di Roberta Salardi
Nell’articolo La lobby vaticana di Franco Buffoni, apparso su Alfabeta2 (n° 3, novembre 2010), e ripreso qui su NI, si trova una considerazione che non si può che condividere: “Esistono società meritocratiche (in genere quelle anglosassoni), società socialdemocratiche (con lo stato in funzione di nume tutelare dalla culla alla tomba: in genere quelle nord-europee) e società familistiche come quella italiana, per la quale il primato dei valori è nell’ambito famigliare.”
Legami di sangue o parentela più o meno stretta si confermano come forza di coesione primaria nella familiocrazia. Si deve presumere che ciò valga anche per quella nicchia che è la casta letteraria. Amicizie o conoscenze radicate nel passato, inerenti alla famiglia o alla scuola, potranno essere decisive. La loro discreta importanza avranno in seguito le amicizie giovanili più solide, quelle degli anni formativi legate alla politica e all’ideologia, la condivisione di scelte analoghe fino alla vera e propria militanza negli stessi gruppi, schieramenti o chiese. Questi sodalizi intellettuali,















