di Helena Janeczek
Aveva ventisette anni e il suo corpo è affiorato ieri sera dal fiume Brembo. È stata riconosciuta dal fratello che aveva denunciato la sua scomparsa. Mohamed poteva permettersi un comportamento secondo logica e legge, perché a differenza di Fatima, clandestina, lui, ventidue anni, era un extracomunitario regolare. Così riferiscono i giornali, che fin qui non dicono granché d’altro, tranne che – stando al fratello- il “folle gesto” di Fatima sia da attribuire al fatto che non fosse in nessun modo riuscita a regolarizzarsi. Era, secondo Mohamed, terrorizzata dalla data di domani in cui diventerà legge il “pacchetto sicurezza” per cui la clandestinità diventa reato perseguibile con l’espulsione più una sanzione da 5.000 a 10.000 euro.
Non mi va di fare “facile retorica” su questo fatto, né commentare più di tanto che altre notizie su altri “folli gesti” di disperazione, però commessi da italiani contro italiani, ottengono contemporaneamente un ben diverso “onore delle cronache” (e tuttavia la parola “onore”, persino in questa espressione fatta e frusta, acquista un retrogusto amarissimo). Probabilmente domani almeno i giornali più o meno di sinistra un po’ sulla vicenda si soffermeranno. E poi arriveranno altri fatti a riempire le pagine estive del loro macabro intrattenimento.
Non so nemmeno io come, e quindi lo chiedo anche a voi tutti: in un caso come questo, oltre a denunciare a parole, schifarsi, indignarsi ecc., si potrà cominciare a fare qualcosa? Tipo costituirsi parte civile contro coloro che hanno promulgato una legge che ha spinto una ragazza nata in Marocco a uscire dalla casa condivisa col fratello e andare ad affogarsi in un fiume vicino a Bergamo? Incriminarli di “istigazione al suicidio?” Ve lo domando molto seriamente…
Intanto, se mi è concessa una minima dose di parole all’aria, mi andrebbe solo di esprimere un sentimento passeggero, contrario alla pietà e al buon gusto. Preferirei che questa povera crista musulmana non riposasse in pace, ma come vuole la tradizione molto nordica del racconto gotico riaffiorasse in certe notti dalle acque rapinose del fiume Brembo con il suo velo e la sua lunga veste. E non importa se li avesse veramente (fotografie finora zero), l’immaginario di chi ce l’ha cacciata dentro, è comunque questo.