di Franco Arminio
Oggi ancora Puglia, ma è un viaggio muto, non voglio portare a casa impressioni particolari, non voglio trovare niente di nuovo. Vago tranquillamente nella campagna. Mi fermo davanti a una masseria semiabbandonata. Poi passo per Ordona, ma oggi i paesi non mi attirano, potrei andare a Stornara e a Stornarella, preferisco camminare un poco a piedi su queste strade tra i campi dove non passa nessuno....
di Giacomo Sartori
Qui a K.
si contano più di cento sintagmi
per onorare le pietre
esili o massicce
ialine o grigie di sole
bislunghe o cubiche
o aguzze
o forate
cuneiformi
(gli etnologi gioirebbero)
I nomi sopravvivono
al cosiddetto progresso
(ma come chiamare
ciò che non si è mai visto?
come dribblare
le lingue degradanti
delle religioni?)
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Cari muri di K.
laccati dal sole
leccati da piogge convulse
carezzati dai serpenti
(sempre meglio che niente)
sotto la scorza di pietrisco
e erbe inaridite
nascondete terra sfarzosa
antica e scarlatta
distillata nei millenni
dal gruviera carsico
e poi...
di Giacomo Sartori
Cari muri di K.
siete divenuti superflui
nei vostri marsupi di terra
prodiga e rossa
(importa a qualcuno?)
squatterano pini possenti
e lucenti corbezzoli
Cari muri di K.
ora foraggiate solo
le pubblicità turistiche
e gli olivi
di qualche anziano
(lasciamo stare per piacere
i giardini dei villini balneari)
L’agricoltura industriale
vi ha epurato:
siete rozzi
e duri di comprendonio
non collaborate alla soluzione finale
Voi però non demordete
non crollate
manifestate anzi
in cortei impettiti
il vostro arcaico dissenso
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Cari muri di K.
dovete scusarmi
se vi violo
lo sapete bene
per tante estati
vi...
di Massimo Angelini
Nel deposito delle parole che formano la nostra lingua, per dire di qualcuno che è rozzo, grossolano, o maleducato, o comunque per denigrarlo, si usa un termine che, se vai a vedere bene, vuole dire “contadino”: per esempio, “villano”, “burino”, “bifolco”, “terrone”, “cafone”, “buzzurro” e così andando.
Risalendo all’origine delle parole: villano è l’abitante della villa, dell’insediamento rurale; burino, chi usa gli attrezzi agricoli; bifolco, il guardiano dei...
di Giacomo Sartori
Io per mestiere studio la terra. La terra sono le zolle lasciate dagli aratri e i campi desolati l’inverno, la mota sotto le scarpe da lavoro, le pianure, le colline, i vigneti in pendenza, i fianchi delle montagne, i boschi, le torbiere d’altitudine, gli orti e i giardini: tutto quello che non è stato irrimediabilmente cancellato o abraso dall’uomo. È la terra che fa crescere le piante...
Ho incrociato Rocco Carbone a Parigi. Me ne aveva parlato poco tempo fa - era già avvenuto il fattaccio- Fortunato Tramuta della libreria italiana Tour de Babel. C'è gente del sud, i siciliani e i calabresi per esempio, che trasmettono il loro affetto insieme al calore della terra, però senza dispensarlo a pioggia come, per esempio, le genti delle Puglie o della Campania. Quando, poco tempo fa,...
Maria Valente
DISCONNECT THE MACHINE O LA BUONA MORTE
DISCONNECT THE MACHINE O LA BUONA MORTE
La vita? la morte?... succede come i fiori e il loro vezzo
di decorare il tritacarne, renderlo confortevole- così
farcito di metastasi – rosa determinante o piuttosto
grigio accogliente che si spalanca e inghiotte tutto:
braccia e busto, gambe e busto, bastone e carota,
bastone e carota, bastone e carota
nessuna indicazione sul senso di marcia
se abbiamo conservato...
di Nikos Kachtitsis
Non voglio l’eternità,
ho solo chiesto tempo
Demetrios Capetanakis
La pianta del loto e il loto
Tu sei la pianta mistica
che mi ha condotto fin qui
nel mezzo del crudele
febbraio.
La pianta che mi ha nutrito
con il suo latte innocente
l’anno scorso.
Tu sei la pianta del loto
e io sono il loto
che matura lentamente
ma una volta maturo
muore di disgusto.
Qui giace
Mi guardo attorno come se
fossi appena tornato
da un funerale
con il fazzoletto impregnato
di profumi acri.
Non seppelliscono
i loro...
Sul De Bestiarum Naturis di Andrea Pedrazzini
di Massimo Rizzante
Pedrazzini disegna come Rabelais, sente come Plutarco.
Di qui, in primo luogo, il lato comico, non burlesco, non vignettistico, non caricaturale del suo tratto.
Il comico si fonda su un’acuta osservazione dell’infinita varietas della natura e sull’altrettanto infinita potenzialità della fantasia di mettere alla prova ogni travestimento dell’umano, ogni suo irrigidimento moralistico, ogni suo atteggiamento pedagogico, ogni sua pretesa astratta di giudicare...
- Mi scusi, signor Guichard, ma ha dimenticato di dire al commissario...
- Ah sì! Ha ragione. Il signor Sim, come ha sottolineato lui stesso, non è un giornalista. Non corriamo il rischio di veder pubblicate cose che devono rimanere confidenziali. Mi ha promesso, senza che io glielo chiedessi, di utilizzare ciò che potrà vedere o sentire qui dentro solo nei suoi romanzi e in una forma diversa, in modo...
Caro Francesco,
passata l'onda delle vacanze riesco finalmente ad avere concentrazione ( e computer disponibiile) per rispondere alle tue domande:
Effeffe: In questi ultimi mesi si è parlato e scritto molto di Napoli e della sua immagine. Innanzitutto secondo te è corretto parlare di immagine? Voglio dire più di Simulacro, icona...
Marino Niola: Napoli è una città largamente preceduta dalle sue immagini, almeno a partire dal Grand Tour, quando la cultura...