di Alessandro Baldacci
“a me che può servire questo vivere? / a dire a dire a dire / a dire che non serve questo dire / se non per dire che diremo ancora”: si può partire da questi versi per ricordare la figura di Giuliano Mesa, morto a Pozzuoli il 15 agosto scorso al termine di due anni di malattia. Mesa era nato a Salvaterra nel 1957 e per tutta la vita aveva mantenuto un’intransigenza e un rigore che lo avevano portato, “lacerando /alfabeti”, a inaugurare il controcorso di una lingua che combinava disperazione e utopia, trenodia e speranza, sempre in cerca di “verità etiche”.








