Pièces & Regards

Da Pièces, di Francis Ponge (1962, traduzioni di Giovanni Cianchini)

 

L’insignificante

Cosa è più attraente di un cielo azzurro se non il docile chiarore di una nuvola?

È per questo che preferisco una qualsiasi teoria al silenzio, e anche più di una pagina bianca, un pezzo scritto che passa come insignificante.

Questa è tutta la mia pratica, e il sospiro che mi ristora.

 

 

 

 

Il cane

Procedo liberamente,  leggo un sacco, mi sento in dovere, a dire il vero, di riandare indietro a quelle tracce, per cercare ancora.

Amici… eccomi qua…!

(se mi esprimo, devo pur avere qualche lettore.)

 

 

 

 

Il piccione

La pancia piena di grano, veleggi giù per la via,

santa pancia grigia di piccione…

 

Come pioggia battente avanzi baldanzoso, gli artigli ben distanziati

Precipiti, invadi il prato,

Dove prima zompettavi

Con tubare delizioso, roboante.

 

Presto ci mostri la tua gola arcobaleno…

 

Quindi voli via di lato, con un gran battere

D’ali, che tendono, piegano o spezzettano

La coperta di seta delle nuvole.

 

 

 

 

Specialità delle fragole

Il muco che cresce dalle fragole, arrossisce le foglie più basse.

Aggiungici “le rose” (i detriti cristallini) dello zucchero…

Il gambo del trifoglio porta fuori dalla fragola una piccolissima pagnottella di zucchero, abbastanza insipida.

Bestie, rifocillatevi delle fragole che ho scoperto per voi.

 

 

 

 

L’adolescente

Come una vettura con una buona tappezzeria, hai lucidato le ginocchia, la vita snella, il busto bene all’indietro come un conducente nella sua cabina.

Ti conduci, guidi te stessa; il tuo pensiero non è del tutto separato dal corpo.

Perché improvvisamente ti arresti?

– Le due fiale di una clessidra a poco a poco si includono l’una nell’altra.

Nel seno delle donne uno apprezza la rotondità e la solidità del frutto;

come cala giù, il gusto e la succulenza dello stesso.

 

 

 

 

La semplicità definitiva

L’appartamento di nostra nonna è stato ridotto qualche anno prima della fine della sua vita, privato della sua stanza più grande in favore di una enorme, sanguigna vedova. Delle tre stanze rimaste la nonna occupava, ciascuna a seconda dell’ora, solo un angolo. Nella sua camera, il disordine era limitato al letto.

Le finestre sporgevano sulle cime di un giardino senza umidità, un cielo sempre bellissimo, soltanto azzurro o pervinca a seconda della stagione, qualche volta pallido in inverno come la sputacchiera smaltata.

…Quasi per nulla calpestato, il tappeto del piccolo salotto. In camera da letto, nonostante qualche ora di attività, non maggior disordine. Mi ci sono sistemato per una parte della notte, non lontano da una finestra spalancata. Lei non si è più spostata, ritirata nel mezzo del letto, il più lontano possibile.

Ma poi le cose cambiano rapidamente. La stanza di un morto diventa in poche ore una specie di magazzino. Non molte cose e nessuno lì: un po’ come uno scarto, un feto, un bambino lercio al quale non si è più tentati di indirizzare una parola – non più che a un neonato rosso mattone che viene fuori dalla pancia di una donna in travaglio.

 

 

 

 

Il granaio

Ogni casa, tra il soffitto e il tetto, ha la sua navata profana, che corre per tutta la lunghezza delle camere. Quando uno spinge la porta per entrare, la luce entra con lui. La vastità lo sbalordisce. Qualche pietra nera alla fine indica il muro del camino.

Disteso sulla trave A, lui volentieri insegue una fantasia in onore del muratore. Attraverso gli spiragli di questa volta di firmamento, brillano un centinaio di stelle come luci del giorno. Alla base della presa d’aria, lui ascolta le onde del vento battere i fianchi delle tegole rosate oppure frusciare lungo le zincature.

All’interno, appena commovente, qualche fragile amaca di ragnatela, il velo granuloso dei ragni che si avvolge attorno al dito, come attorno alla faccia dei piloti negli eroici primitivi giorni dello sport.

Un limo filtrato dalla pioggia attraverso le tegole, una  polvere di grana fine si poggia su ogni cosa.

E’ qui sopra, lontano dal suolo ingordo, che lui raccoglie il grano, per un processo contrario alla germinazione. Asciugatura, separazione e seccatura, sono idee d’ora innanzi senza conseguenze per il suolo, dal quale l’ha tirato su.

Piuttosto, lascia che le banali forme grigie della farina scivolino dorate fuori dal forno.

 

 

 

 

Letame

Cornetti di paglia, facilmente sgretolati. Fumanti, odorosi. Schiacciati dalle ruote dei carri, o più spesso risparmiati dalla distanza assiale tra le ruote.

Viene da considerarti come qualcosa di prezioso . Per questo vieni racimolato soltanto con una paletta. Ciò  indica il nostro umano rispetto. È pur vero che il tuo odore si attaccherebbe un po’ alle mani.

Ad ogni modo, alla fine non hai un cattivo odore, per nulla ripugnante  come i rilasci di un cane  o un gatto, che hanno il difetto di essere troppo vicini a quelli dell’uomo, con la loro consistenza come malta viscida, così noiosamente appiccicosa.

 

 

 

 

La rana

Quando le lancinanti punte d’ago della pioggia rimbalzano sui terreni zuppi, un nano anfibio, un’Ofelia con le braccia amputate, non più grande di un pugno, salta qualche volta sui piedi del poeta e si scaraventa dentro la pozza più vicina.

Lascia che la nervosa creatura si metta in salvo. Ha zampette deliziose. Tutto il suo corpo è inguantato in una pelle impermeabile. A malapena carnosa, i suoi lunghi muscoli hanno un’eleganza che neppure un pesce o un volatile. Ma per scappare dalla tua presa, la qualità della fluidità in lei si combina con gli sforzi di una cosa vivente.

Il gozzo gonfio, lei ansima… e quel cuore che palpita così pesantemente, quelle palpebre grinzose, quella bocca smunta, ispirano così pietà che la lascio andare.

 

 

 

 

Le stufe

L’animazione delle stufe è in relazione inversa con la clemenza del clima.

Ma come dimostrare adeguatamente la nostra gratitudine a queste modeste torri di calore?

Noi che le adoriamo allo stesso modo dei tronchi d’albero, dei radiatori d’ombra e fresco umido in estate, ciononostante non possiamo abbracciarle. Nessuno si avvicina troppo a loro senza diventare rosso…

Con tutti quei piccoli sfrigolii che diffondono, ci mettono in guardia.

Com’è bello allora aprire la loro porta e scoprire il loro ardore: quindi con un sadico agitatore,  smuovere le profondità della gamma dei colori, cambiando le braci di carbone ardente dal nero al rosso e dal fuoco a un tenero grigio, e le braci in cenere.

Se diventano fredde, un tonante starnuto presto ti avvisa del freddo alla testa, venendo a punirti delle tue negligenze.

Le relazioni tra un uomo e la sua stufa  sono molto lontane dall’essere come quelle tra un signore e il suo domestico.

 

 

 

 

La radio

Questa scatola colorata non mostra nulla di sporgente, solo un pomello da girare al prossimo click, cosicché  quasi subito tanti piccoli grattacieli d’alluminio si illuminano all’interno, mentre violenti zampilli vociferanti si contendono la nostra attenzione.

Un piccolo apparato con una meravigliosa capacità selettiva. Ah, com’è ingegnoso aver raffinato l’orecchio fino a questo punto! A che scopo? Per versarci dentro incessantemente le più bizzarre volgarità.

Tutto un fumento di escrementi della melodia del mondo.

In fondo, però, questa è la cosa migliore. Gli escrementi devono essere portati fuori e sparpagliati sotto il sole: un’inondazione così qualche volta fertilizza…

Comunque con passo rapido ritorno alla scatola, per concludere.

Tenuta in alta considerazione in ogni casa in questi ultimi anni – piazzata proprio in mezzo alla sala, tutte le finestre aperte… il ronzante, raggiante piccolo secondo bidone della spazzatura!

 

 

 

 

La valigia

La mia valigia mi accompagna sui monti della Vanoise e subito la sua  targhetta di metallo risplende e il cuoio pesante espira. La tengo con le mani, le accarezzo il dorso, l’incollatura e la superficie piana. Perché questo scrigno somiglia a un libro pieno di un tesoro di pagine bianche: i miei boxer, la mia lettura preferita e il mio kit da viaggio più semplice, sì, questa cassetta come un libro è anche come un cavallo, fedele contro le mie gambe, che io sello, bardo, posteggio a una piccola panchina, sello e lego, lego e stringo oppure allento nella proverbiale camera d’albergo.

Sì, per il viaggiatore moderno la sua valigia resta, come resta un buon cavallo.

 

 

*

 

Da Regards di Giovanni Cianchini (2022-2023)

 

Regards è inteso sia nel senso più italiano di riguardo, “premurosa sollecitudine e cortese rispetto”, sia nel senso, più inglese, di “considerazione”, relativa a elementi inanimati (un giorno della settimana, un’ora della notte, una stanza) ai quali, però, si dà del “tu”, volendo trattarli quantomeno alla pari di colui che li considera. Lasciano però in sospeso il riconoscimento dell’elemento, volendo sollecitare un altro tipo di attenzione.

Ponge è il riferimento, dà liberamente del “tu” o parla in terza persona ma con un senso di considerazione affettuosa, anche se non sempre benevola (vedi La radio). Inoltre non si nasconde in una presunta oggettività né in una forzata autocancellazione. Il suo io è spesso presente in un modo così leggero da farsi dimenticare.  Esplicito, indicato nel titolo, il destinatario. In una dimensione di prosa, a volte ci sorprende con dei versi (Il piccione). Si rivolge, oltre che all’elemento, a volte anche al lettore, a sé stesso, a terzi (le bestie affamate di fragole).

 

 

Regard n. 5

 

Sei fatto di ombra diffusa
di acustica piana, ambientale
e in qualche angolo della testa
qualche nodo da sciogliere.

 

I canti di pace sul display
sono acqua ferma che scorre.

 

La tua verità è
un panorama di palazzi.

 

Sembri un fiasco chiuso
da una paura sottile,
senza nemmeno un accidente
di arte, un guizzo, un gabbiano
che sbatte sul vetro, sfuriando.

 

Resta lì dove stai.
Dove potrebbe scappare
un venerdì pomeriggio?

 

 

 

 

Regard n. 4

 

Sei carica di caldo di casa di inverno
così apprezzato dalle donne
e una calma sovrapposta, medicinale.

 

Non sai che farne del tuo spazio libero
fischietti, indugi
poi decidi, nella tua indifferenza
di accontentare chi ti abita
consentendo il trastullo tra le lenzuola
preveggendo pensieri mortiferi
anticipandoli,
con i rumori rari dalla strada.

 

Fai dell’attesa la tua fuga vincente
suggerendo ai tuoi abitanti
una lettura leggera, ma non troppo
che non gli risputi addosso
la sua inutilità.

 

Un calore responsabile sei tu
che omette i particolari
e lascia ai suoi ospiti poca scelta
se non un mantra o una partita di tennis
che tenga a bada i tuoi scagnozzi,
il fantasma mangiapiedi
che si intrufola
tra il materasso e il lenzuolo
e la nuvola gelida e pruriginosa
della rovescina ribelle.

 

Alla fine dai la nanna come un regalo
mia buona Signora, mia ora severa
mie Quattro del Mattino

 

 

 

 

Regard n. 3

 

Sei stata concepita
per conservare ricavati della cellulosa e del legno.
Il bonsai al centro respira nella luce
e l’insenatura rotonda sul soffitto
un tocco di architettura sconosciuta.

 

Sei fatta per durare.
Gli scaffali chiari, di residui di legno pressato
appoggiati su mattoni bianchi per consentire
l’adeguata pulizia del pavimento.

 

Le parole del Maestro aiutano a sciogliere
l’imbarazzo dell’incontro, l’istantaneo
affacciarsi deluso, c’è già qualcuno…
Il Maestro è un ospite, qui – i padroni di casa
sono chiusi nelle loro copertine,
pennichella del primo pomeriggio o loculo.

 

Poi inaspettatamente
le sue parole smuovono la polvere del bonsai:
“quando eri spoglia, eri tutta
già nella tua volontà, e per questo
forse puoi essere considerata giusta.
Perché sei sempre te stessa, in tutte le cose.
Erra chi pensa che una cosa sia più di un’altra”.

 

Altri manufatti in legno a forma di L per sedersi
tra poco saranno vuoti, nuovamente.
C’è un altro ospite, un volatile che ronza
una psiche inquieta
che non sa decidersi a diventare spirito, pura volontà.

 

Sarà per la prossima vita, lei
Sarà ancora qui.
(Fuori, una farfalla nera voleva dirmi qualcosa, insistentemente)

 

 

 

*

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renata morresi
Renata Morresi scrive poesia e saggistica, e traduce. In poesia ha pubblicato le raccolte Terzo paesaggio (Aragno, 2019), Bagnanti (Perrone 2013), La signora W. (Camera verde 2013), Cuore comune (peQuod 2010); altri testi sono apparsi su antologie e riviste, anche in traduzione inglese, francese e spagnola. Nel 2014 ha vinto il premio Marazza per la prima traduzione italiana di Rachel Blau DuPlessis (Dieci bozze, Vydia 2012) e nel 2015 il premio del Ministero dei Beni Culturali per la traduzione di poeti americani moderni e post-moderni. Cura la collana di poesia “Lacustrine” per Arcipelago Itaca Edizioni. E' ricercatrice di letteratura anglo-americana all'università di Padova.
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