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Sakineh?

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di Piero Sorrentino

La prima cosa che hanno detto di lei è che era sorella di un collaboratore di giustizia: e non era vero. I primi magistrati che si sono occupati del caso appartengono alla Direzione distrettuale antimafia, ma nel giro di poche ore hanno passato il fascicolo alla sezione “Criminalità comune” della procura di Napoli. Teresa Buonocore aveva 41 anni e 3 figli. È stata uccisa mentre guidava la sua Hyundai grigia per andare al lavoro, con quattro colpi di pistola calibro 9, la mattina del 20 settembre, a Napoli, sotto il ponte dei Francesi, lungo una via di accesso che da Portici, dove la donna abitava, conduce direttamente all’interno del porto di Napoli. Le piaceva Will Smith, il sito Amalficoast.net, Radio Kiss Kiss, la nutella, i Simpson, il dj David Morales, la cappella Sansevero, Richard Gere. Aveva scaricato su Facebook un’applicazione chiamata “Come sarai tra dieci anni (solo per donne)”. L’ultimo link che aveva condiviso sul social network era dedicato a Sakineh. Si intitola: “Dite a tutto il mondo che ho paura di morire”. Il penultimo – con la foto in primo piano di un cucciolo di cane – si chiama “A chi condivide, domani accadrà qualcosa di bello”.

In edicola il secondo numero di alfabeta2

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copertina n2 alfabeta2E’ in edicola e in libreria il numero di settembre di alfabeta2. 48 pagine e 55 interventi articolati su due temi:

Col titolo Italia al bivio il nuovo numero propone elementi di dibattito nell’attuale situazione politica e culturale. Intervengono Andrea Cortellessa, Omar Calabrese, Furio Colombo, Aldo Bonomi, Maurizio Ferraris.

Il dossier Operai della conoscenza, a cura di Sergio Bologna, affronta le precarie condizioni del lavoro intellettuale nei settori dell’editoria e della moda. Gilda Policastro e Aldo Nove esaminano la recente narrativa che ha affrontato l’argomento.

    Tra gli altri temi trattati, analisi degli scioperi in Cina e della crisi economica greca, cinema e Chiesa e urbanistica edonistica, donne ai margini e teatro a Avignone. Completano il numero un estratto di Comune, il nuovo libro di Michael Hardt e Antonio Negri, e un testo di Michel Serres. Le immagini documentano l’opera di Fabio Mauri, accompagnate da un’ampia intervista e da un ricordo di Gillo Dorfles.

    Editoriale, sommario, approfondimenti in rete.

    Roberto Bolaño, l’insopportabile!

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    Al festival internazionale di letteratura di Buenos Aires (FILBA) gli scrittori Juan Villoro (messicano), Alan Pauls (argentino) e Horacio Castellanos Moya (salvadoregno) parteciparono ad una tavola rotonda dedicata allo scrittore Roberto Bolaño moderata da Pedro Rey dal titolo:

    Roberto Bolaño: El escritor insufrible

    La trascrizione della discussione è stata pubblicata nel blog della FILBA 

    Verso Roberto Bolaño: lo scrittore insostenibile traduzione dallo spagnolo di Maria Nicola
    Parte I

    Pedro Rey:

    Passioni, e anche avversioni, è il tema di fondo di questa tavola rotonda, Roberto Bolaño: Lo scrittore insostenibile. E questo per un motivo molto curioso: Bolaño, come si vede nei suoi articoli giornalistici, nei suoi saggi, nelle poche conferenze che diede, era un tipo passionale, pieno di passioni, di avversioni e anche di contraddizioni. Quello che colpisce, almeno me, è che ciò si appaia anche nella sua letteratura, nella sua narrativa. Ho la sensazione che tutta la sua opera sia come permeata da queste passioni a volte mutevoli.
    I tre scrittori che abbiamo la fortuna di incontrare oggi hanno tutti in un modo o nell’altro qualcosa in comune con Bolaño, oltre ad averlo letto. Innanzitutto Bolaño ha scritto meravigliosamente bene di tutti e tre, lasciandoci pagine molto belle che colgono nel segno. E, a loro volta, tutti tre hanno scritto cose molto interessanti su di lui. E tutti e tre, in un modo o nell’altro, lo hanno conosciuto.

    Il paese abbagliato senza Politica – in margine alle questioni Saviano, Mondadori, legge Levi etc. etc.

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    di Marco Rovelli

    Vi è un minimo comun denominatore nelle polemiche che si sono susseguite nell’ultimo anno nell’ambito degli spazi di discussione culturale, quella sull’“icona Saviano”, e quella sulla Mondadori: a intramarle è un vuoto sostanziale di Politica. Ma il vuoto di Politica non è esattamente la questione sociale della nostra epoca, e particolarmente nel nostro paese? Non scontiamo forse tutti quanti, quotidianamente, una sempre crescente difficoltà a incontrarci in spazi pubblici (come scriveva Christian Raimo sul manifesto), un senso di impotenza che nasce dalla frustrazione continua di un cambiamento che riterremmo necessario e che non sappiamo come innescare, mancando le forme adeguate alla bisogna? Passivizzati in quanto audience, non ci restano che i fischi e la protesta che poi, dalla Parola mediatica, viene tacciata di inciviltà e di essere antidemocratica. E’ un’impasse da cui non sembra esserci via d’uscita.

    Ecco, gli intellettuali scontano la medesima impotenza (e come potrebbe essere altrimenti del resto?). Nelle polemiche culturali di questi mesi si è giunti inevitabilmente a un’impasse, come fossimo in presenza di aporie concettuali. E in qualche modo lo sono, poiché si tratta di questioni “simboliche” su cui ci si accanisce evitando di prendere in considerazione le questioni più propriamente politiche. Proprio l’emergenza, anche virulenta, di tali questioni, denuncia la tragica impossibilità di un’azione politica collettiva.

    l’appello

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    de i mulini a vento

    La legge sul prezzo del libro che è passata alla Camera e sta per essere discussa al Senato ha provocato moltissimo scontento fra gli editori indipendenti, piccoli e medi, che non sono stati ascoltati in nessun modo nella sua formulazione. La legge stabilisce un tetto agli sconti sui libri del 15% (sconto assai più alto di quello previsto da quasi tutte le leggi europee analoghe), ma questo tetto apparente viene poi smentito dalla possibilità per qualsiasi editore di fare tutte le promozioni che vuole, della durata di un mese, per undici mesi all’anno.

    Nessun prodotto commerciale è trattato con tanto disprezzo! Qualsiasi prodotto commerciale, infatti, può essere svenduto o saldato solo due volte l’anno e per il resto del tempo ha il suo prezzo. Questa legge libera, in pratica, il prezzo del libro, non meno della disastrosa legge inglese, che ha rovinato e fatto chiudere tante librerie e case editrici indipendenti. Mentre la legge francese e tedesca le hanno salvate e protette e continuano a farlo, con la semplice regola di vietare o limitare radicalmente gli sconti.

    Questa legge, di fatto, non ha a cuore né l’interesse del libro e della cultura, né quello dei librai o degli editori,

    XX SETTEMBRE

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    di Franco Buffoni

    Porta Pia ha cancellato dalla storia una delle più ottuse monarchie assolute dei tempi moderni, che motivava la sua intolleranza e il suo dominio sulle coscienze e sui corpi non solo con il richiamo ad un generico diritto divino, ma con la pretesa che il sovrano fosse il vicario del figlio del dio unico degli abramitici. E con la consueta leggerezza abramitica – fino al 20 settembre 1870 – gli ebrei poterono vivere a Roma solo ghettizzati.
    Cancellando dall’Europa, come scrisse Gladstone, uno stato che “ha condannato la libertà di parola, la libertà di stampa, la tolleranza del non-conformismo, il libero studio di questioni civili e filosofiche”, quel giorno, l’Italia avrebbe dovuto cancellare per sempre anche i privilegi della chiesa cattolica. Invece diede subito inizio, con la legge delle Guarentigie e “l’assegno di congrua”, alla lunga serie di concessioni al Vaticano culminata in anni recenti nella vergognosa clausola dell’8 per mille.

    Il fascismo al Premio Strega

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    di Giacomo Sartori

    Canale Mussolini di Antonio Pennacchi, che come è noto ha vinto il Premio Strega, e che è venuto in spiaggia con noi, è la saga di una famiglia contadina originaria del Polesine. Una famiglia fascista. Proprio per i meriti acquisiti in una mortifera azione squadrista, i Peruzzi (si chiamano così) vengono ricompensati con due poderi nella fascistissima bonifica agraria dell’Agro Pontino: di punto in bianco i mezzadri padani si trovano catapultati nel “deserto” pontino, tra i “marocchini”. E fascisti lo resteranno fino alla fine, quando si daranno da fare per contrastare lo sbarco inglese a Anzio, in attesa dei rinforzi nazisti.

    Tutti i familiari, ed è questa la principale forza del romanzo, sono veraci e diretti: ciascuno incarna a modo suo una comune istrionica vitalità (molto veneta). Si esprimono rigorosamente in dialetto, un dialetto “veneto-pontino” colorito e efficace, iconoclasta e comico. Un dialetto fagocitante e pervasivo che è una lettura in chiave epica della realtà, un subdolo grandangolo linguistico che fa apparire Mussolini

    JANE EYRE

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    di Franco Buffoni

    Definito da G. H. Lewes sul Westminster Review “il più bel romanzo dell’anno” nel gennaio 1848, Jane Eyre spicca nella produzione di Charlotte Bronte, sia per quanto attiene gli schemi di confezione testuale sia per la vivacità e lo spessore psicologico dei personaggi. Se, per quanto riguarda la seconda caratteristica, si è generalmente concordi nel ritenere tale riuscita dovuta alla prevalenza nel romanzo dell’elemento autobiografico, sulla prima le opinioni sono alquanto divergenti. Si passa infatti da chi sostiene che, dopo il rifiuto di The Professor da parte di tutti gli editori, Charlotte avesse deciso di costruirsi in anticipo fin nei minimi dettagli l’intricata trama di Jane Eyre, a chi ritiene invece che il plot risulti così ben congeniato per una serie di circostanze fortuite, non dovute a una precostituita serie di scelte narrative da parte della scrittrice . E cita a favore di questa seconda ipotesi i successivi romanzi Shirley (1849) e Villette (1853), certamente non altrettanto ben calibrati in fatto di suspense e pathos, e soprattutto carenti nella armonica successione delle svolte psicologiche nei protagonisti.
    In Jane Eyre non v’è dubbio che tutti gli eventi e i comportamenti degli altri personaggi sono in funzione delle svolte psicologiche (ma anche dei sogni, delle premonizioni) della protagonista. Tanto più accurati e approfonditi sono i ritratti degli altri characters, tanto più si arricchisce – mediatamente – il ritratto di Jane. E quindi di Charlotte. Chi altri se non Charlotte poteva in fine desiderare di avere alla mercè della propria bontà colui che – per amore – l’aveva tanto tratta in inganno?

    Caro diario

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    di Antonio Sparzani

    Tutto perché Ecuba, mia madre, appena m’ebbe partorito sognò male; chissà cosa le prese, magari aveva mangiato quei pescetti grassi e fangosi dello Scamandro che solo a lei piacciono, non so, fatto sta che sognò di avere partorito una fiaccola ardente. Subito tutti, e soprattutto mio fratello Esaco, il maggiore, che caro fratello ‒ forse ero troppo bello perché lui tollerasse la mia vista, a interpretare il sogno come pareva a loro, il figlio, il figlio appena dato alla luce sarà la rovina di Troia, a causa della nuova creatura cadranno le porte Scee, la potenza di Priamo si perderà, e dunque ‒ ci si mise anche un’esagitata sacerdotessa di Apollo accesa del sacro fuoco ‒ sbarazziamoci di questo piccoletto, pur così bello com’è, esponiamolo alle fiere che popolano i monti boscosi dell’Ida. Neppure un nome mi diedero allora, il peggiore degli insulti.

    Ma il tabù dei piccoli fortunatamente pervade qualche volta anche i cuori degli umani, nessuno ebbe il coraggio di uccidermi a sangue freddo, neppure Agelao, il pastore cui Priamo in persona l’aveva imposto, osò, e preferì lasciarmi nei prati dell’Ida e portare a Priamo come prova dell’esecuzione una lingua di capretto.
    Quando poi Agelao vide che un’orsa mi prese tra le sue zampe delicate e mi diede il suo latte denso e caldo,

    Wanted, but not welcome

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    Video proiettato alla III edizione dell’Immigration day all’interno del Milano Film Festival 2010

    ULTRA-Festival della Letteratura in effetti, Firenze

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    ULTRA, il festival che non c’è
    incontri letterari a Firenze, dal 18 al 25 Settembre, nell’assenza di un festival letterario…

    BIBLIOTECA DELLE OBLATE Firenze – POPCAFÉ Piazza Santo Spirito – PALAGIO DI PARTE GUELFA Salone Brunelleschi

    Dall’underground delle riviste in rassegna in una Babele Situazionautica, all’incontro internazionale con George Saunders, scrittore di culto, erede indiscusso della grande tradizione satirica americana di Twain e Vonnegut, che incontra per la prima volta i suoi lettori a Firenze. Da un dialogo su corpo e parola in poesia, tra i poeti fiorentini Elisa Biagini e Paolo Maccari e il poeta bolognese Vito Bonito, fino a un listening party con alcuni dei migliori poeti performer-teatranti italiani: Rosaria Lo Russo, Luigi Socci, Azzurra D’Agostino, Marco Simonelli. E la presentazione del libro “Prosa in prosa” de Le Lettere, spartiacque unico per la rivalutazione di un genere come la prosa poetica, e dell’innovativa collana di Transeuropa, “Inaudita”, che coniuga poesia, prosa e musica e propone nuove forme di diffusione del libro e della cultura.

    Quello che rimane di un’isola.
    Con un arrivederci al 2011, speriamo…

    Avventure 4: Baci

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    di Giacomo Sartori

    La prima sera le aveva solo augurato la buona notte attraverso la porta socchiusa: dopotutto all’università si erano conosciuti quasi solo di vista. La seconda invece entrò nella camera con le travi a vista e la finestrella di arenaria affacciata sugli oliveti ostentatamente indifferenti alla prossimità della nobile e cesellata città. Lei sotto il lenzuolo del tatami matrimoniale era completamente nuda. La sua pelle era elastica e nello stesso tempo lievissimamente ruvida, gli ricordava la gomma per matita alle elementari. Facendo l’amore non produceva alcun rumore, ma le vampe umide sulle sue gote e il turgore delle labbra erano prove inequivocabili del suo piacere. Il ragazzo le raccontò che era quasi solo per lei che all’università era venuto alle riunioni del collettivo politico. La cosiddetta politica

    Femmes sans frontières

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    disegni di Raffaella Nappo

    La frontiera delle donne .
    di
    Camilla Panhard
    traduzione di Francesca Spinelli

    Tapachula (Chiapas)

    Due ragazze fissano in silenzio la mappa stradale del Messico : “Tapachula-Houston 2.900 chilometri”, dice la legenda. Sono entrambe minute, il cartello con la mappa le sovrasta. Come se, attraversando il fiume Suchiate, che separa il Guatemala dal Messico, fossero rimpiccolite. Una delle due è leggermente china in avanti. L’altra mi risponde di sì quando le chiedo se sono state aggredite. Appena un’ora fa. Avevano svoltato subito prima di El Silencio, una piccola frazione, per aggirare il primo posto di frontiera. È stata la loro prima aggressione. A ogni svolta, le aspetteranno banditi armati di machete, kalashnikov o pistole scalcinate.
    Le due giovani si preparano ad aggirare la prossima garitta, che si trova nel quartiere di Viva México a Tapachula, capoluogo meridionale dello stato messicano del Chiapas. Un ragazzo in bicicletta si ferma per indicargli la strada, ma ci ripensa subito e gli consiglia di rinunciare.
    “Te l’avevo detto”, sospira una delle due.
    “Dai, andiamo”, incalza l’altra.
    “Siete coraggiose”, mi limito a osservare.
    “No, io no! Io no!”, riprende la più piccola, portandosi la mano alla bocca.
    “Ha perso la verginità su queste strade. Non c’è bisogno di andare lontano per farsi stuprare”, spiega la compagna di viaggio, mentre l’altra arrossisce.
    Si chiama Griselda e ha aspettato di compiere diciott’anni per lasciare l’Honduras. È partita da sola. Subito dopo aver varcato la frontiera del Messico, l’ha violentata un tipo che si era presentato come trafficante di persone. Per un pelo non è finita in uno dei bordelli di frontiera. Poi il suo cammino ha incrociato quello di Yohanna. Originaria di Città del Guatemala, 27 anni, la più anziana ha una forza d’animo straordinaria.

    carta st[r]ampa[la]ta n.32

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    di Fabrizio Tonello

    I giornali bisogna leggerli attentamente. E’ come con le facce: ci vorrebbe una pagina intitolata “Lombroso sei tutti noi” su Facebook. Ai suoi tempi, il criminologo veronese non avrebbe avuto dubbi: vi pare che uno col riporto dei capelli come Alfonso Marra possa fare il presidente della Corte d’Appello di Milano? Il CSM si è spaccato a metà ed è dovuta intervenire la P3, la caritatevole associazione di Carboni e Verdini, per farlo nominare: Lombroso lo avrebbe immediatamente fatto accomodare in una stanzetta bianca e con le sbarre alle finestre per studiarlo meglio.

    La triste confessione di un comico paranoico

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    di Gianni Biondillo

    Mi confessi, padre, perché ho molto peccato. Quello che ho fatto, quello che voglio fare, è peccato, peccato mortale. Di che parlo, mi chiede? Oddio, e da dove comincio? Come faccio a dirle tutto? Ha tempo per me, per la mia anima?
    Padre, lei conosce Il Male? Come? No, cos’ha capito? No, non intendo metaforicamente, no. Dalla sua voce mi rendo conto che lei è giovane, più giovane di me, non sa neppure di cosa stia parlando, probabilmente. No, non intendevo il Demonio, il Dolore, e tutte quelle cose che vi danno da campare da un paio di millenni, no… io parlavo del Male, la rivista di satira, quella pubblicata negli anni Settanta. Non la conosce… peccato. Ecco, sì questo è un peccato, vada a confessarsi, o quanto meno faccia un giro in qualche biblioteca, qualcuna forse ne ha ancora la raccolta completa. Va bene, mi perdoni per la battuta facile, sa, in fondo è il mio mestiere… Di che parlo? Aspetti, non si inquieti, non sono pazzo. È che per me tutto comincia da lì. Ero un ragazzino, giovane giovane, pensi che leggevo Il Male di straforo, lo rubavo a mio fratello maggiore. Era… era… liberatorio, irriverente, volgare, estremo. Era rivoluzionario. Tognazzi capo delle Brigate Rosse, l’invasione degli extraterrestri, papa Wojtyla che dubitava dell’esistenza di Dio.

    Storie di ritorni

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    di Helena Janeczek

    Mi mostra il tratto dove ha visto arrivare l’enorme chiazza petrolifera, indica con qualche cenno i lidi frequentabili, mi porta al punto dove il fondale è più chiaro. Non c’è quasi nessuno e nulla è veramente come me lo aspettavo: la passeggiata nuova sul lungomare, la spiaggia che alterna tratti liberi a ombrelloni e sdraio, il parco giochi, l’acqua ghiacciata a fine giugno. E’ il primo bagno della stagione, questione di principio, scherzo, prima di finire immersa senza fiato. Giuseppe, più di me, pare assolvere a un duplice dovere: verso l’ospite forestiera e verso il suo mare. Il vento ci mette poco a asciugarci quanto basta per tornare a casa.

    Per Memoriré, di Marco Ceriani

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    Venerdì 17 settembre

    ore 21:00

    Aula Polifunzionale via per Origgio

    angolo via S. Martino

    Uboldo (VA)

    Si presenta il volume di poesia di Marco Ceriani

    Memoriré

    Lavieri 2010

    Interverranno con l’autore:

    Paolo Giovannetti, Domenico Pinto, Patrizia Valduga, Rodolfo Zucco

    Dentro il lavoro. Alfabeta2 e Senza scrittori a Pistoia promosso dall’associazione Palomar.

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    Venerdì 17 settembre
    Centro Marino Marini,
    Palazzo del Tau
    Corso Silvano Fedi, Pistoia

    Ore 17.30 incontro
    LAVORO, CONOSCENZA, DIRITTI
    a partire dalla presentazione della rivista alfabeta 2

    Ne parlano:
    Andrea Cortellessa, redattore della rivista, critico letterario
    Eleonora Pinzuti, ricercatrice di Italianistica e Gender Studies
    Elizabetta Epifori, direttore del Polo Tecnologico di Navacchio (PI)
    Vincenzo Valori, docente di Matematica Università di Firenze, (associazione Palomar)

    Ore 21.30 proiezione
    SENZA SCRITTORI
    documentario sul mondo dell’editoria italiana, di A.Cortellessa, L. Archibugi

    Ne parlano:
    Andrea Cortellessa, autore del video, critico letterario,
    Giacomo Trinci, poeta e traduttore, redattore della rivista Pioggia Obliqua
    Francesca Matteoni, poetessa, (associazione Palomar)

    Organizzazione a cura dell’associazione Palomar, Via Mazzini 28, Pistoia

    Locandina -dentro il lavoro-

    Coming Attractions: Venticinque minuti di cinema puro

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    di Rinaldo Censi

    Venezia

    In Somewhere, Stephen Dorff posa per la promozione di un film. Sono scatti pubblicitari, per un prossimamente su questi schermi, una coming attraction. Di queste espressioni automatiche, pavloviane, resterà solo il momento apicale: il sorriso, dritto negli occhi della macchina fotografica, espunto da tutto il resto (i tempi morti, le facce lunghe o perse nel vuoto). Al cinema, in pubblicità, funziona così: ci sono gesti automatici che vengono ripetuti, uno di questi resterà nel film, sfrondato da tutte le esitazioni che lo contornavano, destinate alla spazzatura.

    Il magnifico film di Peter Tscherkassky, Coming Attractions, si muove in senso inverso. Come Kurt Schwitters, Tscherkassky recupera dalla spazzatura i rushes di alcuni film pubblicitari e ne ricava una sorta di commedia puntuta, un saggio che indaga i legami tra le “attrazioni” del cinema delle origini e l’avanguardia degli anni ’20, trovando appunto un residuo di questi due momenti nei film pubblicitari.

    Good News: è nata una stella

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    Stamattina alle dieci e trenta è nata a Parigi Marilou, la figlia di Milène e Andrea Inglese. Non sappiamo se un giorno scriverà libri per Mondadori, se voterà a sinistra, né se le capiterà di leggere Libero o il Giornale, se si emozionerà sulle note della Marseillaise o dell’inno di Mameli. Non lo sappiamo ma francamente ce ne freghiamo un po’ perché quello che ci è dato di sapere, con certezza, è che sarà bellissima, e tanto basti.
    effeffe
    ps
    Se al momento di ritirare un importante premio letterario un presentatore pirla dovesse rivolgerle apprezzamenti poco “ortodossi”, beh, sappiamo che si farà giustizia da sola sferrandogli un calcio sotto le palle.

    Lucio Urtubia, anarchico e falsario

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    Intervista di Danilo De Marco

    “Qui c’è stato, non molti anni fa, perfino Henry Cartier-Bresson con una sua mostra dal titolo ‘Per un altro futuro’ afferma Lucio Urtubia indicando lo Spazio Culturale dedicato a Louise Michel, epica leader libertaria della Comune di Parigi, che lui  stesso ha costruito – cazzuola alla mano – nella parte alta del popolare quartiere di Belleville.

    “Durante una trasmissione televisiva – continua Lucio – ho  sentito Henry Cartier-Bresson dichiarare a gran voce il suo sentirsi  anarchico. L’ho cercato immediatamente. Sua moglie, Martine Frank, altra famosa fotografa,  mi impediva sempre di parlare direttamente con lui. Cercava di proteggerlo, immagino. Ma poi un bel giorno ecco che risponde proprio lui in persona. In un attimo, quattro parole ben assestate e appuntamento fissato per vedere lo spazio. Alcuni mesi dopo inaugurammo l’esposizione. Insomma dal Louvre all’Espace Louise Michel: che ci vuole!”.

    In questo edificio – Lucio abita al piano superiore con la moglie Anne che da anni collabora  con Médecins du Monde – si svolgono incontri, dibattiti, esposizioni