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Poesia semplice (si fa per dire)

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di
Francesco Forlani

Si fa per dire semplice e si dice
che non esiste legge e non si scrive
con un ritocco, un lume a ricucire il drappo

baci di lingua e croci, un’arte del distacco
e di saliva e miele, come un varco
strappo che non diventa breccia- si risponde.

Ma dimmi chi – e per cosa – vuole che sia felice
il tutto a condizione che vi sia infelice, parte
offesa, come il consorte e la sposa traditi?

La leggerezza al cor tutto perdona
di luci ed ombre ragionare anche tenersi il capo
a condizione che quel tutto sia di vita amore

Jazz on the Coast: Randy Weston

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di Lisa Sammarco

Chi dice che le notti sono tutte uguali
non appartiene a questo mondo.

È un mistero, ti dici questa sera. Sì, come tu, senza distinguere una nota da un’altra, alla prima che invade l’aria senti qualcosa dentro che si dilata e si gonfia, e spinge fino a riempire col tuo corpo i vuoti della roccia che hai di fronte, e ne senti la pressione che si oppone e capisci che devi abbandonarti, cedere e accogliere ogni più piccola eco che la roccia ti rimanda.

The ad generator

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obey
(clic sull’immagine)

Picchiarsi è un po’ partire

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di Christian Raimo

Marco organizzava risse tra i ragazzini di borgata. La telecamera in mano aveva un potere di catalisi. I romani in vacanza, la città svuotata tranne che tra i condomìni giallini e ocra che costituiscono la striscia abitativa attorno al Raccordo Anulare. Scendevamo dagli autobus e allunavamo in una piazzetta qualsiasi. Le comitive della domenica, davanti a un muretto o a un bar. Piazza Gaslini a Rebibbia, oppure davanti al supermercato Sir a San Basilio, oppure il pratone in discesa dietro Corviale, oppure un cortile nella parte interna del Tufello, dopo via delle Isole Curzolane, dove alla fine eravamo di casa. Marco si trasformava in una persona calorosa, fraterna. Si avvicinava a ‘sti pischelli sparsi con l’aria di un turista smarritosi. Un giovane tizio straniero – aveva un viso pieno d’estate, latinoamericano – che ha sbagliato fermata dell’autobus e invece di arrivare all’ingresso di Castel S. Angelo si ritrova alla scala N di un palazzo Iacp. Chiedeva informazioni. Che cos’è qui? Che ci fate voi qui? Marziano, gentile. E poi sfruttava la lusinga della telecamera. Inventava di essere un regista in erba, uno che fa documentari.
“‘N che?”.
“Uno che filma la realtà”.
“Ah. Ma che c’hai da firmà?”.

Juke-Box cileno / Violeta Parra

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La carta [la lettera]
(1960-1963)

Violeta Parra

Me mandaron una carta
por el correo temprano,
en esa carta me dicen
que cayó preso mi hermano,
y sin làstima, con grillos,
por la calle lo arrastraron, sí.

La carta dice el motivo
de haber prendido a Roberto
haber apoyado el paro
que ya se había resuelto.
Si acaso esto es un motivo
presa voy también, sargento, si.

Fotopost / La dolce vita

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Una bella famiglia italiana “tipo” nel 1965. Vacanze estive. Con (da qualche parte) le pinne il fucile e gli occhiali. Abbronzatissimi. Un esaustivo ritratto di “dolce vita”?

Juke-box / Sbandati

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Lunedì 6, al Museo della Resistenza di Fosdinovo, entro il “festival” Fino al cuore della rivolta presenterò questa mia canzone nuova durante il concerto degli Yo Yo Mundi, che mi hanno fatto l’onore di arrangiarla e suonarla. In attesa di una nuova banda che suoni il mio mucchio di canzoni nuove… (per chi è interessato, il blog con gli aggiornamenti è qui).

Lascio le annotazioni musicali, perchè si capisca che un testo di una canzone non è la stessa cosa di una poesia, ché non può prescindere – forse prima ancora che da melodia e armonia – dal respiro, dal timbro, dal tono, dalla grana della voce, dallo stesso movimento del corpo – e, idem est, dell’anima.

m.r.

Sim                      Mim                    Sim Mim
Fuochi sulla montagna e sotto il mare
Un canto s’innalza E’ ora d’andare
Lasciarsi alle spalle tutto il male
Con un inno nuovo da imbracciare

Il comandamento delle mani

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di Simone Consorti

Io dovevo usare le mani mentre lui mi dava istruzioni. La regola era quella. Se facevamo in qualsiasi altro modo non andava bene, e non dovevano esistere cose diverse, perché un prete di quasi 40 anni con una ragazza di 18 non potevano farsi coccole o scambiarsi promesse né niente.

Sono passati sei anni, ormai. Nemmeno alla psicanalista gliel’ ho detto, nei particolari. Le ho raccontato una storia simile, e confondibile, in modo che comunque mi capisse. Al posto del prete ho inventato un professore di religione, e invece della pineta di Ostia la mia storia l’ ho collocata alle dune di Capocotta. Ho anche dovuto trasformare la faccenda della confessione in quella di una interrogazione. La psicanalista, quando gliel’ ho propinata, mi guardava strana; forse pensava che, al posto del professore, intendevo mio padre o qualcosa del genere.

In ricordo di Anna Maria

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di Francesca Serafini

Io, l’estate, la odio. Succede da quando sono bambina. Crescendo, ho provato a dare un senso più alto alla mia insofferenza. Ho pensato di attribuirne le ragioni al fatto che l’estate esaspera le differenze sociali; segrega i più indifesi nel loro deserto di solitudine e, col caldo che dà alla testa, qualche volta uccide. Ma lo so che non è così; o, almeno, so che non è solo il senso di colpa nei confronti di chi è meno fortunato a mettermi a disagio. L’inverno non è del resto più indulgente con chi vive sotto i ponti, e davanti a una fetta di cocomero o a un presepe, la desolazione è la stessa, ad arrivare soli agli appuntamenti rituali della collettività. Infatti, tutto questo c’entra fino a un certo punto. Se la odio, l’estate, è perché un agosto di tanti anni fa, per me, finiva l’infanzia.

Juke Box fate l’amore non fate la guerra / L’emozione non ha voce

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di Mogol 

Io non so parlar d’amore
l’emozione non ha voce
E mi manca un po’ il respiro
se ci sei c’è troppa luce

I padri se ne vanno (Hommage à Isou)

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Qu’est-ce que le lettrisme ?
Fondé en 1945 par Isidore Isou, le lettrisme s’est imposé dans un moment de l’histoire universelle comme le seul mouvement révolutionnaire après le dadaïsme et le surréalisme. Ami de Tristan Tzara, père spirituel de Guy Debord, Isidore Isou proclame la destruction de la poésie à mot au profit d’une esthétique basée sur la lettre et le signe.

Au-delà de la poésie, le lettrisme développe une œuvre protéiforme et souvent méconnue, visant, grâce au concept de création généralisée, à transformer l’ensemble des branches du savoir : de la théorie de l’art au bouleversement de la société et de la vie.

Le lettrisme ne cesse pas, encore aujourd’hui, de faire débat même quand sonne l’heure de sa réévaluation historique. D’ailleurs le monde contemporain paraît de plus de plus donner raison aux prophéties lettristes soit pour les réaliser soit pour les combattre.

http://www.lelettrisme.com/pages/01_accueil.php

La stanza delle grida

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di Marco Mantello

1. Introdussero negli anni venti
un pannello divisore
per fermare i più violenti.
Potenziarono, poi, l’isolamento

imbottendo di polistirolo
dal soffitto al pavimento.
Nel millenovecentottantasei
le pareti di una lega trasparente

e gli spalti collegavano l’utente
al microfono dei coriféi.
Novantuno: il qui presente
consumò la prima sfida
nella stanza delle grida.

Juke Box contro la guerra/ E se ci diranno

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di Luigi Tenco 

E se ci diranno
che per rifare il mondo
c’è un mucchio di gente
da mandare a fondo
noi che abbiamo troppe volte visto ammazzare
per poi sentire dire che era un errore
noi risponderemo noi risponderemo
no no no no

Bacheca di agosto 2007

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Art. inedito Manifesto Comunista Dandy

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di
Francesco Forlani
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foto di Pier Fantin

Art. 33 Il bambino comunista dandy

Al piccolo Marcello che con un sogno fece vincere il Ghepardo nella corsa contro il Vento.
effeffe

Il bambino comunista dandy non scassa la minchia ovvero pur essendo un bambino vivace, sa quando è il momento di smetterla, cosa che tanti adulti non sanno o fingono di non sapere, il che è lo stesso. Il bambino comunista dandy a differenza degli altri non Martellerà il suo entourage domestico di perché (E perché il PCI ha cambiato nome? Perché abbiamo perso la guerra di Spagna? Perché gli aerei volano basso e i treni non volano?) ma lo Falcerà di come (Com’ è possibile! Ma come!) e dunque possiamo dire che la sua indole è più esclamativa che interrogativa. Altra caratteristica del BCD è che quando gli si dice “quando sarai grande” lui si tocca le palle (piccole ma operative).

Anteprima Sud 9/ Alain Daniélou

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Tagore and Gandhi
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Le trascrizioni di Alain Daniélou dei poemi cantati di Rabindranath Tagore realizzate durante l’interpretazione del poeta, Shantiniketan, 1939.

L’IMPROVVISAZIONE
di
Alain Daniélou
traduzione
di Martina Mazzacurati

La difficoltà dei musicisti occidentali contemporanei nel definire e comprendere la parola ‘improvvisazione’ è sintomatica di una certa evoluzione del concetto musicale.
In realtà l’improvvisazione è solo una facilità oratoria nello sviluppo di un’idea, se si intende la musica come un linguaggio che esprima pensieri e sentimenti, nelle regole di un determinato codice con una sua precisa grammatica.
Di conseguenza, l’improvvisazione dovrebbe essere tanto naturale quanto la parola, lasciando al musicista il compito di elaborare l’idea musicale in un linguaggio di maggiore o minore eleganza, sottilità di espressione o forza di convinzione, in proporzione alla qualità della sua formazione e al talento personale.

Le mie guerre

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di Franz Krauspenhaar

Up patriots to arms, Engagez-Vous
la musica contemporanea, mi butta giù.

La foto in braghe corte 

Punto gli occhi su una foto di papà con alcuni commilitoni. Non so dove sia stata scattata. Papà ha i pantaloni corti, il sorriso smagliante del diciassettenne in pace col mondo. Eppure quella foto doveva essergli stata fatta  poco prima dell’arruolamento, da qualche parte, in Germania. Nessuna ombra di preoccupazione sul suo volto. E come lui sorridono tutti, questa sparuta pattuglia di ragazzi tedeschi: dove saranno finiti? Volti senza nome; nomi, forse, ormai senza volto.

Juke-Box: Ron / Lucio Dalla

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immagine tratta da www.keljeu.com

Il gigante e la bambina (1971)
di
Lucio Dalla e Paola Pallottino

Il gigante e la bambina
sotto il sole contro il vento
in un giorno senza tempo
camminavano tra i sassi

Il gigante è un giardiniere
la bambina è come un fiore
che gli stringe forte il cuore
con le tenere radici

Rosso, di Uwe Timm

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di Linnio Accorroni

Giunto all’ultima pagina ho ricominciato daccapo, senza interruzione, come se non fosse ancora finito. Non riuscivo ad abbandonare quella prosa e quelle storie. Non potevo congedarmi da quel libro come si fa solitamente, ammonticchiandolo distrattamente sulla pila insieme con gli altri. Ricomincio quindi da quell’ incipit straniante ed inesplicabile che, a lettura ultimata, invece di chiarirsi, era diventato ancora più fosco ed enigmatico:

Sto sospeso in aria: Da quassù godo di una bella vista, riesco a vedere tutto l’incrocio, la strada, i marciapiedi. Sono disteso giù, in terra. Il traffico è bloccato. Quasi tutti gli automobilisti sono scesi dalle macchine. Si sono riuniti dei curiosi, alcuni mi circondano,  qualcuno mi sorregge la testa con molta delicatezza, una donna, è inginocchiata davanti a me […] Sento voci che chiamano un’ambulanza, curiosi che domandano cosa fosse successo, uno dice: ha attraversato la strada con il rosso. Un altro dice: l’automobilista ha provato a scansarlo. L’automobilista se ne sta seduto sul bordo del marciapiede, si tiene la testa tra le mani, trema, trema in tutto il corpo, mentre io sono lì disteso, calmo, niente dolori, strano, i pensieri vagano all’impazzata e una voce interiore esprime con chiarezza tutto quello che sento. È una buona cosa, questa, perché parlare fa proprio parte del mio lavoro. La mia borsa si trova a tre o quattro metri da me, in terra, e naturalmente si è aperta, una vecchia borsa di cuoio. Il pacchettino con l’esplosivo è schizzato fuori, anche i foglietti, le schede, le pagine con gli appunti, nessuno li degna di uno sguardo e svolazzano sulla carreggiata. E io penso, speriamo che siano attenti. E vorrei anche dire: attenzione, quello è esplosivo.

La convincente complessità di Marina Valcarenghi

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di Christian Raimo

I proiettili al presidente della Cei Bagnasco, perché non si è parlato più di quella storia? Al vescovo arrivano tre proiettili, e una lettera con scritto Monsignore, lei deve morire: se non con queste che le mando, lo farò di persona. Si parla di ennesima recrudescenza sotterranea di anticlericalismo. Poi, per qualche giorno, si sospetta che l’autrice sia Nadia Desdemona Lioce, la brigatista: nella sua cella di massima sicurezza a L’Aquila si trovano dei pezzetti di carta da cui si potrebbe ricostruire una specie di brutta copia della lettera minatoria. Passano settimane e il 9 giugno viene fuori la verità: c’è un ex-carabiniere che si voleva vendicare di una prostituta con cui aveva avuto una relazione. Lei l’aveva lasciato e lui, al tempo ancora in servizio, l’aveva continuata a perseguitare, richiedendole prestazioni sessuali in cambio di minori controlli e pattugliamenti. Lei aveva deciso di denunciarlo (si chiama concussione sessuale). Lui era andato a casa e aveva scritto una lettera imitando una grafia strampalata, sperando che le accuse ricadessero sul nuovo compagno di lei, un immigrato albanese.

19 Luglio 1992 : Una strage di stato

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lettera aperta di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo

Per anni, dopo l’estate del 1992 sono stato in tante scuole d’Italia a parlare del sogno di Paolo e Giovanni, a parlare di speranza, di volontà di lottare, di quell’alba che vedevo vicina grazie alla rinascita della coscienza civile dopo il loro sacrificio, dopo la lunga notte di stragi senza colpevoli e della interminabile serie di assassini di magistrati, poliziotti e giornalisti indegna di un paese cosiddetto civile.

Poi quell’alba si è rivelata solo un miraggio, la coscienza civile che purtroppo in Italia deve sempre essere svegliata da tragedie come quella di Capaci o di Via D’Amelio, si è di nuovo assopita sotto il peso dell’ indifferenza e quella che sembrava essere la volontà di riscatto dello Stato nella lotta alla mafia si è di nuovo spenta, sepolta dalla volontà di normalizzazione e compromesso e contro i giudici, almeno contro quelli onesti e ancora vivi, è iniziata un altro tipo di lotta, non più con il tritolo ma con armi più subdole, come la delegittimazione della stessa funzione del magistrato, e di quelli morti si è cercato da ogni parte di appropriarsene mistificandone il messaggio.