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Traduzione

103

Di Mark Strand

Traduzione di Damiano Abeni

1

Qualche mese fa, mio figlio di quattro anni mi sorprese. Era tutto curvo a lucidarmi le scarpe quando alzò lo sguardo e mi disse, “Le mie traduzioni da Palazzeschi vanno male”.
Ritrassi immediatamente il piede. “Le tue traduzioni? Non sapevo che fossi in grado di tradurre”.

Postproduzione 1

2

di Nicolas Bourriaud

a cura di Alessandro Broggi

“Ogni elemento, non importa la provenienza, può servire a creare nuove combinazioni. […] Tutto può servire. Non c’è bisogno di dire che si può non soltanto correggere un’opera o integrare frammenti diversi di vecchie opere in una nuova; si può anche alterare il senso di questi frammenti e modificare a piacimento ciò che gli imbecilli si ostinano a definire citazioni”.
G. Debord

“Il consumo è allo stesso modo, immediatamente, produzione. […] Durante la nutrizione, che è una forma di consumo, l’uomo produce il proprio corpo”.
K. Marx

“Denunciare, criticare il mondo? Ma non si denuncia nulla dall’esterno, bisogna prima abitare la forma che si vuole amare o criticare. L’imitazione può risultare sovversiva, molto più di tanti discorsi frontali che gesticolano la sovversione”.
N. Bourriaud

Cara inerzia 1

1

In questa luce diffusa, nella quale non v’era né muro né albero né bestia né uomo che gettasse ombra, perfino il selciato sotto i piedi del signor Verloc si tingeva d’oro vecchio. Proprio così, il signor Verloc camminava verso occidente in una città senz’ombre, in un’atmosfera d’oro vecchio spruzzato. Luci rossorame si accendevano sui tetti delle case, sugli angoli dei muri, sui vetri delle carrozze, sulle stesse gualdrappe dei cavalli, e, infine, sulle spalle larghe del soprabito del signor Verloc, dove creavano riflessi smorzati, color ruggine. Ma il signor Verloc non aveva affatto l’impressione d’essersi arrugginito. Ammirava con sguardi di approvazione, di là dai cancelli del parco, quelle prove dell’opulenza e del lusso cittadini. Tutta quella gente chiedeva d’essere protetta. La protezione è la necessità prima dell’opulenza e del lusso. Chiedeva d’essere protetta, quella gente; e protezione invocavano i suoi cavalli, le sue carrozze, le case, i servi; protezione, le fonti della sua ricchezza nel cuore della città e nel cuore del paese; protezione contro la torbida invidia di un lavoro antigienico, l’intero ordine sociale propizio ai suoi igienici svaghi. Gli ozi del signor Verloc,

Bacheca settembre 2005

60

Spazio per le lettere a Nazione Indiana, segnalazioni e richieste.

Passaggi

38

di Gabriella Fuschini

E fu così che ci ritrovammo a osservare il dolore emergere,
tangibile quasi solido, tale da poterlo toccare fino a sentire
male nelle ossa e nel cuore, per quella strana forma nota
a noi sofferenti che affondiamo mani nel pantano della vita
cercando una spiegazione sufficientemente soddisfacente
al senso del nostro stare, come prestigiatori inesperti sul filo.

Cara inerzia

57

Scrive il domenicano lionese Guglielmo Peraldo, vissuto intorno alla metà del XIII secolo e autore di uno dei più diffusi manuali medievali di vizi e virtù (Summa virtutum ac vitiorum), che un grande esempio di operosità è dato innanzitutto dall’universo intero: il Sole ogni giorno viaggia da Oriente a Occidente, e ogni notte torna indietro, non concedendosi mai un momento di riposo né in estate né in inverno, senza peraltro aspettarsi alcuna remunerazione per il suo lavoro. Un simile esempio deve indurre – secondo Peraldo – a rendere il vizio dell’accidia sommamente esecrabile.

Però tornare

37

di Emilio Villa (1914-2003)

Però tornare a casa soltanto per pietà,
andare e ritornare per civile sollecitudine,
quasi per sola cortesia, e riudire in strada
la giovinezza, o nella mente, che esclama
«dammi una libertà, dammi anche tu
la pace, dammi la pace che non posso»

Trent’anni senza Pasolini

45

di Gianni D’Elia

[il libro di D’Elia di cui riporto un brano verrà presentato dall’autore alla Festa de l’Unità di Milano il 27 agosto, alle 18, con Gianni Barbacetto (“Diario”) e Franco Buffoni. a.r.]

Se ci si chiede quale sia la vera novità della poesia di Pasolini, si può rispondere che l’autore de Le ceneri di Gramsci porta nella poesia italiana lo sguardo del cinema e del viaggio. Tutte le sue poesie sono lunghe carrellate visive e meditative, all’aria aperta e dentro i margini delle città, dei paesaggi. Si cammina e si pensa, si va in macchina e in treno, il corpo vivo abita la scena, descritta in presenza nei versi, con attacchi proustiani, sempre legati alle sensazioni (per lo più olfattive, auditive) della memoria. L’altra novità è metrica. Pasolini ha dato (vale ripeterlo) al marxismo eretico una metrica dell’ossimoro, della contraddizione, dell’apertura: «la sua natura, non la sua / coscienza; è la forza originaria». La sintassi ci dice che la forza originaria è la natura del popolo; ma il verso isolato recita che la «coscienza è la forza originaria». E tutti e due i sensi valgono, compresenti, picchi di aporia metrico-filosofica. Dunque, l’attenzione va spostata sullo spasmo narrativo, e sul modo particolare di funzionamento della musica semantica: dalle forme chiuse della quartina friulana e delle terzine degli anni Cinquanta si passerà a una scrittura più sfrangiata, libera, che però non perderà mai la qualità del canto concettuale, della necessità prosodica. Insomma, se la tradizione è attraversata, lo è per aderenza al vero, che parla da quella spaccatura: corpo/storia, sintassi/metro, senso/rima. Pasolini è soprattutto un poeta, lo straordinario poeta di un corpo metrico inaudito, da scoprire.

Sono questi i fiori

12

1
caldo di mani e freddo di capa
potresti fare un taglia-taglia
di fili snicchi e pupazzi snacchi
se ci mettessi un po’ di penna
in questa storia di scrittura
ma camminando-camminando
te la vai toccando
e non sai più qual è l’occhio che ride

2
e di te diranno
è morto e va cantando

3
il forno roventa
la pizza s’avvampa
la pizia non c’è più
ricacciata dai forconi
e allora sgrisola sega sbrega
e poi dimmi chi si storce e dà gomitate

Mastra di trame e telai

11

1
mastra
di trame e telai
non potrò mai intramare
e tessere il tuo cuore
ma quale cuore
sampirota disonorata faccia di bronzo

2
venni per accattare vita
come m’ha fottuto
il banditore

3
finta che non mi vede
bastò un rovescio di mano
e addio pane e piacere
lo stretto necessario
per campare

4
réstati qua
attaccata sulla pelle
più forte di vogliadesìo
galante vita
con la tua voglia ricca
a ogni santo arriva
la sua festa

^
nottetempo trafughiamo il carrozzone
delle illusioni
ma presto anche sotto il sole
tanto siamo sfacciati

^
rosicchia-rosicchia
qualche osso resterà

Jolanda Insana
sempre da Sciarra amara.

Minchiababba e Babbannacchia

6

1
non dovea pigliare latte
ma restare con la bocca secca
avvoltolata in spine santare

2
m’avventai con la zapponella
per farti glinglòn
ma eri della cosca
e io finii coglibosca

3
nericata e smorfiosa
rùmmicarùmmica
continua camorrìa
sarà un modo nuovo di fare
poesia

4
malanova pigli e quagli il sangue
all’orba d’una minchiona
che chiamata in aiuto
apri gli occhi e m’atterri

5
culoperciato
ho la legna a malo
passo
e il fiato grosso

6
per non dare sazio a quella rompina
rompigliona rompiculo d’una morte
la vita se ne va
con gli occhi aperti

7
che scanto
quando la minchiababba e babbannacchia
ci prende per stanchezza con il fiato di fuori

8
faccia di sticchiozuccheràto
non aspettarti gioie
da minchiapassoluta

Jolanda Insana
[in Sciarra amara, da antologia di poeti Guanda 1977]

Ipocondria e scrittura

132

di Franco Arminio

1.

scrivo a oltranza da circa trent’anni. scrivo perché devo morire e nell’epoca in cui mi è capitato di vivere non so trovare altri modi di dare intensità alla mia esistenza. l’intensità, quando arriva, è un ulteriore inganno perché mi fa sentire ancora di più la prospettiva della morte. per darvi un’idea di come mi sento immaginate che un medico vi abbia dato un’ora di vita. in quest’ora proverete ad abbracciare qualcuno, proverete magari a fissare una volta per sempre i vostri pensieri, di sicuro non comincerete a scrivere un romanzo.

Poesie pentite

42

di Liliane Giraudon, traduzione di Andrea Raos

si potrebbe immaginare una lettera sarebbe una lettera a una giovane poetessa
ma in realtà quella a cui scrivo non è ciò che si
potrebbe dire una bambina piuttosto è la sua lingua che è così
fresca nel carro dei rifiuti – pentecoste “lingue” sezione della poesia
somma di anne senza soluzione colloidale – anne è fresca – la sua
lingua somatropa anne non è suzanne è verde ma non
è vero ho visto un giorno vi assicuro una bambina che
si metteva delle matite nelle mutande diceva le ascolto mi si
parla sono un ragazzo né una ragazza mi parlano ogni giorno
sento la loro voce è un segreto una grande distanza nello
spazio – non un lavandino – una distanza nello spazio non un lavandino

Sugli attentati suicidi

5

[riprendo da monsterlippa quello che mi pare un interessante complemento al post di inglese – a.r.]

Riporto interamente da Mirumir questa traduzioneo post sulla logica degli attentati suicidi: dipendono dall’occupazione, non dal fondamentalismo.

Realismo ed esperienza

21

di Francesco Pecoraro / Tashtego

Provo sommessamente a mettere in fila due o tre punti sulle questioni sollevate da Temperanza, senza allargare per ora il campo.

Due letture sul terrorismo

52

di Andrea Inglese

Propongo due letture estive anti-propaganda sul tema del terrorismo: Iraq di Slavoj Žižek e La nuova economia del terrorismo di Loretta Napoleoni. Il governo italiano è schierato con gli Stati Uniti nella lotta contro il “terrorismo islamico”, partecipando all’intervento militare in Iraq. Siamo quindi da tempo bersagli di una possibile rappresaglia. Per ora siamo innanzitutto bersagli di una propaganda “occidentale” che ha alcuni obiettivi di fondo: 1) sacralizzare il nemico terrorista, rendendolo incarnazione del Male e impedendo così ogni analisi politica delle sue azioni; 2) spostare l’attenzione sull’aspetto “religioso” del nemico terrorista, impedendo un’analisi del suo aspetto “economico”; 3) legittimare l’ingiustificabile guerra in Iraq, rendendo impronunciabile ogni contestazione di tipo pacifista; 4) legittimare la restrizione delle libertà fondamentali, acquisendo strumenti di maggiore controllo e repressione delle opposizioni politiche interne (movimenti altermondialisti, ecc.); 5) legittimare l’uso ufficiale della tortura oggi e di una eventuale bomba atomica “tattica” domani, di fronte all’estrema barbarie del nemico terrorista.

Apparition

184

di Ryoko Sekiguchi

traduzione free jazz di Francesco Forlani

Au mois de Juillet 1743, comme j’étois occupé de mes couleurs accidentelles, & que je cherchois à voir le soleil, dont l’oeil soûtient mieux la lumiere à son coucher qu’à toute autre heure du jour, pour reconnoître ensuite les couleurs & les changemens de couleur causés par cette impression, je remarquai que les ombres des arbres qui tomboient sur une muraille blanche étoient vertes ; cette apparence dura près de cinq minutes, après quoi la couleur s’affoiblit avec la lumiere du soleil, & ne disparut entierement qu’avec les ombres. Le lendemain au lever du soleil, j’allai regarder d’autres ombres sur une autre muraille blanche ; mais au lieu de les trouver vertes comme je m’y attendois, je les trouvai bleues, ou plûtôt de la couleur de l’indigo le plus vif : le ciel étoit serein, & il n’y avoit qu’un petit rideau de vapeurs jaunâtres au levant ; le soleil se levoit sur une colline, ensorte qu’il me paroissoit élevé au-dessus de mon horison ; les ombres bleues ne durerent que trois minutes, après quoi elles me parurent noires. Six jours se passerent ensuite sans pouvoir observer les ombres au coucher du soleil, parce qu’il étoit toûjours couvert de nuages : le septieme jour je vis le soleil à son coucher ; les ombres n’étoient plus vertes, mais d’un beau bleu d’azur. Depuis ce tems j’ai très-souvent observé les ombres, soit au lever soit au coucher du soleil, & je ne les ai vûes que bleues, quelquefois d’un bleu fort vif, d’autres fois d’un bleu pâle, d’un bleu foncé ; mais constamment bleues, & tous les jours bleues “.

(extrait de l’article « couleur », Encyclopedie de Diderot et D’Alembert)

Io con vestito leggero

17

di Livia Candiani (estratti)

Nelle contate ore
del nulla quotidiano
si aggira il tuo respiro
sempre più simile a un lamento,
solo umano senza supplica.
mi scrivi nell’anima
il tuo corpo : all’incrocio
tra qui e nessun luogo
ci concedi la tua urina e la tua voce
divinamente neutra :
“non so più cosa è bene
e cosa è male.”

dicembre 00

A ovest

10

di Marco Giovenale

[ note su M.Strand e D.Abeni (a cura di), West of your cities, Minimum Fax, Roma 2003 ]

Mark Strand e Damiano Abeni hanno curato per Minimum Fax un’antologia di dodici poeti statunitensi, nati tra il 1934 e il 1950. Il titolo del libro, immaginato da Strand, è involontariamente inquietante: West of your cities sembra quasi mettere a distanza gli interlocutori. Come dichiarando: “noi (statunitensi) siamo «a ovest delle vostre città» (europee)”. Al contrario, specie dopo gli ultimi anni e mesi, è imprescindibile riconoscere che niente è a ovest di niente, nel pianeta dello sfruttamento (e del fuoco) globalizzato.

Malesia take-away

18

di Helena Janeczek

“Specialità cinesi e malaysiane”. Ero sicura di aver letto bene, lì sull’angolo di quel grigio palazzotto anni quaranta, subito oltre il sottopassaggio ferroviario sulla via per andare all’autostrada, casello di Gallarate? Però la volta dopo, appena si emergeva da sotto il tunnel, la scritta ricompariva: grande, in stampatello, rossa su bianco sopra la porta aperta che lasciava intravedere un banco in formica con un registratore e dietro l’accesso alla cucina. Un locale bianco senza orpelli come un qualsiasi “take-away” in qualsiasi parte del mondo.

Sette di cento. Traduzioni dai “Cent Sonnets”

6

di Boris Vian

traduzione di Andrea Inglese

I Cent Sonnets costituiscono l’esordio letterario di Boris Vian, la prima opera da lui scritta e pensata per una pubblicazione. Si tratta di 106 sonetti e 6 ballate, composti in un arco di tempo che va dal 1941 al 1944. Malgrado l’interesse che Vian porta alla raccolta anche negli anni successivi, intervenendo sia sui singoli testi che sulla struttura, i Cents Sonnets saranno pubblicati postumi. La prima edizione esce presso l’editore Christian Bourgois nel 1987.