di Giorgio Vasta

Il 25 dicembre del 1956, Robert Walser esce dall’istituto per malattie nervose di Herisau, dove vive dal 1929 trascorrendo parte del tempo a piegare sacchetti di carta, dormendo in una camerata da dieci letti. Va a fare una passeggiata. Fa spesso passeggiate, gli piace. Esce alle 12,30, ritorna dopo un’ora. Ritorna sempre puntualissimo. Durante il periodo trascorso in istituto, ventisette anni, Robert Walser non si rivela particolarmente socievole. Ha le sue abitudini, un suo modo preciso di organizzare il tempo e di contarlo. Lo stesso fa con lo spazio fisico, quello intorno a lui. Lo organizza, lo conta, lo studia, se ne assume la responsabilità. Se qualcuno gli si avvicina troppo, Walser, perentorio, esclama: “Gönt Sie wäg!”, Se ne vada!

di Sergio Garufi

Questo scrittore ha una sua voce, si dice. E lo si dice appropriatamente, a mio parere. Nel canto, decisiva è l’intenzione. Ovvero, il come la voce è portata. Il come della voce: un come che fa meraviglia. Un non-so-che che fa la differenza.
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