Quali sono i poeti che pensi più “significativi” oggi, tra i più noti e pubblicati da grandi editori e tra i meno noti, ma comunque bravi, secondo te? Fa’ dei nomi.
Giuliano Mesa, Elisa Biagini, Marco Giovenale, Stefano Guglielmin, Sergio La Chiusa, Rosaria Lo Russo, Marina Pizzi, Elio Talon; su un piano ‘altro’ – perché non è, non si considera e non vuole essere considerata «poeta» – Chiara Daino. Paola Zallio è poeta unius libri (Lingua acqua), e ora tace, perché ha preferito – lo so bene – la vita: ma Lingua acqua era un libro alto. Alessandra Greco vive appartata a Firenze, e i suoi libri sono o autoprodotti o pubblicati in 100 copie dalle edizioni di Cantarena: se fosse conosciuta, i ‘canoni’ – con tutta l’approssimazione e l’ingenuità del concetto di canone, soprattutto oggi – includerebbero anche Greco.
Chi sono secondo te i poeti che sono “maestri”, importanti oggi per la “vita” della poesia in Italia? Fa’ dei nomi.
In primo luogo Giuliano Mesa, da anni: per la purezza decisiva delle sue affermazioni, che hanno la precisione scientifica di chi ha letto tous les livres – e ha la carne e la mente tristi – e la naturalezza di ciò che è vero e presente da sempre, come l’aria e la luce. Un altro grandissimo maestro etico – non si è quasi maestri di altro, e la tecnica si impara anche da soli – è Francesco Marotta. Da Lo Russo ho imparato un incantesimo necessario: un possibile «donnizzarsi» che fa giustizia del peso maschile, del cattivo odore e della sensualità dei maschi. Da Marina Pizzi imparo, come da uno specchio, una religione matta e disperatissima, e bestemmiante, della poesia. Dico volutamente, senza banalità, che è una religione.