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Bacheca di novembre 2007

Spazio per segnalazioni, servitevi da soli.

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24 Commenti

  1. La pippatrice-picchiatrice Naomi Campbell è anche ambasciatrice della Fondazione Nelson Mandela. Ricevuta a Palazzo Miraflores dal presidente Hugo Chavez, si è complimentata con lui per i programmi di educazione a tutela dei bambini venezuelani. “Naomi mi ha rivolto domande birichine, ” ha detto il caudillo più famoso del sudwest, per esempio mi ha chiesto se credo che l’Impero americano sia destinato a cadere”. Pare che la conversazione proseguirà tra un olivella e un calice di Ferrari sullo yacht di Briatore. Que viva la chic-revolution.

  2. Ospitato dal festival Umbria Libri 2007 (7-11 novembre, Perugia) debutta il primo meeting delle riviste letterarie: BIRRA, Bagarre Internazionale Riviste Alternative.

    L’obiettivo di BIRRA è di dare alle riviste una possibilità di confronto e visibilità, aprendo a tutti un mondo spesso conosciuto solo agli addetti ai lavori – insomma, le riviste sono interessanti. Anche se di mestiere non fai l’editore.

    L’epicentro delle attività di BIRRA sarà lo stand, costantemente animato da letture a sorpresa, presentazioni e musica. Qui sarà possibile conoscere, comprare o prendere in omaggio oltre 40 riviste letterarie italiane e internazionali (fra cui NI!), che partecipano con entusiasmo a questo nuovo progetto.

    http://www.birrariviste.it

  3. Dopo la legge sulla memoria e il laicismo di stato, la Spagna promuove Scientology nel registro dei gruppi religiosi. Meglio Cruise di Caffarra?

  4. Sarei Lieta Di Avervi Come Ospiti:
    Venerdi 9 Novembre Ore 18,00 Presso La Fnac Di Roma (Galleria Commerciale Porta Di Roma-Via Alberto Lionello, 201) Si Presentera’ Il Libro Di Emilia Santoro “La Sparizione”, Edito Da Manni.
    Interverra’ Francesco Costa.
    Saluti
    Emilia Santoro

  5. Sapete qual è il romanzo più bello che sia uscita negli ultimi tempi: “Il sorcio” di Andrea Carraro. Io l’hjo comprato per caso, attirato dalla copertina rilegata con un sorcio in giacchetta disegnato sopra. Un piccolo editore: Gaffi, famoso per i saggi. Insomma, compro questo libro, comincio a leggerlo, e poi, zac, non l’ho mollato più per tutta la notte. L’ho finito che albeggiava. Un racconto avvincente e spietato sul mobbing, pieno di colpi di scena, che non puoi mollare. Non ve lo fate scappare!

  6. http://romanolil.blog.tiscali.it//Rom_anch_io__mobilitazione_nazionale_per_i_diritti_Rom_1823912.shtml

    10 dicembre 2007. Rom anch’io: mobilitazione nazionale per i diritti di cittadinanza delle popolazioni Rom. Una proposta della Redazione di Romano Lil, circolare telematica dell’Opera Nomadi, rivolta a tutte le associazioni, gruppi, persone, comunità, che vogliano trovarsi sotto un’unica bandiera, a rivendicare una sola “umanità”, nello spirito, e nella ricorrenza, della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.

    PRIMA VENNERO PER GLI ZINGARI…
    “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
    Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
    Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
    Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
    Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
    Bertold Brecht

  7. Il progetto editoriale che ho in mente è un racconto, anche fotografico, che abbia come soggetto i miei ospiti.

    Perfetti sconosciuti se non per un nickname, una e-mail, ragazzi e ragazze di passaggio, ospiti a casa mia. Persone normalissime in apparenza, ma che godono dello status di viaggiatori e ospiti. Voglio raccontare le loro storie, che sono anche le nostre, di una generazione figlia della globalizzazione e creatrice di una cultura internazionale. Partecipiamo alla nascita di nuovi valori, li stiamo riscoprendo e mettendo in comune. Vivere e raccontare una generazione che rappresenta la nuova frontiera dell’identità globale, basata non solo su rispetto e tolleranza, ma sull’apertura: la fiducia reciproca. Un mondo e una città, Roma, sempre più aperti , inevitabilmente. L’altra faccia del processo di globalizzazione.

  8. http://www.teatroarsenale.org

    DAL 14 AL 18 NOVEMBRE 2007

    L’infame

    testo, regia, spazio scenico Giovanni Meola;
    con Luigi Credendino
    costumi e scenografia Annalisa Ciaramella
    voce registrata fuori campo Luciano Scateni
    produzione virus teatrali
    durata: 50 minuti

    UNO SPETTACOLO DI GIOVANNI MEOLA (14-18 NOVEMBRE), GIOVANE AUTORE NAPOLETANO CHE DA ANNI PORTA AVANTI IL SUO LAVORO CON I DETENUTI MINORENNI DEL CARCERE DI NISIDA, A STRETTO CONTATTO CON I CENTRI DEL DISAGIO.

    Un pesce piccolo, un camorrista di piccolo calibro, si racconta in un monologo intenso e serrato, ripercorrendo davanti ad un immaginario magistrato le tappe della sua personale discesa negli inferi della malavita, illuminando attraverso le sue parole un mondo fatto di violenza e normalità negata, un mondo nel quale tutti hanno un soprannome, ‘nu contranomme, più o meno eccentrico, più o meno minaccioso, più o meno ridicolo.


    in occasione dello spettacolo
    VENERDI’ 16 NOVEMBRE, ORE 19.00

    “Dal disagio giovanile alla criminalità”- incontro con Giovanni Meola
    Ingresso libero

    L’esperienza decennale di formatore teatrale nelle scuole superiori di Napoli e provincia e presso il carcere minorile di Nisida ; l’esperienza di organizzatore e realizzatore del progetto ‘Compagnia della Legalità’; il rapporto con operatori sociali, insegnanti, magistrati e quant’altri operano stabilmente contro le illegalità, Tutto questo sarà al centro di un incontro dibattito al quale parteciperanno il regista dello spettacolo e i responsabili dell’Istituto “Il Minotauro” (centro per la ricerca, la prevenzione e il trattamento dei disturbi del comportamento in adolescenza).

  9. La corsa

    Non passava che il niente. La strada sgombera, i semafori lampeggianti, le insegne mute. La notte silenziosa, solo il senso di qualche luce accesa per dimenticanza.
    Correvamo in automobile con il solo pericolo di sbagliare strada: sempre più veloce perché il motore gridasse più forte di un sabato notte e le ruote, bollenti, scivolassero via senza perdere la direzione assegnata dal volante.
    Supplicavamo al motore di bruciare. Ad occhi chiusi invocavamo quel che restava dentro noi perché si volasse prima possibile verso dove. Dio tentava la corsa ma dopo la curva sbandò fuori strada.
    Accendemmo quattro sigarette. L’autoradio gridava e i nostri cuori non battevano.
    Dopo un centinaio di chilometri il guidatore non riusciva più a tenere gli occhi aperti. Non li chiudeva per caparbietà tipica d’eroe. Una birra risolse il problema.

    Alt! Il poliziotto lo fece scendere dall’auto. Stavamo scappando da nessuno e allora perché scappavamo? Pur conoscendo i pericoli dell’alta velocità dovevamo correre veloce rischiando la multa. Gli altri, il rischio di un frontale tutto era già previsto. Ci avevano tagliato le gambe, ed ora ci proibivano anche di volare?
    Intanto le luci di altre automobili schizzavano lungo la carreggiata.
    Prendemmo coraggio e ci mettemmo al volante, certo che non volevamo morire.
    Il motore raggiunse i centocinquanta all’ora, scommettemmo tutto sul pilota.
    L’alba emise le prime luci sulla strada. Il pilota spense i fari dell’automobile. I semafori emanarono i loro primi moniti elettrici, le nostre coscienze guardavano il mondo dal finestrino come si guarda un acquario. Bussammo un paio di volte sul vetro poi ci sporgemmo fuori con tutta la testa. Non comprendemmo nessun perché allora tendemmo le mani mentre l’auto correva sempre più. Non afferrai che una briciola di tutto e gelosamente infilai le mani nelle tasche.
    Erano le 8.05 mancavano solo dieci minuti. Ci fermammo per rivedere il nostro piano, l’ultima volta.
    Partimmo a tutta velocità con le teste coperte dai passamontagna. Il motore rombò per arrivare puntuale alle 8.15. A cento metri di distanza scorgemmo la barra del passaggio a livello abbassata. Gridammo fin quando era possibile.
    Alle 8.14., a pochi metri distanti, la luce rossa del passaggio a livello iniziò a lampeggiare e non fu una coincidenza se il parabrezza dell’automobile andò a sbattere su quella barra ed il treno per un soffio, scivolò via nel nulla.

    Il giorno dopo su tutte le pagine dei giornali:

    TENTANO INVANO DI DERAGLIARE IL TRENO DEL TEMPO: ARRESTATI

  10. FASCIORITOCCO

    Guardate un po’ qui: questa è la foto originale dei tafferugli di domenica scorsa a Bergamo, questa invece la versione pubblicata da «Il Giornale». Notato niente?
    Diffondete, gente, diffondete…

  11. Ho incontrato Dell’Utri e ho chiamato i carabinieri

    Roma, stazione Termini. Mercoledì 21 novembre, ore 12.30. Sala d’aspetto accanto al binario 1. Sono seduto su una di quelle panchine a forma di sedie o viceversa, aspettando l’Eurostar per Padova. La gente legge, parla sottovoce, qualcuno dorme. Squilla il cellulare a qualcuno nella fila dietro di me. Ha la suoneria de “Il Padrino”.“Pronto?” risponde uno con un accento siciliano così lieve che si riusciva a risalire anche al numero civico di casa sua a Palermo. Dopo i convenevoli comincia a rispondere alle domande dell’interlocutore. “Ma che minghia disci, sono iggiornali… io mai sono stato mafioso. Ho solo collabbborato esternariamente, uno stagge in pratica, e dare 9 anni di galera per uno stagge… dico io datelo ai datori di lavoro che non versano manco i contributi”. Sicuramente ho capito male o quell’uomo sta scherzando. “Credi ammè Caloggero, a parte quella cosa di mafia, poi sono stato condannato solo per tentata estorsione a uno che aveva preso contribbuti per la sponsorizzazzzione di una squadra di pallacanestro grazzie annoi e manco ci voleva dare la parte. Allora io cci sono andato con un mafioso per convincerlo… che minghia cc’è di male… poi scusa posso dire che manco lo sapevo che era mafioso, come fa Cuffaro, e gli dico che sapevo che fosse solo un pilota di Fommula 1”. Guardo il ragazzo seduto accanto a me, ma non si scompone e continua a leggere. Come se nulla fosse. Lentamente cerco di girarmi e vedere chi stesse parlando in quel modo. Nel frattempo però, quello continua. “Ah, poi ci sono le fatture false e la frode, ma mica è reato… che minghia di menagger sei se non ti fai furbo e ogni tanto fai risparmiare il capo?”. Sembra uno scherzo, non ditelo a me. Volevo alzarmi e mettermi ad urlare per insultarlo, tipo: “ma non si vergogna?”, oppure: “ma che immagine dà della Sicilia” o infine: “gente come lei dovrebbe stare in galera, al 41 bis”. Mi giro per guardarlo in faccia. E la faccia che trovo, lo giuro, è quella di Marcello Dell’Utri, senatore di Forza Italia condannato per mafia e fondatore dei “Circoli della cultura liberale”. Ma non è stato condannato, non dovrebbe essere in galera? Ho avuto paura, dico la verità. Nel frattempo entrano in sala due carabinieri con un cane. Mi alzo e corro verso di loro. “Grazie a Dio siete qui! Qui dentro c’è un mafioso, uno che ha avuto a che fare con tutti i boss della mafia siciliana, uno che portò il mafioso Mangano a casa di Berlusconi, uno che era stato indagato per essere tra i mandanti delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Arrestatelo, fate in fretta, magari scappa!”. I due allarmati, tirano fuori le pistole e mi chiedono di indicarlo. L’addetto alla sala d’aspetto fa uscire tutti i passeggeri e rimaniamo io, i due carabinieri e Dell’Utri e il cane, che era quello al guinzaglio. Mentre un carabiniere immobilizza Dell’Utri, l’altro gli chiede i documenti. Lui, dopo aver detto “non sapete chi sono io”, e dopo che faccio: “gliel’ho già detto io, tranquillo”, dà al carabiniere la tessera del Senato. Uno dei due gendarmi, campano, fa: “Mo tutti là dentro stanno sti criminali”. Il carabiniere con il cane chiama il comando per avere istruzioni. “Vedete che io vi rovino” continua Marcello. Quello col cane deve scrivere una nota, qualcosa che gli ha trasmesso il capo, e mi chiede di tenergli l’animale, che comincia ad abbaiare. Faccio per mollarlo contro Marcello ma il carabiniere campano mi rimprovera: “Eh guagliò, non si può manomettere l’oggetto del reato!”. “Scusi”dico. L’altro viene a riprendersi il pastore tedesco e mi dice che dal comando gli hanno detto che non possono arrestare Marcello Dell’Utri perchè è stato condannato solo in primo grado. Può ricorrere ancora due volte. C’è la presunzione di innocenza. “Ma questo fa prima a morire che ad essere condannato!” esclamo indignato. “Si – fa l’altro ridendo- magari in un regolamento di conti tra cosche rivali?”. Marcello torna libero, prende infuriato la 24 ore e ricorda agli agenti che si farà sentire presso i loro capi. Possono considerarsi fuori dall’Arma. Poi guarda me, e aggiustandosi la giacca mi fa: “E tu, caggnolo (bambino), guaddati le spalle d’ora in poi…”. “E picchì, che ho fatto?” chiedo. “Ti ddevi fare i cazzi tuoi! Lo so che lo scrivi su quel diario che hai su intennet quello che hai visto”. “No, glielo giuro sui miei figli” e me ne vado.

    Di quanto sopra, dell’accaduto, non una sola parola è vera, tranne che ho preso il treno e che Marcello Dell’Utri ha collaborato con la mafia.

  12. alcuni dati:
    Saviano denuncia fatti di mafia e vende milioni di copie, benchè sottoscorta.
    Ma se la comunicazione e l’editoria è costantemente controllata, come è possibile che questa denuncia sia reale?
    A me viene il dubbio che Saviano denunci la mafia già nota e non nomini quella che gli consente di parlare, quella editoriale.

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