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Racconto bianco

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di Andrea ‘mubi’ Brighenti

Il confine più importante è quello tra bene e male. Suor Claudia non si stanca di ripetermelo, e anche quando non parla ce l’ha scritto in faccia costantemente. Le suore sono così ottuse, hanno una pazienza che ti fa saltare i nervi. Una pazienza da bue, una lentezza da bue, una pesantezza da bue. Odio le suore. A volte mi verrebbe voglia di tirarmi giù le mutande e dire a suor Claudia: “E questo è bene o è male?”. Ma so già cosa succederebbe: mi darebbe una sberla da farmi schizzare contro la parete. Significa che è male. E il male fa male. Come una sberla.

Le narrazioni della paura. Un anticorpo.

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di Christian Raimo

Le narrazioni della paura. Le narrazioni della paura sostituiscono, surclassano, invadono, succhiano lo spazio delle narrazioni del male. Ne costituiscono la versione commerciale, si potrebbe dire. Cosa sono queste narrazioni della paura? Grossolanamente, delle narrazioni che invece di scomporre, destrutturare, anatomizzare la sintesi che operano i luoghi comuni, ne sfruttano e ne amplificano comodamente la potenza emotiva. Viviamo rappresi tra queste sintesi, subiamo la scontatezza semantica di formule come “terrorismo islamico”, “scontro di civiltà”, “masse di immigrati”, “alienazione giovanile”. Per questo trovare visioni, autori che – nel loro modello poetico – tentino di rovesciare questo meccanismo di riduzione estetica è assai salutare.

Miracle! di Lakis Proguidis (trad. Cris Altan)

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corda_indiana.jpg Ah, quel cartellone pubblicitario alla fermata dell’autobus… ho rischiato di esser vittima di un arresto cerebrale. Invento questo termine medico per chiarire che nel mondo attuale il cervello può essere soggetto a trombosi letali. Ma sì, da un momento all’altro la centrale del pensiero può, come il cuore, rifiutarsi di funzionare. In questi casi il corpo continua a vivere normalmente: sente, beve, inghiotte, digerisce, scoreggia, fa l’amore impeccabilmente, si stanca e dorme. Ma il raziocinio va in tilt. Bloccato. Non si tratta di follia, e nemmeno di un delirio. È peggio. È come se d’improvviso uno spesso sipario ci calasse dentro il cranio, separandoci dalle nostre facoltà critiche. Tremendo.

Da “Degli angeli minori” (1)

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immagine-071.jpg di Antoine Volodine

Traduzione di Andrea Inglese

Queste traduzioni inedite in Italia sono apparse inizialmente su il calzerotto marrone (n°4, 2006). Su NI è disponibile un’altra traduzione inedita a cura di Andrea Raos (qui)

Chiamo narrats dei testi post-esotici al cento per cento, chiamo narrats delle istantanee romanzesche che fissano una situazione, delle emozioni, un conflitto vibrante tra memoria e realtà, tra immaginario e ricordo. È una sequenza poetica a partire dalla quale ogni fantasticheria diviene possibile, per gli interpreti dell’azione come per i lettori. Si troveranno qui quarantanove di questi momenti di prosa.

Deleuze: perché il cinema?

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di Fabio Martina

La filosofia ha un certo interesse a studiare il cinema per la maniera particolare in cui presenta dei concetti, oppure come dice Nancy(1), per la modalità specifica in cui “li drammatizza”. L’utilizzo del termine “drammatizzazione” non è un’invenzione di Nancy se è vero che Deleuze in “Differenza e Ripetizione”, mostra come l’attualizzazione delle virtualità dell’idea avvengano mediante dei “processi che si configurano come drammi, che drammatizzano l’idea”(2).

Al di qua del libro: sulla figura dell’editor-letterato

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Piero Sorrentino intervista Andrea Cortellessa e Aldo Nove

23 gennaio 1954. In occasione dell’uscita nei Gettoni einaudiani di Memorie dell’incoscienza di Ottiero Ottieri, Vittorini scrive a Calvino: “ (…) E quanto al discorso sui trent’anni dei giovani – sarà vero che noi li invitiamo a riscrivere i loro libri – ma perché accade che i loro libri non siano mai pubblicabili come ce li presentano a tutta prima?”. Vittorini non era un editor accomodante – penso anche alla bandella con cui, proprio nei Gettoni, stroncò La Malora di Fenoglio. È ancora pensabile un atteggiamento così energico, a tratti anche rude, per un responsabile di una collana che si occupa prevalentemente di giovani o esordienti, oggi, come i Gettoni allora?

Aforismi di Arminio

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di Franco Arminio 

Perché non credo alla vita
perché non ci credo?
Cammino tenendola tra le mani
come si può tenere una faina.
Non posso morderla, non posso accarezzarla,
penso solamente al fatto che dovrò lasciarla.
 

Poesie da “I bosch di Celti”

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di Edoardo Zuccato

Süj piatt in dua te mangiat
gh’é sü ’na storia pitürâ sü;
la vegn föra dasi dasi
(un pess, ’na facia, un fiur ca l’é no ’n fiur)
e quan’ te rivat in fonda t’ê menga finî
e ’l piatt l’é lüstar ’me ’n specc.

La terra dei fuochi a nord di Napoli

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Somma Vesuviana

testo di Peppe Ruggiero, fotografie di Eduardo Castaldo

Ballata delle madri

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di Pier Paolo Pasolini

Mi domando che madri avete avuto. 
Se ora vi vedessero al lavoro 
in un mondo a loro sconosciuto, 
presi in un giro mai compiuto 
d’esperienze così diverse dalle loro, 
che sguardo avrebbero negli occhi? 

Il dolore differito

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di Franz Krauspenhaar

copbt.jpgE’ un debutto a mio avviso importante questo di Giovanni Martini, (La nostra presenza, Fazi Editore 109 pagg. euro 12,00) narratore romano non più giovanissimo ma – in tempi di pantere grigie che ancora saltano sui palchi di mezzo mondo con una Fender Stratocaster tra le mani – ancora giovane.

Tre inediti

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di Giancarlo Tramutoli

Enel 

Si dice
che Ungaretti
pagasse delle mostruose
bollette della luce.
 

 

Dario: hai rotto il patto!

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di Gianni Biondillo

In data 5 novembre Dario Borso ha scritto questo commento:

Anteprima Sud 7:Gianni Scognamiglio /Anna Maria Ortese

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L’AUTORITRATTO: UN’ INDAGINE AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO
di
Piero Berengo Gardin e Renata Prunas

Un ritrovamento d’archivio.
Un volto disegnato a matita.
Una dedica autografa: Gianni ad Anna, 23 ottobre ’47.
Una coincidenza: l’ultimo numero di ‘Sud’, settembre 1947.
Un sospetto: il “Racconto a due voci”, a pagina 27.
Una prova: le ‘voci’ di Anna Maria Ortese e Gianni Scognamiglio.

La settimana del depresso 7

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di Gianni Biondillo

 

Amammo, amiamo, teniamoci stretti…

La settimana del depresso 6

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di Gianni Biondillo

 

Il male il male il male il male il male.

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“Dio esiste!” “Si, certo, e ci odia!”

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Nessuna causa, nessuna causa:
solo caso, solo caso ed effetto.

Nei tuoi panni/ Furlen vs Topor

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immagine dal sito: www.deviantart.com
L’Homme Elégant ne pisse jamais contre le vent ni ne crache en l’air mais il vide parfois le contenu de son verre sur ses vêtements, par humanisme.Topor ( Le manifeste de l’Homme Elégant)
Art.67 del manifesto del comunista dandy

Il comunista dandy in un’opera di decostruzione costante dei principi appresi nell’infanzia, i panni sporchi non li laverà in famiglia ma fuori, nelle lavomatic. Luogo di incontri e scambi nell’intimità dei capi, gli unici per un comunista dandy, da indossare. L’attenzione si eserciterà nella naturale complicità con il luogo mettendo in secondo piano la prossimità e scegliendo il sito in funzione di variabili così suddivise.

Lavomatic silent room
Quando il cuore è percorso da oggetti estranei incompatibili si scelga la lavomatic anonima e meccanizzata tipica delle zone universitarie.

La settimana del depresso 5

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di Gianni Biondillo

 

Aiutatemi, vi prego, aiuto!

***

Morissi ora almeno avrei una scusa.

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Ho avuto vent’anni troppo presto.

Rigore e libertà: brevissima introduzione al cinema di Huillet/Straub (per ricordare Danièle Huillet)

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di Gianluca Gigliozzi

Il 10 ottobre scorso è morta Danièle Huillet. Insieme al marito, Jean-Marie Straub, ha creato fin dai primi anni ’60 un cinema radicale nei temi e nel linguaggio, di grande forza etica e politica ma anche di grande novità formale. Danièle e Jean-Marie hanno vissuto a Roma fin dal 1969, anno di uno dei loro film più eversivi, il geniale Othon, tratto da una tragedia di Pierre Corneille. I loro film, duri e adamantini, così estranei al cinema spettacolare dominante che inquina gli occhi e lo spirito di tutti noi, sono ancora poco conosciuti anche dal pubblico colto (o che tale si ritiene o che tale è ritenuto), e ancora oggi non è facile procurarseli, anche se, in Italia, negli ultimissimi anni e negli ultimi mesi indubbiamente se ne è parlato molto di più di quanto forse non si sia mai fatto.

Camera oscura

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di Piero Sorrentino

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per Titti

Qualcuno era entrato e uscito
Dal mondo non pervenendo
A vere decisioni su un bel niente.

Kenneth Patchen

Dell’inverno che arriva me ne sono accorto questa sera. Sono uscito dal laboratorio a fumarmi qualche sigaretta e ho guardato il cielo, nero e livido.
Fuori, in strada, non c’è quasi più nessuno già a partire dalle sei. Ogni tanto passa qualche coppia di fidanzati, vecchi in bicicletta che pedalano stanchi; un paio di auto sfrecciano ingoiando asfalto.
La luce è immobile, grigia. Spesso sono costretto a liberare l’ingresso del negozio dai mucchietti di foglie morte che il vento si ostina a spingere dentro. Dicono che quest’anno l’inverno sarà davvero freddo.