
La favola delle api
(Vizi privati pubbliche virtù)
di
Bernard de Mandeville
Un numeroso sciame di api abitava un alveare spazioso. Là, in una felice abbondanza, esse vivevano tranquille. Questi insetti, celebri per le loro leggi, non lo erano meno per il successo delle loro armi e per il modo in cui si moltiplicavano. La loro dimora era un perfetto seminario di scienza e d’industria. Mai api vissero sotto un governo piú saggio; tuttavia mai ve ne furono di piú incostanti e di meno soddisfatte. Esse non erano né schiave infelici di una dura tirannia, né erano esposte ai crudeli disordini della feroce democrazia. Esse erano condotte da re che non potevano errare, perché il loro potere era saggiamente vincolato dalle leggi.
Questi insetti, imitando ciò che si fa in città, nell’esercito e nel foro, vivevano perfettamente come gli uomini ed eseguivano, per quanto in piccolo, tutte le loro azioni. Le opere meravigliose compiute dall’abilità incomparabile delle loro piccole membra sfuggivano alla debole vista degli uomini; tuttavia non vi sono presso di noi né macchine, né operai, né mestieri, né navi, né cittadelle, né armate, né artigiani, né astuzie, né scienza, né negozi, né strumenti, insomma non v’è nulla di ciò che si vede presso gli uomini di cui questi operosi animali pure non si servissero. E siccome il loro linguaggio ci è sconosciuto, non possiamo parlare di ciò che le riguarda se non impiegando le nostre impressioni. Si ritiene generalmente che tra le cose degne d’esser notate, questi animali non conoscevano affatto l’uso né dei bossoli né dei dadi; ma, poiché avevano dei re, e conseguentemente delle guardie, si può naturalmente presumere che conoscessero qualche specie di giochi. Si vedono mai, infatti, degli ufficiali e dei soldati che si astengono da questo divertimento?
Radio Kapital: Bernard de Mandeville
“Magnificat. Poesie 1969-2009.” di Cristina Annino.

[ Cristina Annino Dopo c’è l’acqua acrilico su tela, cm 60×80, 2004 ]
www.anninocristina.it
di Nadia Agustoni
Un poeta è una voce. A volte, nella grande poesia, la voce è distanza e vicinanza insieme. Ci sono autori appartati che ci vengono incontro per un sorta di fortuna e aiutano chi non smette mai di cercare, interrogare le parole, perché proprio nella concretezza della parola un poeta dice qualcosa di sé e del mondo. Allora in tali autori più che in altri, noi stessi siamo messi nella condizione di comprendere ciò che realmente ci danno: la nostra libertà. Ed è moltissimo. In anni avari con i poeti Cristina Annino ha scritto versi che nella loro limpidezza hanno il segno faticoso dell’essere qui, in questa terra e in un tempo pervaso dall’insignificanza. In tale condanna all’insignificanza, per noi generazione di poeti giunta dopo gli anni ottanta, Annino ci arriva come un miracolo. Giacché il nostro è un pellegrinaggio interminabile alla ricerca di un significato che troppo spesso ci porta a parole che scavano il dolore senza salvare.
La collana inNumeri a Napoli
giovedì 18 Febbraio ore 18.00
Feltrinelli di Ponte di Tappia all’angolo con via Toledo – Napoli
La poesia è numero, battere sul ritmo. Ma ogni poesia ha i suoi numeri, i suoi battiti.
Gli autori della collana inNumeri (Perrone editore) presentano i loro lavori.
Parteciperanno: Vito M. Bonito, Jolanda Insana, Matteo Lefèvre, Letizia Leone, Giulio Marzaioli.
Discute con loro Giancarlo Alfano, direttore della collana.
Info: www.giulioperroneditore.it
redazione@giulioperroneditore.it
carta st[r]amp[al]ata n.4
Su bambini, da bravi, fate la reverenza
I giornali italiani hanno dei problemi con i felini. Due settimane fa su “Nazione Indiana” ho segnalato il caso dei ghepardi rimpinzati di frittelle di carnevale, oggi vorrei attirare l’attenzione degli amici degli animali sull’incipit di questo articolo di Maurizio Molinari da New York (La Stampa del 10 febbraio): Dopo falchi, tartarughe e orsetti lavatori Central Park vanta anche tre coyotes. I primi ad avvistarli sono stati alcuni studenti della Columbia University. I felini si aggiravano vicino a un edificio all’incrocio fra Broadway e la 119° Strada…. Felini? I coyotes, felini?
NO VAT – ROMA 13/02/10
di Facciamo Breccia – Circolo Mieli
Manifestazione Nazionale NO VAT – Partenza alle 14.30 presso la Bocca della Verità – Arrivo a Piazza Navona.
Il 13 Febbraio 2010 per il quinto anno scendiamo in piazza contro il Vaticano per denunciarne l’invadenza nella politica italiana: è infatti uno degli attori che agiscono nelle complesse dinamiche di potere sottese a un sistema autoritario e repressivo.
L’11 febbraio 1929 i Patti Lateranensi sancirono la saldatura tra Vaticano e regime fascista; oggi le destre agitano il crocefisso per legittimare un ordine morale in linea con l’integralismo delle gerarchie vaticane: strumentalizzano quel simbolo per costruire un’identità nazionale razzista e una declinazione della cittadinanza eterosessista e familista.
Da una parte le destre criminalizzano immigrate ed immigrati, li/le rappresentano come la concorrenza nell’accesso alle risorse pubbliche, mentre nessuno affronta il problema di un welfare smantellato e comunque disegnato su un modello sociale che non esiste più. D’altra parte la chiesa cattolica legittima esclusivamente un modello di società basato sulla famiglia tradizionale, sulla divisione dei ruoli sessuali, dove un genere è subordinato all’altro, e lesbiche, gay e trans non hanno alcun diritto di cittadinanza.
Riaffermiamo le diversità e le differenze sociali, sessuali, culturali, contro l’identità nazionale clericale, razzista e eterosessista.
Prospettive depravate. Gli archivi di Carlos Casas
di Rinaldo Censi
Straordinari, mi dice Carlos Casas. Parliamo dei film di James Benning che entrambi adoriamo. Dovresti vedere quelli di Peter Hutton, gli suggerisco io. Si annota il nome. Sono sicuro che Carlos impazzirebbe per At Sea o per Skagafjordur, girato in Islanda. Peter Hutton è un vecchio marinaio girovago che ha studiato il paesaggio americano tenendo sottobraccio i testi di Thomas Cole, ha filmato il fiume Hudson, l’oriente indiano, l’est europeo. Carlos Casas un po’ gli somiglia. Ha realizzato documentari filmando gli estremi della terra: la Terra del Fuoco (Solitude at the End of the World, 2002-2005), i cacciatori di balene sulla costa di Bering, e la Siberia (Hunters since the Beginning of Time, 2008), o gli abitanti della zona di Aral, i pescatori uzbeki in Fishing in an Invisible Sea (2004). È un filmmaker globetrotter, Carlos Casas.
Il cinema era la mia casa
Di seguito il secondo testo della manifestazione Sguardi a perdita d’occhio.I poeti leggono il cinema, già pubblicato sul numero 13 della rivista A+L. Gli altri interventi si possono leggere qui e qui.
di Vivian Lamarque
Oggi il cinema è per me cinema e nient’altro, ma nell’infanzia il cinema è stato la mia casa.
Ci entravo che era chiaro e ne uscivo che era buio. La gente stava a casa e ogni tanto andava al cinema, io stavo al cinema e ogni tanto andavo a casa (bè fate un po’ di tara, con i poeti conviene sempre).
UNA LINEA SOTTILE
di Claudio Piersanti
Un pomeriggio d’estate, ormai di tanti anni fa, andai a trovare Romano. Ci andavo spesso in quel periodo, forse avevo anche qualche appuntamento di lavoro a Firenze. Quel che conta è che andai, annunciandomi con una telefonata anche se Romano non usciva mai, verso le quattro come tante altre volte. Non c’era alcun bisogno di un motivo per andarlo a trovare quindi non dissi niente e mi sedetti sulla solita poltrona davanti a lui. Naturalmente dopo averlo baciato sulle guance, di solito piacevolmente ispide di barba e profumate di tabacco. “Scusa se non mi alzo” era la frase con cui mi accoglieva, e allungava la mano verso di me perché mi avvicinassi. Quel giorno Romano mi guardò a lungo un po’ di traverso, e quasi gli veniva da ridere per quello che vedeva. “Non voglio sapere dove sei stato, prima di venire qui, ma stai attento perché non perdonano” mi disse dopo il rapido esame, considerando chiuso lì l’argomento. Io non feci nulla per riaprirlo.
Scaffali nascosti (7) Melampo Editore
«Scaffali nascosti», senza pretese di completezza, vuole disegnare una mappa dell’editoria indipendente dei nostri tempi. Medio-piccoli, piccoli, piccolissimi editori, spesso periferici, con idee e progetti ben precisi, che timidamente emergono, o forse emergeranno, o si spera che emergano, fra gli scaffali delle librerie. A cura di Andrea Gentile (andreagentilenazione_at_libero.it).
di Andrea Gentile
A due passi dal Padiglione d’arte contemporanea, a quattro passi da Piazza San Babila, sorge nel 2004 in via dei Cappuccini, a Milano, la Melampo. Si presenta in libreria con La fantastica storia di Silvio Berlusconi di Nando Dalla Chiesa, uno dei fondatori, tra l’altro, della casa editrice. La copertina è bianca e al centro compare un Berlusconi «astratto» su un cavallo a dondolo rosa. Il nome dell’autore è in alto, in una bandella orizzontale che attraversa tutto il libro. Le tre parole che compongono il titolo e la veste grafica comunicano già molto. Si tratta di una storia, ma è una storia fantastica, quasi una favola grottesca; ma è la favola grottesca di un uomo che almeno da quel lontano 26 gennaio 1994, il giorno della discesa in campo, condiziona il nostro paese.
Radio Kapital- Slavoj Žižek
Dopo la tragedia, la farsa!
Ovvero come la storia si ripete
di
Slavoj Žižek
Introduzione. Lezioni del primo decennio.
traduzione dal francese di Roberto Bugliani
Il titolo di questo libro dovrebbe costituire un test del quoziente intellettuale elementare: se la prima associazione che provoca nel lettore è il volgare cliché anticomunista: “Ha ragione – oggi dopo la tragedia del totalitarismo del XX secolo, tutta questa faccenda di un ritorno al comunismo non può essere che una farsa!”, ebbene, gli consiglio vivamente di fermarsi qui. Non solo, ma il libro gli dovrebbe venire confiscato, perché vi si tratta di una tragedia e di una farsa assolutamente diverse, ossia dei due avvenimenti che aprono e chiudono il primo decennio del XXI secolo: gli attacchi dell’11 settembre 2001 e la débacle finanziaria del 2008.
[…]
L’analisi proposta in questo libro non ha nulla di neutro; al contrario, è impegnata e “parziale” al massimo – perché la verità è di parte; essa è accessibile-vi si può accedere soltanto se si prende partito, e non per questo è meno universale. Il partito preso qui è naturalmente quello del comunismo. Adorno fa iniziare i suoi Tre studi su Hegel con un rifiuto della domanda tradizionale su ciò che egli esemplifica col titolo del libro di Benedetto Croce: Che cosa è vivo e che cosa è morto nella filosofia di Hegel? Una simile domanda suppone da parte del suo autore l’assunzione di una posizione arrogante di giudice del passato, ma quando abbiamo a che fare con un filosofo veramente grande, la vera domanda da formulare non riguarda quello che questo filosofo può ancora dirci, quello che ancora può significare per noi, ma piuttosto il contrario: a che punto siamo ai suoi occhi? Che cosa penserebbe della nostra situazione contemporanea, della nostra epoca? Allo stesso modo si dovrebbe procedere per il comunismo; anziché porre la solita domanda: “L’idea di comunismo oggi è ancora pertinente, si può ancora utilizzare come strumento di analisi e modello di pratica politica?”, bisognerebbe rovesciare la prospettiva: “Come si presenta il nostro marasma attuale nella prospettiva dell’Idea comunista?”
“Per una critica futura” n° 5/6 – editoriale
[Esce l’ultimo numero di Per una critica futura, in formato numero doppio: il 5 & il 6. Sezioni dedicate a Viaggio nella presenza del tempo di Majorino e a Tiresia di Mesa, dialoghi su manierismo e pop, poeti che riflettono sul proprio lavoro – De Francesco e Fratus -, 3 poesie di Fabio Teti, ecc.]
Il provincialismo letterario, i dieci lettori e lo spaesamento della critica
Andrea Inglese
Scrivere nella provincia letteraria
Il provincialismo letterario è un fenomeno perfettamente coerente con un paese come il nostro, in declino, sempre più spaventato e credulone, che disprezza la cultura e la ricerca, in cui rifioriscono nostalgie fasciste e si rafforzano sogni di linciaggio. Provincialismo letterario e paranoie nazionaliste, di corpi sociali sani, belli ed onesti, sono fenomeni che si sposano bene. Soprattutto quando aumenta, come è il caso, la miseria. Come dice lo storico francese Gérard Noirel: “Per chi non possiede nulla il richiamo all’identità nazionale diventa l’unico bene di cui andare fieri”. (Provincialismo letterario e fascismo estetico vanno a braccetto: la complessità o l’imprevedibilità del messaggio è il male da annichilire, così come tutta l’umanità non conforme al modello della maggioranza mediatica.)
Dioblù [shots]
1. Sono nato con dentro la scomunica, diceva mia nonna Giacoma ormai centotrentasette anni or sono. Facevo tutto con la mano sinistra, mangiavo con la mano sinistra picchiavo mio fratello con la mano sinistra incendiavo gli zolfanelli per bruciare al volo le zanzare e versavo il vino nel bussolotto con la mano sinistra.
2. Hubel possedeva un pungolo di gomma durissima, lungo e stretto come la zampa di una francesina battagliera da pollaio, che lui piegava con movimento automatico delle dita e lo faceva partir di scaravento sulla testa o sulle gambe o sul culo del prossimo
3. … come la voce di un dio soffice benevolo, con tre principi sultani che soffiavano e bussolavano con gli strumenti un suono che prendeva la cantilena poco alla volta, tra la tristezza e l’allegrezza, sempre più rapido, e io mi son trovato al centro della piazza a girare e volteggiare come un angelo celeste o magari un uccello verzellino in mezzo a quel suono stregone.
Personaggi precari 2010 – La quarta dimensione
Gioacchino
Il ragazzo che si era fatto fare i tatuaggi da galera e quando poi ci è finito davvero glieli hanno tolti col coltello e col sale.
Ai
– È solo che non puoi in alcun modo immaginare come sono con chi amo davvero.
Iacopo
– A volte, girando a piedi la città le finestre gli androni quegli alti corridoi che sono le nostre vie, mi parlano. Che dicono, chiedi? “Vattene via vattene via”.
Simona
I generi di nascita sono quattro: dall’uovo, dalla matrice, dal prodigio, dal caldo-e-umido. Eppure Simona pare sorta dal secco, dal guscio, dal sonno di mattina, dalla carta.
Belisario
Questo vecchio balengo è convinto che basti essere sudamericano e sopra i cinquant’anni per esser non solo saggio, ma anche legittimato a devastare le palle alla gente sul treno con motteggi degni di un Coelho còlto da alzheimer.
Prati elettrici
Materia Off – Parma
mercoledì 10 febbraio ore 21
PRATI ELETTRICI
Lettura per chitarra elettrica e distorsori
Andrea Inglese & Pier Adduce
Performance su testi di Andrea Inglese e riff di Pier Adduce (Guignol)
MATERIA OFF•B.go San Silvestro 40•PARMA•INFO:0521/287543•340/7989682•347
PER RICORDARE PIERA OPPEZZO
di Luciano Martinengo
Nel 2009 sono scomparse a Milano due importanti voci della poesia: Alda Merini e Piera Oppezzo. Alda, simpatica, debordante e popolare; Piera, schiva, orgogliosa e dimenticata. E’ di Piera che voglio parlare, dell’amica che ho seguito negli ultimi due mesi di vita, fra le tribolazioni ospedaliere e lo spegnersi di ogni volontà di continuare a vivere. Sfogliando i suoi scritti, le foto e i libri che aveva scelto come compagni di vita, mi chiedo che cosa l’abbia indotta ad abbandonare la frequentazione degli amici, il desiderio di essere ri-conosciuta e infine anche la scrittura. Raggiunto il silenzio perfetto, non c’era più, per lei, necessità di vivere. La sua poesia, anzi la sua ricerca di espressione poetica, ha accompagnato in modo spietatamente coerente, l’evolversi della sua vicenda umana. Il suo mondo poetico ne è risultato letteralmente scarnificato; le sue frasi hanno finito per omettere articoli, aggettivi, punteggiatura e connettivi vari diventando quasi incomprensibili, ad una prima lettura. Gli avvenimenti del mondo, tranne il decennio 1968-78 delle grandi speranze di riscatto politico e femminista, non hanno lasciato traccia né emozione.
LIBERTA’ DI CURA
di Ignazio Marino
“Si tratta di un problema di libertà individuale che non può non essere garantito dalla Costituzione, quello cioè di affermare che non possono essere imposte obbligatoriamente ai cittadini pratiche sanitarie”. Aldo Moro, dibattito sull’articolo 32 della Costituzione, Commissione per la Costituzione della Repubblica Italiana, 28 gennaio 1947
Il 9 febbraio 2009 Eluana Englaro, dopo 17 anni passati senza coscienza in un letto, divenne finalmente libera. Direi liberata, dall’impegno civile di un padre esemplare e dal sussulto democratico di una parte del Paese che non tollerava l’illecita invadenza dello Stato nell’imporre ad una persona terapie non volute per prolungarne l’agonia.
Il dibattito sul testamento biologico fu allora travolto e al Senato si arrivò all’approvazione di una legge contro la libertà di scelta, calpestando il principio dell’autodeterminazione dell’individuo.
Oggi scrivo per ribadire, ad un anno dall’appello sul sito www.appellotestamentobiologico.it: non permettiamo che venga dato il via libera a una legge contro la libertà di scegliere.
La legge approvata dalle destre al Senato lo scorso marzo è adesso all’esame della Camera dei Deputati. Si tratta di una norma contro la libertà individuale nella scelta delle terapie. Di fatto impone a tutti noi l’obbligo di terapie mediche quali la nutrizione e l’idratazione artificiali, anche se siamo contrari, anche se servono solo a prolungare una irreversibile agonia.
Radio Kapital- Christopher Lasch
Per finirla con il XXI secolo
(Prefazione all’edizione francese di The Culture of Narcissism de Christopher Lasch, Climats, 2000)
di
Jean-Claude Michéa
trad. Francesco Forlani
All’inizio del suo meraviglioso libretto su George Orwell, Simon Leys fa notare, e a ragione, che ci troviamo davanti a un autore che ” continua a parlarci con una chiarezza e una forza di gran lunga superiore alla prosa che opinionisti e politici ci fanno leggere sui quotidiani ogni giorno” Con le giuste proporzioni del caso, un tale giudizio lo si può applicare perfettamente all’opera di Lasch e in particolare a The culture of narcissisme, che è indubbiamente il suo capolavoro. Ecco, in effetti, un’opera scritta più di vent’anni fa e che rimane, con tutta evidenza, infinitamente più attuale della quasi totalità di saggi che hanno avuto la pretesa, da allora, di spiegare il mondo in cui abbiamo da vivere.
Grazie alla formazione intellettuale iniziale ( marxismo occidentale e in particolare, la Scuola di Francoforte ) Lasch s’è ritrovato assai presto immunizzato contro il culto del “Progresso” ( o come si dice ora, della modernizzazione) che costituisce ai nostri giorni, il residuo catechismo degli elettori di Sinistra e dunque uno dei principali catenacci mentali che li trattiene in questa strana Chiesa nonostante il suo evidente fallimento storico. Presentando, qualche anno più tardi, la logica del suo itinerario filosofico, Lasch arriva a scrivere che il punto di partenza della sua riflessione era stata da sempre “una questione tutt’altro che semplice: come si spiega che delle persone serie continuino ancora a credere al Progresso quando l’evidenza dei fatti avrebbe dovuto, una volta e per tutte, portarli ad abbandonare una simile idea?” .
Giacometti su Aldebaran
I due testi che si presentano sono tratti da: Valerio Magrelli, Il violino di Frankenstein / Scritti per e sulla musica, «fuoriformato» 25, Le Lettere, 2010. Il volume — prefazione di Guido Barbieri, postfazione di Gabriele Pedullà — contiene tre cd audio con musiche di Guido Baggiani, Carlo Boccadoro, Luigi Ceccarelli e Fabrizio De Rossi Re.
di Valerio Magrelli
a Jean Genet e Yves Bonnefoy
Si avvicinava, e quelle via, sempre più minuscole, sempre più distanti. Dove andavano a finire?
Quando gli viene chiesto che cosa salverebbe da un incendio nel suo atelier, risponde: «Il gatto». Invece qualcun altro preferisce dire: «Il fuoco». Faceva dello spirito, costui. Ma osservando le opere tanto riarse e combuste di Giacometti, veri tizzoni della forma, si capisce che gatto e fuoco, qui, sono la stessa cosa. La sua creatura (donna, uomo o animale) appare ormai abitata dalla propria morte, trasformata in ciò che la minaccia, come nel caso di quella spaventosa famiglia che si potrebbe intitolare delle Figurine in fuga.
Nuove minacce a Giulio Cavalli
una segnalazione di Gianni Biondillo
Giulio Cavalli ha avuto un’ennesima minaccia mafiosa. Ieri. Vi allego qui sotto il comunicato del teatro, mandato ieri alla stampa (Che s’accorge pelosamente di un problema che esiste da tre anni, per poi dimenticarselo di nuovo. Una stampa a corrente alternata).
Da quando Giulio ha annunciato la sua candidatura come indipendente per IDV alle regionali, le minacce si susseguono. Il 27 gennaio gli è stato recapitato un proiettile, e nella filiale dove il comitato promotore della sua elezione ha aperto un conto sono stati ritrovati volantini intimidatori.
Ora questa nuovo fatto inquietante.
Ho appena parlato al telefono con Giulio, sta bene e dice di non preoccuparci. L’ho preso in giro: “Sei un rompicoglioni”, gli ho detto. Mi ha risposto: “Be’, l’hai mai visto un arlecchino mediatore?”











