Sui recenti fatti accaduti a Pistoia Raul Montanari ha scritto su facebook una nota struggente. Ne riporto un passaggio che vuole essere insieme denuncia ed omaggio, quando nel teatro della crudeltà il ruolo che si interpreta appartiene ai gesti e non alle parole. effeffe
“No, le lacrime mi sono uscite alla scena incredibile del bambino che si alza fra gli altri, spaventati, sgomenti, seduti con quegli occhi dilatati in cerca di senso… il bambino che si alza e si avvicina alla piccola, la accarezza, la conforta sotto gli occhi stessi della sua aguzzina. Qualcuno deve dare un nome a questo piccolo eroe! Devono dirci qual è il suo nome, perché possiamo ripeterlo fra noi e ricordarlo, e augurargli felicità per tutta la vita. Voglio sapere come si chiamano i suoi genitori, stringere le loro mani, abbracciarli! Guardate che non soltanto il bambino affronta il rischio di prenderle anche lui (e non a caso è l’unico ad avere un gesto d’amore per la piccola vittima). No, lui per fare questo gesto così nobile e spontaneo ha dovuto vincere una battaglia interiore contro la voce vigliacca che gli diceva:
“Ma lascia perdere, lascia stare, la maestra ha ragione, non vedi come rompe le scatole ‘sta bambina? Non senti come strilla? Non vedi che schifo, come si sbrodola? Dategliele, che le merita! Ancora un ceffone! Ancora!”
Raul Montanari



di Andrea Breda Minello











Provai altre volte durante quel mese di agosto a incontrare l’uomo veloce, altri sabati mattina, altre domeniche, mi piazzavo all’ingresso del paese, dove soleva passar lui, salutavo le macchine, e speravo: ora spunta, ora arriva. Cosa ci fai che ora passa?