di DARIO FERRI
L’ambasciatore della Santa Sede si oppone alla risoluzione Onu che mira a porre fine alle discriminazioni e alle violenze contro gli omosessuali: “Essere contro l’omosessualità è un diritto fondamentale”.
Il 23 marzo a Ginevra, alla Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite, è stata depositata una proposta di risoluzione che chiede di mettere fine alle violenze e alle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere delle persone, sostenuta da 83 Stati.
Nel testo si esprime grande preoccupazione per le discriminazioni degli omosessuali in ogni regione del mondo. Le violazioni dei diritti umani nei loro confronti includono omicidi, stupri, torture e persecuzioni penali. La risoluzione riconosce come il tema dell’omosessualità sia visto con diverse sensibilità nelle varie società mondiali, ma evidenzia come la comunità mondiale si debba impegnare per porre fine alle discriminazioni di ogni minoranza. Il documento è stato appoggiato da tutti i grandi Stati europei, Nordamericani e Sudamericani, mentre è stato snobbato da Russia e Cina. Particolarmente entusiasta la nota di Hillary Clinton, che ha fatto del riconoscimento dell’uguaglianza dei gay un obiettivo della politica estera americana: “I diritti per la comunità di LGBT sono diritti umani, e i diritti umani sono i diritti per la comunità LGBT”.








