di Chiara Valerio
Draghi ha ribadito che la crisi “ha acuito soprattutto le difficoltà economiche dei più giovani. In assenza di una redistribuzione più equa delle risorse fra le diverse generazioni rispetto al passato i giovani dovranno contribuire in misura maggiore alle finanze pubbliche”. Penso che Draghi abbia ragione sacrosanta e da vendere e che la mia generazione, oramai non più esattamente giovane ma molto responsabilizzata, e le successive, debbano contribuire in misura molto, molto maggiore al restauro delle pubbliche finanze. Per questo – avendo frequentato una scuola pubblica che ancora consentiva i tempi, i modi e gli strumenti per leggere Swift – avrei una modesta proposta per evitare che i precari e i figli di coloro che posseggono una o alcuna casa di proprietà siano un peso per lo Stato e per i loro genitori, e per renderli un beneficio per la comunità. Penso che questi giovani in particolare possano fornire un enorme contributo non tanto a Draghi, quanto al governo in perenne aria di riforme. Questi giovani potrebbero essere venduti al mercato della carne appena conclusa l’università. La loro carne non sarebbe certo tenera come quella di un infante, ma amabilmente massaggiata per almeno tre mesi come quella dei manzi di Kobe, fornirebbe una reale alternativa al manzo di Kobe stesso ed eviterebbe di certo la sovrappopolazione e l’inflazione del mercato del lavoro e, alle famiglie, il costo del mantenimento fisico e intellettuale di questi borghesi-ultimo-atto che si ostinano a dissipare soldi e risorse in master, dottorati di ricerca o altre vanità del genere. I genitori poi, già integrati in un sistema sociale immobile, potrebbero felicemente rimanere al loro posto di lavoro e ritardare ulteriormente la riforma delle pensioni, sollevando il governo dalla soluzione di un altro enorme problema.
[da l’Unità del 27 Ottobre 2011]










