di Christian Raimo
Dice: la letteratura della precarietà. Dice anche: il cinema, il teatro, l’arte che si occupano della precarietà. Si torna a parlare di lavoro, dice. Un bel numero di libri, di iniziative culturali, di spettacoli, di film che parlano di cosa sta diventando il lavoro oggi, della condizione sofferente, sempre più pervasiva, sempre meno provvisoria, di una generazione che si definisce, senza troppa fatica, precaria.
Si potrebbe dire che forse è sempre stato così. È sempre andata così nel mondo di chi pensava che i rapporti di produzione influenzassero, determinassero gran parte se non tutto il resto delle forme di vita. Da Marx in poi pare, questo, un dato acquisito. Finanche nella Costituzione per dire, e proprio in cima. Gli scrittori, gli intellettuali, gli artisti hanno sempre parlato, si sono sempre interrogati sul rapporto tra il lavoro e la vita. Che cosa c’è di diverso oggi?




