Dunque scompare il filosofo cineasta cileno Raoul Ruiz. Scompare l’autore della filmografia più aperta e mutante, una sorta di forma organica vivente, di planimetria folle. Quanti film ha veramente girato Raoul Ruiz? Una stima attuale (è morto mentre montava l’ultimo) arriva facilmente a più di 120. E i film nei film (come spesso gli piaceva ricordare)? Ci sono dei progetti che si guardano allo specchio e poi svaniscono. Ce ne sono altri mai realizzati e sempre in procinto di esserlo. Qualche relitto. Rovine. Trappole. Molta carne in putrefazione. Parassiti. Schizzi. Palindromi. Rompicapi. Ripetizioni. Falsi raccordi. Fessure che si allargano. Formati, durate, colori in-verificabili. Viraggi. Filtri. Prismi. Profonde deformazioni ottiche. Complicazioni. «La relazione fra la dissomiglianza e ciò che è simile si chiama passione» (Raoul Ruiz).
(l.e./d.t)
PERCHÉ NO
Raoul Ruiz
Una settimana fa ho udito uno storico del cinema cileno affermare: «In quel periodo (quello della mia prima giovinezza), i film si realizzavano perché sì, non c’erano né piani di finanziamento, né aspettative, non c’erano indagini di mercato (non c’era mercato), a nessun cineasta veniva in mente di domandarsi “Per quale pubblico sto facendo questo film?” (non c’era un pubblico). I film si facevano, come ho detto, perché sì». Mi sono permesso di interromperlo. «Con tutto il rispetto, gli ho detto, i film di quel periodo non si facevano perché sì, si facevano perché no».








