Verso la fine del 1839 un 26nne Wagner giunse alle porte di Parigi, e subito… (ma lasciamo parlare lui, auf englisch visto che siamo in rete) I made the acquaintance of Meyerbeer. I brought under his notice the two finished Acts of my Rienzi; he promised me, in the friendliest fashion, his support in Paris. Entirely without any personal references, I could rely on no one but Meyerbeer.
Turritani
di Giovanni Cossu
Anche se a dire la verità, non tutta la vita di Titto trascorreva tra la casa e la mescita.
Anche lui coltivava le proprie lattughe, come si sarebbe detto, con espressione idiomatica, in quella terra, Turritania, chiusa, a sud, tra gli orti che circondavano il ricco capoluogo, Tattari, il cui nome sembrava trarre significato, a detta di alcuni, da un’originaria occupazione del luogo da parte di certe popolazioni tartare, ma che in seguito, per un’inopinata civilizzazione, a detta di altri, si era trovato a perdere, stando almeno alla lettera, assieme all’originaria fierezza, anche la r, e, ad est, le vigne di male amati cugini, di cui si diceva che non tanto per ragioni storiche, e attualmente economiche, coltivassero quella pianta dagli oscuri quando non del tutto chiari e rigogliosi grappoli, ma per poter nascondere, dietro gli indubitabili effetti di una non moderata ingestione dei succhi fermentati di questi, una loro genetica mollezza di cervello, escogitando a questo fine la stessa denominazione del paese, che proprio con la determinata rimozione dell’articolo – determinato o indeterminato che fosse, ma piú indeterminato che determinato nella sua assenza – lasciava intendere, nella sua reiterata affermazione letterale: Sorso… Sorso… Sorso…, esattamente quello che speravano gli altri bevessero, e cioè che in quello, e solo in quello, si trovava il segreto dell’idiozia collettiva di cui da sempre era stati accusati da parte dei circonvicini parenti.
I cantieri del romanzo – 2
di Giacomo Sartori
5. I cantieri del romanzo
L’arte del romanzo può in effetti essere vista come un vasto territorio di sperimentazione, un vasto cantiere, dove convergono gli strumenti specialistici provenienti dalle discipline umanistiche e dalla scienza. O meglio, il romanzo si spinge nelle zone d’ombra non ancora esplorate, spesso anticipando (in particolare nel campo della psicologia, o anche in quello scientifico), crea dei corti circuiti tra approcci diversi, alligna sulle contraddizioni che li oppongono. Questo rapporto è di solito più facilmente rinvenibile nelle narrazioni di tipo mimetico o realista. Ma anche le narrazioni più lontane dalla mimesi (il Beckett romanziere, o Cortázar, o la Ortese, per intenderci) a ben guardare non prescindono mai – e sempre astraendo dalle influenze più strettamente letterarie – da un ben maturato posizionamento rispetto a tali saperi. Calvino, con la sua curiosità intellettuale e il continuo sforzo di capire cosa succedeva in discipline anche molto lontane dalla sua formazione, e di tradurre le evoluzioni di queste nella propria poetica (o comunque di adattare quest’ultima alle prime), è per me un ottimo esempio (indipendentemente dall’affinità che si può provare o meno per l’universo delle sue opere) della necessità e della fecondità di questo confronto.
La pausa pranzo è la merenda d’ogni morte
di Franz Krauspenhaar
Quando puntualmente tornai in sedia a rotelle dall’ultima presentazione del mio Memorie di due vecchi blogger pentiti, scritto in collaborazione con Loredana Lipperini, ero completamente sfinito.
L’infermiera Korrada Iordanescu m’infilò la flebo in bocca per alimentarmi coi soliti quadrucci liofilizzati del Mulino Bianco.
Una volta ripreso un po’ di tono, Korrada mi condusse a letto. Con le ultime forze tentai di palparle la natica destra di bianco coperta, poi la mia piccola mano grinzosa cadde nel freddo vuoto bianco del letto ospedaliero. Deve dormire dotore Kappa, disse la simpatica sessantenne spiegando un sorriso transilvanico.
Succede che l’Italia
di Christian Raimo
Succede che l’Italia, come dicono i manifesti elettorali, sta cambiando, è vero. Se come cerca di illustrare la famosa teoria di Girard sul meccanismo vittimario, una società si costruisce su un modello di persecuzione, è vero che la nostra società sta cambiando. Emergono nuovi capri espiatori, emergono nuove categorie di vittime, emerge un nuovo bisogno di regole fondanti. L’altro giorno per dire ero in metropolitana a Roma e un’inedita security si è avvicinata un po’ minacciosa a un vecchio suonatore di fisarmonica e l’ha invitato a smettere e a scendere. Nuove e precise regole, ho pensato.
Il silenzio della poesia
di Francesco Accattoli
Dai quattro angoli di quattro piazze di questa terra
un silenzio quadrato
un solido platonico che ora si smussa
nel torpore. E corre ingombrato
dai neon, dalle porporine, dalle teste di plastilina,
dalla vigilia di quest’altro secolo.
E poi con questa poesia ho fatto un aeroplanino

di Zachary Schomburg traduzione di Marco Simonelli
PIENO DI COLTELLI
1) La sua schiena è piena di coltelli. Sulle lame sono incise delle scritte.
2) La notte dorme a faccia in giù nel suo perimetro di gesso.
3) Ha dei problemi con i metal detector.
4) Alle feste di compleanno c’è sempre qualcuno che gli chiede educatamente scusi, mi passerebbe un coltello per tagliare la torta al cioccolato?
5) Preferisce stare con le spalle al muro, al ristorante si siede ai tavoli nell’angolo.
L’ACROBATA di Sylvia Plath

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Ogni notte quest’agile giovane donna
Tutta la notte in equilibrio
Dorata, avanza precisa
Addestrata a tal punto, la ragazza
Poi, finito il difficile esercizio, fa un inchino
Alti carri rotolano dentro
Ma lei s’accorge dello stratagemma
Ora come punizione per il suo talento |
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AERIALIST
Each night this adroit young lady
Nightly she balances
Gilded, coming correct
Lessoned thus, the girl
Then, this tough stint done, she curtsies
Tall trucks roll in
Sighting the stratagem
Now as penalty for her skill, |
(traduzione di Orsola Puecher)
Musica da qui
Perché la mafia ha vinto
di Giancarlo Caselli
Più di un secolo fa, nel suo saggio “Che cosa è la mafia” Gaetano Mosca scriveva: “È strano notare come coloro che discorrono e scrivono di mafia […] raramente abbiano un concetto preciso ed esatto della cosa, o delle cose, che colla mafia vogliono indicare». Un vecchio vizio, tutto italiano, che per fortuna contempla vistose ed importanti eccezioni. Tra queste – indubbiamente – le ricerche e gli studi di Nicola Tranfaglia, ormai patrimonio consolidato per tutti coloro che di mafia vogliano sapere qualcosa di più serio rispetto alle…fiction televisive di moda. L’ultima fatica di Nicola Tranfaglia (preziosa come le precedenti) si intitola “Perchè la mafia ha vinto”. In realtà si tratta di una storia della mafia che ci aiuta a capire meglio che cos’è la mafia oggi, nel terzo millennio, a quindici anni dalle tremende stragi palermitane del ’92.
I cantieri del romanzo – 1
di Giacomo Sartori
1. Il romanziere e le sue materie prime
Come moltissimi altri autori contemporanei di narrativa, anch’io per ogni testo che scrivo, e naturalmente a maggior ragione per i testi lunghi, per i romanzi, utilizzo molti materiali che mi servono per attingere delle idee e delle informazioni di vario tipo. Che mi servono quindi come ‘documentazione di base’, come ‘materia prima’. Dando a questo termine un senso lato: si va da testi teorici che poi si riflettono nelle tesi di fondo/assi centrali del testo, a scritti tecnici molto specialistici legati appunto a qualche dettaglio di minore importanza (testi sul linguaggio corporale per descrivere un determinato e non ricorrente gesto di un personaggio, testi sulle armi da fuoco per descrivere un fucile che appare nelle mani di un personaggio…).
L’insieme di questi materiali comprende a seconda dei casi testi di storia, di filosofia, di psicologia e di psicanalisi, di etologia, scientifici, tecnico-specialistici, iconografici, biografici e autobiografici… (Naturalmente tra i materiali di documentazione ci sono anche quelli che provengono da internet, che io stesso come molti altri scrittori utilizzo in modo sempre più massiccio. E qui, proprio per il carattere aleatorio della navigazione, la ricostruzione dei percorsi, dell’ordine temporale e della gerarchizzazione dei vari strati di informazione, delle quali parlerò nei paragrafi seguenti, si farebbe ancora più difficile).
Bici
di
Azra Nuhefendic
Editing:Patrizia Bevilacqua
immagine trovata qui
Il primo ad accorgersi dell’abbandono di una bici è il ragno. Tesse in fretta la tela sotto i due steli del manubrio. Poi capita che un ubriaco le si addossa di peso, deformandola, o che qualcuno, arrabbiato con se stesso e con il resto del mondo, si sfoga assestandole un colpo.
Ora la bicicletta è visibilmente storta. Passano alcuni giorni senza che nessuno ne se occupi. Ormai è evidente che è stata abbandonata. E con la pioggia fa la sua comparsa la ruggine, il sigillo dell’abbandono.
Black Hole
Charles Burns, BLACK HOLE, Coconino Press, pagg. 368, € 19,00
Sesso e sangue. La sinossi più breve che si possa fare del primo vero romanzo grafico di Charles Burns, autore statunitense di nascita ed europeo d’adozione, con un importante passato di militanza – parola piuttosto appropriata – all’interno del gruppo Valvoline.
Sesso e sangue sono argomenti che non passano mai di moda, dalla letteratura alle prime serate televisive, tant’è vero che molti li usano come scorciatoie per un facile successo. Per evitare fraintendimenti, diciamo subito che Burns è al riparo da qualsiasi insinuazione riguardo a eventuali calcoli commerciali: la sua opera è quanto di meno mainstream possa esserci, costruita per spiazzare, non certo per titillare gli istinti bassi del lettore. Per quello, meglio rivolgersi a BrunoVespa.
in c – Terry Riley
di Franz Krauspenhaar
non ho voglia di canzoni di rolling di beatles
di manie morte di note di cantanti di scorci ugole
e balzi di piedi pari, di cose strane ma secche
di piscio e di cervello strizzato, di note adunche
e false voci fesse, e belle voci a birignai buone la prima,
non ho voglia di beethoven, di sinatra, di battiato
di purcell di henze di cuxniverden, di ghelamy, di khu,
di berio e di aaron copland, di tampakx di keith richards
di elvis costello, di elizabeth fucking, di nessun dorma
e di veglie funebri e trauermarsch e code di paglia patetiche
e di foxtrot, e tanghi lupestri e lugubri shimmy for dummies,
e steppenwolf al ballo cronenberg, e danze macabre –
e non ho voglia di mazurke e di sham 69 e sex pistols
La stele
di Tommaso Ottonieri
Prima che la pioggia riprendesse a battere. Prima che, e nel silenzio dei pianeti, fossimo dispersi. Prima che fossimo dispersi: e nel tempestare di costellazioni, sullo specchio che lascia pattinarci, lo stridere di lama sul vetroghiaccio mugolante, prima che il manto si sollevasse a onda, a raggio, per rivoltarsi qui su noi, a interrare. Prima del ruggito delle madri, o che i fiori di cavolo spuntassero tutti insieme, digrignando i dentoni in un immenso plop, e ciondolasse la corolla, come eiettata dalla scatola a molla, proiettata su noi: qui su noi: noi, a cerchio sullo specchio, lo specchio della piana, noi pattinando, lama dietro lama, prima che la pioggia riprendesse sul duro del piano il tintinnìo crudo, a punta, dei minuscoli cristalli.
L’altra faccia di Israele (una lista di autori)
(Questa vuole essere una proposta di un dossier dedicato alla dissidenza intellettuale in Israele. Di esso fanno già parte alcuni pezzi postati su NI – qui e qui.)
Di Francesco Forlani, Lorenzo Galbiati, Daria Giacobini, Diego Ianiro, Andrea Inglese, Fabio Orecchini.
È passato più di un mese dalla proposta – pubblicata qui su Nazione Indiana – che intendeva essere un’alternativa sia al pieno sostegno della Fiera del libro di quest’anno sia al suo boicottaggio. Da allora non molto è cambiato se si eccettua l’escalation della violenza fuori e dentro gli incerti confini del Paese ospite della Fiera. Violenza che fa rumore e scuote solo quando raggiunge certi picchi ciclici di mostruosità, ma che lascia generalmente indifferenti nel suo costante – e del tutto asimmetrico – stillicidio quotidiano.
Violenza che giorno dopo giorno ha reso quella proposta anacronistica e, per certi versi, quasi offensiva, se non si finge di considerare il carico di morte e di lutto che un mese e più ha lasciato a un pugno di famiglie israeliane e a decine e decine di famiglie palestinesi, già provate dalla sistematica distruzione fisica e morale della loro esistenza.
Cinc ghei

dal voster Giuanin, teruncel de Milan
Sunt püssé vecc’ de cinc ann,
e g’ho ancammo’ cinc ghei in tasca,
incoeu Nasiun Indiana
(la mé gabia de matt preferida)
l’è püssé veccia anca lè de cinc ann.
L’è minga pocc, fioeu!
Foeura l’è primavera,
i mée amis indiani –
i giùin, i vecc’ –
inn tucc’ derent’al coeur
(gh’è nient de fàa,
mi sunt un sentimental).
Ex-Voto

…e ci si chiede allora: “perché i poveri votano a destra?”
anche qui
Nota di Jean Claude Michéa,all’ultimo libro di Thomas Franck
L’asciutto e la marea
di Davide Morganti
Nella chiesa le vecchie avevano da poco terminato i vespri. Procolo era ancora seduto a sgranare il rosario, sentiva il mare ritrarsi dalla riva negli angoli bui della chiesa, dietro le statue, in un cupo rimbombo che pareva uscire dalla fiamma delle candele.
Variazioni Meridiano – 6: Lidia Riviello
”Fu uno shock
in età celeste avanzata, e non sapendo come fermarci
trovammo riparo anni dopo in un restauro
di legno con nessuna vista sul cielo.
Solo dal vetro e dalla resina ricavammo una consolazione,
poi ci consumammo con il dettaglio di stare dietro alle
montagne, avvento di una nuova strana confidenza,
un sesto termine della conoscenza,
vicina al declino del senso.
Si manifestò al neon una verità strillo d’anatra…”
Da “Neon 80”
Mia madre discorre sempre di nature morte
Nasce una specie di bellezza, fatta di negazione,
di ingenuità, di spavalderia.
Ero dunque sorda, arida, dura. Come potevo non essere appagata una volta per tutte, capire tutto di lui una volta per tutte? Dev’essere che non c’è mai una volta per tutte. Le parole tra noi leggere è un libro di simboli e pertanto è un’opera al nero. Si apre con una premessa di carne Comunque, io sono soltanto un antefatto e si chiude con una ripetizione, che è formula alchemica Cosa le interesserebbe fare?
Posso dire con esattezza di aver provato estraniamento. Come entrare in un museo delle cere e assistere a persone che mimano statue di cera. Ridondante estraniante e con un convincente senso di artificio. Non che io mi sia mai preoccupata di segnare confini netti tra reale e immaginario ma è vero che nella vita di ogni lettore irrompono libri che lampeggiano di avvertimenti.
Per esempio in Vicino al cuore selvaggio Clarice Lispector scrive Nessuno sa a quale abisso di amore possa giungere la tenerezza. E in A ritroso Des Eissentes confessa Dopo i fiori finti che imitavano i fiori veri volevo i fiori veri che imitassero quelli finti.



