Home Blog Pagina 540

Le mani sui ragazzi di Locri

13

di Riccardo Orioles, tratto dalla Catena di Sanlibero n. 347.

Tanti anni fa il Giornale di Sicilia – politicamente vicino ai cugini Salvo – ebbe la buona idea di pubblicare i nomi e i cognomi di tutti gli esponenti del Coordinamento Antimafia di Palermo, corredati dai rispettivi indirizzi di casa e da ogni altra utile indicazione. Aggiungendo che in realtà questi quattro fanatici – di cui vedi elenco nominativo – non rappresentavano nessuno e che il movimento antimafia in realtà non esisteva.

Adesso, il presidente del consiglio regionale calabrese, che si chiama Giuseppe Bova e che purtroppo è diessino (torneremo su questo particolare) sostiene che il movimento dei ragazzi di Locri, “Ammazzateci tutti”, in realtà non esiste ed è composto solo da quattro estremisti fanatici che non contano niente. E ne dà, ovviamente, i nomi: il primo è Aldo Pecora, che è un ragazzo di vent’anni e ha avuto il grave torto di fare alcune domande pubbliche sulla personale correttezza di alcuni politici calabresi.

La possibilità di un’isola

47

houellebecq.jpg di Sergio Garufi

L’impressionante battage pubblicitario che precedette l’uscita de La possibilità di un’isola, l’ultimo attesissimo romanzo di Michel Houellebecq, se da un lato contribuì in modo considerevole a favorirne la diffusione presso il grosso pubblico, dall’altro indispettì diversi critici letterari, costretti a confrontarsi meno con un libro che con un fenomeno mediatico e di costume. La tentazione di rimandarne la lettura a polemiche sopite, o addirittura di liquidarlo preventivamente con la celebre battuta di Scheiwiller (“non l’ho letto e non mi piace”) sulla base delle sole anticipazioni giornalistiche, sedusse molti lettori di professione. Si sarebbe però fatto un torto non tanto all’opera quanto all’autore, uno dei pochi ancora in grado di confutare la snobistica equazione secondo la quale consenso uguale a disvalore.

Padre di guerra (poemetto con innesto)

20

di Franz Krauspenhaar

(con l’innesto di Cancellare le tracce di Thomas Brasch – trad.dal tedesco di Gio Batta Bucciol)

Si pialla nella trincea
il suo sorriso triste
combattente, sorriso
d’ombra scolpita
nella buca;
si scaglia la mano stanca
e senza perché spara
a nord, dove poiane – planano
e lontano sfondano – i tiger
le sentinelle accendono sigarette
le ambulanze scaricano cadaveri
la guerra si spande, come melma
che s’aggroviglia nella steppa incendiata;

Anteprima Sud n°8 / Giancarlo Alfano

5

beckettkeaton.gif

A solo per ciabatte. Per Beckett nei suoi 100 anni
di
Giancarlo Alfano

«La violenza delle domande e dei dubbi si è fatta via via, per lui, più amara e radicale […] Ma a tanta violenza si contrappone, nella resa espressiva una rarefazione luminosa, un battito secco e veloce che sembrano il contrario del buio, il contrario dell’angoscia. C’è, in questo paradosso apparente, qualcosa di stupendamente senile. Come se, con la lungimirante impazienza dei grandi artisti da vecchi […] avesse capito e deciso che non c’è più tempo, né per lui né per noi, da dedicare ai convenevoli e ai fronzoli». Sono, queste, le parole con cui Giovanni Raboni salutava l’uscita del Conte di Kevenhüller di Giorgio Caproni; era il 1986, il poeta livornese, nato nel 1912, aveva settantaquattro anni.

L’impronunciabile parola « avanguardia » (2)

43

immagine-046.jpg Di Andrea Inglese

(La prima puntata è qui)

Le tecniche
“Ma che mondo e mondo !” sibilava al telefono “che vai cercando? Le avanguardie incarnano tutto quanto di artisticamente rilevante si è fatto nel Novecento, e gli altri al traino, come affannati succhiaruote, obsoleti già prima di scrivere un rigo! È di questo che dobbiamo parlare: la rottura della rappresentazione, la breccia, la faglia, il buco, ma dentro nel foglio! E la sintassi: disgregata, dissolta, i frammenti, il caos, ma tutto nei procedimenti, nelle tecniche… Le avanguardie hanno rappresentato il laboratorio delle tecniche più avanzate di comunicazione, tutti ne siamo eredi, e debitori.” Poi utilizzando una vecchia tecnica dadaista, tambureggiò sui tasti, frantumando la mia replica sotto una pioggia di beep e riattaccò.

No Reply, No Party!

36

 noreplynoparty.jpg

Domenica 17 DICEMBRE dalle ore 17:30
AL GOGANGA
In via Cadolini 39 (Milano) 

Nuovo cinema paraculo / L’infinita infanzia

41

di Christian Raimo

Asserisce uno speciale su MTV che Sofia Coppola è la più grande regista giovane del mondo. Può sembrare esagerato, ma tutto sommato è un’affermazione abbastanza convincente. Se consideriamo, come spesso ci accade, il termine “mondo” come sinonimo di quel luogo ridisegnato dalle fondamenta dall’immaginario americano (leggi hollywoodiano), Sofia Coppola è sì la più grande regista vivente. Perché forse è oggi la regista che più di chiunque altro è riuscita con i suoi tre film a trasferire sullo schermo – in maniera assolutamente coerente e capillare, didattica quasi – l’autorappresentazione che il famigerato Impero americano ha di se stesso.

L’uomo dei topi

15

96302266_f108730e75_m.jpg

 di Antonella Pizzo

Io l’ho sempre detto che ci doveva essere qualcosa di strano, che so, un mostro, una creatura extraterrestre, qualcosa o qualcuno che la notte, o quando noi non c’eravamo, usciva e si mangiava ragni e scarafaggi, non era possibile che in tanti anni io non ne avessi mai trovati.  Poi si sono sentiti i rumori.

Lettera sulla dittatura

32

di Franco Arminio

Viviamo in una società totalitaria. L’affermazione, dolorosamente vera, suona falsa perché non si vede chi sia il dittatore e si pensa che la dittatura per essere tale debba somigliare a quelle del passato. La dittatura presente, che potremmo anche semplicemente chiamare la dittatura del presente, è come un suono assordante per chi ha i sensi capaci di percepirla.
Viviamo scontenti. Nessuno ci ha dato l’olio di ricino, nessuno ci ha vietato alcunché, eppure siamo qui prostrati da un’altra giornata vissuta sotto la tirannia di un tempo che uccide chiunque voglia confutarlo nel profondo. La pena più grande che ti dà questo tempo deriva dal fatto che sei sotto una lastra di piombo e sei lì a tentare di non farti schiacciare. Non vedi altre mani alzate vicino alle tue, protese nello stesso sforzo. In altre epoche era più facile soffrire o lottare tutti insieme. I problemi degli individui non si spiegavano in termini esclusivamente terapeutici (sei stressato, sei depresso, ecc..) ma in termini storici e sociali.

Decalogo dell’inerzia

25

di Antonio Sparzani

1. Quando ti svegli la mattina, mica vorrai saltar fuori dalle coperte appena aperti gli occhi, senza utilizzare quei famosi cinque (si fa per dire) minutini a pensare ai sogni, a quel che hai fatto ieri, a quel che ti piacerebbe fare oggi e a studiare la maniera migliore per sottrarti alle più spiacevoli spiacevolezze.

2. Quando leggi un libro, mica salterai le descrizioni, le apparenti lungaggini, starai invece attento al colore del fazzoletto del protagonista, alle strade, ai passanti casuali, alla sfumatura del cielo. Non potremmo fare a meno di brani come questo:”Per un buon pezzo, la costa sale con un pendìo lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l’ossatura de’ due monti, e il lavoro dell’acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de’ torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna. Mica leggerai Guerra e pace solo per sapere di Natascia e del principe Andrea, senza badare alla straordinaria filosofia della storia di Tolstoi.

3. Quando visiti una città, non andrai certo solo a vedere il Museo principale o il Duomo illustre. Ti aggirerai pigramente nelle stradette intorno, ti siederai nei bar con i vecchietti del posto, ascolterai e assaporerai. A Ferrara andrai in via Capo delle Volte e starai lì un po’.

Due interviste a Philippe Forest

1

di Linnio Accorroni

forestphilippe1.jpg

Pauline
Ho avuto il privilegio di intervistare per ‘Stilos’ due volte, nel giro di poco più di un anno, Philippe Forest, autore di due fra i più intensi e sconvolgenti (mi piacerebbe che questa parola, a dispetto dell’abuso, conservasse in questo caso almeno un po’ della sua forza semantica originale) romanzi degli ultimi anni: Tutti i bambini tranne uno e Per tutta la  notte, entrambi pubblicati da Alet. Ho pensato di riunire in un unico ‘pezzo’ le due interviste, stante anche la indiscutibile contiguità delle due opere.

Pinochet: ingiurie (10.12.2006)

31

allende.jpg

di Henri Deluy

traduzione di Andrea Raos

I

Una faccia
Di topo
In bocca,
Rode.

Come leggere il Vangelo e rimanere vivi – 1

40

sjff_01_img0518.jpgdi Fabrizio Centofanti

Disse Gesù ai suoi discepoli: “In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, e la luna non darà più il suo splendore, e gli astri si metteranno a cadere dal cielo, e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.

Le ragioni dello scrivere: Pamuk e Bufalino

16

orhan.jpgbufalino.jpg

Due anni prima di morire mio padre mi consegnò un valigetta piena di suoi scritti, manoscritti e taccuini. Assumendo la sua solita espressione ironica e scherzosa mi disse che voleva che li leggessi dopo che se n’era andato, intendendo con ciò dopo la sua morte. «Dai un’occhiata», disse con aria di lieve imbarazzo. «Guarda se c’è dentro qualcosa che ti può servire. Forse, dopo che me ne sarò andato, potrai fare una cernita e pubblicare il materiale».

Ricordare Nadya Andjoman (1980-2005)

24

nadya.jpgdi Stefanie Golisch

Poco possiamo sapere della poetessa afgana Nadya Andjoman che un anno fa, a soli 25 anni, fu picchiata a morte da suo marito – una delle innumerevoli vittime di quella perfida religione-ideologia che attribuisce all’uomo il potere assoluto sulla vita di una donna. In un clima di quotidiana violenza legale che, anche dopo la fine del regime dei talebani, regna tuttora in Afghanistan, non può nemmeno stupire la notizia che il marito di Nadya, un ricercatore universitario della facoltà di lettere (!), sia stato assolto il mese scorso in ultima istanza dalla corte, tornando, dopo un breve soggiorno in carcere, al suo incarico universitario, riabilitato a tutti gli effetti.
Per le autorità afgane Nadya è morta d’infarto. O si è suicidata. Poco importa la verità in un contesto sociale dove la morte di una donna, per omicidio o suicidio che sia, è un fatto quotidiano. Dopo le ultime informazioni di Medica Mondiale, ogni tentativo di fare chiarezza sul caso Nadya Andjoman sembra ormai definitamente fallito.

Stalker

5

di Marco Mantello

[Questo testo fa parte del progetto campagnaromana.net]

1. Luce solare

Se lo fissi in posizione orizzontale
Sant’Oreste sul Monte Soratte
pare l’occhio sbarrato del duce
mentre il giovane rumeno si combatte
sopra un muro che è più giallo dell’ingiuria:

‘Nessuna patria
per Vladimir Luxuria’.

Nei bar-moca dove un frate cappuccino
fu internato dal cristiano Costantino
una slot sputava spicci
dalle sette meno un quarto del mattino.

Per amore del mio popolo non tacerò

1

Di Paolo Esposito

A 12 anni dalla sua scomparsa, attraverso le parole di chi l’ha conosciuto, raccontiamo la vita semplice di don Giuseppe Diana, prete-scout di Casal di Principe che per amore del suo popolo non ha taciuto.

Arrivò in ritardo quella gelida sera di dicembre, si tolse in fretta il cappotto e si sedette tra noi. Marco stava ancora leggendo il passo del Vangelo e non si era accorto di nulla. Quand’ebbe finito sollevò lo sguardo e, avendolo notato tra le camicie blu, capì che era giunto il momento di cedergli la parola. Lui si alzò e cominciò a spiegarci la parabola dei talenti come sapeva fare lui, con le sue tattiche per attirare l’attenzione di tutti. Difficilmente riusciva ad essere serio con noi ragazzi ed anche questa volta aveva esordito con una delle sue battute.

Gomorra e dintorni: Antonio Menna

61

oc-swim-001.gif

Giada e Gomorra
di
Antonio Menna

“Me lo presti questo libro?”. Giada è in piedi davanti alla mia scrivania, con la sua solita borsa larga, color crema, a tracolla e un paio di stivaletti corti e mosci, come si portano adesso, e il puntino di brillante conficcato nella narice sinistra, e i capelli tinti di rosso fiamma, e l’orologio sul polsino della maglia in pile quechua comprata da Decathlon Giugliano a nove euro e novanta, e un cinturone di cuoio nero con medaglione a forma di piramide, e un jeans chiaro con una catena luccicante d’argento che scende dalla tasca destra e si allunga sulla coscia.

L’anarchia transgender di Alan Moore: V per vendetta

9

V for Vendetta cover by Alan Moore

Recensione di Nadia Agustoni

Lear: Dai del matto a me, ragazzo?

Matto: Tutti gli altri titoli li hai dati via. Ma con questo ci sei nato. (1)

William Shakespeare

Le suggestioni di V per Vendetta a più di vent’anni dalla pubblicazione in Inghilterra e a una quindicina d’anni dall’uscita in Italia, non sono venute meno. Il fumetto di Alan Moore e David Lloyd, pubblicato in una nuova edizione da Rizzoli Libri (marzo/ aprile 2006, edizione economica in b/n, 300 pagine a. 17 euro, altre edizioni sono quella a colori, 21 euro, e quella di lusso a 25 euro, in b/n, della Magic Press) si presta quindi a ravvivare una lettura non facile che non può sottrarsi agli angoli ventosi, a quei corridoi di senso e citazioni che permeano il testo e si rincorrono per tutta la trama di V.

L’impronunciabile parola “avanguardia” (1)

26

immagine-009.jpg di Andrea Inglese

La discussione
Eravamo in parecchia a tavola, quasi tutti poeti, con un vino sciolto un po’ acido, e i soliti portacenere stracolmi. Io, durante una pausa di silenzio, ho detto: “Certo che anche l’avanguardia è …”. Poi ho avuto un accesso di tosse, e ho smarrito il predicato nominale, e anche la consistenza del giudizio che stavo formulando. Nel frattempo però era calata un’aria di piombo. La gente cominciava a guardarsi in cagnesco. Un paio si alzarono da tavola e andarono a pagare, alla romana. Quello vicino a me, un poeta di esperienza, scrollò le spalle e disse: “Intanto, l’avanguardia non è mai esistita”.

La città dei bambini

6

processione di bambini - foto di Luigi Verde

di Tiziana Verde

Da nove anni, io lavoro in una scuola di campagna. Insegno i numeri ai figli di immigrati, ai sinti del campo nomadi, chiamati Rocky e Rambo per evitare i nomi del calendario e ai bambini accolti in un istituto che, senza ironia, si intitola ‘Sacra famiglia’.
Da questo campo quadrato e senza versi niente sembra vicino, tranne invisibili recinti, invece una strada provinciale porta al centro, quello che vanta i migliori asili, la città dei bambini coi disegni di Natale per strada e i cassonetti dei rifiuti dipinti.
Io intanto, ogni giorno, mi siedo su una panchina di marmo e tra le palpebre socchiuse li guardo correre come puntini colorati di una giostra. Allora li conto, conto un lungo elenco di oltraggi.