di Slavoj Žižek
Nei film di Hollywood l’ampio sfondo storico è solo un pretesto per il “vero argomento”; cioè il viaggio iniziatico del personaggio o della coppia protagonista. In Reds la rivoluzione d’ottobre fa da sfondo ai due innamorati che si riconciliano in un appassionato rapporto sessuale; in Deep impact l’onda gigantesca che sommerge l’intera costa orientale degli Stati Uniti è solo la scenografia della riunificazione incestuosa tra padre e figlia; nella Guerra dei mondi l’invasione degli alieni è lo scenario in cui Tom Cruise riafferma il suo ruolo paterno. Ne I figli degli uomini di Alfonso Cuarón, invece, lo sfondo è l’elemento principale.
Gli ultimi uomini
The beat goes on. Abbiamo solo cambiato il ritmo
by csoa cox18, archivio primo moroni, libreria calusca e olinda
FESTIVAL AUTOGESTITO 15/16/17 GIUGNO 2007
Ex Paolo Pini via Ippocrate 45 Milano
L’ idea di un festival aperto a tutte le espressioni della creatività (teatro, cinema, poesia, editoria) frutto di percorsi di autogestione, antagonismo, cooperazione, è connessa al progetto di riattivare i fili interrotti che a partire dalla beat generation, dalla woodstock nation, dagli yippies, dal maggio ’68 hanno caratterizzato quei movimenti e quelle controculture, che si sono proiettate anche nei decenni successivi, quelli del punk, dell”hip-hop, dei rave autogestiti, dei traveller, dei free-festival, del ’77 o del periodo della “pantera”, dei centri sociali, del movimento di Seattle. fino ad arrivare ai nostri giorni, caratterizzati dalla guerra preventiva e permanente.
Concept-album per persecutori
di Ade Zeno
Diciannove narratori italiani, alcuni affermati altri esordienti, intrecciati in un unico orizzonte: quello dei desideri e delle rivalità umane.
L’antologia segna il ritorno alla narrativa della casa editrice Transeuropa, sigla editoriale già capofila del genere letterario con le raccolte Under 25 curate da Pier Vittorio Tondelli.
Tutele a metà. L’infanzia tra abuso e mercato.
di Stefano Savella
Che i pedofili siano mostri (meglio: “orchi”), che si appostino fuori dalle scuole, che vadano in giro in impermeabile a caccia delle loro prede, come in M il mostro di Dusseldorf, sono le rappresentazioni più immediate dell’immaginario collettivo dinanzi alla parola “pedofilo”. I fatti di cronaca (denunce, arresti, atti inequivocabilmente compiuti) che acquistano maggiore valore, cioè che vengono riportati da tutti i telegiornali nazionali nei titoli di apertura, riguardanti la pedofilia, sono però essenzialmente di due tipi: una “retata” su commercio e scambio di materiale pedopornografico su internet che vede coinvolti spesso centinaia di persone di varie regioni italiane; una serie di arresti, spesso circoscritta a poche persone, di particolare rilevanza, come nel caso di insegnanti e personale scolastico o sacerdoti (con tre casi eclatanti negli ultimi anni, a Torre Annunziata, Brescia e, recentemente, Rignano Flaminio), a prescindere dalle successive sentenze di innocenza o colpevolezza emesse dalla magistratura.
A Gamba Tesa /In fondo, a destra…
Come alcuni di voi sanno, la mia traduzione dell’articolo di Céline su Rabelais, era stata pubblicata senza che mi fosse chiesto alcunché, su Libero. A seguito di alcune mie considerazioni sullo scippo mi arrivava la mail del redattore responsabile che, in buonissima fede, mi raccontava la genesi del gesto e la difficoltà a rintracciarmi. Poichè questo accadeva in contemporanea alla discussione aperta da Andrea Inglese sul gesto di Berlusconi – io la penso come Giuliano Mesa quando, qualche giorno fa, mi diceva che Leopardi avrebbe rifiutato quel denaro– avevo chiesto al redattore , Francesco Borgonovo di intervenire.
Lui come promesso mi ha mandato una sua riflessione per Nazione Indiana. Lo ringrazio ribadendo quanto ci siamo scritti nel nostro scambio mail, ovvero che per la mia traduzione non avrei richiesto alcun compenso. Che è un modo come un altro, il mio sicuramente, per essere libero, ma libero veramente.
effeffe
ps
Francesco è mio ospite. Questa è un’occasione di confronto e sicuramente anche di scontro, ma senza colpi sotto la cintura. Mi sono solo permesso alcune velate correzioni e di promettere a breve una replica.
Posizioni
di
Francesco Borgonovo, redazione cultura di Libero
Nei giorni scorsi Francesco Forlani mi ha invitato a prendere posizione sul dibattito riguardante la gestione della cultura nei giornali di destra e di sinistra, scoppiato su Nazione Indiana dopo che Libero, il quotidiano per cui scrivo, ha sostenuto l’appello di Franco D’Intino – docente alla Sapienza di Roma – per la traduzione dello Zibaldone di Leopardi in Inglese.
Seth, Golden Gate, sei!
6.1
Com’è bello quel ritrovarsi accanto
al risveglio l’amato, la luce lenta
filtra dalle finestre, come un manto
fascia i capelli di Liz. John rammenta
quando lei la notte scorsa li sciolse
e lui tra le dita li avvolse.
Ma adesso lei sta dormendo, respira
con cadenza regolare, la spira
dei suoi pensieri non rincorre quelli
di John, i suoi sogni seguono il cuore
solitario di un paesaggio interiore,
ma l’onda lucente dei capelli
sparsi sul cuscino, porta la mente
di lui, ancora, alla notte fuggente.
Milano non mi ama
di Franz Krauspenhaar
Esco di schiena. Mentre papà lo penso penso anche a te, ferita. Vagavi qui ed era già estate, al glicine perso, perduto, sverso. In Milano la città terribile, tra fuochi d’asfalto, prensile. Finivi alla fermata, aspettavi, salivi. Ora è passato un anno e sono qui a giocare col tormento – non esserti e però esserti in qualche modo di più.
Il commercio
« Non ne posso più. Datemi il mio resto. »
Non li guardavo in faccia. Non mi guardavano in faccia. Per un lungo istante nessuno aveva una faccia.
La storia durava ormai da diversi anni. Era iniziata in modo confuso e rapido, come quando nell’agguato le ombre immobili si staccano dai muri e si fanno veloci ed ostili. Ma non c’era stato nessun vero agguato. Io mi ero mosso per primo. Nessun agguato. Anzi, si erano inizialmente spaventati, rompendo il loro cerchio, ognuno concentrato di colpo sulla possibile via di fuga, poi speranzosi mi si assieparono intorno, da bravi cialtroni. E cominciarono a prendere tempo. Anch’io d’altra parte presi il tempo: il loro. Era un gioco d’astuzia: prendersi tempo a vicenda, magari calcolando che a qualcuno non sarebbe, ad un certo punto, più bastato. Ma chi di loro poteva avere l’audacia, per compiere un tale calcolo? Non erano zotici, e in fondo neppure cialtroni. Questo no. Ma erano abbastanza pericolosi. E mai mi guardavano in faccia. Ed io neppure, per dispetto. E in quella penombra di torsi, di mani e braccia agitate, di piedi strisciati nella polvere, avanzavamo e indietreggiavamo, come un’onda.
Venezuela: chi manovra l'”opposizione studentesca democratica”? Ovvero, un autosputtanamento che rimarrà storico

[Le riviste online non sono isole, ma luoghi di passaggio, e magari di affratellamento. Perciò riproduco questo scritto pubblicato da Valerio Evangelisti su Carmilla, parte essenziale di un discorso che si snoda “in rete”: conviene tornare ad approfondire una questione a mio parere decisiva, impostata, su NI, da un recente post di Francesco Forlani. m.r.]
di Valerio Evangelisti
Ricapitoliamo i fatti, già esposti in dettaglio qui e qui. Il 31 maggio scade la concessione dello Stato venezuelano al canale televisivo RCTV. Il governo del Venezuela decide di non rinnovarla, e di cedere le frequenze a una nuova tv non commerciale (“di strada” o “di quartiere”, la definiremmo in Italia).
Immediatamente, i corifei del neoliberalismo iniziano a starnazzare come galline. Si accusa il governo venezuelano, e in particolare il suo presidente Hugo Chávez, di avere chiuso un canale televisivo vicino all’opposizione, per motivi solo politici. Sarebbe la conferma che in Venezuela regna una dittatura.
Certo che i motivi erano politici. Nel corso del tentato colpo di Stato del 2002 RCTV aveva apertamente appoggiato i golpisti, ospitato nei propri studi loro riunioni, mandato propri tecnici a chiudere il canale 8, allora l’unica fonte di comunicazione televisiva in mano al governo.
Gentilissimo Vittorio Sgarbi

di Gianni Biondillo
Gentilissimo Vittorio Sgarbi,
le parlo non come scrittore ma come cittadino, come un milanese che scrive all’assessore alla Cultura della sua città. Quello che siamo, in fondo.
Certe volte avere ragione, certe volte poter dire “lo sapevo, ve l’avevo detto io”, certe volte fregiarsi di una lungimiranza da Cassandra di quart’ordine è cosa davvero poco piacevole. Avrei preferito avere torto. Avrei preferito essere smentito.
Juke Box : finalmente LIBERO!
All’amica che tra qualche ora potrà riabbracciare il suo papà.
effeffe
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CANTA CANTA
di
Francesco de Gregori
Adesso finalmente è fuori,
libero come una bandiera al vento,
agli amici di un tempo,
manderà certamente una cartolina,
magari da Pisa, Torino, Milano.
Adesso, può vendere e comprare,
farsi una donna se vuole,
anche affittare una stanza
con vista sul mare,
nessuno lo può condannare,
per quel poco di voglia rimasta di fare l’amore.
Come un cane nella pioggia,
quest’uomo se ne va.
Voglia di piangere è poco,
davanti a tutta questa libertà.
Da: Album feriale
di Maria Pia Quintavalla
Dalla torretta.
Dalla torretta, svelta sotto il cappotto/ e i documenti (falsi? veri?)/ e lei non vista, che guardava. L’uscita l’aveva occhieggiata negli anni, /le gambe vezzeggiate e denudate,/come un amante.
Berlusconi paga Leopardi
(Pubblico questo pezzo già apparso su “il primo amore” il 5/06/07. La faccenda di cui Antonio Moresco parla ha suscitato anche in me una serie di riflessioni, che in alcuni punti non concordano con quelle da lui esposte. Ad esempio, non posso impedirmi di pensare neppure un istante che il principe dà con una mano quello che con l’altra ha abbondantemente preso, così come accade a tutti i plurimiliardari filantropi e agli stati ricchi che aiutano con doni i paesi che hanno in precedenza impoverito. Ma davvero non ha senso fermarsi qui. Moresco ci presenta un paradosso reale e innegabile, che risuona in modo particolarmente familiare per chi vive in Francia in questo momento. La destra, pur restando più che mai se stessa, riesce a scippare alla sinistra iniziative, temi, a volte prestigio culturale. Su questo vale davvero la pena di riflettere spregiudicatamente. A. I.)
di Antonio Moresco
Abbiamo appena letto sul quotidiano Libero che Silvio Berlusconi coprirà per intero la cifra necessaria a tradurre la parte restante dello Zibaldone in lingua inglese (100.000 euro).
Visto che questa battaglia è partita dal Primo amore non possiamo che essere contenti di questa rapida conclusione.
Per quanto mi riguarda, non ho nessuna difficoltà a ringraziare sinceramente Silvio Berlusconi per questo gesto, senza che ciò sposti di un millimetro la mia opinione generale su di lui.
Le voci la città
Fiesole – Basilica di Sant’Alessandro 7-10 giugno 2007
– meeting delle scritture e dei giovani scrittori
(laboratori di scrittura/poetry slam/reading/tavola rotonda)
LE VOCI LA CITTÀ
La scrittura per ripensare spazi e accessi
Il Comune di Fiesole, nell’ambito del progetto “GiovaniLibri” promosso da Anci, Ministero delle Politiche Giovanili e Ministero per i Beni e le Attività Culturali, organizza per il prossimo mese di giugno un meeting dedicato alla scrittura e ai giovani scrittori.
Volkspark, Neukölln (con lo spettro di Vollmann e i cani)
di Marco Mago Mantello
Se il suo footing la domenica mattina
le fa un petto piú solido e rosso
nonostante il colore del cielo
quando piove diventa aspirina
Se quel naso non ti lascia respirare
e la bocca ti mutila e scava
senza filo spinato né fosso
Se pensavi di chiuderla a chiave
e scordartela per quattro settimane
dentro un piccolo e stonato carillon
di sicuro la tua donna è jugoslava
o si chiama Marina Manón.
Da « Amnesia del movimento delle nuvole »
Libero mercato
Che altro
nella notte dei lunghi coltelli
se non un privato gioco di rime
per rimuovere l’immagine ostinata:
occhi polmoni arti riciclati al dettaglio.
Il resto in straboccanti discariche.
*
Fado, “cantare il proprio destino”
LIBRERIA ARCHIVI DEL ‘900
Milano, Via Montevideo 9
tel. 02 89 42 30 50
e-mail: libreria@archivi900.com
web: www.archivi900.com
Mercoledì 6 Giugno ore 18:30
Ottavo appuntamento del Ciclo di Incontri “VOCI DAL MONDO”
Fado, “cantare il proprio destino”
Con Anna Lamberti-Bocconi e Francesco Marcheselli
Furlen vs Josè Muñoz
E’ una vecchia intervista di cui parlavo con Andrea Barbieri ieri alla presentazione della rivista Il Primo Amore. Alla redazione di questa bellissima iniziativa faccio tutti i miei auguri. Al Barbieri dedico questo dialogo pubblicato per Zona Editrice circa un secolo fa , con la speranza che la smetta di essere un persecutore per dedicarsi di più a quel che ama. E se glielo chiedo è perché tanto lo so che non mi ascolterà. effeffe
“Brindate, o femmine di malaffare…”
Dialogo di Francesco Forlani con Josè Muñoz
Incontro Josè Muñoz in un caffè: “L’atmosphére”, hautlieu della cultura underground parigina, ad uno sputo dal canal st. Martin. Di lui è appena uscito ed è stato accolto con entusiasmo, il bellissimo Carnet argentin “Buenos Aires” presso l’editore Alain Beaulet. Un’opera
di intensa potenza espressiva, leggera ed allo stesso tempo grave come passi di tango, arcaica e straordinariamente moderna, con un impiego del colore, per un autore del bianco e nero, assolutamente inedito, bref… un’opera d’arte…
Lo sguazzo dell’ardire e dell’osare
di Gianluca Veltri
Dopo l‘estate, quando l’autunno è giovane e ancora soleggiato, non tanto rassodato e ingrigito, l’appuntamento era fisso: se era un anno pari, dal 1986 al 1994, usciva un disco di Lucio Battisti, con parole di Pasquale Panella. Fu un’epopea recente della nostra musica leggera, in principio sottovalutata, poi vissuta con culto carbonaro. Solo post-mortem esplosa tardivamente e riconosciuta in tutto il suo valore. Perché fu una tribù, quella battistian-panelliana.
Roth e Dylan e l’elogio del cattivo carattere
di Nicola Lagioia
“Non sono venuto al mondo per renderle la vita facile”, ha dichiarato Philip Roth poco prima dell’uscita di Everyman a un giornalista che gli faceva notare come la conversazione appena conclusa non fosse stata un’esperienza rilassante. “E’ un grande scrittore, ma forse era meglio non incontrarlo…”, questo invece è il coro sollevatosi lo scorso aprile alla Columbia University in occasione del conferimento a Roth del Grinzane Master Award, dopo che l’autore di Pastorale americana aveva trattato la maggior parte dei presenti alla stregua di fastidiosi soprammobili parlanti limitando il discorso commemorativo per Primo Levi a qualche stralcio di una sua conversazione con lo scrittore torinese pubblicata da anni.
Pasquale Panella vs Enzo Carella
CANZONI E CANZONI
di
Pasquale Panella
C’è felicità, e c’è tutta la musica,
c’è la felicità che non sarebbe il caso, che non sarebbe ora,
che non sarebbe aria, ma c’è,
c’è quella felicità di una pezza, la canzone, che uno la tira
in un verso, l’altro nell’altro
e la pezza si strappa come un sorriso strappato, non facciamola
lunga, non facciamola troppo pesante,
c’è già tutta la musica, e la musica è gli anni, tutti gli anni
suonati per anni nelle canzoni, ci sono
gli anni del pianoforte, gli anni delle tastiere, dei fiati che danno
l’anima in un soffio, delle fisarmoniche
che girano il mondo, gli anni delle chitarre, delle chitarre
sole e delle chitarre che s’aprono come
ventagli armonici, gli anni dei timpani sinfonici e gli anni
dei batteristi ossessionati dal tempo degli anni,
dei bassisti pensosi, che con le dita sembra che corrompano
le note come biglie del lotto dentro un cappello,
dei violoncellisti che con la punta dell’archetto tentano la gonna
della concertista suonatrice di triangolo…


