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La verità nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1)

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di Piero Vereni

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Questo pezzo è un mio tentativo di contribuire alla preparazione dell’incontro GIORNALISMO E VERITÀ (vedi qui). È volutamente polemico e poco condiscendente nei confronti dei produttori di notizie. Spero che serva ad alimentare il dibattito e a ridurre, per quanto possibile, la tendenza a reificare l’opposizione tra buoni e cattivi oppure tra verità e menzogna. Pur non essendo marxista, ho cercato di apprendere la lezione di Marx, prestando la dovuta attenzione alle “condizioni materiali di produzione”. Con questo cerco inoltre di riaprire la discussione sulla “pubblicazione online” che Nazione Indiana ha alimentato qualche tempo fa. Per agevolare la lettura, ho diviso il mio intervento in tre parti, pubblicate separatamente. Nella prima racconto come si doveva fare (e si faceva) un libro d’inchiesta venticinque anni fa. Nella seconda come si potrebbe fare (e in alcuni casi si fa) oggi. Nella terza provo a sintetizzare in forma “teorica” le mie argomentazioni, proposte nelle prime due parti in forma narrativa.

Il McMondo e il capitalismo di finzione

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di Aldo Nove

verdu.jpgSono molti i libri che tentano di interpretare il presente nella sua fase di accelerazione verso un futuro che scardina le categorie e si propone ambiguo e vischioso, spesso paradossalmente impossibile da percepire come utopia e dunque come non-ancora, come un progetto, come un qualcosa che davvero non è ancora venuto e verrà, oltre ogni ipotizzata “fine della storia” che le guerra e i mutamenti continui ci proibiscono di pensare ma ci spingono a percepire.

Panteon Neurolettico

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Ecco i nomi. Gli Dei neurolettici non sono uno, ma sono molti. Il tempio si chiama Online Pharmacy. Essi appaiono, inattesi, nelle colonnine dei commenti. E chiedono di essere, anche loro, adorati. Non trascurateli, vi prego. In fondo, l’oppio è la religione dei popoli. A. I.

Meridia
Cialis
Viagra
Celebrex
Ultram
Paracodin
Soma
Valium
Zanaflex
Effexorxr

Il dito di Dio

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di Sergio Nelli

Madonna.jpg“Le prove scientifiche del miracolo”, ha scritto qualche tempo fa Missori sul “Corriere della sera” riferendosi alle perizie condotte dai religiosi sulle lacrimazioni di sangue della Madonnina di Civitavecchia. “L’insieme del Dossier è impressionante. Gente di responsabilità, persone autorevolissime nei rispettivi campi e, dunque, abituati a misurare le parole, non esitano a esporsi e ad arrendersi alla realtà. Tutto, dicono unanimi, fa pensare che in quell’angolo di terra alle porte di Roma si sia verificato un evento che non ha spiegazione umana e che rinvia al mistero del Soprannaturale”.
C’è stata un’eco forte anche in televisione. Otto e mezzo, Porta a porta, ecc. ecc. hanno dedicato spazi a quel dossier della Commissione Teologica che imponeva un indiscutibile rinvio al soprannaturale.

Le labbra della Lecciso e la lingua della letteratura

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di Giuseppe Caliceti

lecciso.jpgMercoledì il Corriere della Sera ha dedicato grande spazio al dibattito in corso sulla “letteratura popolare” su cui avevo scritto anche io qui su Liberazione qualche giorno prima. Con un articolo di Cristina Taglietti, che lo ripercorreva partendo dall’acceso confronto tra la critica Carla Benedetti e la giornalista di Repubblica Loredana Lipperini; l’articolo iniziava con una capziosa domanda: “E se dopo anni di orgogliosa elite la cultura di sinistra fosse diventata troppo popolare?”

Le scimmie… (90)

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di Dario Voltolini

Intervista a Wu Ming 1

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di Jacopo Guerriero

Dall’ultimo numero di “Letture” un’intervista su editoria e diritto d’autore con WM1.

Le scimmie… (89)

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di Dario Voltolini

Queste favolette ne susurrano….

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di Antonio Sparzani

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‘‘Dagli scettici più antichi sono comunemente tramandati dieci modi, per mezzo dei quali pare effettuarsi la sospensione del giudizio e che chiamano anche, con vocaboli sinonimi, ‘regole’ e ‘figure’. E si riferiscono: 1: alla varietà che si nota negli animali; 2: alle differenze che si riscontrano negli uomini; 3: alle diverse costituzioni dei sensi; 4: alle circostanze; 5: alle posizioni, agli intervalli, ai luoghi; 6: alle mescolanze; 7: alle quantità e composizioni degli oggetti; 8: alla relazione; 9: al verificarsi continuamente o di rado; 10: alle istituzioni, costumanze, leggi, credenze favolose e opinioni dogmatiche. Accettiamo questa serie, dandole un valore convenzionale.
Ma ci sono tre modi che comprendono tutti questi: quello che dipende dal giudicante, quello che dipende dal giudicato, e un terzo che dipende da entrambi. A quello che dipende dal giudicante si riducono i primi quattro (ché‚ ciò che giudica è animale o uomo o sensazione o si trova in una qualche circostanza); a quello che dipende dal giudicato si riducono il settimo e il decimo; al terzo, risultante da ambedue, il quinto, il sesto, l’ottavo, e il nono.
A loro volta questi tre si riconducono a quello della relazione, talché il modo della relazione viene ad essere il più generico, i tre diventano specifici e i dieci si riducono a sottospecie. Questo diciamo verosimilmente intorno al loro numero. Segue ora il discorso intorno al loro valore.’’(Sesto Empirico, Schizzi Pirroniani, I, 36-39).

INTEL INSIDE

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di Victor Pelevin

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Quando studiavo all’università nell’ultima decade dell’USSR (nessuno poteva lontanamente immaginare che fosse l’ultima decade), il mondo era organizzato in modo molto semplice. Aveva due poli. Un polo era il Male e l’altro era il Bene. Un polo era l’America e i suoi satelliti; noi e i nostri amici eravamo l’altro.
Ci consideravamo naturalmente il Male. Il fatto che molti intellettuali americani protestassero contro questa rozza divisione del mondo serviva semplicemente a confermare la sua correttezza: il confronto tra l’Occidente dubbioso, dialettico, autoriflessivo, e il progetto Sovietico, ottuso e lineare come un tratto di rotaia arrugginita, rese di colpo tutto chiaro.

Note maccheroniche e dell’assurdo

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di Franz Krauspenhaar
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“Soy muy grado a la buena suerte d’esser venido en possession, en una manera absolutamente casual, de las copias autenticas de los diarios de dos guapos milanés risalentes a los anos de la estrema crisis expiritual, economica y politica de la ciudad la mas grande del norte del pais, a nosotros muy querido, de los spaghettos, de Michelangelo, de la Mafia y de Raffaella Carrà.

Treviana #2: Senza verso

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di Linnio Accorroni

senzaverso.jpgQuando i carpentieri in legno iniziano a costruire un ponte, quando i maghi esibiscono una cordicella sul palco, quando i bambini giocano a tiro alla fune e quando i funamboli clandestini installano un cavo, c’è sempre un momento in cui il filo penzola liberamente tra due punti, e sorride.
Philippe Petit, Trattato di funambolismo
.

Emanuele Trevi è un funambolo delle lettere: sono sicuro che gli piacerebbe essere paragonato a Philippe Petit, l’artista che, irridendo ogni logora legge fisica, in un assolato mattino dell’estate 1974, riuscì a camminare, per otto volte di seguito, su di un filo d’acciaio che, teso a 417 metri d’altezza, collegava le due Torri; anche lui ama tendere fili ed escogitare trame che mettono in ustoria relazione ambienti e luoghi che parrebbero, per definizione, irrelati: la frequentazione delle alte stanze del saggismo raffinatamente antiaccademico e gli angiporti, desolati e squallidi, dell’autobiografismo più smaccato ed esibito, sulla scorta della lectio keatsiana secondo cui ogni vita è un’allegoria.

Le scimmie… (88)

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di Dario Voltolini

E’ nato sacripante!

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E si può leggere qui.

Treviana #1: I cani del nulla

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di Linnio AccorroniTrevi1.gif

Il quadro più triste del mondo sta a Londra, alla National Gallery e si chiama la Morte di Procri di Piero di Cosimo; in quella piccola tempera, opera di un pittore “molto stratto e vario di fantasia, si conosceva la stranezza del suo cervello ed il cercare che faceva de le cose difficili” (Vasari, Vite), Piero rilegge da artista “stravagante e di capricciosa invenzione” un episodio delle Metamorfosi di Ovidio, quello dell’amore infelice fra Procri e Cefalo, narrato nel libro VII.

MON SEMBLABLE

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di Gianni Biondillo
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Gh’an Ditt oeuv senza guss, bartolamee,
barlafus, fasoritt, menus, coo d’aj,
signori de cittaa, zeder, campee,
barolè, ballauster e coraj

(Carlo Porta)

E SPEGNETE LA LUCE, GRAZIE.

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di Sergio Nazzaro

giornalismo.jpgIo la velocità della luce la so,
ma la velocità del buio non ce l’hanno ancora insegnata…”

(Dino di Zenica, 12 anni)

Qualche giorno fa tre uomini sono stati ammanettati e uccisi a Casavatore da finti agenti di polizia. In pieno centro. Un’esecuzione. Ecco perché all’inizio della nuova guerra di camorra quattro carabinieri, scambiati per killer, sono stati feriti a Scampia. Giorni prima, un uomo è stato decapitato e bruciato nella sua macchina. Una giovane donna di venti anni è stata torturata e bruciata nella sua macchina. Ancora esecuzioni. Un’altra donna è stata sparata in faccia. Questa è la guerra di camorra. Litri di sangue e ferocia che scorrono a fiumi. Niente giri di parole. Peccato che nel telegiornale non facciano vedere il vero volto della morte che equivarrebbe a vedere il vero volto del problema. Nel calderone della guerra del golfo nostrano la globalizzazione avanza e i killer appartengono alla mafia albanese. Gente che per punire le sue stesse donne, sfruttate come puttane, taglia un pezzo di gamba e poi gira e rigira fino a staccarla completamente, alla stessa maniera si uccidono gli animali. Forse con un più pietà e rispetto. Immaginateli ingaggiati in una guerra di camorra: speranza di sopravvivenza del bersaglio pari a zero. Morire velocemente è già salvezza. La sera guardo il telegiornale, l’uccisione dei tre uomini è la quinta notizia, meno di due minuti per spiegarla. Dopo di che il blocco dei pendolari sulla Milano-Torino.

Duo da camera (3)

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di Andrea Inglese

La nostra felicità è letale come muso
di Medusa, non vale assaporare desti
con metro e lenti, ma camminare schivi
sonnambuli, distratti, molto indaffarati.

(Incapace io veglio, storco il collo, sbircio,
memorizzo passi, prendo appunti, ipotizzo,
ogni rictus d’intima beatitudine fisso:
mi scavo, molto maledicendomi, la fossa.)

Le scimmie… (87)

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di Dario Voltolini

Risposta (non obbligata) a Giuseppe Genna

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Segnaliamo l’intervento di Giulio Mozzi apparso sul suo blog, in risposta alla lettera di Giuseppe Genna sui Miserabili.

Let it bleed

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di Manuela Ardingo

menstrual[1].pngAmo le femmine folli. Le accattivate vittime di fasi lunari e maree zuppe di ormoni. Le mestruate teste matte che non si risparmiano mai.
Amo il mio essere cerchio con croce. Da sempre, da subito.
E, soprattutto: tanto il cerchio, quanto la croce.

Il giorno delle mie prime mestruazioni c’era un cielo come quello di oggi.
Il giorno delle mie prime mestruazioni era il giorno della mia seconda nascita. Da allora nasco e muoio spesso. Almeno una volta al mese.
Con tutte le fasi del caso che mi spazzano: distinte eppure amiche.
La nascita si emancipa in gioia. La gioia si macchia vivace. La vivacità richiede consapevolezza. La consapevolezza arriva e esplode, isterica. L’isteria stridula conduce al dolore. Il dolore saggio insegna la morte. La morte è il fondo.
Poi si ricomincia.