Scena terza
Quel che ho visto al principio è stato un hangar . Pare che avessero penato non poco quelli del Demanio per trovare un luogo abbastanza grande da poter contenere il fondo manoscritti di Pavese. Una massa di dattiloscritti, libri, carteggi, che un’onda di fango aveva travolto nel novembre del 1994, durante la terribile alluvione, a Santo Stefano Belbo.
Volontari accorsi da ogni angolo del Piemonte si facevano coordinare, organizzare, assegnare all’ingrato compito di contabilizzare il male, cifrare l’entità del disastro. E nella realizzazione del lavoro sporco trovavano il mordente covando in sé un odio innato verso l’oblio. Ci sono distruzioni della memoria dei luoghi che sono pianificate, come una retata di polizia gettata sul mare delle infrazioni. O quando i signori radevano al suolo le roccaforti del dissenso e vi gettavano il sale delle delazioni, proprio mentre i carri dei vincitori portavano via dagli archivi ogni memoria dei vinti.






