di Giordano Tedoldi
Aveva la mamma con l’Alzheimer, ma viveva egualmente, la chiudeva in camera, lasciava le chiavi dal portiere e via nella notte uscivamo, prima mangiare al ristorante, poi vedere le case più diroccate nella zona del ghetto, entrare nei cortili fatiscenti e ammirare trombe di scale che come budella livide e malaticce si attorcigliavano su fino a una finestra di cielo, poi fuori a cercare a pagamento le donne, ogni tipo di donne non ci fermavamo davanti a nulla, lui aveva avuto esperienze più estreme di me alcune gli avevano pisciato sul petto e era stato con altre due che a via Nazionale lo avevano stretto in un abbraccio mentre lui praticava il cunnilingus. Io con lui mi sentivo bene all’epoca perché non mi ritenevo all’altezza di rapporti normali, di una vita normale, e tentavo di respirare direttamente dalla sua bocca in modo che nessun altro interferisse con la mia salute psichica che era in stato di prolungata convalescenza.



Mi hanno incuriosito due articoli di commento ai risultati delle elezioni presidenziali statunitensi, firmati da Lea Melandri e Antonio Codebò e apparsi nei giorni scorsi nel quotidiano
Falluja, novembre 2004.
Quando scoppiò in America lo scandalo Clinton-Lewinsky, molti intellettuali si chiesero come era possibile che una squallida storia privata di sesso potesse diventare più importante della guerra che sconvolgeva in quel momento i Balcani. Oggi, di fronte all’esito delle elezioni americane, lo stupore è analogo, anche se sono cambiati i termini della contrapposizione.