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Su Fiona di Mauro Covacich

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di Tiziano Scarpa

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È appena uscito nelle librerie Fiona, il nuovo romanzo di Mauro Covacich pubblicato da Einaudi. Ho potuto leggerlo con un certo anticipo e avere il tempo di meditarlo; ho scritto gli appunti che presento qui.
Mi scuso della lunghezza di questo scritto, che d’altronde è in proporzione alla mole di riflessioni che Fiona ha suscitato in me: si tratta di un romanzo che affronta in maniera appassionante e profonda un gran numero di situazioni cruciali del nostro tempo, perciò meritava una risposta non frettolosa.
Attenzione: vi avverto che per analizzare il romanzo non ho potuto evitare di svelare alcuni nodi della trama che rischiano di rovinarvi la lettura del libro. Grazie della pazienza.

Prendete un quotidiano di questi giorni, dal primo all’ultimo foglio, connettete narrativamente le pagine, immaginate una vicenda che le unifichi e le correli tutte e ricavatene il succo morale.

Le scimmie… (79)

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di Dario Voltolini

Giornalismo e verità #1

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Terzo incontro di Nazione Indiana al Teatro i

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Stiamo organizzando una giornata di incontro dal titolo
GIORNALISMO E VERITA’.
Si svolgerà esattamente tra un mese, sabato 19 febbraio a Milano, al Teatro i, in via Gaudenzio Ferrari 11, dalle ore 9.30 alle 18.

Parleranno voci libere e tenaci del giornalismo d’inchiesta: giovani e vecchi, il cronista veterano assieme al giovane che ha appena cominciato e che ha solo la forza della propria libertà e della propria tenacia, attivi in un tipo di giornalismo che oggi trova sempre meno spazio nei giornali, e ancor meno in televisione, direttori di riviste che fanno un lavoro anomalo e controcorrente, direttori di collane editoriali impegnate su questo terreno. Ci saranno racconti, discussioni e proposte, anche per rompere l’isolamento di chi non si arrende alla situazione di violenta chiusura degli spazi e di addomesticamento dell’informazione.

Io slave to love (mi prostro a Berlusconi)

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di Gemma Gaetani

berlusconi.jpgSolo il dittatore parla d’amore.
Jacques Lacan

Ti amo, Berlusconi,
ce l’hai fatta.

Troppi anni di governo resistendo,
non gettando la spugna invero mai,
tu come noi, senza mollare mai,
da governata odianteti vieppiù
man mano che passavano le leggi,
i tuoi pensieri, le dichiarazioni,
gli show oltre frontiera, le intenzioni
– fantascienza pensavo, e poi realtà;
così sfiancata da godere un po’
(sai quando la pazienza perde essenza?)
da sporca (ed) anarchista
più che real pacifista
(che infine la pazienza perde essenza)

quando il treppiede ti ferì dal popolo.

Lohengrin

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di Riccardo Ferrazzi

lohengrin.jpg“Ma è in tedesco ! Già le opere, anche in italiano, sono una noia micidiale. E poi, che palle, un teatro tutto ori e velluti rossi, giacca e cravatta, ingabbiati lì per tre o quattro ore !”
OK. Vi siete sfogati ? Le luci si abbassano, l’orchestra attacca il preludio.
Oh bella ! Questa musica avete l’impressione di conoscerla. Ogni tanto sembrano i Pink Floyd. E invece è roba che ha più di centocinquant’anni. Ma pensa te.

RITI DI PASSAGGIO a Padova

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L’anno scorso un gruppo di narratori diede vita a una iniziativa di pubbliche letture intitolata: Letteratura come verità.
Quest’anno tornano alla carica con un’iniziativa intitolata:
RITI DI PASSAGGIO
Si parlerà e si leggerà di Sesso, Gioventù chimica, Esibizioni, Povertà, Viaggio senza ritorno.
Qui di seguito trovate la presentazione e il calendario degli incontri.

Genocidio culturale

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di Carla Benedetti

faletti.jpgI due bestseller di Giorgio Faletti sono un fenomeno nuovo in Italia? Secondo alcuni si tratta semplicemente di thriller di successo che una volta tanto, invece di arrivare da oltre oceano, vengono prodotti in patria. Nient’altro? Proviamo a guardare meglio.

1. La monocultura del bestseller

Quattro anni fa un saggio di André Shiffrin, Editoria senza editori (tradotto da Bollati Boringhieri con una presentazione militante di Alfredo Salsano), lanciò un allarme al mondo della cultura. Sosteneva che l’editoria è cambiata negli ultimi dieci anni molto più che in tutto il secolo.

Il pollice debole

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di Alessandra Lisini

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Ho sempre ritenuto possibile che nel pollice di ogni persona in un certo qual modo risiedesse l’anima della persona medesima, e non vedo come l’avere ottenuto che queste righe vengano ponderate da occhi, occhi in cui peraltro non risiede, per ipotesi stessa, e contro ogni credenza popolare, l’anima di chicchessia, e tanto meno quindi quella di colui al quale gli occhi appartengono, per codesto e per motivi che andrò più oltre a enunciare privi di qualsiasi valore empatico o simpatetico, potrebbe in qualche modo ottundere o modificare la mia posizione di partenza.

Macello al Teatro i

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standpig.jpgSecondo appuntamento di Nazione Indiana al Teatro i

MACELLO

Lettura scenica della raccolta di poesie di Ivano Ferrari
(pubblicata nella Collezione di poesia Einaudi, 2004)

Voce dell’autore e dell’attrice Federica Fracassi

17 gennaio 2005 0re 21 – Teatro i – via Gaudenzio Ferrari, 11 – Milano.

Per informazioni e prenotazioni: 02.8323156 info@teatroi.org.

L’atterraggio del salone del libro a Roma

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di Giovanni Carta

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Tutti i presenti hanno affermato che il salone del libro di Roma – quello che è stato denominato Terza Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria – toccando il suolo alle tre del pomeriggio, dopo un lungo volo da chissà dove, ha fatto buc! Atterrato su uno slargo, uno a caso dei grandi spazi che lascia all’occhio il quartiere EUR, questi presenti poi altri non erano che il fioraio all’angolo, la guardia giurata e il passante.

Duo da camera (1)

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balthus11.jpgDi Andrea Inglese

“Shine here to us, and thou art every where;
This bed thy center is, these walls, thy spheare.”
John Donne, The Sunne Rising

( Inventari, la mia raccolta di poesie uscita nel 2001 per la casa editrice Zona è ormai scomparsa, in qualità di tangibile artefatto, dal pianeta. Ne ripubblicherò qui a puntate una sezione: quella più rischiosa e, nello stesso tempo, più leggibile.)

Ti guardo come attraverso una pioggia
una tempesta, un sole a picco
che ti disgrega in macchie di colore
(la mia furia è l’elemento denso
dentro cui passa, rifratto, il tuo volto
e l’assillo del tatto
non mi calma quando ti tocco).

Le scimmie… (78)

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di Dario Voltolini

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Storie di classe. Quarta storia

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di Antonio Sparzani

giostra1.jpg Anni sono passati. Abbiamo l’adolescente S, che ora frequenta la terza media, e che incontra il suo compagno G al parco di divertimenti ‘Einstein’. G ama più le giostre dei treni e S, non intraprendente ma sempre riflessivo, sta ad osservare G che sale su una giostra: non una di quelle che fan di tutto per offrire il brivido più spericolato e terrorizzante, ma di quelle per i più piccoli, che ruotano tranquillamente intorno ad un perno centrale senza le velocità azzardate che appiattiscono contro qualche parete rotante: anzi, ogni bambino che sale sta seduto e ha davanti a sé un bel piano a mo’ di tavolino, dalla superficie chiara e molto levigata.

Le scimmie… (77)

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di Dario Voltolini

Appendice alla Terza Storia

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Or, per tornare al proposito, se dunque saranno dui, de’ quali l’uno si trova dentro la nave che corre, e l’altro fuori di quella, de’ quali tanto l’uno quanto l’altro abbia la mano circa il medesmo punto de l’aria, e da quel medesmo loco nel medesmo tempo ancora l’uno lascie scorrere una pietra e l’altro un’altra, senza che gli donino spinta alcuna, quella del primo, senza perdere punto né deviar da la sua linea, verrà al prefisso loco, e quella del secondo si trovarrà tralasciata a dietro.

Un silenzio olimpico (2)

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Di Roger Salloch, ex-collaboratore del “Paris Review”.

Era ora di tornare a Parigi. Sono salito sull’aereo a malincuore. Ero perplesso quanto il giorno che ero atterrato a San Francisco. Forse un sesto senso mi diceva che la risposta alle mie domande stava per arrivarmi, violenta e improvvisa – e troppo tardi.
Sono atterrato all’aeroporto Charles de Gaulle, e ho preso un taxi fino in città. Il conducente era di colore, originario del Camerun. Stava ascoltando Sports-FM, una partita di pallavolo in diretta dalle Olimpiadi. Mi ha detto che il suo momento preferito durante le Olimpiadi era stato quando la squadra di kayak femminile ungherese aveva vinto il secondo posto. Perché? È scoppiato a ridere. Gli piaceva il verde acceso della loro divisa. Ed erano carine, molto più carine delle ragazze lituane. Diceva che le ragazze lituane sembravano uomini.

Un silenzio olimpico (1)

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Di Roger Salloch, ex-collaboratore del “Paris Review”.

In occasione della pubblicazione in Francia del saggio di Paul Krugman The Great Unravelling (trad. italiana: La deriva americana, Laterza, 2004).

Sono un americano. Vivo a Parigi. Leggo gli articoli dei columnists, l’International Herald, il New Yorker, la stampa inglese; la mia lettura si concentra sulle pagine di politica. Quest’estate, ho ritrovato gran parte delle mie opinioni in una Lettera dall’America pubblicata di recente sul London Day Observer, con intereventi di vari scrittori americani, tra cui Carl Hiaasen, Deborah Eisenberg, Paul Auster e Richard Ford. Il succo era: L’attuale regime di Washington è il peggiore ci sia mai stato. Il proto-fascismo è sbarcato in America, le istituzioni sono sotto assedio. Peggio ancora: le istituzioni, come maestosi alberi secolari, sono state scortecciate e lasciate morire su quella stessa collina spoglia che un tempo F. Scott Fitzgerald ha definito il fresco e verde seno del nuovo mondo.

Rivelazioni

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Questo manifesto si trova affisso ai muri delle città lombarde. L’immagine che ne è al centro rivela – letteralmente- una verità che non avrebbe bisogno di commenti: doppio liberticidio. Vien solo voglia di ripeterlo in maniera ancora più ottocentesca. Da opposte direzioni (Oriente e Occidente, par che si dica) stanno attentando alla Libertà. Non quella femminile, di culto, dei costumi ecc., ma la mia, la tua, quella dei nostri figli.

Una sequenza di quattro manifesti fu vista da me, Helena Janeczek, in data odierna, venerdì 14.1.2005, ore 14.50 circa, su un muro nei pressi della stazione di Gallarate.

Scritto

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di Aldo Noveditticosecondo2.jpg

Non ho capito perché abbiamo questi buchi dove le persone entrano nella forma più scurrile di loro padre e escono se stessi. Deve essere la vita. Io comunque non ci penso sempre, alla figa, vado in giro per la mia città e guardo le strade che crescono di volume, o altre cose ugualmente confuse che avevo in mente prima di iniziare a scrivere.

Però il romanticismo che c’è nel baciarsi quando si è innamorati è meglio di morire dimenticati da tutti nella stanza di un motel che costa poco, con i calzini rossi in un letto freddo ad aspettare la morte è terribile, meglio baciarsi e incontrare le lingue.

Secondo me, che sono già arrivato all’inizio del terzo paragrafetto di questo scritto, l’amore e la guerra sono la stessa cosa nel senso che tutti ne parlano e tutti li fanno perché entrambi permettono di non pensare perché pensare fa più male di morire, è pensando che la morte iniza a raccontarti questo e quello, che poi alla fine è tutto uguale, questo e quello sono sempre lei, che è la morte pensata.

Isaac Bashevis Singer

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di Roberto Saviano

singer.jpg Sembra ancora di vederlo rinchiuso nel suo sgabuzzino letterario a vidimare pagine di racconti e demoni, di geometrie razionali stravolte dal dettaglio imprevedibile della più innocua forma di vita. Isaac Bashevis Singer avrebbe compiuto cent’anni nel luglio 2004 assomigliando così ad un vetusto personaggio dell’Antico Testamento, uno dei suoi adorati, incapaci nonostante secoli di vita di comprendere il senso del vivere e di appagarsi di una pur parziale o minima verità ultima. Singer però piuttosto che ad un profeta sempre più sembrò negli ultimi anni di vita trasformarsi fisicamente in uno dei suoi piccoli demoni benevoli e terribili. Orecchie a punta, sorriso mefistofelico, testa glabra, occhietti vispi e tondi.

Carnezzeria di Emma Dante – Sud Costa Occidentale

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di Mariagiovanna Stabile, con tre domande alla regista Emma Dante

Ricevo ancora segnalazioni per la lista della spesa (vedi qui). Ricordo che si tratta di scegliere qualcosa di molto bello, letto, visto o ascoltato in Italia negli ultimi quattro anni, farne una breve scheda (massimo 2000 caratteri) e, volendo, porre tre domande all’autore o autrice: sarà mia cura cercare di mettermi in contatto e richiedere le risposte.
Scrivete a listadellaspesa@yahoo.it. T.S.

Carnezzeria.jpgPer la “lista della spesa” segnalo Carnezzeria, regia di Emma Dante, compagnia Sud Costa Occidentale, tuttora in scena in Italia e in Europa.

Ho sempre pensato di conoscere abbastanza il linguaggio teatrale, se non altro per aver visto un po’ di spettacoli in giro per Milano. Devo dire però che questo spettacolo da una parte mi ha messo in difficoltà, dall’altra mi ha lasciata ammirata, per l’operazione di vertiginosa sintesi “linguistica” o meglio espressiva, che si compie durante l’azione sul palcoscenico. La narrazione del soggetto dell’opera (la quotidiana macelleria che si compie all’interno di una famiglia del Sud, tra inconfessabili abusi del padre sui figli, dei figli sulla sorella) è totalmente affidata alla mostruosa bravura, al corpo degli attori, capaci di raccontare una storia così abominevole quasi senza parole, quasi solo col corpo, col suo disagio, col sudore.