di Tiziano Scarpa

È appena uscito nelle librerie Fiona, il nuovo romanzo di Mauro Covacich pubblicato da Einaudi. Ho potuto leggerlo con un certo anticipo e avere il tempo di meditarlo; ho scritto gli appunti che presento qui.
Mi scuso della lunghezza di questo scritto, che d’altronde è in proporzione alla mole di riflessioni che Fiona ha suscitato in me: si tratta di un romanzo che affronta in maniera appassionante e profonda un gran numero di situazioni cruciali del nostro tempo, perciò meritava una risposta non frettolosa.
Attenzione: vi avverto che per analizzare il romanzo non ho potuto evitare di svelare alcuni nodi della trama che rischiano di rovinarvi la lettura del libro. Grazie della pazienza.
Prendete un quotidiano di questi giorni, dal primo all’ultimo foglio, connettete narrativamente le pagine, immaginate una vicenda che le unifichi e le correli tutte e ricavatene il succo morale.

Solo il dittatore parla d’amore.
“Ma è in tedesco ! Già le opere, anche in italiano, sono una noia micidiale. E poi, che palle, un teatro tutto ori e velluti rossi, giacca e cravatta, ingabbiati lì per tre o quattro ore !”
I due bestseller di Giorgio Faletti sono un fenomeno nuovo in Italia? Secondo alcuni si tratta semplicemente di thriller di successo che una volta tanto, invece di arrivare da oltre oceano, vengono prodotti in patria. Nient’altro? Proviamo a guardare meglio.
Secondo appuntamento di Nazione Indiana al Teatro i
Di Andrea Inglese
Anni sono passati. Abbiamo l’adolescente S, che ora frequenta la terza media, e che incontra il suo compagno G al parco di divertimenti ‘Einstein’. G ama più le giostre dei treni e S, non intraprendente ma sempre riflessivo, sta ad osservare G che sale su una giostra: non una di quelle che fan di tutto per offrire il brivido più spericolato e terrorizzante, ma di quelle per i più piccoli, che ruotano tranquillamente intorno ad un perno centrale senza le velocità azzardate che appiattiscono contro qualche parete rotante: anzi, ogni bambino che sale sta seduto e ha davanti a sé un bel piano a mo’ di tavolino, dalla superficie chiara e molto levigata.



Sembra ancora di vederlo rinchiuso nel suo sgabuzzino letterario a vidimare pagine di racconti e demoni, di geometrie razionali stravolte dal dettaglio imprevedibile della più innocua forma di vita. Isaac Bashevis Singer avrebbe compiuto cent’anni nel luglio 2004 assomigliando così ad un vetusto personaggio dell’Antico Testamento, uno dei suoi adorati, incapaci nonostante secoli di vita di comprendere il senso del vivere e di appagarsi di una pur parziale o minima verità ultima. Singer però piuttosto che ad un profeta sempre più sembrò negli ultimi anni di vita trasformarsi fisicamente in uno dei suoi piccoli demoni benevoli e terribili. Orecchie a punta, sorriso mefistofelico, testa glabra, occhietti vispi e tondi.
Per la “lista della spesa” segnalo Carnezzeria, regia di Emma Dante, compagnia Sud Costa Occidentale, tuttora in scena in Italia e in Europa.