di Flavia Ganzenua
Vado a trovare mio padre una volta alla settimana, di domenica, come tutti. Solo che io lavoro a casa e non ho famiglia. Potrei passare più spesso. E’ che questo posto è sigillato ermeticamente. E’ strizzato, compresso, consuma poca aria, scade lentamente.
Ho tutto il tempo del mondo, penso ogni volta che finisce l’orario di vista.
Ci vengo volentieri, qui si sta bene. E’ un ex-convento di clausura arroccato alla collina che domina la città. Sembra distante, ma è un’illusione ottica. Cunicoli sotterranei arrivano fino in centro, alcuni sono stati usati come magazzini, rifugi durante la guerra. Uno di questi passa proprio sotto il mio appartamento. E’ cieco, strozzato, una lastra di acciaio e un sistema di chiuse lo rendono inaccessibile. E’ un moncherino ormai, però mi fa sentire in qualche modo meno colpevole. Immagino che conduca proprio nella stanza di mio padre, è un po’ come dormire nella stessa camera da letto.

di Sergio Garufi

di Marco Rovelli
immagine di Altan in http://www.focus-magazine.info/vignetta78.htm