carta st[r]ampa[la]ta n.27

di Fabrizio Tonello

Una rapida carrellata sulle notizie di sabato: otto medici, fra cui tre donne, uccisi in Afghanistan; in Russia 52 morti per gli incendi, in pericolo alcune centrali nucleari; Fidel Castro interviene, dopo 4 anni di silenzio, per evocare il pericolo di una guerra atomica; nove miliardi di euro di tasse evase recuperati dalla guardia di finanza nel 2009; sei italiani su dieci non vanno in vacanza perché non ce la fanno. Insomma, anche senza ricorrere ai temi ferragostani come i vip in vacanza a Capalbio o il cane che, lasciato solo, si “suicida” (Corriere, p. 26 e 27), di notizie per riempire il giornale della domenica ce n’erano.

Infatti, domenica 8 agosto Libero ha un titolo che domina la prima pagina: “I Fini ora chiedono la privacy”, notizia il cui impatto sulla vita di tutti i cittadini non può sfuggire ad alcuno. Sempre in prima pagina c’è un editoriale dal titolo un po’ criptico, “Basta umor nero. Adesso ha deciso di farci sbellicare”, un intervento di Mario Giordano di un’obiettività anglosassone, “Bocchino e soci fanno il doppio gioco” e perfino il richiamo a un articolo di Geronimo (al secolo Paolo Cirino Pomicino, la cui carriera fu stroncata dallo scandalo delle mazzette della sanità): “Inutile rinegoziare con i fuorusciti”.

Ai quattro articoli di prima pagina su Fini seguono due articoli a p. 2 (con foto dell’ormai troppo noto appartamento di Montecarlo), due articoli a p. 3 (con foto di Elisabetta Tulliani e del fratello), due articoli a p. 4, tre articoli a p. 6, tre a p. 7, tre a p. 8 e uno a p. 9. Totale 17 pezzi tutti sullo stesso argomento, interrotti solo dalla pubblicità di stivali da polo (tipico sport bergamasco) che occupa tutta la p. 5.

Dimenticavo di segnalare, a p. 10, un commento del noto costituzionalista Stefania Craxi che fa le pulci a Montesquieu: “Ha perfettamente ragione il Presidente Berlusconi quando contrappone la grande quantità di volontà popolare, raccolta da lui e dal suo Governo, agli stop e alle recriminazioni di istituti della democrazia scritta”. Per esempio, quando la banda Bassotti se ne va col malloppo della banca, i poliziotti non dovrebbero gridare: “Stop! In nome della legge fermatevi!” Sarebbe una recriminazione. Se poi si bada alla “democrazia scritta” dove si va a finire? Ridateci la democrazia orale, magari con le mentine per avere l’alito più fresco.

Sempre di fronte al menù di stragi in Afghanistan, catastrofi ecologiche in Russia, appelli di Fidel Castro e altre sciocchezzuole domenicali, il Giornale che fa? Prima di tutto mette una bella foto di Jean Paul Belmondo con la nuova compagna sotto il titolo “Lasciate che i settantenni si godano la vita” (sì, caro Feltri, sappiamo che ne hai compiuti 67, ma insomma…). Poi, ignorando i 1600 morti per le alluvioni in Pakistan, le previsioni sull’aumento della disoccupazione italiana in autunno e il blocco di esportazioni di grano dalla Russia (che minaccia di far salire i prezzi del pane alle stelle) il quotidiano del Fratello-di-voi-sapete-chi dedica il titolo principale alle case di Alleanza Nazionale: “Dopo il cognato spunta l’amico”. Troviamo poi un intervento dell’Heidegger di Bisceglie, Marcello Veneziani, su Fini ex subacqueo e un’intervista a Giuliano Urbani “Il ribaltone è già fallito”. Questo si che è giornalismo.

A seguire, le pagine 2, 3, 4, 5, 6 e 9 sono dedicate a Fini e al patrimonio di AN, per esempio: “Che fine ha fatto il gatto ereditato?” (p. 2) che si collega idealmente alla pubblicità di croccantini di p. 8: “Per un’estate che lascia il segno divertitevi con i vostri amici a 4 zampe”. A p. 7 la già citata pubblicità di stivali da polo La Martina, che sicuramente attirerà l’attenzione del popolo della Val Brembana e della Val Seriana, tirato in ballo da una dotta analisi delle pagine culturali: “Come in politica, anche in pittura si allungano le distanze fra i gusti delle élite e quelli popolari”. L’articolo di Luca Beatrice (p. 19) rivendica orgogliosamente la passione per “un’arte bella, autentica, ideale fusione fra contemporaneità e tradizione, non generica ma fortemente incline a considerare le radici locali” perché la sinistra “fin dai tempi di Togliatti non riconosce il bello”.

Ecco, noi saputelli che invece ci accontentiamo di un’arte brutta, falsa, generica e priva di radici come quella di Francis Bacon subiremo il giusto contrappasso: studiare l’opera omnia di Erica il Cane, il Caravaggio dei nostri tempi, secondo il Giornale. Un’opera alquanto vasta, trattandosi di giganteschi murales, opere per definizione “radicate” nei muri dove sono state dipinte.

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2 Commenti

  1. Non ho mai letto Il giornale. Leggo la Repubblica che compro ogni tanto e il Mattino su Internet. Nella Repubblica non capisco tutto della politica e mi fa confusione. Leggo le pagine culturale primo, poi i fatti di cronaca o di società. Non riuscio a leggere nell’ordine. Di una manera generale mi interesso poco a notizie people. In questi giorni la situazione in Russia mi preoccupa molto. Non ho la TV. Immagino una foresta piena di fiamme, una città con un cielo di notte, sento un’aria soffocante, vedo piccole ombre nelle case. Mi è- accaduto di iniziare a scrivere un racconto talmenta questo incendio mi accerchia la mente. Non sono mai andata in Russia, mi sposto e sento la catastrofe vissuta dagli abitanti.
    Ignoro perché questa catastrofe pi tocca di più e non dovrebbe avere una scala nelle catastrofe, ma è cosi. Forse c’è una Russia del cuore, quella dei grandi scrittori, un paese sognato, impossibile (quando ero bambina c’era il muro), una storia di dolore, una storia intima e vicina.

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