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La stele

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di Tommaso Ottonieri

Prima che la pioggia riprendesse a battere. Prima che, e nel silenzio dei pianeti, fossimo dispersi. Prima che fossimo dispersi: e nel tempestare di costellazioni, sullo specchio che lascia pattinarci, lo stridere di lama sul vetroghiaccio mugolante, prima che il manto si sollevasse a onda, a raggio, per rivoltarsi qui su noi, a interrare. Prima del ruggito delle madri, o che i fiori di cavolo spuntassero tutti insieme, digrignando i dentoni in un immenso plop, e ciondolasse la corolla, come eiettata dalla scatola a molla, proiettata su noi: qui su noi: noi, a cerchio sullo specchio, lo specchio della piana, noi pattinando, lama dietro lama, prima che la pioggia riprendesse sul duro del piano il tintinnìo crudo, a punta, dei minuscoli cristalli.

L’altra faccia di Israele (una lista di autori)

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(Questa vuole essere una proposta di un dossier dedicato alla dissidenza intellettuale in Israele. Di esso fanno già parte alcuni pezzi postati su NI – qui e qui.)

Di Francesco Forlani, Lorenzo Galbiati, Daria Giacobini, Diego Ianiro, Andrea Inglese, Fabio Orecchini.

È passato più di un mese dalla proposta – pubblicata qui su Nazione Indiana – che intendeva essere un’alternativa sia al pieno sostegno della Fiera del libro di quest’anno sia al suo boicottaggio. Da allora non molto è cambiato se si eccettua l’escalation della violenza fuori e dentro gli incerti confini del Paese ospite della Fiera. Violenza che fa rumore e scuote solo quando raggiunge certi picchi ciclici di mostruosità, ma che lascia generalmente indifferenti nel suo costante – e del tutto asimmetrico – stillicidio quotidiano.

Violenza che giorno dopo giorno ha reso quella proposta anacronistica e, per certi versi, quasi offensiva, se non si finge di considerare il carico di morte e di lutto che un mese e più ha lasciato a un pugno di famiglie israeliane e a decine e decine di famiglie palestinesi, già provate dalla sistematica distruzione fisica e morale della loro esistenza.

Cinc ghei

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dal voster Giuanin, teruncel de Milan

Sunt püssé vecc’ de cinc ann,
e g’ho ancammo’ cinc ghei in tasca,
incoeu Nasiun Indiana
(la mé gabia de matt preferida)
l’è püssé veccia anca lè de cinc ann.
L’è minga pocc, fioeu!
Foeura l’è primavera,
i mée amis indiani –
i giùin, i vecc’ –
inn tucc’ derent’al coeur
(gh’è nient de fàa,
mi sunt un sentimental).

Ex-Voto

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…e ci si chiede allora: “perché i poveri votano a destra?”
anche qui
Nota di Jean Claude Michéa,all’ultimo libro di Thomas Franck

Censura legale

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di Paolo Barnard 
Cari amici e amiche impegnati a dare una pennellata di decenza al nostro Paese, eccovi una forma di censura nell’informazione di cui non si parla mai. E’ la peggiore, poiché non proviene frontalmente dal Sistema, ma prende il giornalista alle spalle. Il risultato è che, avvolti dal silenzio e privi dell’appoggio dell’indignazione pubblica, non ci si può difendere. Questa censura sta di fatto paralizzando l’opera di denuncia dei misfatti sia italiani che internazionali da parte di tanti giornalisti ‘fuori dal coro’.

L’asciutto e la marea

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di Davide Morganti

Nella chiesa le vecchie avevano da poco terminato i vespri. Procolo era ancora seduto a sgranare il rosario, sentiva il mare ritrarsi dalla riva negli angoli bui della chiesa, dietro le statue, in un cupo rimbombo che pareva uscire dalla fiamma delle candele.

Variazioni Meridiano – 6: Lidia Riviello

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”Fu uno shock
in età celeste avanzata, e non sapendo come fermarci
trovammo riparo anni dopo in un restauro
di legno con nessuna vista sul cielo.
Solo dal vetro e dalla resina ricavammo una consolazione,
poi ci consumammo con il dettaglio di stare dietro alle
montagne, avvento di una nuova strana confidenza,
un sesto termine della conoscenza,
vicina al declino del senso.
Si manifestò al neon una verità strillo d’anatra…”
Da “Neon 80”

Mia madre discorre sempre di nature morte

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lalla
di Chiara Valerio

Nasce una specie di bellezza, fatta di negazione,
di ingenuità, di spavalderia.

Ero dunque sorda, arida, dura. Come potevo non essere appagata una volta per tutte, capire tutto di lui una volta per tutte? Dev’essere che non c’è mai una volta per tutte. Le parole tra noi leggere è un libro di simboli e pertanto è un’opera al nero. Si apre con una premessa di carne Comunque, io sono soltanto un antefatto e si chiude con una ripetizione, che è formula alchemica Cosa le interesserebbe fare?
Posso dire con esattezza di aver provato estraniamento. Come entrare in un museo delle cere e assistere a persone che mimano statue di cera. Ridondante estraniante e con un convincente senso di artificio. Non che io mi sia mai preoccupata di segnare confini netti tra reale e immaginario ma è vero che nella vita di ogni lettore irrompono libri che lampeggiano di avvertimenti.
Per esempio in Vicino al cuore selvaggio Clarice Lispector scrive Nessuno sa a quale abisso di amore possa giungere la tenerezza. E in A ritroso Des Eissentes confessa Dopo i fiori finti che imitavano i fiori veri volevo i fiori veri che imitassero quelli finti.

Zoria

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 di Esther Grotti

Zoria

Sua Signoria

permette?

Nascita

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di Ingy Mubiayi

[Amori bicolori (a cura di Flavia Capitani e Emanuele Coen, Laterza 2008) è un libro di quattro racconti di scrittrici e scrittori immigrati, nati o cresciuti in Italia. Quattro storie che sono quattro intramature di mondi, intersezioni che sono come un varco su un tempo a venire, fatto di rapidi – e anche inevitabilmente traumatici – cambiamenti.

Dossier: Israele paese ospite della Fiera del libro di Torino

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Il post, cui seguiranno altri nei giorni a venire, nasce dalla felice collaborazione partita da qui tra redattori di NI ed alcuni commentatori intervenuti a proposito dell’appello al boicottaggio della Fiera del Libro di Torino.

Polemica sulla presenza d’Israele al Salon du Livre di Parigi : intervista in esclusiva con Benny Ziffer.[01/03/08]

a cura di Frédéric Martel, traduzione di Francesco Forlani

Scrittore, giornalista, blogger, Benny Ziffer è redattore capo del supplemento letterario del più importante quotidiano israelita, Haaretz. E’ promotore dell’appello al boicottaggio degli scrittori israeliani al Salon du Livre di Parigi che apre le porte venerdì prossimo (scorso, ndt.)
In esclusiva per Nonfiction.fr, ci spiega
:

nonfiction.fr: Come si definirebbe ? Scrittore, redattore capo del più autorevole supplemento letterario israeliano quello di Haaretz, blogger, commentatore della vita dei libri? Allora qual è il suo mestiere?

Su “Capitoli della commedia”, di Martino Baldi

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di Franz Krauspenhaar

Non poeta nero, non poeta della sperimentazione linguistica, il pistoiese Martino Baldi, nato nel 1970, fine saggista, ha da tempo scelto di usare la parola e il “mezzo” poetico per raccontare la contemporaneità, per svellere tonnellate di terra coprente dai cimiteri dei vivi della nostra società semiaddormentata.

Made in China

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Stamattina mi sono svegliata e ho capito che se dovessi eliminare le merci cinesi da casa mia, rimarrei quasi senza mutande……

Tortura di Stato

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(Dal sito di “Repubblica”)

Le violenze impunite del lager Bolzaneto

di GIUSEPPE D’AVANZO
C’ERA anche un carabiniere “buono”, quel giorno. Molti “prigionieri” lo ricordano. “Giovanissimo”. Più o meno ventenne, forse “di leva”. Altri l’hanno in mente con qualche anno in più. In tre giorni di “sospensione dei diritti umani”, ci sono stati dunque al più due uomini compassionevoli a Bolzaneto, tra decine e decine di poliziotti, carabinieri, guardie di custodia, poliziotti carcerari, generali, ufficiali, vicequestori, medici e infermieri dell’amministrazione penitenziaria. Appena poteva, il carabiniere “buono” diceva ai “prigionieri” di abbassare le braccia, di levare la faccia dal muro, di sedersi. Distribuiva la bottiglia dell’acqua, se ne aveva una a disposizione. Il ristoro durava qualche minuto. Il primo ufficiale di passaggio sgridava con durezza il carabiniere tontolone e di buon cuore, e la tortura dei prigionieri riprendeva.

I morti

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di Nadia Agustoni

Ricordo case come querce e i campetti di calcio, un paese nudo con il tempo disteso e la luce a sera presa di foschie. C’era un freddo più intero a ottobre, più compatto nel mutarsi dei colori e il cielo era di alta nuvolaglia e di dura tramontana. I muretti gelavano al primo trimestre scolastico e selvatica la pioggia, neanche cadeva, veniva avanti a giornate, sembrava sciolta sulla terra e brucava l’aria. In disparte, appena certa di noi, c’era la muraglia degli stabilimenti, un crollo sui nostri crolli.

Premio Baghetta

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Dopo la prima edizione del Premio Baghetta, che l’anno scorso all’Arci Turro di Milano aveva premiato Valentino Ronchi, ieri notte al Castello Colleoni di Solza la seconda edizione ha proclamato vincitrice Livia Chandra Candiani (seconda Vivian Lamarque, terza Elisa Biagini).

Delle spietate purezze

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La materia del dire
su Spietate purezze di Cesare Cuscianna (commentario)
di
Lucio Saviani

ma la vera materia duole
e non sa dire

Quello che chiamano realtà
altro non è che il pallore dei fatti,
la loro patina insapore
solo quando la luce tace

viene il mostrarsi delle cose
tiepido effondersi tra le vite
contro l’azoto e i metalli del giorno

Esiste un versante notturno della parola; la regione buia, silenziosa, dai bordi vacillanti, incerti come il debole appartenersi della piccola fiamma e del suo cuore, oscuro e intangibile.
Questo versante nell’opera poetica è – nel suo senso più profondo – inquieto. E’ all’opera, scorre, pulsa, emerge, sprofonda e, lasciando emergere la parola, la pronuncia e passa sotto silenzio.

El boligrafo boliviano 14

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di Silvio Mignano

13 ottobre 2007

Sono tornato a Copacabana.
La prima cosa che ho fatto è stato girare come niente fosse tra le bancarelle dei fiori e delle statue della Vergine, guardando di sottecchi oltre la cortina di oggetti e colori. No, la lettrice di Proust non c’era. Ho sperato che fosse a scuola, ma no, era sabato. Ho sperato che stesse a casa a riposarsi dopo aver passato con successo l’esame, o forse lo stava ancora preparando. Certo, le scuole finiscono tra un paio di mesi, deve essere immersa nei libri, ripetendo affannata le lezioni, immaginando le domande che le faranno come abbiamo fatto tutti prima di lei, decennio dopo decennio, a ogni latitudine. Chissà i suoi insegnanti come avranno accolto la sua scelta di Proust come esempio di innovatore dell’umanità. Perché non Isacco Newton, Galileo Galilei o Alessandro Volta, avranno pensato.

Testimoni di Geova

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Elettori fantasma nel paese dei clan
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di
Rosaria Capacchione

La giornalista Rosaria Capacchione, il magistrato Raffaele Cantone e Roberto Saviano sono oggetto di una lettera intimidatoria firmata dai boss casalesi Francesco Bidognetti e Antonio Iovine (latitante da 12 anni) letta ieri dai loro avvocati durante un’udienza dell’appello al “processo Spartacus“.

L’astensione è comportamento esemplare del testimone di Geova. Se proprio vuole, può
annullare la scheda elettorale scrivendo «sono per il regno di Dio». Tutto il resto è segno di debolezza dello spirito, di non conformità alla legge divina, di propensione agli umani compromessi. Il testimone di Geova non vota, né negli States né in Italia. Tranne che a Casal di Principe, provincia di Caserta.

Anteprima Sud n°11- no direction home

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immagine di Antonia Colasante

Ritorno a Belgrado
di
Azra Nuhefendic

Pareva un punto nero nel gran bianco di neve che copre l’altipiano ad ovest di Sarajevo, sulla strada verso Belgrado. Avvicinandosi diventava grande. Oh Dio, è un cane! Morto! Mi scappa ad alta voce.
Una cagna. È stata investita tre giorni fa, spiega l’autista con voce impassibile. Un altro cane, un pastore tedesco, seduto vicino al corpo immobile, fa la guardia. A distanza di pochi metri un cucciolo camminava su e giù, confuso.
Altri passeggeri dell’autobus, zitti dall’inizio del viaggio, mi lanciano uno sguardo breve, senza curiosità. Un cane morto non fa impressione alla gente che è sopravvissuta alla guerra in Bosnia.

Genealogi(c)a (… sarei padre se lo fossi…)

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di Stefano Gallerani

“ineluctable modality of the visible: Signatures of all things… … If you can put your five fingers through it, it is a gate, if not a door. Shut your eyes and see.”
James Joyce

“… the ragged old brute bent double down in the ditch leaning on his spade or whatever it was and leering round and up at me from under the brim of his slouch… I went in terror of him as a child. Now he is dead and I resemble him.”
Samuel Beckett

Andando al sodo, Joyce è tutto forma, ogni sua parola è ipersignificante, il che lo porta a scrivere un libro che è, da cima a fondo, un’invenzione lessicale o glottofonica con intenzioni iperespressive. I personaggi dei grandi poemi o romanzi di Beckett vivono dell’insignificanza dichiarata.