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Solo una donna e un bambino

Meditazione per indiani/e e non.

Il telegiornale dell’altroieri dava con risalto la notizia dell’eliminazione del “feroce terrorista” Al-Zarqawi, sottolineando la raffinatezza chirurgica dell’operazione, dato che le vittime civili, configurabili come “danni collaterali”, erano assai poche e tra esse solo una donna e un bambino.

Personalmente credo che un paese nel quale di fronte ad una affermazione del genere non si solleva spontaneamente e immediatamente uno scandalo che porti come danno collaterale la caduta di molte teste, stavolta naturalmente metaforica, sia un paese già caduto in una buia barbarie.


Non ci sarebbe bisogno di dire altro per proporre alla riflessione, e all’azione, di tutti un problema così macroscopico, se non fosse che già sento le più comuni obiezioni che verrebbero portate ad una simile posizione. Lasciando stare le più becere e forcaiole che tutti immaginiamo da qual parte possano giungere, vi sono ragionamenti e propensioni che facilmente si insinuano anche nelle più limpide posizioni democratiche e umanitarie. Mi limiterò a parlare di un’idea di fondo, quella del baratto: non vale forse la pena di barattare la vita di un essere umano (però non la nostra, per carità) per uccidere il tiranno? La mia risposta è che nessuno, ma proprio nessuno, ha il benché minimo diritto di sacrificare la vita di un altro per uccidere il tiranno, ha bensì il diritto, se crede, di sacrificare la propria. Perché nessun kamikaze d’Occidente si mette una bella cintura esplosiva, che sarà senz’altro anche tecnologicamente più avanzata ed efficiente di quelle normalmente usate da popoli meno robotizzati, e, collocatosi in una buona posizione vicino al tiranno, tira l’apposita cinghietta? Certo è meglio una bomba da cinquecento chilogrammi e pregare per le vite innocenti sacrificate, gratificandole poi, in casi particolarmente clamorosi, come eroiche vittime della guerra per la democrazia.

Se nei tempi più bui del secolo passato mi avessero chiesto se avrei coscientemente sacrificato la vita, non dico di una donna o di un bambino, ma di un altro essere umano innocente e inconsapevole per eliminare dalla scena Hitler o Pinochet, avrei risposto certamente di no e avrei cercato con tutte le mie forze di neutralizzare uno di questi signori in tutt’altro modo. Uso il verbo “neutralizzare” perché naturalmente si pone anche il problema se il tiranno va ucciso (Mussolini, Ceausescu) o no. Ma non vorrei esagerare.

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37 Commenti

  1. Lascia che cominci una guerra senza alcun motivo apparente: mostra in giro il video di gente decapitata come il Capretto Pasquale ™, delle autobombe, delle mutilazioni.

    Aggiungi un governo eletto ai rigori, un paio di scandali nazionali e i Mondiali di Calcio.

    Sarebbe un posto barbaro anche senza le dichiarazioni oggetto del tuo post.

    Ti indigni, pure tu hai ragione: sei ancora un essere umano. E’ l’unico effetto collaterale che cronicizzerei.

  2. non so come venga in mente a sparzani di definire tiranno al zarqawi.
    se assimili il problema della sua uccisione a quello storico dell’eliminazione del tiranno, lo sposti in un’area concettuale che non gli compete.
    al zarqawi andava arrestato e processato: avrebbero potuto farlo e non l’hanno fatto.
    le vite “collaterali” sacrificate fanno parte di una visione razzista del problema irak, presente negli stati uniti e non solo.
    in america i conflitti mortali si aprono con garanzie assolute per gli innocenti, ma in irak questo principio non vale: forse perché non sono considerate “vite” come le nostre, o forse perché non sono considerate, in nessun caso, innocenti.

    segnalo modesti appunti sull’argomento in tash-blog.

  3. Sostiene tashtego: “Al Zarqawi andava arrestato e processato: avrebbero potuto farlo e non l’hanno fatto.”

    Io domando: Perché?

    Attenzione. Conosco bene le atrocità commesse da Al Zarqawi. Quindi un elenco di “crimini” da lui commessi non rappresenterebbe per me una risposta soddisfacente. Sul quel piano dovrebbero essere “arrestati e processati” – o, eventualmente, “eliminati” con “precisione chirurgica”? – anche Bush e Blair.

    Mi pare ci sia una contraddizione. O no?

  4. Tutto l’occidente, preciserei, già caduto in una buia barbarie da alcuni decenni. Bush?, un criminale come gli altri, i gialli?, futuri criminali di un neo-capitalismo in ascesa, i neri d’africa tenuti in continua segregazione economica e satelliti di colonie che rosicchiano gli avanzi…

  5. Abu Musab Al-Zarqawi è stato sinalmente scovato e ucciso,
    gli Usa esultano.
    Bisognerebbe quanto meno avvisare i genitori,
    che il funerale al figlio, l’hanno già fatto circa un anno fa…

    Zarqawi,
    giordano di origini palestinesi,
    ce lo hanno passato come un musulmano estremista,
    eppure ad Amman (chiesi anche io a suo tempo in giro)
    se lo ricordano ancora quando ubriaco
    veniva cacciato a calci nel culo da ogni moschea.

    Zarqawi,
    temibile condottiero,
    capo terrorista di al Qaida
    (semmai al Qaida in effetti esista…)
    viene mostrato in alcuni filmati
    come uno che non riesce neanche sparare due colpi di seguito
    davanti a un bersaglio immobile…

    Ora si cerca un suo degno successore,
    piuttosto che guardare al palcoscenico di guerra in Iraq,
    sarebbe bene rivolgersi verso Washington e vedere stavolta cosa tireranno fuori dal cilindro
    quei geniali generaloni,
    che come con Bin Laden han bisogno di quella incarnazione del male
    che permette di fare degli iracheni e degli arabi una unica entità ostile e terrorista.
    E non magari di civili che si difendono dalle incursioni terroriste (quelle sì) di invasori stranieri sadici e spietati.

    vik alias guerrillaradio, spesso viceversa

  6. Seguendo le rigide regole morali imposte dall’estensore del post si configurerebbe la seguente situazione: il “tiranno” se ne sta tranquillo in una casa con moglie e figli (suoi o altrui poco importa) o in una qualunque zona densamente popolata da civili, da lì ordina attentati stragisti che coinvolgono in larga parte civili (di ogni sesso e età). E’ impossibile però “arrestare” il “tiranno” poiché mentre lui dal suo rifugio può sparare contro chi viene ad “arrestarlo” è impossibile per chi viene ad “arrestarlo” sparare contro il suo rifugio poiché sarebbe alto il rischio di colpire innocenti (donne e bambini).
    Data questa situazione qualunque tiranno, terrorista o semplice criminale potrebbe in un tempo relativamente breve sconfiggere qualsiasi polizia o esercito.

    Insomma, capisco il fastidio per le parole usate al riguardo delle vittime civili e capisco anche possano essere indizio di cose peggiori. Però non diciamo stronzate.

    Tra l’altro è segreto di pulcinella il fatto che è parte integrante della strategia di alcune guerriglie (vd. combattenti palestinesi) cercare di far provocare quante più vittime civili possibile dalla propria parte. I lanci da mortaio o i più recenti missili lanciati da parte palestinese sono effettuati volutamente vicino ad aree densamente popolate. La responsabilità degli eventuali morti civili nella rappresaglia se la prende solo l’esercito israeliano?

  7. beh, e allora che dire dello “scusate” di Israele dopo i missili spediti contro ignari bagnanti a Ramallah..?.. ho visto in tivù le immagini di una bambina trascinata a forza lontano dal cadavere del padre, ucciso dall’esplosione: si stava cambiando il costume ed è rimasto più o meno in quella posizione. Per sempre negli occhi della bambina ci sarà il suo papà saltato per aria perché l’esercito israeliano – unico al mondo, che neanche gli americani – quando fa la voce grossa e decide di punire i militanti di Hamas, spara un po’ nel mucchio o decide di buttar giù la casa della madre, dei parenti… (come se i carabinieri, per prendersela con un uno per un atto criminoso, andassero a casa di sua madre e le buttassero per strada i mobili..): ha istituzionalizzato il concetto (se così vogliamo chiamarlo…) di RAPPRESAGLIA. Qui siamo molto oltre i danni collaterali: qui si è al volontariamente indiscriminato come strategia del timore diffuso.
    Ovvero, terrorismo.

  8. La barbarie io l’ho vista anche nell’antico rituale, vecchio come il mondo, per nulla annullato-anzi tutt’altro!- dalle tecnologie: l’esibizione del trofeo del vinto, la sua testa tumefatta, esibita come prova e monito, come elemento essenziale dell’operazione. Nessuna pietas, davanti alla morte, l’uomo che ritorna ad essere homo sacer, ridotto ciò a nuda vita. Perchè questo accade, nelle nostre civiltà evolute: il fatto che un essere umano, qualsiasi essere umano, può venire privato della sua identità sociopolitica, in base a parametri e giudizi unilaterali, assoluti, che sfuggono completamente alla sua possibilità di decisione e di controllo. E si innesca allora il meccanismo per il quale non viene più trattato-riconosciuto come essere umano. Può essere torturato, ucciso, mutilato, messo al bando. Non compare nella lista degli aventi diritto. La sua morte, e la morte di coloro che gli sono vicini, non rientra nelle categorie della vita politica, ma della prassi di sterminio, nella bio-politica.

  9. Nazismo. Nella sua essenza più oscenamente “pura”. Benedetto dalla chiesa coi crismi della crociata, sotto gli occhi devoti, proni e succubi di un occidente preparato da decenni all’avvento del nuovo regno del terrore “democratico” e “umanitario”. Forse è il momento, per coloro che ancora credono in un mondo diverso da questo orrore elevato a sistema, di fare qualcosa di concreto, in ogni forma, al di là della sacrosanta analisi-incazzatura che dura, purtroppo, lo spazio di un post.

  10. Quel che più mi colpisce (ripugna) è che anche tra coloro (e molti) che sono contro la pena di morte esultano quando un Al-Zarqawi viene ucciso (in modo intelligente, va da sè). I processi sono infatti solo per i ladri di merende )e un processo all’ Al-Zarqawi di turno porterebbe probabilmente troppa me…lma in superficie anche tra le file degli accusatori). Era un criminale? Oh nulla di più facile che fornire un’etichetta. Bush sbaglia, appartiene alla schiera dei criminali -ma di fronte a questa uccisione riguadagna punti anche tra i critici:a un criminale che uccide un altro criminale si fa uno sconto, via… C’è sempre uno più cattivo dell’altro… Penso che Al-Zarqawi ha in fondo almeno avuto una vita. Le vittime dei collateral damages no, neppure fanno titolo (sono in fondo migliaia, decine di migliaia, centnaia di migliaia -accidenti come si fa a ricordarli tutti, a prenderne notizia…) se non in modo… collaterale per l’appunto. Gli occhi sono sempre fissati sulle star: per loro c’è l’inferno dell’aldilà (tutti ne sono ovviamente sicuri…); per le vittime civili invece che c’è? Il paradiso degli innocenti? Alleluja allora… Siederanno compunti in bianche vesti di fronte all’Eterno in attesa del Giudizio -accidenti! quante cazzate che ci hanno cacciato in testa…
    Tashtego ha ragione: non si può sorvolare sempre in nome delle ragioni di Stato sulle vite degli innocenti (chiamiamoli pure sfigati). Tutto questo non ha a che vedere però con una morale (o la Morale), bensì con una visione della politica che deve mutare radicalmente. Quella cui siamo abituati è ormai solo marcia -e sempre più dimostra la sua incapacità di risolvere il benché minimo problema in ogni angolo del mondo.

  11. Bravi, avete scoperto la guerra. Ora però il problema è capire perché è feroce quella degli israeliani contro i palestinesi (lo è) ma non quella dei palestinesi contro gli israeliani. Perché è feroce la guerra degli americani contro Al Zarqawi ma non quella di Al Zarqawi contro gli americani e il popolo iracheno. Perché gli israeliani invadono il Libano e favoriscono il massacro di civili mentre i gentlemen siriani e palestinesi trattano con guanti di velluto la popolazione libanese?

    Forse “gli occidentali” sono una “razza” inferiore…

  12. vorrei quanto meno rispondere a Tashtego per assicurarlo che mi guardo bene dal ritenere senza alcuna prova provata Al-Zarqawi un tiranno, non a caso avevo messo tra virgolette il “feroce terrorista”, e non era tanto questo il mio punto, come si capisce dal fatto che parlo poi nel seguito del post dell’eliminazione del generico tiranno. Ovvero: anche ammesso, ma non certo concesso, che A.Z. fosse un tiranno, eccetera.
    L’esempio mostrato da uno di passaggio è ovviamente astratto: non esiste chi dal proprio palazzo con moglie e figli sempre vicini ordina massacri, ovvero credo che in ogni caso ci sia modo di neutralizzarlo senza bisogno di vittime innocenti. Sarà più lungo e sarà più difficile, ma le ulteriori vittime saranno responsabilità sua, o preferiamo averla noi la responsabilità, pur di prenderlo subito e toglierci il pensiero?

  13. è esattamente il contrario, “uno di passaggio”: la maggior parte delle disgrazie umanitarie nel mondo avvengono perché gli occidentali hanno spesso mostrato di considerarsi superiori… e allora l’autocritica – che va in senso assoluto nella direzione opposta – non segna un razzismo al contrario, bensì un necessario pareggio nel bilancio delle mostruosità. Solo se avremo tutti la consapevolezza di quanto l’orrore porta anche la nostra cittadinanza, potremo trovare una qualche soluzione… e poi, piantamola di prenderci in giro con il Medioriente: quando (era il 1949…!) chiesero a Ghandi cosa pensava del problema della fondazione di uno Stato di Israele e della convivenza tra i due popoli, rispose semplicemente: “Non sono contrario alla creazione di uno Stato di Israele, ma credo che prima bisogna chiedere il permesso ai palestinesi”.
    Come minimo, oggi, ti becchi dell’antisemita.
    Ma a me sta bene: c’è una linea temporale, precisa, che ha fatto iniziare tutto questo, ed è il 22 luglio 1946: massacro al King David Hotel.
    Se vuol dire essere “antisemiti” come Ghandi… va benissimo, è una compagnia che mi aggrada.

  14. Il mio esempio era astratto quanto la situazione descritta dal post e quanto dire che “in ogni modo penso ci sia un modo di neutralizzarlo senza bisogno di vittime innocenti”. Non c’è (non c’è mai stata) guerra senza vittime innocenti. Solo che per il noto principio del “pareggio delle mostruosità” si è obbligati a citare solo le vittime innocenti altrui. In particolare solo di vittime, mai di responsabilità.

    Non è che le nazioni si considerano superiori è che fanno i propri interessi e non vedo come potrebbe essere altrimenti. Alcune nazioni, in maniera complicata, imperfetta e limitata rispondono delle azioni intraprese per difendere i propri interessi al loro popolo, altre no.

    Pensare che il problema arabo palestinese inizia con l’attentato al King David Hotel è pura follia (ah, i bei attentati di una volta dove si prendevano di mira i militari e si telefonava prima di far scoppiare la bomba…!).

    Il problema non è quello che ha detto o non ha detto Ghandi nel 1938, il problema è quello che fanno o non fanno i palestinesi nel 2006. Se avessero seguito una politica realmente Ghandiana contro il colonialismo israeliano avrebbero un loro stato da molto tempo, il colonialismo israeliano non è certo peggiore di quello inglese in India. Ma è stato ed è interesse principalmente di molte nazioni arabe e di gran parte della dirigenza palestinese molto più che di Israele utilizzare i palestinesi come arma umana contro lo stato israeliano, senza alcun riguardo per il popolo palestinese e per i suoi interessi.

  15. Sacrificare una donna o un bambino per spazzare via Hitler?
    Altro che “neutralizzarlo”…
    Be’, se avessimo potuto risparmiare all’Europa l’Olocausto, le camere a gas, milioni di morti e di profughi…
    Siete proprio sicuri di questo pacifismo pontificio?
    Secondo me dovrebbe essere rivalutata la figura di Bruto.

    Perché non ci sono “kamikaze d’occidente”?
    Forse perché gli occidentali, meglio, gli europei, non amano più come prima la morte, almeno non amano la morte eroica, il sacrificio sacro. Siamo diventati “molli” e “decadenti”, come dice Bin Laden, ecco perché abbiamo bisogno delle Cluster Bomb e non abbiamo il coraggio di “tirare la cinghietta”.

    Ringraziando al cielo, abbiamo seppellito gli eroismi della “Kultur” e delle Radici, abbiamo imbavagliato l’idealismo romantico (che oggi torna nella seratina prevotiva di mr. Atta), e non vogliamo una Rinascita che sia frutto di una Grande Distruzione.

    “Negli scritti dei nazionalisti degli anni Venti e Trenta è invece evidente una visione dell’Occidente come un mondo vecchio, sterile, avido di denaro, egoista e superficiale. Essi temevano che quel mondo vecchio potesse corrompere e indebolire i giovani tedeschi, che dovevano invece lottare per un futuro di gloria. Soltanto il sacrificio nelle tempeste d’acciaio li avrebbe salvati dalla mediocrità occidentale. Alcuni aspetti della retorica guerriera che oggi arriva dagli Stati Uniti, specialmente dai circoli neoconservatori, sono assai più vicini a questa visione…”.
    (Ian Buruma & Avishai Margalit, 2004)

    @prodan
    gli eventuali processi a Bush e Blair si chiamano elezioni.
    E se la politica estera transatlantica non cambierà che faremo? Giudicheremo interi popoli. Sei pronto?

    @gianluca
    Il tuo riassuntone “barbaro” trascura un dettaglio.
    La guerra è iniziata per dei motivi ben precisi: non perché Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa ma perché stava sviluppando dei “programmi” per dotarsi di quelle armi.
    Altro che “apparenza”: si tratta di un cambiamento sostanziale della politica estera americana, che dal “contenimento” è passata all’“annullamento” degli arsenali militari altrui.

  16. “Sarà più lungo e sarà più difficile, ma le ulteriori vittime saranno responsabilità sua, o preferiamo averla noi la responsabilità, pur di prenderlo subito e toglierci il pensiero?”

    preferiamo averla noi, la responsabilità, sparzani, se questo potrà impedire ulteriori vittime e peggiori danni! vuoi dire che i morti sono giustificati a seconda di chi li ammazza? che finchè è qualcun’altro a fare le stragi possiamo chiudere un occhio perchè tanto noi abbiamo la coscienza pulita?

    cosa diceva Kundera del kitsch? ah, sì: che è “la negazione sistematica dell’esistenza della merda nella propria vita”…

  17. Adesso c’è un testimone che afferma che il terrorista era ancora vivo dopo il bombardamento e che è stato massacrato di botte dai soldati americani accorsi sul posto. Insomma, questo nostro povero occidente confuso non ha capito che se proprio si deve esibire con questa buffonata della “democrazia esportata” almeno dovrebbe dare l’esempio. E che esempio danno i soldati americani che rispondono ai terroristi con le loro stesse armi? Avrebbero dovuto catturarlo vivo – dato che abbiamo scoperto oggi che era ancora vivo – e non giustiziarlo in quel modo. Da domani mi sento autorizzato ad ammazzare chiunque mi faccia un torto grave…

  18. a volte sui bugiardini di qualche farmaco, sotto “effetti collaterali” si legge:

    secchezza delle fauci e – occasionalmente – manifestazioni ad esito fatale.

    paola

  19. C’è sempre qualcuno che fa la parte del duro, del realista, che ti spiega che “questa è la guerra babe, e tu non puoi farci niente”.
    Stronzate, ovviamente.
    Al Zarqawi potevano arrestarlo e non l’hanno fatto.
    Dicono che così hanno “fatto giustizia”, ma scaricare una montagna di tritolo su una casetta non è giustizia, è una cosa che a Roma si chiama “’ndo cojo, cojo” e indica un certo timore della reazione dell’avversario in caso di contatto diretto.
    L’esposizione del cadavere incorniciato è incivile e grottesca.
    Come si fa a non riuscire a vedere il tasso di inciviltà contenuto in questo modo di agire e dire?
    Come non vedere la contraddizione col proposito dichiarato di “portare la democrazia” in Iraq?

  20. ma la si vede benissimo l’onnipresente contraddizione.
    tutti la vedono. a sinistra a destra. una contraddizione che talmente reiterata, passa già inosservata. spesso e volentieri.
    hanno raso a terra un’intera storia millenaria, stanno facendo a brandelli un popolo. punto. rewind: perchè?
    perchè le logiche di sopravvivenza sono ferree.
    come cazzo fanno l’america e l’europa a tenere accese 24 ore su 24 i neon delle insegne? come cazzo faccio io a tenere acceso ininterrottamente la mia tivvù?
    come fanno gli esseri umani occidentali a fare tuttelesettimanedaquandovienebeltempo un week end decente su è giù per le autostrade?
    contraddizione. già. embè? esigo il mio ripetitore personale tim omnitel wind. esigo la termocoperta. esigo il mio hamburger alle 4 di mattina.
    voglio uccidere più scuali possibili per poter andare sicura sul mio windsurf. semplici logiche di sopravvivenza.
    condraddizioni? ma no. prevalenza del più forte semmai.

    e siccome ho il coltello dalla parte del manico, voglio poter buttare le mie bottiglie di plastica dove mi pare e voglio illuminare, illuminare, illuminare il più possibile perchè un giorno il sole si spegnerà, se prima non ci avrà arrostiti tutti.
    firmato: la profetessa di noialtri.
    mah.
    paola

  21. Tempo fa con il fido Franck l’accordeoniste fummo invitati a una nota trasmissione televisiva letteraria , les mots de minuits, per presentare Paso doble, rivista letteraria di cui mi occupavo. Li’ incontrai la splendida Irene papas. Prima di noi intervistarono un fotografo americano che aveva appena pubblicato un beau livre (si chiamano cosi’ quei libri che per qualità, formato cura dell’oggetto sono veramente belli e costano tanto) sugli orrori della guerra. Il ricavato sarebbe stato devoluto eccetera eccetera. Quando fini’ quella sequenza di immagini terribili (squartamenti, stupri) alla domanda dell’intervistatore sbottai dicendo che trovavo scandaloso questo uso dell’immagine; In alcun caso veniva riferito il “nome” di quei corpi straziati. fateci caso: una donna e un bambino resteranno sempre anonimi, quasi come un quadro a tema. Compito di noi tutti dovrebbe essere quello di mettere le didascalie alle immagini, ai fatti. E far saltare quel dispositivo che vuole che solo i criminali abbiano un nome. Bellissimo intervento quello tuo, Antonello. Per le questioni delle giuste guerre o dei giusti omicidi rimando a Kant.
    effeffe

  22. il hamburger alle quattro di mattina fa molto male, molto. Meglio alle nove e con tante cipolle, tante, per preparare bene la giornata a un nuovo limpido giorno di democrazia riconquistata e distribuita a piene mani in giro per il mondo. Pace a tutti.

  23. Dopo anni di umiliazioni, di torture, di angherie fisiche e psichiche, due esseri umani, sequestrati, segregati, privati di ogni più elementare diritto, di ogni dignità e identità, rinchiusi in quello che, a ragione, rappresenta il simbolo più eloquente della superiore e democratica civiltà occidentale, cioè Guantanamo, un lager a cielo aperto benedetto e sacrato da un occidente lobotomizzato e connivente, si sono suicidati (o sono stati suicidati: ma che importa, qual è ormai la differenza, e serve poi a qualcosa ragionarci sopra, quando in gioco ci sono i destini del mondo libero e della sua superiore cultura etico-giuridica?). Venuto a conoscenza del fatto, uno dei maggiori criminali e terroristi attualmente operanti sul pianeta ha così commentato: “Si tratta di una chiara, palese azione di guerra contro il governo degli Stati Uniti”! La stampa internazionale, a iniziare da quella italiana, complice di questo boia, non ha battuto ciglio: e vuoi mettere, in gioco ci sono i destini della nostra superiore civiltà! Giusto, cazzo! E a un’azione di guerra, come quella orchestrata dai due sventurati suicidi, si risponde con una sacrosanta rappresaglia. A quando il bombardamento (benedetto anche questo, non sia mai!) di Damasco e Teheran? Magari con l’appoggio umanitario di un contingente tricolore in missione di pace?

  24. “si pone anche il problema se il tiranno va ucciso o no”. Cosi termina l’intervento di Antonio Sparzani. Mi chiedo fino a quando un sistema di valori come quello che permette di formulare in modo non esclusivamente strumentale e manipolatorio una tale domanda riuscirà a trasmettersi ancora alle generazioni che verranno. Mi chiedo fino a quando il termine “tiranno” costituirà ancora un significato fermo, indipendente dalle esigenze della propaganda dei più forti. Mi chiedo fino a quando “i danni collaterali” saranno ancora considerati uno schifoso eufemismo.

    Qualcuno pensa oggi di sapere perché è stata fatta la guerra in Iraq. All’inizio della guerra, anch’io mi ero fatto qualche idea sui cosidetti “veri motivi” . Col passare del tempo questi “veri motivi” si sono per cosi dire annebbiati. Un poeta statunitense, Paul Vangelisti, nato nel 1945, mi snocciolava un mese fa le quattro fondamentali interpretazioni che circolano negli ambienti intellettuali USA intorno ai “veri motivi” della guerra. Sono difficilmente formulabili: c’entrano tutti con strategie per svalutare il dollaro o attacare l’euro. Poi c’è anche una quinta interpretazione che riguarda il dissesto del Medio Oriente per colpire la Cina. Volendo si puo’ ritornare a parlare di petrolio. Delle commesse miliardarie delle aziende private connesse con gli uomini del clan Bush, ecc.

    Intanto ci sorbiamo quotidianamente dosi di orrore che si cerca in tutti i modi di neutralizzare: dalle casse con le teste mozzate, ai mercati che saltano in aria, alle stragi “rivelate” di donne e bambini dei bravi marines, ai più di settanta prigionieri in sciopero della fame a Guantanamo, ecc.

    I margini si sono davvero ristretti: non si sa più bene dove guardare, per non incappare nello spettacolo della barbarie che offrono i governi degli stati più ricchi e più tecnologicamente avanzati. Ma alla fine non c’è che questo da guardare. E anzi tutto va memorizzato. E ogni volta segnalato. Qualcosa dovremo trasmettere anche noi, prima o poi. Come testimoni, che resistono alla menzogna generalizzata, all’oblio dei valori necessari di civiltà.

  25. @ Andrea, se vorrà

    “I margini si sono davvero ristretti…”, ma nel senso che adesso si sanno i motivi precisi o la restrizione è dovuta al fatto che i motivi sono talmente troppi che hanno innescato fisiologicamente un’occlusione di comodo generalizzata? (quali menzogne e relative a quali giustificazioni?).
    perdona, non ho ben capito-

    paola

  26. in questo momento è difficile guardare oltre queste “prove” della barbarie (la guerra in Iraq) ed è difficile pensare a “forze” che ci liberino da esse; è una percezione e un sentimento d’impotenza, che lasciano poco spazio che non sia quello ridotto della “testimonianza”.

    Vedo cosi’ l’intervento di Antonio: mentre richiama la necessità di uno scandalo e di una “caduta” di teste (metaforica), sa bene che nessun grande scandalo si solleverà e che nessuno perderà il posto per questo…

  27. non so inglès, quei governi li eleggiamo noi.
    la coperta delle risorse si sta facendo corta mentre il senso di insicurezza e accerchiamento aumenta: questa gente opera su nostro mandato.
    al fondo delle ragioni elencate da Vangelisti ci sono le ragioni di dear dust, nient’altro.
    non sempre è agevole risalire alle ragioni strutturali di quello che sta accadendo, ma è l’unico lavoro da fare, se si vuole provare a capire.
    ed è solo l’inizio, secondo me.

  28. friendly fire

    La figlia di Camillo Berneri scrisse a Londra un instant-book contro le bombe alleate during II world war: fu accusata di disfattismo, dagli uccisori di suo padre a Barcellona.

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antonio sparzani
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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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