di Rosella Postorino
Valerio, vieni a bere.
Valerio saltella sulle scarpe da ginnastica, le guance rosse di chi ha corso troppo e ora ha sete. Si avvicina alla fontanella.
Fa finta di schizzarla e lei fa uno scatto indietro, ma le scappa una risata.
Dài, amore, bevi.
Il bambino accosta il viso all’acqua, tira fuori la lingua e lascia che si inzuppi, come i cani.
Carla guarda suo figlio di 10 anni. La bocca spalancata come un’insolente linguaccia.
Intorno alle rive dell’Aniene il verde si estende selvaggio. Carla lo insegue fino a perdita d’occhio.
Valerio, hai finito di be– Valerio!
Lo scarico della fontanella sta risucchiando il corpo di Valerio. Carla nemmeno riesce a urlare, si lancia su di lui nel tentativo di afferrarlo ma fa solo in tempo a vederlo ingoiare dal tombino, il getto dell’acqua che si schianta contro la base di pietra, vuota, senza sosta, mentre Valerio, suo figlio, è scomparso per sempre.


















