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Erano alcune settimane che avevo voglia di dire anzi urlare:no. Da più parti mi arrivano segni – sintomi?- addirittura libri, di Restaurazione. Scrittori , peraltro stimati, partecipano all’ambaradan dello scandalo gridato sui giornali e provocato dalla rimessa in libertà dopo trent’anni di galera – e mi chiedo quante settimane, giorni, ore, minuti facciano trent’anni – di ex terroristi. Ho sempre lottato per l’amnistia, e ho partecipato a manifestazioni, incontri, firmato appelli, quello per Cesare Battisti o Paolo Persichetti, per Toni Negri o Scalzone (Oreste).
E non si hanno nemmeno prove concrete del loro pentimento– essi scrivono. La parola pentito mi addolora, quando non è uno stato interiore, un sussurro o un grido, da sè a sè, e diventa invece la prova fondante della buona coscienza, magari da dire in conferenza stampa, davanti a un giudice o a Porta a Porta…
Il pentimento non fa parte dello stato di diritto. Come diceva un filosofo, non Marx, la legge morale dentro di me…
Per questo Natale ho un solo sogno: Amnistia, e un cielo stellato, fuori, di tutti. Vittime e carnefici.
Francesco Forlani
Cattive memorie
di Giorgio Agamben
La classe politica italiana rifiutando l’ipotesi dell’amnistia per i reati degli anni di piombo si condanna al risentimento: ciò che dovrebbe essere oggetto di indagine storica viene trattato come un problema politico di oggi.

di Sergio Garufi

Questo scrittore ha una sua voce, si dice. E lo si dice appropriatamente, a mio parere. Nel canto, decisiva è l’intenzione. Ovvero, il come la voce è portata. Il come della voce: un come che fa meraviglia. Un non-so-che che fa la differenza.
di
