
Qualche giorno fa, in una conversazione con Sergio Bologna gli ho chiesto se avesse visto il film documentario di Ascanio Celestini, Parole sante. E gli ho anche detto che secondo me lo si poteva considerare per una serie di motivi che proverò a formulare, la traduzione in immagine, in movimento di molte delle riflessioni che hanno animato quella straordinaria scuola di pensiero politico e sociale che è stata l’operaismo, e per certi versi determinate analisi del mondo attuale scaturite da quelle tesi. Insomma, gli ho detto: ” Sergio, devi assolutamente vedere Parole Sante“.
La mia tesi è che Ascanio Celestini, tra tutti gli autori che in Italia si sono occupati di lavoro precario- e a loro va comunque riconosciuto il merito di essersi rivolti a quei cambiamenti- è riuscito a “raccontare” più che semplicemente descrivere o croniquer le mille trappole del lavoro precario e lo ha fatto da una prospettiva distante anni luce dal miserabilismo e dalla compiacente mortificazione delle persone asservite all’ideologia del “posto fisso” secondo una logica e visione dei sindacati “attuali” in Italia. La storia di Parole sante, del resto, non è una storia di parole, ma di esperienze. E per osservare un’esperienza bisogna mettere le facce di chi l’esperienza la fa, soprattutto sulla propria pelle. E non smette di sorridere nemmeno quando è nel pieno della battaglia.
Innanzitutto cos’è l’operaismo?
Scrive Mario Tronti*






di Ornela Vorpsi

