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Da: Catasto ed altre specie

senza-nome.bmp

di Antonella Pizzo

Nel 1978 Sara portava la treccia
Luciana il kilt, io un maglione rosso

Sul tavolo da disegno un lucido e una lampada
righe trasparenti, un peso in ferro
nero l’inchiostro di china
rossa la penna
lenta    lenta  la mano 
rapidographos
                 rapidographos

               
sporco, è una macchia, l’estensione graffia
preciso il tocco di mezza lametta 
tutto scompare, tutto da rifare.
 
Signorina Corallo vestita da giapponesina
che bella che era, al carnevale del 53
piroetta e salta e fa l’inchino
con un neo finto ed un ventaglio in mano.

Oh Butterfly di tragedie diverse
la costumista s’è spogliata di tutti i suoi averi
oggi vive reclusa dalle suore clarisse
ricamatrice con le dita amputate
ricamavi a fiori lini e trame
con fili di seta, orditi e  reti
punti precisi, i piccoli punti, i mezzi punti.
(Le tende in velluto sfibrate
e pesanti di polvere umida
immobili riposano appese
le rosse poltrone sfondate
schienali di legno tarlati)

è tutto confuso

io rido, lei ride
si increspa la pelle
volture da fare, soggetti a tributo,  i moduli fitti da compilare
ed i notai che sbagliano sempre
ma ad inchiostri verdognoli è molto più semplice
rintracciare le ultime note  di variazione
se abbiamo timore  dell’automazione
che al collo ci stringe, costringe ad una scelta precisa
sappiamo per certo e per esperienza 
che le procedure si fanno e si annullano
e la seguente sostituisce sempre
la precedente
poi i ricordi  rivivono nel nostro presente
in foto di scena, in maschere
in travisamenti.
    

Lui faceva il cuoco

Aveva solcato i sette mari
forse era la Victoria o forse no
di sicuro era una nave da crociera
faceva la spola dall’Europa all’America
una notte ci fu un incendio e bruciò

facevo il cuoco:
quando passavamo dal triangolo delle Bermuda
andavamo a tutta forza.

Quando m’imbarcavo mia madre piangeva.
Le mogli portavano i bambini al porto
a guardare le navi che salpavano
il cuore si spendeva, le mani si scioglievano
in un saluto sottile, in uno spigolo aguzzo
(custodivamo il resto nelle tasche)
qui non si parte e si vagheggia l’america
si lavora tranquilli
in una morte lenta
quasi indolente.

         

Sognammo nel 90 o giù di lì

Il sogno era di un campo coltivato a girasoli
quadro di Van Gogh o distesa gialla e nera
ma si piantarono a dimora carciofi e fave
broccoli e cavolfiori. e niente fiori
alla fine s’alluparono le fave e furono fusti alti
e bocche strette, e non ci fu il raccolto
ma lo stesso grandinarono uova sode
e pane e lo stesso risero per quella sputacchiera
con preghiera di centrare:
in cartella grigia a memoria futura
circolare n. 3 del dopoguerra.

(Immagine: Reclining Figure – di Francis Bacon, 1966)
 

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11 Commenti

  1. Signorina Corallo vestita da giapponesina
    che bella che era, al carnevale del 53
    piroetta e salta e fa l’inchino
    con un neo finto ed un ventaglio in mano.

    Cara Antonella,
    belle belle e belle.
    Ridenti e rodenti.
    Ti leggo e sento aria di casa!
    c&c

  2. Raccolta che, come sa Antonella, ho molto apprezzato e confermo la mia stima e ammirazione per il suo poetare. Complimenti ancora in attesa di una nuova raccolta….

    Un caro saluto

    Luca Ariano

  3. “le navi che salpavano
    il cuore si spendeva, le mani si scioglievano
    in un saluto sottile”
    un tema che ritorna il tuo.. :)

    Lui faceva il cuoco

    “si lavora tranquilli
    in una morte lenta
    quasi indolente”
    ..eppur dolente..

    Questi tuoi versi li ho percepiti veri. Brava Antonella

  4. da tempo dico che Antonella fa poesie d’alto valore, E continuerò a dirlo.
    gentile signor Ritrovato oppure gentile Salvatore dovresti legger davvero ancora suoi versi, che ti daranno molte cose belle

    b!

    Nunzio Festa

  5. la prima poesia mi suona come un Gozzano liberato, trasformato, raffinato. Una compostezza rara e molto studiata. Complimenti. a.

  6. precisazione:

    la raccolta è uscita per Fara Editrice di Alessandro Ramberti

    ringraziamenti:

    numero uno – ringrazio franz per aver pubblicato i miei testi.

    numero due mi trovo sempre in imbarazzo quando devo rispondere ai commenti perchè ho paura di dire banalità. grazie è banale? forse sì ma questo mi viene.
    rina si capiva lo stesso quello che volevi dire, anche senza virgola, le navi da me ci sono sempre, navi che partono e a volte non tornano. Luca tu sei sempre gentilissimo, e anche dominica e Nunzio, che leggo con piacere chè è tanto che non lo leggevo. grazie. grazie ad antonio che non conoscevo. e naturalmente anche a salvatore al quale dico che sono onorata e che se vuole leggere cose mie può leggere on line l’e book i morti non sono nervosi su feaci edizioni e su il quaderno di poesia da fare n. 24 di luglio 2007 di biagio cepollaro. ad ottobre uscirà in e book partenope del quale già franz ha ospitato in questo sito alcuni testi. un caro saluto a tutti antonella

  7. come tributo all’esattezza, che forse non guasta manco nelle poesie.
    esisteva il rapidograph
    ed esisteva il cosiddetto graphos, strumento più astuto, primitivo, preesistente.
    invece non è mai esistito il rapidographos, che a questo punto va interpretato come licenza poetica: una sorta di ornitorinco sintesi delle due specie di strumenti.

  8. vedo tashtego che sei un intenditore, geometra? ingegnere? architetto? grafico? io economa. in effetti hai ragione, esiste il graphos ed è una sorta di penna antica a serbatoio con pennini intercambiabili, sostituito dal più moderno rapidograph chiamato comunemente rapido, che se ti cadeva a terra e si torceva l’anima potevi tentare un salvataggio, lo smontavi e poi sotto l’acqua corrente tiravi via l’anima sottile e cercavi di raddrizzarla, spesso invano – poiché la mia raccolta riguarda il passato e il presente, appositamente ho scritto rapidographos per fondere in un solo termine il vecchio e il nuovo. ciao antonella

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