di Guido Ballo
agli amici che verranno
Ecco, sono in stato di quiete, è il mio traguardo: contemplare
così, fuori del tempo. Eppure questa pace (l’orizzonte attorno
a emisfero) è come il punto tranquillo in mezzo al moto
degli uragani
(c’è sempre un punto sospeso) equilibrio delle forze
dove la calma si distende.
Perché è questo il fatto: la Terra
sulla quale riposo sembra ferma, un sostegno sicuro, ed ha
almeno due
moti, gira nel giorno e nell’anno
altri sistemi
di soli, satelliti pianeti girano con altri centri altri eclissi. Ma
anche questo involucro che trattiene la forma del
mio corpo, qui
si apre in altri sistemi: gli atomi di questo
composto provvisorio (pelle sangue ossa nervi) mentre me ne
sto fermo
girano
con altri soli e pianeti, l’infinito si apre verso il grande
si divide e moltiplica nel piccolo
i giganti non destano stupore
più di una molecola, lo spazio è sempre tempo l’energia
questo moto continuo spinge
onde invisibili passano i corpi
ne sento i viaggi, verso il piccolo il grande. Per questo sono
antichissimo
l’uomo delle origini (apparente riposo
della contemplazione) materia-plasma nel giro di tutto
l’universo.
1965
tratto da Posta per gli amici [1958-1965], in mâd, Parma, Guanda, 1970.