Pastorali / Pastorelles

John Taggart

(trad. Cristina Babino)

Pastorale 3

 

Spareranno al tuo cane
cervo che corre
si diranno membri devoti dell’instaurata chiesa del cervo
devoti
e autorizzati
gireranno con l’auto intorno a casa tua tutto intorno
la loro devozione non limitata a un solo momento del giorno
giorno o stagione
gireranno lentamente intorno a casa tua
di notte
luce dai loro fari
sbirciando lentamente intorno a boschi e campi e intorno a casa tua
e spareranno al tuo cane
tornato in qualche modo
piazzato di fronte alla porta di casa tua
occhi vitrei sopra la saliva sul muso
piazzato tremante scioccato incapace di muoversi oltre.

 

 

 

Pastorale 7

 

Fango lungo il margine del ruscello

ruscello o piccolo fiume
e in secca durante l’estate

acqua bassa e margine aumentato di fango odore di marcio
col caldo
molte rocce esposte viscide al tatto

il problema non è trovare un sasso ce ne sono
tanti

il problema non è diventare
un sasso

il problema è un problema di quanto
lontano quanto lontano posso lanciarmi e quanto lontano posso
lanciarmi ancora.

 

 

 

Pastorale 10

 

Grandi balle di fieno rotonde a caso
sul campo
che pare rasato pare liscio come una tavola

alberi nei boschi
attorno al campo il cielo sopra sembrano più grandi più assoluti
il campo un campo assoluto una forma chiusa da un bordo arcuato di alberi

per le grandi balle di fieno rotonde

come Stonehenge/autoreggenti/strane

quando le balle ora se ne vanno nei loro vagoni rossi e sgangherati

tutto =
il familiare = l’invisibile
per cui si piange se si piange per pura gratitudine.

 

 

 

Pastorale 13

 

“Così è stato”
modo di dire del gergo locale

ciò che si dice alla fine di ciò che si sta dicendo da queste parti

intensifica e chiarisce
ciò che si sta dicendo

ciò che si sta dicendo è “il cavallo è caduto nel pozzo” che è come dire che tutto
quello che poteva andare male è andato male non c’è nient’altro che possa andare
male

“così è stato” alla fine de “il cavallo è caduto nel pozzo”

che dice tutto che
rende intensamente chiaro che non è rimasto nulla
il cavallo un cavallo morto in un pozzo prosciugato.

 

 

 

Cantante rhythm and blues

 

1

 

Morto a gennaio a Memphis
James Carr

cantante rhythm and blues
che non imparò mai a leggere e scrivere
superiore
così superiore a Bartleby che non riuscì a disimparare a leggere e scrivere
tagliare le corde che legano

le parole ci impigliano
le parole in lettere dell’alfabeto le lettere in parole scritte

ritmo = il suono di fondo di tutti i piaceri biologici
blues = sfortuna e guai
cantare è essere slegati.

 

2

 

Linguaggio prima della scrittura
prima della lettura
prima dell’alfabeto
acustico
fiume
un fiume di suono
fiume
un fiume di azione
fascino e più del fascino
conferito dal suono
azione
per la sopravvivenza
cosa fare
come
fare
cosa fare.

 

3

 

Linguaggio dopo la scrittura
dopo la lettura
dopo l’alfabeto
visuale
segni non meraviglie
silenziosi in
versi silenziosi
segni silenziosi in versi silenziosi
per un ragionamento
un fiume zittito e
raddrizzato
sillogismo
un verso
tutti gli uomini sono mortali
James Carr è un uomo
un altro.

 

4

 

Buio

intrecciati e intrappolati alla fine buia della strada
un tu e un me
un noi come Pierre e Isabel
lettori
lettori e scrittori e amanti

trovati si troveranno intrappolati nelle lettere nelle parole scritte ne
l’invenzione del romanzo

canzone del cantante rhythm and blues
che non poteva leggere o scrivere né poteva sopravvivere
alla mortalità
importargliene di meno.

 

 

 

Lavoro*

 

E puoi arrivare a questo
se ci provi

questo = la sezione ritmica della Hi Records
il loro lavoro con il pushbeat che avanza in powerglide ma insieme
pushbeat e
backbeat rimangono insieme
il dolce stile nuovo del loro lavoro con il beat

provi = nella legnaia negli anni giovani della tua vita

questo = il loro lavoro

tu = chi ci arriva chi
può
purificarsi con questo rilassarsi con questo
trattenendosi restando un po’ indietro con grazia di attore Nō/Astaire.

 

Puoi arrivare a questo può impazzire
se ci provi

questo = il tuo lavoro col beat impazzito e
più che impazzito
il tuo lavoro una sega
sega che taglia trasversalmente che taglia attraverso/contro la venatura del beat
scuote il corpo/lo scuote completamente

provi = in effetti oltre gli anni giovani

questo = il tuo lavoro

tu = chi usa una sega non così gentile non così dolce non così elegante
attraverso/contro il beat
per avere un nuovo padre e per essere un nuovo padre chi uccide il padre
e i profeti ancora a venire.

 

 

* Il riferimento e’ a “Nice work if you can get it” di George Gershwin. Il Powerglide è un congegno di trasmissione automatica a due velocità progettato dalla General Motors: l’idea ad esso associata è di un movimento potente ma di esecuzione facile e rilassata. 

 

*

 

 

Pastorelle 3

 

They will shoot your dog
running deer
they will say devoted members of the instated church of deer
devoted
and licensed
they will drive around your house around and around
their devotion not limited to a single time of day
day or season
they will drive slowly around your house
at night
light from their spotlights
slowly peeking around about woods and fields and around your house
and they will shoot your dog
somehow got back
standing at the door of your house
eyes glazed over slobber on the muzzle
standing shaking in shock unable to move further.

 

 

Pastorelle 7

 

Mud along the edge of the creek

creek or small river
and low during the summer

low water and increased edge of mud rank smell
in the heat
many rocks exposed slick to touch

the problem is not finding a rock there are
many

the problem is not turning
into a rock

the problem is a problem of how
far how far can I throw myself and how far can I
throw myself again.

 

 

Pastorelle 10

 

Large round bales at random
on the field
which looks shaven looks pool-table smooth

trees in the woods
around the field the sky above seem bigger more absolute
the field an absolute field a form framed by an arching border of trees

because of the large round bales

Stonehenge-like/free-standing/strange

when the bales are now departed in their rickety and red wagons

everything =
the familiar = the invisible
for which one weeps if one weeps in sheer gratitude.

 

 

Pastorelle 13

 

“So it did”
turn of phrase of local parlance

what’s said at the end of what’s being said around here

intensifier and clarifier of
what’s being said

what’s being said is “the horse fell in the well” which is saying all
that could go wrong did go wrong there’s nothing left to go
wrong

“so it did” at the end of “the horse fell in the well”

which says it all which
makes it intensely clear there’s nothing left
the horse a dead horse in a well gone dry.

 

 

Rhythm and blues singer

 

1

 

Dead in January in Memphis
James Carr

rhythm and blues singer
who never learned to read or write
superior
so superior to Bartleby who failed to unlearn reading and writing
sever the ties that bind

words entangle us
words in letters of the alphabet the letters in written words

rhythm = the backbeat of all biological pleasures
blues = bad luck and trouble
to sing is to be untied.

 

2

 

Language before writing
before reading
before the alphabet
acoustic
river
a river of sound
river
a river of action
charm and more than charm
conferred by sound
action
for survival
what to do
how to
do
what to do.

 

3

 

Language after writing
after reading
after the alphabet
visual
signs no wonders
silent in
silent lines
silent signs in silent lines
for argument
a river silenced and
straightened
syllogism
one line
all men are mortal
James Carr is a man
another.

 

4

 

Dark

tangled and entangled at the dark end of the street
a you and a me
an us like Pierre and Isabel
readers
readers and writers and lovers

found going to be found entangled in the letters in written words in
the invention of romance

song of the rhythm and blues singer
who couldn’t read or write nor could survive
mortality
could care less.

 

 

 

Work

 

And you can get it
if you try

it = the Hi Records rhythm section
their work with the pushbeat motoring along in powerglide but together
pushbeat and
backbeat staying together
the sweet new style of their work with the beat

try = in the woodshed in the young years of your life

it = their work

you = who gets it who
can be
refined with it relaxed with it
pulling back getting behind a little with Noh actor/Astaire grace.

 

Can get it can get crazified
if you try

it = your work with the beat crazified and
more than crazified
your work a saw
cross-cut saw that cuts across/against the grain of the beat
leaves a body gruesome/real gruesome all over

try = actually out of the young years

it = your work

you = who runs not so nice not so sweet not so stylish saw
across/against the beat
to get a new father and to be a new father who is the law of the saw
and the prophets yet to come.

 

 

*

 

 

[dall’introduzione di Cristina Babino]

 

[…] L’approccio alla scrittura, in particolare quella poetica, è per Taggart in primo luogo una questione di disciplina, un concentrarsi laborioso e graduale sulla forma. Una forma riconducibile a una griglia, da stabilire a priori muovendosi al suo interno con movimenti progressivi, tentando quindi di andare al di là di essa, e finalmente al di fuori di essa. Una griglia che spinge a organizzare il pensiero, a ordinarlo e riordinarlo mettendo fisicamente insieme le parole, che è soprattutto un riferimento visuale («My beginnings tend to be visual, and I hope the ends are not») e che Taggart esemplifica ricorrendo di nuovo al canone visivo delle grandi tele custodite nella Rothko Chapel di Houston: dipinti quadrati e di enormi dimensioni, apparentemente monocromi, simili a entità monolitiche sospese nell’ambiente altrimenti neutro della Cappella, che osservati non restituiscono alcuna idea di “griglia” o schema, eppure la loro assolutezza scaturisce proprio dalla severa struttura sottostante, e dalla fedele disciplina profusa al suo interno. L’effetto finale che emana dalla pagina scritta, per Taggart, dovrebbe essere il medesimo: le sue chiuse possiedono infatti una speciale qualità di risonanza, nel senso letterale di suono – o umore, o atmosfera – che persiste, le sue poesie eccedono l’ultimo verso, l’ultima pagina, e da qui, sorprendentemente, si sollevano. […] A livello formale, Taggart non usa quasi nulla dell’armamentario retorico a disposizione del poeta. Non usa mai punteggiatura interna (se non i punti a fine testo), preferendo invece inserire segni grafici quali /, -, +, =, allo scopo di movimentare il flusso di parole e di conseguire maggiore impatto e immediatezza nella lettura. Raramente usa similitudini o figure retoriche: i soggetti delle sue poesie sono piuttosto metafore essi stessi, rimandano ad altro, a una dimensione spirituale più ampia che dal dato materiale si origina e si eleva. Senza le coordinate offerte dalla punteggiatura, i testi possono apparire spesso inizialmente “confusi” all’occhio, che tende a perdersi tra le linee. È qui che, di nuovo, diventa necessario l’intervento della lettura ad alta voce, fondamentale nello svelare una sintassi al contrario del tutto ordinata, misuratissima, mai accidentale. Ad alta voce si scopre allora che esistono soltanto alcuni modi (non necessariamente uno solo) in cui il testo può essere letto, pronunciato, che esso risponde a una precisa costruzione sonora, la quale sfocia inevitabilmente in un’inedita costruzione di senso. […]
Le Pastorelles traggono la loro ispirazione direttamente dallo stabilirsi nella grande casa di campagna di Newburg, ristrutturata dai Taggart attraverso un continuo e faticoso lavoro di risistemazione e ridisegno della vasta aria verde circostante, con la quale il poeta ha familiarizzato poco a poco, palmo a palmo, attraverso la cura e la conoscenza amorevole delle piante e degli alberi, oltre che dei piccoli animali, che in quel luogo trovano vita e dimora.
Le quindici numbered Pastorelles rappresentano i testi più “nuovi” rispetto alla caratterizzazione stilistica cui Taggart ci aveva abituato in precedenza: testi incisi di una sottile diffusa ironia – che non è mai mancata nella sua scrittura – ma qui dall’approccio almeno all’apparenza più diretto, dall’ispirazione più immediata, rintracciabile proprio negli aspetti più consueti della vita di campagna: le balle di fieno nei campi, gli effetti della siccità e lo scorrere fangoso e sonnolento dei ruscelli, o ancora resti della presenza umana come un’antica scuola, un vecchio registro contabile, l’ombra di una ragazza Amish che pattina. Persistenze che diventano segni, presenze tangibili eppure spirituali, calati in una dimensione minimale e quotidiana in cui gli oggetti vivono la vita dei ricordi a cui sono allacciati, l’ambiente quella segnata dall’evidenza dell’intervento umano. Il paesaggio – lo sfondo rurale della Cumberland Valley – diventa quindi il campo d’azione e articolazione di una ricerca di senso attraverso la parola e la sua sonorità, di un’esplorazione poetica di ciò che esiste e, insistendo, persiste. Non c’è però spazio, nel libro, per alcuna reverie pastorale o rassicurazione bucolica: c’è piuttosto una sensibilità ecologica rinnovata e una continua riflessione sulla condizione umana, animale e vegetale che si riverbera dalla contemplazione laboriosa e mai estatica del paesaggio rurale circostante, in cui l’io poetico è immerso e con cui esso è portato a un costante confrontarsi e riconoscersi. […]

 

John Taggart, Pastorali. Traduzione di Cristina Babino. Vydia, 2014. Premio Achille Marazza Giovani per la traduzione 2014.

Edizione originale: John Taggart, Pastorelles, Flood Editions, 2004.

Info: http://www.vydia.it/pastorali/

 

 

 

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