LA GUERRA NELLA PELLE
di
Frédéric Beigbeder
traduzione di Martina Mazzacurati
Vivo in un mondo in guerra, ma non ne risento. Non ho la percezione della violenza perché sono cresciuto in un paese protetto, in un’epoca pacificata. Non ci capisco niente. La guerra, l’ho vista nei film e alla televisione: crepitio ridicolo, luci folgoranti nella notte, bombardamenti teleguidati. In Jugoslavia: carnai, epurazioni etniche; popolazioni vicine si massacrano in modo sistematico su prati verdi prima di sotterrarsi in foreste nere. Sembra che la stessa cosa sia accaduta da me poco tempo prima che nascessi. In Irak, c’è stato bisogno di un bel po’ di sbarchi americani per licenziare un baffuto dittatore. Come in Francia quaranta anni fa. In Palestina, i carri sparano su giovani lanciatori di sassolini. Cresciamo guardando queste immagini che non vogliono dire niente.

di Tommaso Pincio

Lo scrittore Edward Lewis Wallant (1926-1962) prometteva benissimo, nel mondo letterario americano degli anni 50: ma a 36 anni morì improvvisamente, lasciando un paio di romanzi pubblicati (cito L’uomo del banco dei pegni, ridotto per il cinema da Sidney Lumet con uno straordinario Rod Steiger ) e un altro paio usciti postumi, tra i quali si annovera questo Gli inquilini di Moonbloom, appena pubblicato in Italia da Baldini Castoldi Dalai. Si tratta, nel caso di Wallant, di una importantissima riscoperta, salutata con grande favore dal pubblico e dalla critica statunitense.
Eccomi. Finalmente ero arrivata. Per trovare la palazzina al civico 170 in via Ponte di Formicola, e relativo citofono al portone marchiato scala E, mi ero fermata almeno dieci volte con stradario alla mano. Quando non bastava, abbassavo il finestrino accostandomi a qualche passante. Poi, dopo, ero costretta a spingere il riscaldamento al massimo. Era un freddo inverno, trovavo soltanto consolazione nella voce della radio. Mi pensavo in una nuova comunità, tra quelli che in macchina vi abitano, che strutturano l’abitacolo con tutti i comfort: acqua, snack, vivavoce al cellulare, radio di sottofondo. 
E’ stato da poco pubblicato in Italia, per i tipi di Guanda,
Nell’anno in cui uscì il mio primo e ultimo libro di poesie, uscì anche il suo. Altri tempi: l’ancora per tutti venerabilissima Suhrkamp di Francoforte presentava nello stesso programma quattro poeti esordienti o quasi, più non so quante raccolte di autori già affermati. La cosa buffa è che sia la sottoscritta che un altro poeta mai arrivato a pubblicare la seconda volta con lo stesso editore furono presentati in vesti patinate e costose, mentre finivano nella collana tascabile “edition Suhrkamp” sia 
