrate, o la presenza di conflitti, discriminazioni di genere e di etnia impediscono alla capitale inglese di essere una città dove il cosmopolitanismo ha assunto uno stato di relativa normalizzazione.
Chinatown è un elemento potente nella rappresentazione di Londra come città cosmopolita.

Il premio Baghetta

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[ricevo e volentieri pubblico questa segnalazione. G.B.]

“Baghetta” o “bagolina” è il bastone da passeggio usato per sorreggersi. Questi bastoni erano fatti con il legno del “bagolaro” (come del resto manici delle fruste, ruote per i carri, dacch’è un buon legno da tornio). Il nome deriva dal latino “bacula” (= piccola bacca), che é il frutto nerastro dell’albero dal quale si ricava una tintura e delle quali le lucertole sono ghiotte.
Ma negli anni abbiamo sentito proprio di tutto, e sull’origine del nome “baghetta” sono nate tantissime leggende. Alcune interpretazioni piú o meno fantasiose sostengono che il nome derivi da “Baga” (ciancia, chiacchiera), “bagolo” (licenza, spasso, svago), “bagolar” (spassarsela, godere, oziare, frullare).

L’umano e l’animale in “Il pianeta irritabile” di Paolo Volponi

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di Andrea Inglese

Comincerò il mio intervento con una citazione di un brano di Italo Calvino. Quanto dice Calvino, non riguarda direttamente Volponi, ma sintetizza una condizione generale, in cui sono venuti a trovarsi certi scrittori e intellettuali italiani all’altezza degli anni Settanta. Scrive Calvino:

Gli anni Settanta ci hanno abituato a una visione della società come fallimento d’ogni progetto politico, caduta di ogni maschera di rispettabilità, improvvisazione economica, sgretolamento sociale, violenza sub-ideologizzata, riserve di vitalità elementare e spinte suicide. A questa assuefazione all’ambiente, la risposta d’una letteratura che non sia mimetica, a rimorchio dell’esistere, non si vede ancora quale potrà essere. Tutto avviene per i giornali e sui giornali: nasce in Italia un nuovo giornalismo degli scrittori e anche il nostro Autore vi partecipa (negli anni tra il 1975 e il 1978 anche in prima pagina, sul “Corriere della Sera”) senza alcuna soddisfazione particolare, perché il linguaggio della volontà di morte invade tutto e assorbe anche il linguaggio di ciò che resta della volontà di ragione, ormai costretto a ripetere le recriminazioni e le prediche di ogni fattaccio. (…) Vedere la società umana in una prospettiva antropologica che situa la cronaca che ci tocca vivere in scala con le grandi fasi plurimillenarie del passato e del futuro; vedere la letteratura nei suoi nessi con le funzioni elementari della strumentazione simbolica delle culture umane, questo è il quadro in cui sono si sono andate situando negli anni Settanta le riflessioni dell’autore.(1)

 

I cattivi maestri: Toni Negri per Luciano Ferrari Bravo

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Apologia del cattivo maestro
di
Toni Negri

1. Chi è un cattivo maestro? Riusciremo mai a dare una definizione, meglio, a risolvere il conflitto che costituisce il concetto stesso di «cattivo» «maestro»? Mi pongo questi problemi dal punto di vista della filosofia, che non è quello del diritto. Il conflitto tra la facoltà filosofica e quella giuridica può essere infatti estremo. Lo chiarisce bene Friedrich Nietzsche (Frammenti 1886-1887, in Colli-Montinari, Genealogia della morale, ed. it., p. 202):

«La questione se l’umanità abbia una tendenza al bene è preparata dalla questione se esiste un avvenimento che non si possa spiegare in nessun altro modo che con quella disposizione morale. Tale è la Rivoluzione».

Kant: «Un simile fenomeno della storia umana non si dimentica più, perché ha rivelato l’esistenza nella natura umana di una disposizione e di una facoltà verso il bene, quale nessun politico aveva finora escogitato in base al corso delle cose» (Conflitto della facoltà filosofica con quella giuridica, Sez. II, parr. 5/7)».

L’esempio è chiaro: il filosofo è per la rivoluzione, il giurista lo condanna, il filosofo ritrova il bene nella storia, il giurista definisce cattivo il filosofo.

Il Giardiniere

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di Andrea Villani

…La Mercedes SRL Unlimited possiede tutto il fascino della velocità, delle linee dinamiche e della perfezione sia tecnica che estetica. Figlia della leggendaria “Ala di Gabbiano” sintetizza in modo splendido il carattere di una supersportiva con tutto il comfort di una Gran Turismo…
Il dottor Gastone Perlini, direttore commerciale della filiale italiana della United States Corporation, filava sulla A1 come se fosse stata sua. Sotto il suo culo iniziava quello della Mercedes SRL Unlimited. Un’auto per pochi. Un gioiello assoluto. Gastone Perlini si era laureato alla Bocconi, come da copione.

Anteprima Sud n°10: la Cosa

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E’ uscito il numero 10 di Sud. E’ possibile consultare l’archivio qui.
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LA FIGA
Petr Král
traduzione di Massimo Rizzante

a John et Jitka Bok
Malgrado la sua volgarità apparente, non esiste un’espressione mi-
gliore; contrariamente a “sesso”, troppo clinico, o a “pelliccia”, trop-
po lusinghiero, “figa” indica con fermezza intrigante la cosa in sé –
compreso il suo osso nascosto, entrando allo stesso tempo in comu-
nione con la sua sostanza: l’inattesa tensione che introduce nel mon-
do.

CLITORIDE
Fernando Arrabal
traduzione di Massimo Rizzante

Finestra del mare per la tempesta e le sue onde.
Sole di mandorla per il dardo e le sue trombe.
Luna crepuscolare per l’oscenità e le sue voglie.
Carne indecente per il desiderio e i suoi turbamenti.
Concubina pubica per il maschio e le sue sofferenze.

Paesaggi di un’anima

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di Franz Krauspenhaar

Quando un libro è importante? Soprattutto, direi, quando è necessario. E Frau, di Francesca Tini Brunozzi, Torino Poesia, pagg.107 euro 10, è un libro necessario. In un mercato editoriale “facile”, ovvero ricettivo a qualunque idea di qualunque teddy boy dalla penna dribblomane, è bene sostenere libri – in prosa e poesia, poco importa – davvero sentiti, molto ruminati, molto covati, molto scritti, in definitiva.

L’arte cinese del tè: incontro a Roma

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23 gennaio, ore 18.00 – Museo del Corso, via del Corso 320 Roma (come arrivare)

Marco Ceresa e Livio Zanini: L’ARTE CINESE DEL TÈ

Incontro con conferenza, dimostrazione e degustazione nell’ambito della mostra Capolavori dalla Città Proibita. Alla corte di Qianlong Ingresso gratuito, fino ad esaurimento dei posti disponibili

Associazione Italiana Cultura del Tè – Via Luigi Rizzo 1 – 36100 Vicenza
www.aictea.it

Vittime collaterali

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di Tiziana de Novellis

[Questo testo è stato scritto a ridosso delle numerose delibere ‘anti-immigrati’ emanate da comuni del Nord Italia, culminate con quella milanese volta ad escludere i figli di immigrati clandestini dagli asili comunali. L’informazione mediatica procede a ondate. I rifiuti campani hanno sommerso la cosiddetta “emergenza sicurezza” e sono stati a loro volta sommersi da altre “emergenze”. Non per questo, nel frattempo, la condizione degli immigrati in Italia è migliorata…]

“Mi dispiace che ci separiamo così. Per il funerale non c’è problema, ho già lasciato i soldi all’uomo della legna. Cara sorella, resta a scuola. Cara mamma, abbi cura di te perché il mondo è brutto. Tutti, per piacere, abbiate cura del cucciolo. Razvan”

Dedicato a Razvan Sulicuc, impiccatosi a 11 anni nella sua baracca di Cariesti, un mese dopo la partenza della madre per l’Italia alla ricerca di lavoro. (da “la Repubblica”, 12/11/2007)

Finestrella viola

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di Simona Baldanzi

Ho scritto questo racconto nella primavera del 1996, quando avevo diciannove anni. Test, gravidanza e aborto per me erano una finestra dove guardare per trovarci me, ma anche l’immagine della società che ha o vuole avere di me. 

Viola.

Viola.

Cazzo, è davvero viola!

Mi tocco il naso: sì, gli occhiali ci sono, ci vedo, è, viola. È viola, è viola, è viola. Penso. È viola.

Un quiz editoriale

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Christian Raimo ha pubblicato questo quiz editoriale sul primoamore. Grande, e qualcosa rivela sullo “stato dell’arte”. La soluzione – l’ho indovinata semplicemente scorrendo, appare d’incanto – via dunque, senza aiuti di alcun tipo, sennò son buoni tutti, su, un po’ di sana e ludica competizione… Provatevi, se vi piace, e rendicontate qui sotto.

La missione

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di Giovanni Agnoloni

John Goldman non era un uomo dalle grandi qualità. Qualcuno diceva che la sua migliore era la puntualità, ma lui quasi si detestava per questo. Avrebbe preferito di gran lunga essere una persona disordinata, ma possedere una vena artistica.

Chi gira intorno a cosa

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di Antonio Sparzani

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Le recenti vicende centrate attorno alla mancata visita del Papa all’Università La Sapienza di Roma hanno toccato anche questioni scientifiche centrate sulla figura di Galileo e sulla sua decennale vertenza con il Santo Uffizio dell’epoca. E hanno anche riguardato la posizione del noto epistemologo contemporaneo Paul Karl Feyerabend, da non molto scomparso, accreditandogli un po’ frettolosamente una posizione di incondizionato appoggio alla famosa condanna di Galileo.

Non intendo offrire qui alcuna valutazione complessiva sulla vicenda, che se mai ho già detto in altri luoghi, ma non riesco a trattenermi dal cercare di dire qualcosa che contribuisca a chiarire dal punto di vista della fisica queste problematiche, che non sono certo esauribili negli slogan purtroppo più diffusi, tipo “la chiesa oscurantista voleva fermare il progresso della scienza”, oppure “è ormai risaputo che è la Terra che gira intorno al Sole e non viceversa”. Purtroppo, per ragioni storiche che non sono qui in grado di indagare e di mostrare, si è affermata nell’immaginario collettivo dei non addetti ai lavori, ma talvolta anche nel loro, una formulazione facile e sbrigativa della questione che appunto viene riassunta nei due slogan ora citati.