di antonio sparzani

Ciao, compagno Lucio,
ti eri raccomandato con i tuoi amici più cari, quelli d’una vita, i compagni del Manifesto. «Non voglio funerali, per carità, tutte quelle inutili commemorazioni. Necrologi manco a parlarne. Luciana si occuperà della gestione editoriale dei miei scritti. Per gli amici e compagni lascio una lettera, ma dovete leggerla quando sarà tutto finito.»
Adesso tutto è finito, compagno Lucio Magri, io ho abbastanza vissuto per ricordare dibattiti, conferenze, assemblee con la tua sempre piuttosto fascinosa, diciamolo, presenza, per ricordare le tue battute, sempre eleganti, le tue polemiche anche dure, ma così caratterizzanti un’epoca in cui ancora si dibatteva sui massimi sistemi, come usava dire. Sulla storia del comunismo avevi molto pensato e ora hai anche scritto.
Con un infinito rispetto per la tua scelta di andartene così, con determinazione e rigore, per i tuoi motivi che certo solo tu conosci appieno, scelgo questo modo per trasformare il lutto, che non volevi, come non lo vorrei mai io, in un’occasione per far conoscere ― senza fronzoli ― a più persone le prime pagine dell’introduzione del tuo ultimo scritto (Il sarto di Ulm, Il Saggiatore – tascabili, Milano 2011). Eccole: