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De son appartement: vanità della luce

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di Rinaldo Censi

Arrêtons un moment. La pompe de ces lieux,
Je le vois bien, Arsace, est nouvelle à tes yeux.
Souvent ce cabinet superbe et solitaire,
Des secrets de Titus est le dépositaire.
C’est ici quelquefois qu’il se cache à sa cour,
Lorsqu’il vient à la reine expliquer son amour.
De son appartement cette porte est prochaine.
(Racine, «Bérénice»)

E se Titus rinuncia al matrimonio con Bérénice? E se Roma vieta l’unione tra l’imperatore e la regina straniera? che cosa ci resta? Lo splendore di queste immagini filmate in digitale. Fermiamoci un istante, allora. Un cabinet magnifico e solitario, depositario dei segreti di Titus? Il luogo dove l’imperatore si nasconde, dove confessa alla regina il suo amore. Ma la regina? Assente. Solo gli interni di un appartamento, qui.

L’uomo veloce (2a parte)

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di Marino Magliani

2008. Bello  impossibile-La sconfitta delle idee, cm 100x100, olio e acr. su tela.ridProvai altre volte durante quel mese di agosto a incontrare l’uomo veloce, altri sabati mattina, altre domeniche, mi piazzavo all’ingresso del paese, dove soleva passar lui, salutavo le macchine, e speravo: ora spunta, ora arriva. Cosa ci fai che ora passa?
Un giorno corsi a casa, nel vicolo, andai al bagno ( è l’emozione, mi sono detto ) e dopo essermi lavato le mani con un ottimo sapone, perché speravo di stringere la sua di mano, sono uscito di corsa, ho chiesto al vecchio mezzo sordo seduto sul gradino:
” Dì, è mica passato l’uomo veloce ? ”
“Passi veloce? ” gridò.
Gli spiegai chi intendevo, l’uomo che possedeva non so cosa, come lo chiamava lui, se era passato, e il vecchio disse di sì, non erano più di due minuti che era passato, a quest’ora era ormai al fondo del paese, disse. Ha la gamba buona. Erano passati anche due Testimoni di Geova, disse.
Non l’avrei mai più raggiunto… potevo fare una cosa, non mi restava altro, potevo tagliare giù per una mulattiera dalla chiesetta, attraversare il ponte romanico e risalire il costato di fronte, tra vigne subito e ulivi a mezza costa.

Il declino del discorso critico

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di Giorgio Mascitelli

A me sembra che uno dei fenomeni più significativi di questa fase di crisi della democrazia italiana sia il declino del discorso critico. Oggi ciò di cui si parla è quasi esclusivamente ciò che è stato deciso dal potere se non politico, almeno economico, così come l’ordine del giorno delle priorità e il tono del discorso sono quelli del discorso pubblico ufficiale, langue invece un discorso critico indipendente. Chiamo così quella modalità di discorso pubblico che da almeno due secoli è tipica delle società che rispettano le libertà d’espressione e che si articola di solito nelle forme della controinformazione, cioè rivelare cose di cui il discorso pubblico ufficiale non parla, e della critica dell’ideologia, cioè la demistificazione delle ipocrisie, delle contraddizioni e delle parzialità di quella che il discorso pubblico ufficiale presenta come la verità. Le ragioni di questa crisi in Italia oggi non stanno certo nella mancanza di ingegni in grado di ottemperare a questo compito perché al contrario sono numerosi gli scrittori che hanno la preparazione culturale e il rigore morale necessari per svolgerlo, ma piuttosto in mutamenti della società tanto profondi quanto recenti. Dico subito che tra questi mutamenti non considero qui quello dell’apparato mediatico-televisivo perché il discorso critico è sempre stato recepito da piccole minoranze culturalmente e politicamente consapevoli, salvo in alcune circostanze storiche molto particolari, capaci però di tradurre in comportamenti e in risposte anche di massa i suggerimenti creativi che venivano da quello.

Di lunari e di streghe

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di Antonio Sparzani

Nel 1988 compare nelle librerie italiane il romanzo Felice anno vecchio del brasiliano Marcelo Rubens Paiva, tradotto per Feltrinelli da Anna Lamberti Bocconi. Non ho letto il romanzo, anche se mi ha colpito questa frase che ho trovato in una sua recensione: «Na verdade, Feliz Ano Velho mostra toda a inquietação de um jovem que viveu plenamente, como se cada minuto de sua vida como se fosse o último.», ma Anna mi ha raccontato che è pieno di musica e questo è stato ciò che l’ha reso interessante nel momento in cui Anna, allora “ragazzina assoluta” (espressione da lei usata nel suo racconto) si è trovata a essere una fan di Ivano Fossati e a promettergli, avuta l’occasione di una parola al volo, di inviargli qualche bel regalo. Anna gli inviò il romanzo da lei tradotto e un po’ alla volta tra Anna e Ivano si instaurò un rapporto di amicizia e collaborazione musicale.
Già all’epoca il demone della poesia possedeva Anna, e fu così che realizzò il suo sogno

Pâté de Foi Bourgeois – Pier Paolo Pasolini

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Mentre rileggevo Nero su Nero, di Leonardo Sciascia, mi sono imbattuto nelle pagine (193-194) in cui lo scrittore parla della sua amicizia con Pier Paolo Pasolini. Sono pagine che con intensità e sincerità raccontano ogni cosa condivisa, detta e soprattutto mai riferita. Come quando Leonardo Sciascia confida ai lettori l’onnipresente ombra, l’ombra di un malinteso che soggiaceva in ogni loro incontro.
Credo che mi ritenesse” scrive Sciascia ” alquanto- come dire?- razzista nei riguardi dell’omosessualità. E forse era vero, e forse è vero: ma non al punto di non stare dalla parte di Gide contro Claudel, dalla parte di Pier Paolo Pasolini contro gli ipocriti, i corrotti e i cretini che gliene facevano accusa. E il fatto di non essere riuscito a dirglielo mi è ora di pena, di rimorso.” La testimonianza di Sciascia si conclude poi con un’affermazione precisa, in un certo senso violenta:
“E voglio ancora dire una cosa, al di là dell’angoscioso fatto personale: la sua morte – quali che siano i motivi per cui è stato ucciso, quali che siano i torbidi particolari che verranno fuori- io la vedo come una tragica testimonianza di verità, di quella verità che egli ha concitatamente dibattuto scrivendo, nell’ultimo numero del “Mondo”, una lettera a Italo Calvino.”
Così sono andato a rileggere – per i classici è d’uopo scrivere sempre “rileggere” anche se si “legge” per la prima volta- la lettera di Pier Paolo Pasolini. Una lettera che, sfortunatamente, nessuno dei nostri contemporanei è riuscito a scrivere in questi giorni in relazione a quanto sta accadendo, e ancora accadrà in Italia. Lettera che sicuramente in tanti avranno letto ma che vale la pena “rileggere” effeffe

“Lettera luterana a Italo Calvino”
di Pier Paolo Pasolini
30 ottobre 1975

Guerra alla tristezza!

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di Mario de Santis

Guerra alla tristezza! di Edoardo Albinati (Fandango 2009) è un libro inclassificabile come il suo autore. Il tuo comportamento è inclassificabile! si dice a volte di chi si comporta in modo maldestro. Non stare in nessuna classe, per uno scrittore che ha dedicato tanta energia alla scuola (è il caso di dirlo, insegna al carcere romano di Rebibbia) sembra un paradosso e una beffa, tuttavia Edoardo Albinati come scrittore è proprio un fuoriclasse.

Images of the invisible

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[Segnalo volentierissimo un progetto fotografico molto bello, di Cesare Cicardini & C., appena possibile torno a parlarne. G.B.]
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La forma della finzione

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di Lorenzo Esposito

 

visione, una distanza ci divide

E. Montale

 

A proposito di ciò che il cinema fa e ha fatto al mondo, ci sarebbe da chiedersi meglio quando si è dis-fatto del mondo, giungendo infine a segnalare il distacco dell’occhio dalla terra e dai suoi abitanti. A Werner Herzog bastano quattro minuti da Puccini intitolati La Bohème per porre la questione. L’Africa, terra eternamente separata, è ancora il palcoscenico adatto a misurare e a marcare la distanza.
Herzog è qui per filmare il popolo etiope dei Mursi e lo fa nel ricordo dei bambini soldato della tribù nicaraguense dei Misquitos (La ballata del piccolo soldato, 1984) e soprattutto dei Wodaabe del sud del Sahara, uomini che si ritengono i più belli del mondo e che si fanno scegliere dalle proprie donne in un rito sfarzosissimo erotico (Wodaabe – I pastori del sole, 1989). Come nei due film precedenti, l’amore attraverso i secoli, la bellezza e la rovina insite entrambe nel periplo romantico e barocco (come indicava Benjamin), è il punto da cui partire per rispondere alla domanda politica che l’esploratore europeo in gita africana pone a sé stesso: come non essere turisti, come affrancarsi dalla professionalità del viaggiatore, come non scattare fotografie.

Notes Boats

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Per le navi di Annamaria Papi ( effeffe e soldatoblu )
annemarie

“Quando poi naviga al largo, quasi scomparso lo scafo sotto la linea dell’orizzonte e appena visibili i tre fumaioli, più d’uno che dalla costa guarda sul mare si domanda se la nave si diriga al porto o s’immerga in una solitudine che l’uomo sulla riva non potrà mai concepire. Quando poi constata che fa rotta verso la costa, allora ognuno si conforta, come se quella nave gli portasse quel che ha di più caro o almeno una lettera da lungo tempo inconsciamente attesa. Talvolta laggiù, nella chiara nebbia del confine, due navi s’incontrano, e si vedono passar scivolando l’una accanto all’altra. C’è un attimo in cui i due fragili profili si fondono e diventano una cosa sola, un attimo di fragile sublimità, finché tornano dolcemente a staccarsi, dolci e silenziosi come la nebbia lontana dove avviene l’incontro, e ognuno per sé continua a scivolar solo per la sua strada.
Dolce, non mai adempiuta speranza.”

da Hermann Broch, I sonnambuli.vol 2, Esch o l’anarchia

“La tempesta scatenata dall’ispettore fantasma” di Gianni Celati

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di Nunzia Palmieri

Un metro sotto i pesci 1
È uscito domenica scorsa sul «Corriere della Sera» un nuovo racconto di Gianni Celati, una storia in cui si ritrovano molti dei personaggi che abbiamo già incontrato nelle pagine delle Vite di Pascolanti (Nottetempo, 2006) e nei Costumi degli italiani 1 e 2 (Quodlibet, 2008): l’avvocato Annoiati, l’assessore Rovina, il prefetto di polizia Imbrogli, il direttore del giornale locale G. Mastrotto, le dame, mogli dei notabili, la contessa Tinti-Altiforni, la marchesa Cecchi-Mammullà, la signora Veratti e altre nobildonne, il sindaco Cagnotto, il tipografo Catenacci, Scagliarini, il grande giocatore di biliardo detto «il geometra del panno verde», il professor Amos, filosofo e bevitore, e poi Pucci e i suoi compagni di scuola. Anche i luoghi che i personaggi attraversano sono familiari ai lettori dei pascolanti: la piazza della cattedrale, il caffè, il circolo culturale anarchico, l’Accademia del Biliardo, il quartiere Mame, il vicolo del Voltino nel quartiere Carrozze dove abita la famiglia Pucci. È la città di sogno a cui Celati ha dato vita, città senza nome nella quale fa muovere di tanto in tanto le sue figurine leggere e indimenticabili.  

L’uomo veloce (1a parte)

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di Marino Magliani

2009, Vite Parallele, cm 100.100, olio e acrilico su tela_ridEra ormai di spalle. Mi era passato davanti e l’avevo guardato come si guardano i turisti, abbassando il capo in saluto. Era estate, l’uomo veloce portava pantaloncini corti e maglietta, scarpe da ginnastica, un cappellino chiaro. Un turista qualsiasi, le 11, circa, di un mattino neanche troppo caldo: il sole aveva aggirato il costone e cominciava a esercitarsi sugli asfalti e gli intonaci del vicolo.
Passò e forse abbassò il capo pure lui. Io non salutavo per vedere se mi restituivano il saluto, ma lo facevo automaticamente. Me l’aveva insegnato mia madre: si saluta sempre nella vita e non si sbaglia mai.
Passò e si diresse verso Luvaira.
L’avrei rivisto sempre vestito così. Era la sua divisa delle vacanze. Tranne qualche volta d’inverno che l’incontrai col cappotto e un ombrello credo.

Scaffali nascosti (4) – Edizioni Gorée

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«Scaffali nascosti», senza pretese di completezza, vuole disegnare una mappa dell’editoria indipendente dei nostri tempi. Medio-piccoli, piccoli, piccolissimi editori, spesso periferici, con idee e progetti ben precisi, che timidamente emergono, o forse emergeranno, o si spera che emergano, fra gli scaffali delle librerie. A cura di Andrea Gentile (andreagentilenazione_at_libero.it).

di Andrea Gentile

A 37 chilometri da Siena c’è Monticiano, 1400 abitanti, 650 famiglie, patria del «Palio dei ciuchi».
A Monticiano c’è una minuscola frazione, Iesa, patria della tranquillità.
A Iesa c’è la casa editrice Gorée, libri da altri mondi. Gorée, come l’isola dell’Atlantico dove venivano raccolti i neri razziati in Africa, ma anche come, in Senegal, «Essere libero» e «Essere onesto».
La Gorée sorge nel 2005 dalle ceneri della Equitare. Tutto nasce, come nelle fiabe, dal classico manoscritto nel cassetto. Da diversi anni Riccardo Bassani ha in mano un romanzo scritto da Alberto Manzi, il famoso maestro conduttore di Non è mai troppo tardi. «Il romanzo chiedeva di essere pubblicato – ci dice Bassani – ma ovviamente non era possibile pensare di inserirlo nel catalogo di una casa editrice così specialistica come Equitare, né era pensabile pubblicarlo senza che fosse sostenuto da un nuovo progetto editoriale coerente».

Il guasto di Nazione Indiana ieri

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Ieri il provider Dreamhost, presso cui sta il server di Nazione Indiana, ha avuto un grave guasto alla rete interna che ha reso indisponibile o malfunzionante Nazione Indiana per tutta la giornata. Se oggi riesco a scrivere questo, significa che la situazione è migliorata. Maggiori informazioni su Dreamhoststatus (notare i tag: General Outages, Major Outage, Network Outages, System-Wide Outage, manca solo Catastrofe, Panico, Si Salvi Chi Può).

Sotto botta. Nuove poesie.

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Sotto botta (titolo preso dalla tammurriata nera) sono 100 piccoli libri in fogli colorati di carta per origami, realizzati a mano dall’autrice, secondo i principi della cromoterapia. Dieci nuove poesie. Un collage differente nell’ultima pagina di ogni libro. Il tutto inguainato in un’elegante busta frigo marca “Frio” (triplo strato).

di Francesca Genti

L’INIZIO DELL’AUTUNNO

Andavano i pianeti in concrezione
nel cielo basso del primo pomeriggio:
era l’inizio, di nuovo, dell’autunno.

SCHEMINO ILLUMINISTICO

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di Franco Buffoni

Il suddito pontificio Giacomo Leopardi – che per terrore del freddo rinunciò alla cattedra universitaria in Germania (filologia classica e studi danteschi) – a Roma non potè lavorare nemmeno come bibliotecario per il rifiuto ad indossare l’abito talare.
A Leopardi – suddito pontificio dissidente – ho spesso pensato nelle scorse settimane di apparente resa “ai preti”, che “possono ancora e potranno eternamente tutto”. (Dalla Lettera a Luigi De Sinner del 22 dicembre 1836: “La mia filosofia è dispiaciuta ai preti, i quali e qui e in tutto il mondo, sotto un nome o sotto un altro, possono ancora e potranno eternamente tutto”).

DIRIGENTI POLITICI E RELIGIOSI
Violenza fisica e violenza morale sono strettamente connesse: non si può pensare di condannare l’una giustificando allo stesso tempo l’altra. Ricordo la direttiva approvata dal Parlamento europeo il 26 aprile 2007 che – riprendendo l’art. 13 del trattato di Amsterdam, disatteso dall’Italia – ribadisce l’invito agli stati membri “a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso” e condanna “i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali”.
E i nostri deputati, nel bocciare la proposta di legge Concia, hanno fatto riferimento a “privilegi” che si sarebbero “concessi” agli omosessuali e di “attentato alla libertà di pensiero” (ovviamente di cattolici, fascisti e leghisti). Spingendo sempre più ai margini della cittadinanza il 10% dei cittadini.
Perché cito Leopardi e leopardianamente “i preti”, e non me la prendo direttamente con i parlamentari italiani? Perché il vero scontro in atto non è tra il Parlamento italiano e gli omosessuali, ma tra il Vaticano e il Parlamento europeo, alias tra il Vaticano e la modernità.
Prendersela con questo Parlamento italiano di nominati sarebbe fin troppo facile e riduttivo. Più interessante cercare di capire le ragioni profonde dello scontro.

Brenda, R.I.P.

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MARRAZZO di Gianni Biondillo

Alle battute ho pensato. Appena ho saputo della tua morte, Brenda, della tua morte crudele, della tua fine meschina, ho pensato con vergogna alle mille e mille battute fatte su di te in queste settimane. Al darsi di gomito sull’autobus, agli ammiccamenti al bar, all’invasione truce delle email ironiche, alla grevità sguaiata, al sarcasmo feroce. Un personaggio farsesco, stilizzato, banalizzato, capro ideale delle nostre ansie benpensanti. Non sei mai stata una persona, Brenda, solo un pupazzo dove infilare gli aghi della nostra macumba autoassolutoria. E mi vergogno, oggi, a pensarci. Alle trivialità, ai sottintesi, alla satira becera. Disonesti. Perché la tua morte è una morte nuda. È la morte che trionfa, che fa schifo. È la morte della solitudine assoluta. Si muore soli, lo abbiamo sempre saputo, ma morire scippati pure della propria dignità è disumano. E oggi sei il centro dell’attenzione morbosa dei nostri sguardi al sicuro, nel chiuso delle nostre case climatizzate. Tu, vaso di coccio, paghi la tua sconfitta sul tuo corpo diverso. Diverso. Perché fuori dalla norma, fuori dalle regole, corpo fantastico, mostruoso, meraviglioso. Esistevi, autentica, proprio nel tuo prostituirti. Perché eri senza scampo qui, in questo tardo impero allo sfacelo, in questo regno bizantino, non potevi essere quello che volevi fuori dal ghetto dove il nostro ciglioso sguardo sessita, misogino, omofobo, transfobico, ti ha cacciata.

Il clamoroso non incominciar neppure

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venerdì 27 novembre 2009

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presso l’Archivio di Stato di Torino, Piazza Castello 209

(ingresso Piazzetta Mollino)

«Il clamoroso non incominciar neppure»


Giornata di studio in onore di Augusto Blotto

Letteratura come filosofia naturale

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porro di Marco Belpoliti

Mario Porro, Letteratura come filosofia naturale, Medusa, pp. 226

Viviamo in un’epoca segnata da una deriva conservatrice connotata dalla riduzione di ogni problema al paradigma della “semplicità”. Ovvero: semplificazione e superficialità. La cultura tutta tesa ad aprire nuovi spazi di rinascita intellettuale e politica, di cui Primo Levi e Italo Calvino, ma a suo modo anche Carlo Emilio Gadda, sono stati portatori, oggi è un fatto minoritario. Gli studi letterari languono, la critica appare in crisi, le università sfornano laureati in lettere o in scienze umanistiche di livello modestissimo, per la maggior parte alla ricerca spasmodica di un impiego, magari nel mondo della comunicazione, l’unico che tira ancora, almeno nella fantasia dei ragazzi. Il dibattito culturale sembra essersi spostato in altri terreni: perché ha successo oppure no un certo libro?

da Porta a Porta

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Da Antonio Porta, Tutte le poesie, 2009 Garzanti

nel luogo delle alture ruotanti
semplici farfalle alzano brevi pascoli
un lago a fondamento del moto
tutto si produce all’interno dei presenti
ecco quanto ho da dirvi, carissimi
(…) 1972

(…)
Mi chiedo se puoi o chi può
capire queste parole se i superstiti
soli seduti intorno al buco
o altri, sconosciuti, lontani…
ma questo solo conta che io ti parli
che io stia respirando
insieme a voi tutti che non vedo
che ho chiamato, un giorno,
carissimi.

10.9.1978

Carissimi
Sono passati vent’anni e la ‘scommessa della comunicazione’ di Antonio Porta continua…
martedì, 24 novembre ore 18 al Teatro Verdi, una serata organizzata con la passione che Antonio ha lasciato in tanti e che continua nella gratuità della disponibilità del Teatro Verdi, nella presenza degli attori, nell’organizzazione della regia dei fratelli Buscaglia, nell’adesione di chi parlerà del Teatro di Antonio e nel vostro esserci.
E vi chiedo aiuto: diffondetelo più che potete, vi prego, a tutti i vostri amici e agli amici degli amici.
E venite a confermare anche la vostra passione per la poesia.
Rosemary Liedl Porta
Segue il programma

Show me the way to go home

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Show me the way to go home
I’m tired and I want to go to bed
I had a little drink about an hour ago
And it went right to my head
Where ever I may roam
On land or sea or foam
You will always hear me singing this song
Show me the way to go home

Il diritto di leggere

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di Richard Stallman

Da La strada per Tycho, una raccolta di articoli sugli antefatti della Rivoluzione Lunare, pubblicata a Città della Luna nel 2096.

Per Dan Halbert, la strada per Tycho cominciò al college, quando Lissa Lenz gli chiese in prestito il computer. Il suo le si era rotto, e non sarebbe riuscita a completare il progetto di metà anno senza trovarne un altro in prestito. E Dan era l’unico a cui avrebbe osato chiederlo.

Dan si trovò di fronte a un dilemma. Certo, doveva aiutarla, ma se le avesse prestato il computer, lei avrebbe potuto leggere i suoi libri. A parte il fatto che lasciar leggere i propri libri a qualcuno significava rischiare diversi anni di prigione, l’idea era scioccante di per sé. Come tutti, fin da piccolo aveva imparato a scuola che condividere libri era cosa cattiva, sbagliata, una cosa da pirati.