di Antonio Sparzani e Dario Voltolini

Dunque questo gas che è proprio così tanto gas, così immodificabilmente gas, è l’eroe di questo racconto, ora. Mi piace, Elio. Come si comporta Elio?
di Antonio Sparzani e Dario Voltolini

Dunque questo gas che è proprio così tanto gas, così immodificabilmente gas, è l’eroe di questo racconto, ora. Mi piace, Elio. Come si comporta Elio?
di Sergio Nelli
E’ morto Alfredo Salsano, direttore editoriale della Bollati Boringhieri. Lo apprendo stamani, domenica, sfogliando l’Unità a pagina 22 e leggendo l’articolo di Bruno Bongiovanni Alfredo Salsano, maestro di studi politecnici. Appena ho visto il suo nome nel titolo ho capito e mi è venuto un nodo alla gola.
Una settimana fa, gli avevo lasciato un messaggio in segreteria in cui dicevo più o meno: “Mi hanno messo un copricapo di piume e sono entrato a tutti gli effetti in Nazione Indiana. Ti ho cercato due o tre volte ma al telefonino c’è sempre questa segreteria. Come stai? Tieni duro.”
Gli avevo lasciato questo messaggio perché mi aveva spronato a inserirmi in questo gruppo (sul quale però non aveva pronunciato parola), e, mi sembrava, anche, a liberarmi del tutto da quella ineffettualità che da troppo tempo porto come una soma senza alcun frutto.
Sapevo che stava male, ma non che la sua situazione fosse così grave. Che avesse così poco da vivere.

di Alessandro Broggi
IPOTESI
I.
I caroselli girano, e noi continuiamo a vedere immagini che non conosciamo ma che cominciamo a riconoscere, a forza di ripetizioni. Se un sentiero battuto passa attraverso una pozza di fango, procedi attraverso il fango: camminare intorno ai bordi aumenterebbe le dimensioni della pozza. Scelgo una donna. La prima volta che la noto, non ha nulla da aggiungere. Il tempo passa.

Di effeffe alias « il Maé » Francesco Forlani
(Segnalo l’uscita del n° 2 della rivista SUD, anomalo e fecondissimo laboratorio di scritture e d’immagini, collocato in un variabile campo di forze passanti per Lisbona Milano Napoli Parigi Praga… Eccovi un piccolo estratto. Il brano è anche innesco al tema del numero: maestri, maestranze, diseducazioni, e altro. Accludo l’indice. A. I.)
Ho smesso di cercare un maestro quando è morto mio padre. Ricordo la data esatta; e voglio dire il giorno, e se la memoria non m’inganna – la morte di certo no – potrei ricostruire l’ora e il minuto. Il luogo? Lo so. Perché è negazione di patria, è l’ex patria, mentre la lingua è quella non più materna, bensì dell’ospite, affrancata. Ho smesso di cercare maestri e mi accontento di osservare quelli degli altri, e mi piace ascoltare i racconti degli uni, i maestri, e degli altri, i discepoli, come attori di un film in cui si recita a soggetto, e che pero’ dietro le quinte ti rivelano il come e il perché.
sbobinato da Tiziano Scarpa
IL MIO AMICO CRITICO: Non possiamo parlarci sullo stesso piano, dentro le nostre opere. Tu parli attraverso la tua opera, io attraverso la mia (visto che hai la bontà di considerare “opera” anche quel che scrivo io). Possiamo parlarci fuori delle nostre opere.
IO: E io questo ti chiedo!
di Mauro Gorrino

Quando non scrivo di cose varie, faccio il consulente informatico e scrivo. Scrivo relazioni tecniche, in italiano o in inglese, secche, schematiche, precise e prive di ambiguità, popolate da un dizionario di circa 300 parole, raramente di più. E anche se variano gli argomenti trattati, anche se sono diversi gli obiettivi, mi pare che le mie relazioni tecniche siano costruite attorno a un numero ristretto di schemi narrativi.
Può sembrare strano, ma anche le relazioni tecniche raccontano delle storie. Si tratta di storie dalla trama molto semplice e, anche quando toccano problemi tecnici molto complessi, sono costruite in modo ripetitivo attorno agli schemi più antichi e rassicuranti della narrazione.
di Antonio Sparzani e Dario Voltolini
Caro Antonio, rieccomi a tediarti con le mie richieste. Intanto ti dico che ho preparato un tè verde dello Yunnan che si presenta in una simpatica scatola cilindrica di cartone verde. Il contenuto è avvolto in una carta molto croccante, ed è una specie di nido fatto di foglie pressate. Molto piacevole. L’ho comprato in un negozio di fronte alla sinagoga, in piazzetta Primo Levi, qui a Torino.
Veniamo alle nostre molecole di gas. Magari puoi scegliere dal sistema periodico un elemento per gli esempi, così citiamo Levi una seconda volta!
Dicevi della temperatura, della velocità, della media e della direzione.
Ricominciamo? Vai!
Dario
sbobinato da Tiziano Scarpa
IL MIO AMICO CRITICO: Sei un po’ vago… Dimmi chiaramente quale sarebbe l’alternativa al mio modo di fare critica.
IO: Quella della seconda scena che ti ho descritto prima. La scena della risposta. Tu, come critico, agli scrittori non devi dare una valutazione estetica, ma una risposta. Non devi dire se certe opere corrispondono o no a un’operazione estetica accettabile, ma devi dare una risposta! Gli scrittori, con i loro libri, parlano! Non sono lì per farsi dire “bravo” o “incapace”! Non siamo a scuola. Nei nostri libri diciamo delle cose. Tocchiamo grumi, nodi, nervi! Vogliamo delle risposte. Non elogi o giudizi di valore.
di Antonio Sparzani e Dario Voltolini
Siamo così giunti al termine in questione: entropia.
Grazie alle fiaccole possiamo avere un’idea più visiva e meno astratta della questione. Non posso fare altro che domandarti, a questo punto e per mera funzione retorica: che cosa è l’entropia?

da La fine del mondo (1969)
tradotta da Andrea Raos
Io ti floro
tu mi fauni
Io ti scorzo
io ti porto
e ti finestro
tu mi ossi
tu mi oceani
tu mi audaci
tu mi meteoriti
sbobinato da Tiziano Scarpa
IO: Ce l’ho con te.
IL MIO AMICO CRITICO: Sai che novità.
IO: Ma mica perché parli male di me.
IL MIO AMICO CRITICO: Certo. Ce l’hai con me perché di te non parlo!
di Giorgio Vasta

Una brevissima riflessione per ricollegarmi alla disputa in corso sul blog di Giulio Mozzi a proposito della libertà – e dell’opportunità – di far ricorso alle parentesi nella scrittura.
Riporto poi, a seguire, tre frammenti – da J. D. Salinger, da Antonio Porta e da Renato Rascel – che nella loro evidente eterogeneità possono venire letti come orgogliosa rivendicazione del diritto alla libertà di parentesi, ovvero alla libertà di frammentazione e rallentamento del discorso, nonché di moltiplicazione delle dimensioni temporali interne al discorso stesso.
di Andrea Muzzarelli

Via, via volò l’aeroplano, finché non fu che una scintilla, un’aspirazione, una concentrazione, un simbolo (così sembrava a Bentley, che con vigore spianava il suo pezzetto di prato a Greenwich) dell’animo umano; della sua determinazione, pensò Bentley, girando attorno al cedro del Libano, a uscire dal corpo, ad andare oltre la propria casa, grazie al pensiero, ad Einstein, alla speculazione, la matematica, la teoria di Mendel – l’aeroplano volava via.
Virginia Woolf, Mrs Dalloway (1925)
Nel 1956 lo scrittore e drammaturgo svizzero Friedrich Dürrenmatt scrisse un racconto intitolato La panne. Il protagonista risponde al nome di Alfredo Traps: quarantacinquenne rappresentante di tessuti, egli conduce una vita che, tutto sommato, sembra soddisfarlo. Ha una moglie che tradisce – con discrezione e ben pochi sensi di colpa – durante i lunghi viaggi di lavoro, quattro figli, ed é appena riuscito a ottenere un’importante promozione che potrebbe dare una svolta alla sua carriera lavorativa. Di ritorno da un viaggio d’affari, un banale guasto al motore della sua auto lo costringe a pernottare in un piccolo paese.
di Tiziano Scarpa
Il Perugia si è salvato. Nel prossimo campionato resterà in serie A.
In tribuna, a fine partita, un giornalista si complimenta con il presidente della squadra:
“Il giorno più bello della sua vita!”, dice sorridendo eccitato, e gli porge il microfono.
Il presidente del Perugia risponde:
“Be’, uno dei giorni più belli della mia vita”.
Vorrei unirmi al coro di squallide illazioni scatenate dal fatto che il nostro Presidente del Consiglio si tiene in costante contatto con Nasirya mentre partecipa alla festa per il meritato scudetto del Milan.
Dario Voltolini
di Antonio Sparzani e Dario Voltolini
Oops! Ho cannato l’esempio della fiaccola. Non sto qui a dirti cosa volevo realmente dire. Accetto la tirata d’orecchi con piacere e la prossima volta starò più attento a spiegarmi. Per ora passiamo senz’altro alla cosa sui dadi, che mi è chiara e che è simile a quella che volevo dire io. Per cui riprendiamo dal dado. Ho capito. Ho digerito anche il paesello. La parola chiave, “raggruppare”, è tutta centrata sull’osservatore e non sulla cosa osservata. Siamo noi che raggruppiamo, e siamo sempre noi che leggiamo la realtà una volta raggruppata: tra l’altro, a questo punto è difficile non trovare conferme, non è così?
di Giorgio Vasta

Il pomeriggio della domenica è poroso e assorbe tutto. Il pomeriggio della domenica è un sentimento oleoso. Non c’è modo di resistere. Non è un tempo dal quale è possibile restare fuori (ce ne sono alcuni che ti permettono di scorrergli attraverso senza che prendano possesso di te, senza farti sentire il loro tallone sulla testa).
Il pomeriggio della domenica è un tempo di detenzione quieta (anche i suicidi, numerosissimi la domenica pomeriggio, avvengono quieti: solo qualche gocciolina di sangue che cade intorno al polso, poche e leggere, sangue leggero, nulla di troppo aggressivo – e il corpo dell’impiccato cedendo non scalcia, ha solo una lieve oscillazione, lenta e pesante, riposante).
di Riccardo Ferrazzi
Carlo V (che gli spagnoli chiamarono e continuano a chiamare Carlos primero) si ritrovò a capo di un impero mondiale nel 1519, neanche due anni dopo che Lutero aveva affisso le sue novantacinque tesi sulla porta della chiesa di Wittenberg.
di Federica Fracassi/Teatro Aperto

A proposito di immagini, immaginario,verità, rappresentazione, abominio, inconscio, composizione porto lo sguardo sull’opera di Francis Bacon a cui penso ossessivamente in questi giorni.
Giorni che si stanno facendo abitudine di performances che oltrepassano il segno artistico, mandando in cortocircuito i rapporti tra realtà e rappresentazione.

traduzione di Massimo Sannelli
1
Troppo vile la morte
Per te: un Greco lo può.
Vivere, Amore, è peggio –
E ti offro anche questo –
La Morte scarsa è morta,
Ma nella vita esiste
La Morte in molti modi,
Senza il Sonno dei morti.