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da “La furia dei venti contrari” (2)

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(Presento due interviste di Amelia Rosselli tratte da La furia dei venti contrari. Variazioni Amelia Rosselli a cura di Andrea Cortellessa Le Lettere 2007, accompagnato dal dvd Amelia Rosselli… e l’assillo è rima di Rosaria Lo Russo e Stella Savino e da un cd rom con la lettura integrale della Libellula di Rosaria Lo Russo. Altri materiali tratti dal medesimo libro sono stati presentati qui.)

Il dolore in una stanza (1984)

Intervista di Renato Minore

La mansarda in cui vive è nel cuore della vecchia Roma, a due passi da Piazza Navona. È molto piccola, solo un lungo corridoio e una stanza, con il letto e il tavolo da lavoro. Dalla finestra c’è la visione molto suggestiva che ci si aspetta: una fuga di tetti e tegole. Il silenzio è compatto, assoluto. L’ultima luce del pieno pomeriggio invernale scorpora lentamente la sagoma ai pochi oggetti che stanno intorno: le pareti foderate di libri sono una massa incerta, sfumata, irreale. Resta solo la sua voce; e qualche volta, la sua risata. La voce è gutturale e affretta, come di chi ha dovuto ricavare l’italiano da un’esperienza plurilingue e cosmopolita.

L’altra vita

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di Valter Binaghi

Avevo nel carrello un pacchetto con filetti di sogliola, una busta di patatine novelle surgelate e un bianco friulano DOC, più un cestino di fragole e una vaschetta di gelato alla panna, spingevo quieto la mia cena sulle ruote, dietro al deretano simpatico e debordante di una massaia sulla sessantina. Quando fu il mio turno porsi il bancomat alla cassiera e lei mi affidò la tastiera. Digitai meccanicamente 46792.

Martina si allena

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di Marco Mantello

Dal girone dei folgorati
all’aureola dei precipitati
dalle tegole di un capannone
ai piallati, agli schiacciati
sotto macchine troppo nervose
per mangiare le mani degli altri

i morti atipici o innominati
sono quelli non dovuti a violazione
delle regole di sicurezza.
Niente costi, errori umani
e nemmeno un petrolchimico che olezza
sotto forma di rifiuti tossici.

Tristano di Nanni Balestrini: iperromanzo e distruzione del romanzo

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nanniballestrini.jpgdi Luigi Weber

«Io credo che la letteratura lotti contro i significati» : una poetica così radicale, ai limiti dell’illeggibilità, ma che non è affatto isolata, all’interno della nuova avanguardia italiana degli anni Sessanta, Gruppo 63 e ampi dintorni, la tenta a viso aperto Nanni Balestrini con il suo romanzo d’esordio, Tristano , che proprio in questi giorni torna in libreria per DeriveApprodi , come negli ultimi anni è accaduto a Vogliamo tutto, Gli Invisibili, I furiosi, La violenza illustrata e Blackout. Si trattava, già allora, di uno svolgimento del tutto coerente con la prassi ex machina delle prime raccolte poetiche balestriniane Come si agisce (Einaudi 1963) e Ma noi facciamone un’altra (Feltrinelli 1968). Un libro dal titolo d’accatto, evidentemente, come quelli delle due raccolte, che qui allude immediatamente a una tradizione plurisecolare, sospesa su più pilastri, e vissuta di riscrittura, da Béroul a Tommaso d’Inghilterra, dal Tristano in prosa fino a Wagner a Bédier e a Mann . Un mito medievale e moderno, insomma, un racconto di tutti, un perfetto oggetto pop e multiplo.

Bacheca di dicembre 2007

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[youtube:http://it.youtube.com/watch?v=nJZVJoTSDyw]
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Controinchiesta – Storia di un pogrom

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di www.autistici.org/ojak

Questa è la prima versione di una contro-inchiesta su quanto è successo a Torino. Un campo rom viene attaccato: alle 3 del mattino di domenica 14 ottobre, alcune molotov vengono lanciate sopra il muro di cinta che delimita il campo. Scoppia l’incendio e gli abitanti del campo riescono a fuggire prima che qualcuno possa essere vittima dell’incendio.

Le premesse

6 Aprile 2007: “Emergenza Freddo” è il nome di un progetto assistenziale di aiuto ai senzatetto torinesi nel periodo invernale. In particolare nella zona di Basse di Stura da tre anni si ricoverano in roulottes della protezione civile circa 30/40 famiglie rom che stanno affrontando un momento difficile, parenti malati, bimbi molto piccoli, a rischio obiettivo con il sopraggiungere dell’inverno [1]. Solitamente all’arrivo della primavera, e dell’esaurimento dei fondi (centinaia di migliaia gli euro stanziati – circa 150 mila nel 2006), il campo viene chiuso, le roulottes portate via ed i rom rispediti in Romania via aerea, perché extracomunitari.

El boligrafo boliviano 11

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di Silvio Mignano

15 agosto 2007

Vertigine. Guardando le murate oblique del Wayna Potosí, perfetta piramide di roccia e ghiaccio, triangolo di formaggino che si innalza a seimila metri nella Cordigliera Reale, qui sull’altopiano, così vicino che allunghi la mano e lo copri e ne modelli i fianchi con i polpastrelli, spinto dalla voglia di essere lo scultore cui è toccato in sorte crearlo.

Una ferocia innocente

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di Marco Rovelli

Mi accade spesso di parlare di immigrazione, in classe. E’ il mio specifico, da qualche tempo, mi chiamano in giro per l’Italia a parlarne, ne scrivo. E’ naturale tendere a farlo anche nelle mie classi. E dalla discussione di stamani ho tratto una riflessione. (Una un po’ più costruttiva, e non così distruttiva, la farò un’altra volta). Credo che una parte crescente dei ragazzi, oggi, sia abitata da quella che chiamerei una ferocia innocente.

Miserere asfalto (afasie dell’attitudine) # 1

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di Marina Pizzi

1.
nella saletta d’attesa del ginecologo la cliente è nervosa.
2.
In angolo della stanza la custodia vuota del dizionario.
3.
Le tendine della finestra, troppo lunghe, sono state ripiegate per contrastare gli spifferi dagl’infissi dei vetri.
4.
Gl’infissi della porta si stanno sbriciolando rivelando il legno grezzo, intatto nonostante la sciabordante entità degli abitanti.

La smania degli idioti

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un poemetto di Fabio Franzin

Nuovi esodi

È che mi si sommuovono dentro
tutte le mie spine che mi commuovo
ogni volta fino alle lacrime, o forse è per
questa benedetta casa che vogliamo sentire
finalmente nostra a tutti i costi, amore,
qualsiasi sia il peso, i sacrifici necessari
per acquistarla, il mutuo, il tasso di sconto.
Ed è anche che quando la telecamera
szuma e nel video quel nuovo serpentone
umano si dipana in tutta la sua apocalittica
portata – magari proprio mentre placido sto
infilandomi le ciabatte dopo la doccia –
questa fiumana di storie che mi fa shangai
fra le viscere e passa lenta dentro il monitor
con la sua disperata carovana, con i suoi
improvvisati carretti carichi di dolore
di speranza e masserizie, aprendosi
un cupo sentiero qui fra le costole, che
nella sua fuga disordinata – come sempre
è scomposto ogni gesto dettato dal panico
dall’orrore – urta strappa e ingarbuglia
ogni argine, ogni parola, ripenso ancora
a quello là – quello dietro la donna col foulard
viola che si sbraccia e urla, forse, non so –
quello con la camicia gialla che si stacca
dalla massa e si volta, si ferma, si siede e stretto
si prende il capo fra le mani, quello cui forse
è sovvenuto solo ora della vecchia lettera d’amore
dimenticata dentro il cassetto in camera

e non sa se tornare indietro oppure continuare

continuare a dannarsi, poi, per sempre.

La Bianca di Santa Elisabetta

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di Giuseppe Rizzo

«Sai come facciamo?», mi chiede.
Io di fronte a questa sicurezza frano. Sudo, anche se qua dentro fa freddo. Siamo in un garage buio, e fa freddo. Cioè, forse solo io sento freddo. Mentre lui ride. E questa è una prima differenza. È tutta una questione di differenze, tra me e lui. Siamo cresciuti nello stesso schifoso paese. Ma. “Ma” è tutto quello che mi viene da dire quando ci penso. Io non so se lui si è mai posto il problema quando mi guarda. Lui è qui per dare. Vendere, più che altro. Io lo so, mi ci ha mandato un amico comune dicendomi che con lui avrei trovato quello che cercavo. E infatti, mentre cerco di controllarmi, mi indica con gli occhi un copertone di camion. L’amico aveva ragione.

Dubbi indiscreti (La gestione dei campi rom)

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di Laura Nobili e Imma Tuccillo Castaldo

Pochi giorni fa, ai primi di novembre 2007, l’Alto Commissariato dell’Onu per i Diritti Umani ha richiamato l’Italia per il mancato rispetto delle norme internazionali in materia di diritti delle popolazioni rom. In particolare, sono state messe sotto accusa le azioni di sgombero forzato degli insediamenti ‘legali’, oltre che di quelli abusivi, a Roma e in alcune altre città italiane. In questi insediamenti vivevano comunità ‘storiche’ rom, insieme ad altre di più recente immigrazione. Si tratta di una vera e propria ‘ripulitura del territorio’ ai fini del decoro pubblico, come sembra sostenere il sindaco Walter Veltroni. La condanna dell’Onu segue quella dell’aprile 2006, sancita dal Comitato Europeo per i Diritti Sociali (CEDS): con questa l’Italia viene accusata di sistematica violazione del diritto delle popolazioni rom ad un alloggio adeguato, in riferimento all’art. 31 e art. E della Carta Sociale Europea Revisionata .
Il progetto di ‘restauro’ del centro e delle periferie romane depresse è stato inaugurato il 22 febbraio 2007. Le agenzie di stampa hanno battuto la notizia del lancio delle operazioni di sgombero, distruzione indiscriminata e ‘delocalizzazione’ dei cittadini rom. Questa è la conseguenza dell’azione pianificata dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Roma, l’organo collegiale di consulenza dell’ex Prefetto capitolino, Achille Serra.

La cenere del corpo

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di Franco Arminio

Il corpo non è un luogo da raggiungere

Forse questo mio pensare
sempre alla morte
forse viene da voi
da voi che siete donne
e prima di avere un’anima
avete un sindacato
che difende la vostra anima
e vi fa pensare che non sia giusto mischiare
Spinoza alle seghe sotto il tavolo
e vi fa pensare che il corpo sia un luogo
da raggiungere e non una preghiera
in cui si aggira un dio disoccupato.
Ogni volta dico basta
e poi vi cerco ancora:
quante parole ho sprecato
per mancare agli abbracci
a cui nemmeno pensavate.

Clandestino e criminale. Dati, assiomi e corollari.

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di Marco Rovelli

In margine all’appello Il Triangolo Nero che abbiamo promosso di recente, e che non è se non il primo passo di un percorso, ho scritto questo testo su sollecitazione di Wu Ming 1, che lo ha pubblicato su Carmilla. Riporto il testo, e la premessa redazionale. (Una sorta di ipertesto, da questo punto di vista, che segna – e ne sono felice – un lavoro cooperativo al di là di identità, appartenenze, chiusure).

[E’ trascorso ormai un mese dall’omicidio di Giovanna Reggiani. Un mese di paure sfruttate da demagoghi, di risentimento xenofobo, di lapidazioni verbaliH e aggressioni fisiche a capri espiatori. Un mese in cui il discorso pubblico è stato “dirottato” e pilotato dai vetero-razzisti di destra e dai neo-razzisti di ex-sinistra. Un mese in cui sono riemerse, più appiccicose che mai, vecchie “leggende nere” sul conto di zingari e altri marginali. L’odio ha caricato lancia in resta, parandosi il petto con lo scudo dei numeri, delle statistiche sui crimini. Forse mai come in questo frangente le cifre sono state brandite a mo’ di clave, anzi, di mazze ferrate, per sfondare il cranio dei nemici, mescolando sangue e percentuali. Come c’era da aspettarsi, il dibattere si è fatto sempre più confuso. Per fare un po’ di chiarezza Carmilla ha chiesto un contributo a Marco Rovelli, autore del fondamentale Lager italiani (Rizzoli, 2006), attivo da anni su queste tematiche, attento alle capillari, serpentine e semi-invisibili forme che assume in Italia la solidarietà ai migranti e agli esclusi.]

Qualsiasi ragionamento sull’immigrazione, e sull’equazione sempre più consolidata nell’immaginario degli italiani tra clandestino e criminale, è destinato a fallire se non lo si fonda su alcuni assiomi. Premesse scontate, ma che nel “dibattito pubblico” sembrano non essere mai considerate.

Due italiani a Parigi

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dscf1973.JPGdscf1721.JPG Librairie Tour de Babel – 10, rue de Roi de Sicile (Metro : St Paul)

oggi alle 21

Francesco Forlani in Il manifesto del comunista dandy (Camera verde, 2007)

&

Andrea Inglese in Colonne d’aveugles (Le Clou Dans Le Fer, 2007) e Prati / Pelouses (Camera verde, 2007)

Musique assurée par Franck Lassalle

Hippolyte Bayard, un meraviglioso blog di fotografia

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“… la fotografia non ha bisogno di essere garantita da qualcuno: la garanzia che quello che mostra è “vero” è radicata nella nostra coscienza al punto da confondersi con la propria libera volontà. Nella fotografia si crede di credere “liberamente”: si afferma addirittura che non possiamo rifiutarci di credere ai nostri occhi. Non ci rendiamo conto che con questa affermazione rinunciamo proprio ai nostri occhi per guardare attraverso quelli della fotografia”.

(Ando Gilardi, Confessioni di un fotografo pentito )

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E’ nato Hippolyte Bayard, un blog dedicato alla fotografia contemporanea. Segnalazioni su autori, libri, mostre, iniziative e riflessioni sparse.

Usus scribendi – Come si nuota

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[Quattro nuovi autori che ci spiegano dal di dentro cosa stanno facendo, quale letteratura tentano di produrre. Un pezzo ciascuno. Niente domande, niente sollecitazioni esterne. Il primo contributo è qui. G.B.]

varvello.jpg di Elena Varvello

Perdonatemi se parto da lontano, e se quello che dirò sfiorerà soltanto il cuore del problema – la scrittura, il suo significato, la visione che ne ho. È solo che, col tempo, mi sembra sempre più difficile ragionare intorno a quel che faccio, o che tento di fare, tutti i giorni. Flannery O’Connor diceva che una cosa è scrivere, un’altra è parlarne, e che tanto varrebbe chiedere a un pesce di tenere una conferenza su come si nuota: beh, credo che avesse ragione lei. Per quanto riguarda la scrittura, diceva, “niente produce silenzio quanto l’esperienza”. Per cui, parto da lontano, e cioè dal posto in cui sto scrivendo adesso – la mia casa, la stessa di sempre, e quel che vedo fuori dalla finestra: le case dei vicini, un pino, una magnolia, un uomo che sta tagliando l’erba e che ogni tanto si ferma e dà un’occhiata in giro. Una donna che sta stendendo i panni.

Tor: lezione di teoria 4

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di Marco Calamari

Un excursus sulle tecnologie di anonimizzazione. Dopo aver compreso cosa è Tor e come si usa, e con quali tutele e cautele, ora è il momento di vedere come contribuire al suo funzionamento

da “Tadellöser & Wolff. Un romanzo borghese” – 2

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foto-kempowski.jpg di Walter Kempowski

traduzione di Diana Politano e Francesco Vitellini

Sotto di noi, al primo piano, abitava Woldemann, un commerciante in legname benestante, corpulento. Portava i capelli neri – lucidi come scarpe laccate – pettinati con una forte riga in mezzo. Al mignolo un anello dalla pietra blu. «Allora, inglesino?» mi disse con voce grave, e prese una delle bottiglie di vino aperte che stavano dappertutto. Ne bevve senza bicchiere, a lunghi sorsi.

Nella «camera dei signori» poltrone gigantesche con sopra cuciti dei cuscini, più comode che da noi, anche il tappeto più grande, e i quadri adatti.

Accanto al tavolino da fumo un grammofono nero, simile a un comò. Sul davanti una specie di porta per far uscire la musica.

Non è dolce, non è brava,

non è buona, la signorina Gerda…?

Sul grammofono una bambola di cera nella celluloide. Indossava un abito di pizzo. «Filigrana», diceva mia madre.

Al muro il dipinto a olio d’un pollaio: la cornice nera larga il doppio del quadretto rosa.

Di mattina Woldemann sedeva in veste da camera al tavolino da caffè.Faceva ruotare il piatto girevole su cui stavano marmellata e miele.Mangiava l’uovo col cucchiaio d’argento. («Uovo e argento? Ma fa la muffa!»). Leccava le gocce dal bricco del latte schioccando le labbra.

Ognun felice, ognun orgoglioso,

se l’avesse, la signorina Gerda…

Il panino lo mangiava con forchetta e coltello.

Anteprima Sud n°10/ Eugenio Tescione

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Principio finale (De Siderea)
di
Eugenio Tescione

Si
dissi a te vita
a te inevitata strofa
stanza rimasta chiusa
muta.
In fili fitti finissimi
logori nell’aria rinnovata
che li rinnova
li fa via nuova alla ferita,
si muove l’istanza
si colma la distanza la misura
di cui nulla sa la mente, estesa fertilissima
ma più incolta, insoluta.

Intervista a David Frati (Mangialibri)

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mangialibri.jpg 

di Marino Magliani

Mangialibri, invertiamo un po’ i ruoli. Oggi le domande le ricevete voi. Innanzitutto la classica domanda multipla. Chi é Mangialibri e da quanto esiste, quanti siete, com’é nato.

Mangialibri nasce nel dicembre 2005 : inizialmente si trattava del mio blog personale, e solo in tempi recenti si è aperto alla preziosa collaborazione di altre persone (una decina), diventando un blog collettivo. Anche se in realtà, a voler essere onesti, la definizione di blog – che resiste vuoi per comodità, vuoi per cialtroneria, vuoi per opportunismo – è del tutto fuori luogo per Mangialibri. E dico questo non solo per la struttura in sé del sito (che è diviso in sezioni come un portale vero e proprio, sezioni dedicate rispettivamente ai libri, ai fumetti, agli autori, alle novità in edicola, alle news e interviste) ma anche per l’approccio. Blog letterario vuol dire : oggi ho finito di leggere questo libro, voglio condividere con la blogosfera quello che penso.