di Chiara Marchelli
Ti hanno appena portato un uovo. Ho chiesto all’infermiera di lasciarci soli, tu e io. Non c’è nemmeno mamma, che ho mandato a casa a dormire un po’. Ha fatto gli occhi di una esclusa dalle cose importanti, ma la conosco bene e sulla sua faccia stanca ho trovato anche una traccia di gratitudine. Non te la prendi, no? Hai vissuto e amato a sufficienza per capire che non ce la fa, a volte, e chissà come se la caverà tra poco, quando tutte queste prove generali saranno finite davvero.
L’uovo ha un bell’aspetto. Tutto mi aspettavo, tranne che esaudissero questo tuo piccolo capriccio. Un uovo al tegamino. Forse è merito di Marta, che è tornata in corsia apposta per te. Sei sveglio, quando passa? Ci fa sempre ridere con le sue battute da cabaret. Ti ricordi quando vi siete visti in centro, questa primavera? Mi ha scritto una mail dicendo che ti aveva beccato a far vasche con le braghe rosse e mamma a braccetto, come due fidanzati. Viene ogni mattina, prima di andare in ufficio, fa un paio d’ore menando ordini a destra e a manca, come quando era caposala. Non credo che possa, le infermiere la odiano tutte e di conseguenza anche me, che sono la sua amica, ma noi ci divertiamo e sappiamo che se c’è lei tu muori un po’ meno.
Chissà se la senti, quando arriva. Ti sedano così tanto che apri gli occhi solo a quest’ora, per poco.












